Arriva una provocazione, senza comunicazione . . . un’affermazione di identificazione in un modello .
Un maschera . . . gioco di specchi.
Una storia di carta. . . fragile, pretenziosa, retorica, racappricciante nel suo protagonismo trash.
In voga questa consumismistica rappresentazione fine a se stessa, specchietto per allodole sperdute ,
nasconde soltanto un richiamo per la propria visibilità (” faccio i cazzi miei ” ) ?
L’attenzione dei sudditi una volta richiamata, viene subito svilita, ridotta a ciarpame, negata.
Ciò che prevale è una presunta visione superiore o allucinata del reale come disillusione, inferno
diviso e depredato nella sofferenza svenduta, rappresentata, schifata. Sofferenza incondivisa e celebrata, violata.
Umiliare e gettare via.
E , continua l’illusione di capire la vita: dominarla, annientarla o essere annientati inesorabilmente.
Che paura : essere protetti, difendersi , fregare gli altri o il destino .
Bloccati dall’ego, da terrore del Nulla, dalla pretesa di addomesticarlo o evitarlo.
Schiavitù nascosta mascherata da ribellismo sterile, razzista, sbudellata.
Non-Vita, non- Morte.
Sì, ho cancellato un commento all’ ultimo post. Ora, non me ne dispiace . . .
Ritorno al silenzio di questi ultimi giorni.
L’ Oblio come il silenzio purifica, se non diventa fuga, rassegnazione o indifferenza.
L’ oblio come rispetto: tacere, ascoltare.
V i v e r e .
Au revoir .
k a a p i
Sì, sono d’accordo Absinth . .
Bhe, c’era un punto a capo. Ed uno spazio in mezzo . . . .