“Niente è come sembra. Ogni forma separata non esiste. Tutto e’ un’unica Vibrazione di Amore Infinito autoessente e autocosciente di intelligenza illimitata dolcissima.
Noi Uno Siamo Quello. Il bene e il male sono un gioco, me e te una illusione ottica, la morte una bugia; tragedie, dolori e disgrazie tornaconti di una volonta’ aliena créduta reale, scelte inconsapevoli i cui apparenti effetti hanno lo scopo di testimoniare la tragicità del mondo.
Ma niente di tutto questo e’ reale. Niente di tutto questo sebbene sotto i nostri occhi è mai accaduto.E solo guarendo i nostri cuori e scegliendo di riconnetterci allá Verita’ possiamo vedere chi siamo con gli occhi dell’amore che siamo.
Allora questa specie di automaledizione dimenticata si scioglie e la benedizione regna ovunquesenza essersene mai andata.
Le fiabe per bambini ci hanno sempre suggerito una Verita’ scordata ma sempre presente e allá nostra portata.
Dobbiamo sceglierla continuamente guardando oltre le apparenze.”
– Alessandra Nanni – E, grazie a Rita Persichini per questa citazione sulla sua pagina Fb).
Oh sì, un altro post in sospeso . . . in progress!
N.B.: Tornerò presto qui per continuare a scrivere ‘in doppio’, sia questo post sia quello precedente (a metà e metà), riuniti 🙂
A volte, non so di cosa sto parlando. Ascolto e parlando mi trovo in un discorso che non conosco. Se non me ne accorgo subito, potrebbe durare a lungo.
In caso contrario, di soprassalto mi chiedo cosa mai io stia dicendo. Se me ne rendo conto solo in parte,
per il resto non so che fare (che faccio)?
Quando non mi spavento troppo, chiedo di riascoltare quello che ho detto. Lo scrivo, o lo riscrivo, per riscoprirlo.
Forse, In questo modo per riascoltare e rileggere, ho scritto la maggior parte dei post(s) in questo blog?
Solo di recente, ho completato le sezioni About e Info, in alto nel frontespizio di Boscoparlante ( iniziato neel 2003) e, poco fa, vi ho trovato scritto:
“Senza preclusioni, osserva l’orizzonte. Fino a quando scomparirà.”
(ora, lascio uno spazio vuoto, per tornare a scrivere in questa attesa. E, lascio in sospeso alcune frasi, connesse da spazi da lasciare vuoti e o da visitare).
NPAL (Nomadic Provisiobal Art-Life) Lab – Findhorn Foundation (Manda’s living room) 2012
17 . 8 . 2019
What’d you say about?”
Ho sempre creduto , forse in automatico, al dialogo dando per scontato che ci fosse, sempre e con tutti ( o quasi).
Invecchiando, mi sono accorta che se il dialogo manca dentro di me (fra tutte le mie parti separate), non posso pretendere di trovarlo fuori, intorno.
E, da quando finalmente l’ho trovato (le mie parti separate si sono riconosciute e cercano integrazione/riunione) non posso comunque pretendere che ci sia con qualcuno o con tutti.
Se (dialogo) c’è, (allora) c’è. Viceversa, se non c’è, non c’è . . .
“Comunque, non escludere possa accadere, Non si sa mai…).
(il testo di “A tratti” qui sotto, nei commenti
(continua – in progress)
“Series of Masks”- NPAL Lab – Milano & Elsewhere 2015/2016
14 . 8 . 2019
“The space among all those words”
18 . 8 . 2019
Per tutta la vita mi sono accentrata sulla mancanza, invece di riconoscere quello spazio vuoto come un’occasione per sperimentare libertà, riconoscimento, consapevolezza e gratitudine.
“Ad un certo punto, la vita si rivolta, come un abito quando lo si togli da dosso. “
Cosa succede, forse, dipende da come è l’abito, da quanto e come lo si è indossato e da come lo si leva?
“Dipende dalla vita e dalla morte . . . “
Così mi avevi già risposto ed io ho subito pensato: ecco, un’altra volta questa risposta!
Kiki Smith’s – Peters Project
19 . 8 . 2019 – La vita si rivolta, e questo, da qualche tempo, non mi spavento più come prima.
Cerco di restare, lì ad ascoltarla. Perchè, mi sembra proprio che la vita non sia da possedere ma da lasciare accadere. Magari nutrendo, in noi un intento che
non sia un programma ma una specie di porta per loro, la vita & la morte.
Quando le considero insieme e non separate, sento che c’è salvezza sia nell’una sia nell’altra.
E, quando qualcosa di destabilizzante accade o qualcosa finisce, quando qualcuno si allontana ed io mi perdo,
aspetto che l’abito della vita si rivolti di nuovo e cambi (ma ormai lo so, non è mio . . .).
“Non importa se vedi in Bianco e Nero o a Colori. Ascolta . . .
C’è un vento pazzesco, tutto ondeggia, in cielo ed in terra. Anche la macchina sopraffata dal movimento dell’aria e mio, sposta immagini oltre l’obiettivo, fotografando un’imprevista inquadratura. Mentre, quella rimasta fuori si libera, potrebbe raggiungere tutte le altre immagini liberate, chissà dove?
“Quando non puoi vedere, ascolti.”
NPAL Lab – “Blowing in the Wind”- Findhorn & Elsewhere, August/September 2012
(continua – in progress)
26 . 7 . 2019
Quando comincio a raccontare, spesso non so se farlo con un tempo presente o passato prossimo o remoto. Il racconto, a volte è un ospite inatteso, si manifesta poco a poco. Questo, accade nel presente (sono, sei). Se evoca dal passato ciò che già era accaduto o non accaduto , acoltando sento altre storie (ero, eravamo, eravate, erano). Ricordo, o non ricordo, mi è accaduto o l’ho sognato e, che differenza ci sarebbe?
Parlare del tempo non è una negazione (c’è stato o non).
Piuttosto, chiedersi “chi sono?” sia una domanda (esssere presenti mentre lo si chiede, con umiltà non sottomessa e spirito bambino) nei limiti consentiti dalla trasformazione della nostra consapevolezza che invecchiando può consentirci nuovi inizi … ?
NPAL LAb Exhibition & Illusion, Milan & Elsewhere 2012
“A volte, non c’è confine fra domanda e risposta.”
Viaggiano insieme, oltre confine. E, se “la risposta è dentro di te”, è importante non essere soltanto, o sempre, fuori . . . ;.)
(continua – in progress)
7 . 2 . 2019
La distanza fra due immagini di paesaggi potrebbe essere intesa come uno spazio da percorrere, a piedi o in volo, da soli o iinsiemead altri, con un mezzo di trasporto, o senza.
Un cammino o un volo, accade fra cielo e terra, sulla terra in questa cosidetta terza dimensione o nelle altre. Trovarsi nello stesso viaggio in questa o in altre realtà multidimensional, fa una certa differenza, ma se navighi davvero ad un certo punto sei oltre confine, per ipotesi… Come esserne mai certi? (no separation) 🙂
NPAL Lab – Diary & Journey “Passano e ripassano” via Corelli, Milano & Altrove 27 Febbraio 2019
(- continua)
28 . 2 . 2019
Immagine di treni in transito, tanti viaggi tra di loro, intervalli, immagini, cambiamenti. Sospirando canto Amapola, perchè ne sento l’aria. Ed adesso, scusatemi, vado a cercare quel libro “Il Viaggiatore Notturno” di Maurizio Maggiani.
Si, proprio quel libro che mi aveva fatto ricordare di aver sentito cantare quella canzone da mio nonno Felice, sottovooce, quando cantava ormai solo così, spesso da solo davanti alla finestra, dopo aver condiviso, da giovane, per tanti anni la sua voce con un coro. Quanti ricordi vissuti o, ascoltati raccontare.
Mia mamma Renata, piccola piccola, lo accompagnava quando lui andava a cantare nel coro, verso sera. E poi, lei seduta ad ascoltare, seguiva lui in silenzio, intanto imparava le canzoni di un vasto repertorio di generi musicali diversi. Per tornare a casa, a notte fatta, con la sua manina nella tasca grande del cappotto del suo papà altissimo, bellissimo e dolcissimo. Credo di aver ereditto quel senso dell’essere compagni musicali, sonori nel vivere, anche condividendo il silenzio. Grazie.
Quando, non molto tempo fa, ho comimciato ad essere rassicurata nell’ascolto, piuttosto che nell’essere ascoltata, ho cominciato ad intendere come il bisogno di raccontare prescinda dall’ascoltare, ascoltarsi nell’essere “insieme” (anche se l’altro non c’è o non si vede). Però, per questo… working in progress, mentre sta arrivando un’altra Primavera!
Ho preso tanti treni nella mia vita e quanti ne ho persi! Ne resta una immagine mossa, di tracce sempre in divenire. Perchè, in fondo, un viaggio non è mai finito e le mete sono sempre in movimento fra loro. Un treno in transito questo lo sa…
Il viaggio non va atteso, va vissuto in ogni momento, dovunque tu sia, lo spirito del viaggio è sempre con te. Non sei mai solo nè fermo.
“Non aspettare di partire, comincia a viaggiare dove sei, anche se sei seduta davanti alla finestra della tua stanza.”
(lascia andar via i pensieri ed ascolta. Forse, c’è una storia che è appena partita e sta arrivando da te … )
Kaapi Carla Barnabei – NPAL Lab “Waiting for a Tales” – Findhorn Foundation – 2012
“Non sono le persone che fanno i viaggi, ma i viaggi che fanno le persone”.
John Steinbeck
(- continua)
3 . 3 . 2019
NPAL Lab – Diary & Journey “Listening”, Milan and Elsewhere, 3 March 2019
“Nell’Acqua c’è uno Specchio. E, nello specchio il fluire dell’immagini, chissà dove.”
Le immagini riflesse, come treni d’altra dimensione, vanno Altrove?
P.S.: Il viaggio mi porti “qui”, dove sono. Nessun confine vorrei percepire ( rilasciando l’illusione di percepirlo) 🙂
(in progress)
ore 21.47
Lascio qui un paio di appunti per la mia ricerca sulla esperienza passata ed in progress “Mappe per/del Silenzio”. Titolo assolutamente indicativo, provvisorio ed in trasformazione. Insomma, per il poco che ne so, una storia multidimensionale di segni sonori ed in-visibili . Spazi e mondi.
Da anni ci penso e l’incontro con il khoomi mongolo a Ulan Batar (Giugno 2018), la mia resa (“non ce la faccio a cantare così, riconosco il mio limite e, ti seguirò ascoltandoti, fino all’infinito”) e la testimonianza del maestro (che emozione risentirlo nel video!) hanno segnato una svolta facendomi da ponte nella nebbia.
* (ho trovato la prima di queste tracce sottostanti, sbirciando fra i vecchi post del 2007 per la prima, e da questa ho trovato la successiva 🙂 o procedo, quando non sto ferma per associazioni e per incontro con “quello che arriva” o trovo.. Si rinnova la gratitudine che ho sentito allora e sento ora. Grazie 🙂
(fantastico, ascoltare tutte e tre le tracce, video, contemponeamente . . . ) 🙂
(in progress)
4 . 3 . 019
** Procedo, quando non sto ferma, per associazioni e per incontro con “quello che arriva” o trovo (siano parole, immagini o suoni).
Invece, se la preoccupazione è dentro di te, in te, bisogna occuparsene.
Il verbo “occupare” mi ha sempre affascinato, perché ha, in sè, due opposti (o contrari apparenti): essere occupato nell’impegno, fuori e magari pure dentro,ed essere occupati da altri od altro, fuori ed anche dentro.
Quante sfumature in questa apparente contrapposizione, uniscono gli opposti! E, quanti interrogativi.
Essere impegnato in un lavoro, in una attività, in una passione, fuori o dentro , senza separazione (dentro/fuori( ovunque (tempo e luogo)? Essere occupati, tenuti in pugno, controllati da altri o altro, fuori (e magari fin dentro di noi, in fondo) e o essere inconsapevolmente occupati, condizionati, controllati, manipolati da parti di noi, dentro, che agiscono, spesso a nostra insaputa, sottomettendo le altre parti (di noi) ed, a volte, persino l’anima?
“Alla mia età veneranda, sto scoprendo, anzi sono scoperta da Spirito Bambino e, mi chiedo sorridendo se tutte quelle divisioni dalla mente (mia ed altrui) puntigliosamente definite, esistano, o se esistano solo come differenze di sfumature. Come se, fra due opposti, esistesse una gamma di tonalità in divenire, viva, libera da ogni nostra di controllo, che trasformi continuamente gli opposti e la presunta separazione in altro da sé stessi, (e da “noi”), esprimendo una distanza. Una distanza, una terza possibilità , a sua volta, possa espandersi come creatura differenziandosi e comunque, restando inseparata in connessione con la sua ( e nostra) Origine.
E, di fronte a questo miracolo in divenire, all’alba ed al tramonto, puoi stare in silenzio, ad ascoltare.
Storie arrivano, ti confortano e, quando sarai abbastanza confortato/a, o anche solo un pochino sollevato/a, cambieranno sconfinando. Forse potrai trovarti in un altro paesaggio, in un’altra storia. No, non cercare di classificarla, di darle titolo o di venderla. Non è tua e va, va…. Continuerà. Potrai seguirla? Chiediglielo e, chieditelo.
E, magari partirai, o sarai già, in Viaggio!”.
2.
“Ora. ti chiedo: chi sono?”
“Sei un artista! Perché non lo vuoi ammettere?”.
“Lo sai quanto io resti perplessa o infastidita, per questa parola… Sto cercando il perché, da tanto. Intanto lasciami dire : mi sento , più che altro, una semplice cantastorie ma, da come sento, non sono io, son le storie a cantare … Sì , e le ringrazio, sempre! .
E, ti chiedo di nuovo (sai già, a quale proposito). Sono un canale (di racconti e d’immagini che non sono mie, arrivano e vanno)? Come un Bastimento raggiunge la Riva, ci raggiungono e poi, ci lasciano, ma sempre fra noi, l’Oceano . . .” 🙂
Grazie grazie, sempre.
3.
NPAL Diary & Meetings, Mongolia, August 2015
2. NPAL Diary & Journey – Provisional Installation, Milan 2014
3. NPAL Diary & Journey – HorseS and Infinity – Mongolia , September 2015
Altrochè . . . . (che avverbio interessante, direi. L’altro (o l’Altro) rispetto a qualcosa d’altro, è in una prospettiva (che)).
Chissà ,se questa convergenza prospettica sia in direzione di passato o di futuro e, magari (ohiohi), del presente.
“Qui ed ora”, quando non è una etichetta ( e non è per niente sbagliato se lo fosse -per giunta), prospetterebbe indietro (passato) ed in avanti (futuro) qualcosa di non ipotizzato?
Magari, in un modo non- separato in cui il presente momento ipotizzi un ponte fra prente, passato e futuro. Insomma, un miracolo?
Ehi, (fra parentesi.): il punto interrogativo (?) sia una suggestion, o uno stratagemma che sfoca(no) il pensiero da una definizione definitiva verso l’(immaginario) infinito!
Ci sono momenti in cui mi dimentico di ciò che, pochi istanti prima, avrei voluto scrivere … Ed allora, cosa scrivo (adesso è proprio così)? Bene (C l i c k ), scrivo quello che sento allora, cioè ora. E, questo è proprio un momento in cui sto dimenticando ciò che poco fa avrei voluto raccontare.
C’è una pausa, uno spazio che si intromette fra un’immagine passata ed una presente, ma che non c’è o comunque, non si vede. Un paesaggio mancante o così infinito da annullare ogni definizione, riferimento o nome. Resta ben visibile, uno spazio rarefatto. Li’, mi smarrisco. C’è un balbettio, fra vedere e non vedere. Non sapere, sempre. Un balbettio, sì; me lo ricordo. Quando si balbetta, che succede? Si incespica, su una lettera, su un suono o chissà dove (veramente).
Ci si interrompe, la voce si spezza, non si può continuare, fino alla fine, mai. L’interruzione mi fa sprofondare in un baratro: non sono arrivata alla fine della parola, o della frase, e resto sospesa, arranco, scivolo, precipito, ma dove? Sto parlando al presente, ma quando balbettavo, e ci “credevo” proprio, era così. Se solo mi fossi fermata ad ascoltare, quel baratro avrebbe assorbito il mio precipitare e l’avrebbe trasformato in un volo. Musica di giostra , o di carillon, sento ora… la ballerina col tutù rosa, fra gli specchi, gira e gira. La sua danza deborda dal palcoscenico, (chissà dove), traccia movimenti tribali. S’accende un fuoco. (. . . )
Una storia vale un’altra, quello che conta è raccontare, anzi accogliere le storie, che di nostra proprietà non sono, lasciarle passare. E, restituirle al Vento.
Grazie, sempre. 🙂
NPAL Lab/ Home, PS (provisional set) 2013/14
Eccone una, una storia, un’altra.
Quando sento certe canzoni, le ascolto e le canto come se fossero scritte dentro di me. Mi meraviglio di ricordare canzoni degli anni settanta, parola per parola, quando dimentico tutto o quasi!
La voce accoglie e rilascia, tante storie, mie e non… quando si dice che la separazione non esiste ed è proprio un soffio in-separazione, un balbettio che passa dal baratro e quando meno te lo aspetti, ti porta da altre parti. Come viaggiare in un altro mondo, pur restando qui. O, forse, si resta sul confine
fluttuante fra i mondi, provvisoriamente (cioè per ora).
Ascolto la versione acustica della precedente versione. Scrivendo qui, innanzitutto scrivo “visione” al posto di “versione”. Così, la domanda se ne va, o quasi, ma rimane l’intensità di uno sguardo (chissà di chi, forse … . . ?).
Dopo una pausa, in cui c’è soltanto la musica e tutto il film che porta in me, mi chiedo, quando lavoro posso anche io fare versioni di due “stili” due differenti che non siano stili ma espressione di un momento, un altro? Di nuovo, di nuovo …
P.S.: post in progress (tanto per cambiare … 😉 infatti manca un riferimento ad una “Radice” di Mr. Jones…! A presto, quindi.
28 . 3 . 013
Il riferimento a quella radice, manca ancora (visibilmente, almeno). Lascio soltanto un breve appunto da decifrare e da sviluppare.
“Davanti alle sue ferite le mie lacrime di bambina bussavano alle palpebre ed io avevo paura di disturbarlo, piangendo. Nel buio, rischiarato appena da fiammelle, cercavo l’eco di un respiro, il suo. Ed invece … trovavo un canto.”
Grazie.
29 . 3 . 013
C’era. C’entra.
Mi piacciano gli apostrofi. Mi ha sempre affascinato quella virgola sospesa senza scadenza. Ricordarsi che persino un volo se si blocca, perde la via. Meglio rischiare di cadere. Prepararsi ad una caduta imprevista ed, in caso estremo di dipartita, alla rinascita.
Centra!
(guardo l’agenda: oggi 29.3.013 dalle ore 1 am circa la Luna e in Scorpio mentre il sole è ancora in Ariete… te’ pareva? 😉
Il post è proprio in progress.. Voilà!
BALLAD OF A THIN MAN – Bob Dylan
You walk into the room With your pencil in your hand You see somebody naked And you say, “Who is that man ?” You try so hard But you don’t understand Just what you’ll say When you get home.
Because something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones ?
You raise up your head And you ask, “Is this where it is ?” And somebody points to you and says “It’s his” And you says, “What’s mine ?” And somebody else says, “Where what is ?” And you say, “Oh my God Am I here all alone ?”
But something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones ?
You hand in your ticket And you go watch the geek Who immediately walks up to you When he hears you speak And says, “How does it feel To be such a freak ?” And you say, “Impossible” As he hands you a bone.
And something is happening here But you don’t know what it is Do you, Mister Jones ?
I’ve just reached a place Where the willow don’t bend. Therès not much more to be said It’s the top of the end. I’m going, I’m going, Ì’m gone.
I’m closin’ the book On the pages and the text And I don’t really care What happens next. Ì’m just going, Ì’m going, Ì’m gone.
I been hangin’ on threads, I been playin’ it straight, Now, Ìve just got to cut loose Before it gets late. So Ìm going, Ìm going, Ìm gone.
Grandma said, “Boy, go and follow your heart And yoùll be fine at the end of the line. All that’s gold isn’t meant to shine. Don’t you and your one true love ever part.”
I been walkin’ the road, I been livin’ on the edge, Now, Ìve just got to go Before I get to the ledge. So Ì’m going, Ì’m just going, Ì’m gone.
“Perciò sto proprio andando, sono già andato”. . . ad ogni ripetizione l’espressione si rinforza fino a questa definitiva trascendenza dal momento presente. “So, just” ed un tempo al passato costruiscono questo superamento. Chissà cosa avrà inteso dire Bob, intendendo un superamento, una trasformazione: andare via, cambiare, precipitare o volare?
( NPAL 5.3.2012 – continua)
11 . 3. 013
L’interlocutore chi è (rispetto a noi) … ?
“Noi” chi è (rispetto a te, a me) …?
“Io” chi è (rispetto a chi sono veramente) …?
Una domanda forse, è meglio resti senza una risposta. In attesa di quella vera che risposta non è perchè esprime ciò che, prima della domanda, non separa chi domanda da chi deve rispondere. E, non c’è più nessun dovere.
Nessuno sforzo, nessun risultato. Solo, come Sole e Luna, una diversità, una distanza che è spazio libero e, non per forza, da occupare.
Una comunicazione che sia, silenziosa o sonora, percebile e testimonianza di una connessione. Quale connessione ? Quella col Centro, al quale Sole e Luna appartengono e che, tra loro, connette. Così come … per noi.
Impossibilità d ‘interrompere il flusso, anche quando sembra facile tagliare ciò che sembra visibile … A volte, quando si taglia, o sembra di farlo, ci si accorge di una continuità sorprendente o, addirittura imbarazzante (per la mente che distingue, classifica e divide). Nonostante tutto, nonostante noi, il flusso continua, in modo evidente o misterioso. C’è.
Una ninna nanna si combina con un urlo disperato, un sì sussurrato si trasforma in qualcosa di temibile, se la percezione rimane divisa il paesaggio diventa un baratro, un paradiso, un’oasi di saggezza, un manicomio, un ospedale… ( continua!).
Tanto, in fondo è lo stesso ? Ogni rappresentazione dipende dalla percezione che la riconosce e da come la riconosce… Dal fine che classifica, l’uso, il consumo, lo scarto ed il consenso.
Possiamo uscirne? Possiamo mettere un sasso nell’ingranaggio dell’identità del sistema ed ,innanzitutto, della nostra?
Arriva presto alla fine, che fine non è ma inizio di un’altra fase. Quella della costruzione.
Radica il seme ed attende. Lentamente attende ed intanto, si gode l’attesa. Invece, di disperarsi che l’inizio, quello nuovo, non sia forse ancora arrivato. E, che sia un altro, diverso da quello atteso, e quindi in-visbile con questo fisso punto di vsta (anche senza occhiali).
Cambiare sguardo, congendare i confini. Connettersi ed “incarnare il nuovo”…?