Blowin’ in the Wind


“Non importa se vedi in Bianco e Nero o a Colori. Ascolta . . .

C’è un vento pazzesco, tutto ondeggia, in cielo ed in terra. Anche la macchina sopraffata dal  movimento dell’aria e mio, sposta immagini oltre l’obiettivo, fotografando un’imprevista inquadratura. Mentre,  quella  rimasta fuori si libera, potrebbe raggiungere tutte le altre immagini liberate, chissà dove?

“Quando non puoi vedere, ascolti.”

NPAL Lab – “Blowing in the Wind”- Findhorn & Elsewhere, August/September 2012

(continua – in progress)

26 . 7 . 2019

Quando comincio a raccontare, spesso non so  se farlo con un  tempo presente o passato prossimo o remoto. Il racconto, a volte è un ospite inatteso, si manifesta poco a poco. Questo, accade nel presente  (sono, sei).  Se  evoca dal passato ciò che già era accaduto o non accaduto , acoltando sento altre storie (ero, eravamo, eravate, erano). Ricordo, o non ricordo, mi è accaduto o l’ho sognato e, che differenza ci sarebbe?

Parlare del tempo non è una negazione (c’è stato o non).

Piuttosto, chiedersi “chi  sono?” sia  una domanda (esssere presenti mentre lo si chiede, con umiltà non sottomessa  e spirito bambino) nei limiti consentiti dalla trasformazione della nostra consapevolezza che invecchiando può consentirci nuovi inizi … ?

1 Tutto rRcordare e Tutto Dimenticare-IMG_0805

NPAL LAb Exhibition & Illusion, Milan & Elsewhere 2012

“A volte, non c’è confine fra domanda e risposta.”

Viaggiano insieme, oltre confine. E, se “la risposta è dentro di te”, è importante non essere soltanto, o sempre,  fuori . . .  ;.)

(continua –  in progress)

7 .  2 . 2019

La distanza fra due immagini di paesaggi potrebbe essere intesa come uno spazio da percorrere, a piedi o in volo, da soli o iinsiemead altri, con un mezzo di trasporto, o senza.

Un cammino o un volo, accade fra cielo e terra, sulla terra in questa cosidetta terza dimensione o nelle altre. Trovarsi nello stesso viaggio in questa o in altre realtà multidimensional, fa una certa differenza, ma se navighi davvero ad un certo punto sei oltre confine,  per ipotesi… Come esserne mai certi? (no separation) 🙂

NPAL - foto via Corelli                                 NPAL Lab – Diary & Journey “Passano e ripassano”                                  via Corelli, Milano & Altrove 27 Febbraio 2019

(- continua)

28 . 2 . 2019

Immagine di treni in transito, tanti viaggi tra di  loro, intervalli, immagini, cambiamenti. Sospirando canto Amapola, perchè ne sento l’aria.  Ed  adesso, scusatemi, vado a cercare quel libro “Il Viaggiatore Notturno” di Maurizio Maggiani.

Si, proprio quel libro che mi aveva fatto ricordare di aver sentito cantare quella canzone da mio nonno Felice, sottovooce, quando cantava ormai solo così, spesso da solo davanti alla finestra,  dopo aver condiviso, da giovane,  per tanti anni la sua voce con un coro.  Quanti ricordi vissuti o, ascoltati raccontare.

Mia mamma Renata, piccola piccola, lo accompagnava  quando  lui andava a cantare nel coro, verso sera. E poi,  lei seduta ad ascoltare, seguiva lui in silenzio, intanto imparava le canzoni di un  vasto repertorio  di generi musicali diversi.  Per tornare a casa, a notte fatta, con la sua manina nella tasca grande del cappotto del suo papà altissimo, bellissimo  e dolcissimo. Credo di aver ereditto quel senso dell’essere compagni musicali, sonori nel vivere, anche condividendo il silenzio.  Grazie.

Quando, non molto tempo fa, ho comimciato ad essere  rassicurata nell’ascolto,  piuttosto che nell’essere ascoltata, ho cominciato ad intendere come il bisogno di raccontare prescinda dall’ascoltare, ascoltarsi nell’essere “insieme” (anche se l’altro non c’è o non si vede). Però, per questo… working in progress, mentre sta arrivando un’altra Primavera!

Ho preso tanti treni nella mia vita e quanti ne ho persi! Ne resta una immagine mossa, di tracce sempre in divenire. Perchè, in fondo, un viaggio non è mai finito e le mete sono sempre in movimento fra loro. Un treno in transito  questo lo sa…

Il viaggio non va atteso, va vissuto in ogni momento, dovunque tu sia, lo spirito del viaggio è sempre con te. Non sei mai solo nè fermo.

“Non aspettare di partire, comincia a viaggiare dove sei, anche se sei seduta  davanti alla finestra della tua stanza.”                                                          

(lascia andar via  i pensieri ed ascolta. Forse,  c’è  una storia che è appena partita e sta arrivando da te … )

49245149_10218215971288610_3478975947015716864_o-1Kaapi Carla Barnabei – NPAL Lab  “Waiting for a Tales” – Findhorn Foundation – 2012

“Non sono le persone che fanno i viaggi, ma i viaggi che fanno le persone”.                         

John Steinbeck

(- continua)

3 . 3 . 2019

NPAL Lab  – Diary & Journey “Listening”,  Milan and Elsewhere, 3 March 2019

“Nell’Acqua c’è uno Specchio. E, nello specchio il fluire dell’immagini, chissà dove.” 

Le immagini riflesse, come treni d’altra dimensione, vanno Altrove?

P.S.: Il viaggio mi  porti “qui”,  dove sono. Nessun confine vorrei percepire ( rilasciando l’illusione di percepirlo) 🙂

(in progress)

ore 21.47

Lascio qui un paio di appunti per la mia ricerca sulla  esperienza passata ed in progress “Mappe per/del Silenzio”. Titolo assolutamente indicativo,  provvisorio ed in trasformazione. Insomma, per il poco che ne so, una storia multidimensionale di segni sonori ed in-visibili . Spazi e mondi.

Da anni ci penso e l’incontro con il khoomi mongolo a Ulan Batar (Giugno 2018), la mia resa (“non ce la faccio a cantare così, riconosco il mio limite e, ti seguirò ascoltandoti, fino all’infinito”) e la testimonianza del maestro (che emozione risentirlo nel video!) hanno segnato una svolta facendomi  da ponte nella nebbia.

* (ho trovato la prima di queste tracce sottostanti, sbirciando fra i vecchi post del 2007 per la prima, e da questa ho trovato la successiva 🙂  o procedo, quando non sto ferma per associazioni e per  incontro con  “quello che arriva” o trovo.. Si rinnova la gratitudine che ho sentito allora e sento ora. Grazie 🙂

(fantastico, ascoltare tutte  e tre le tracce, video, contemponeamente . . . ) 🙂

(in progress)

4 . 3 . 019

** Procedo, quando non sto ferma, per associazioni e per  incontro con  “quello che arriva” o trovo (siano parole, immagini o suoni).

Adesso  un altro arrivo!

Grazie 🙂

Mi lascio e mi trovo e, mi lascio di nuovo

DSC00536

*1.

Sul foglietto era scritto:

“Lasciati e trovati. e poi , lasciati di nuovo . . . “

Era scritto a mano. La calligrafia leggera, pendeva un po’ di qua ed un po’ di là, come se volasse sopra la riga che usualmente guida in un direzione.

E’ una mappa d’appartenenza.

La mappa è invisibile  ed anche l’apparenza, lo è. Lo saranno,  se davvero appartengono ad uno spazio indiviso (non uno spazio rappresentato, codificato, confinato, classificato, temuto od amato, venduto o perduto, ecc,). Là, dove non c’è separazione di forma, valore e tempo, fra noi, intendendo me, (tutte le parti di me), e te (tutte le parti di te) o  lei (tutte le sue parti, lui (tutte le parti in lui).

Più grande sarà la libertà di stare lontano e vicino, più grande sarà lo spazio… verso una dimensione non misurabile, inseperata. C’è un percorso da fare, potrebbe già essere in corso, sicuramente non avrà un punto di arrivo ( e, forse, neanche di ritorno)!

Grazie   🙂

* 2.

NPAL Diary & Journey 1606017 (in progress)

***

*1.  NPAL “No Border” –  3008015, Mongolia & Elsewher

*2.  NPAL “No Border” – 10062013, Milan & Elsewhere

NPAl Diary & Journey 1606017 (in progress)

19 . 06 . 2017

Once upon a time you dressed so fine

You threw the bums a dime in your prime, didn’t you?

People’d call, say, “Beware doll, you’re bound to fall”

You thought they were all kiddin’ you

You used to laugh about

Everybody that was hangin’ out

Now you don’t talk so loud

Now you don’t seem so proud

About having to be scrounging for your next meal.

How does it feel

How does it feel

To be without a home

Like a complete unknown

Like a rolling stone?

You’ve gone to the finest school all right, Miss Lonely

But you know you only used to get juiced in it

And nobody has ever taught you how to live on the street

And now you find out you’re gonna have to get used to it

You said you’d never compromise

With the mystery tramp, but now you realize

He’s not selling any alibis

As you stare into the vacuum of his eyes

And ask him do you want to make a deal?

How does it feel

How does it feel

To be on your own

With no direction home

Like a complete unknown

Like a rolling stone?

You never turned around to see the frowns on the jugglers and the clowns

When they all come down and did tricks for you

You never understood that it ain’t no good

You shouldn’t let other people get your kicks for you

You used to ride on the chrome horse with your diplomat

Who carried on his shoulder a Siamese cat

Ain’t it hard when you discover that

He really wasn’t where it’s at

After he took from you everything he could steal.

How does it feel

How does it feel

To be on your own

With no direction home

Like a complete unknown

Like a rolling stone?

Princess on the steeple and all the pretty people

They’re drinkin’, thinkin’ that they got it made

Exchanging all kinds of precious gifts and things

But you’d better lift your diamond ring, you’d better pawn it babe

You used to be so amused

At Napoleon in rags and the language that he used

Go to him now, he calls you, you can’t refuse

When you got nothing, you got nothing to lose

You’re invisible now, you got no secrets to conceal.

How does it feel

How does it feel

To be on your own

With no direction home

Like a complete unknown

Like a rolling stone?

Oggi, riascoltando questa canzone, ri-trovo una testimonianza che testimonia una condizione per tutti di una discesa là sotto, in quel punto detto “di non ritorno”, nel senso che comunque ritornerai da qualche parte, ma non sarà più la stessa. In quel punto, capire che è stata una fortuna arrivare fin li’ e, morire nella personalità di chi credevi  d’essere e credevano tu fossi.

Essere, almeno una volta in questa vita  come “Like a rolliing I stone”, rilasciare le certezze, rischiarle e vivere da mendicante, senza mendicare. Lasciare la maschera che consentiva di medicare celando quell’elemosina da “ricchi”. E, mendicare davvero, senza più maschera.

Liberarsene e, senza saperlo al momento, trovare la consapevolezza e trasformare quel mendicare nel viaggio di chi porge la ciotola vuota agli altri, senza nome e,  soprattutto,  apprezzandola,  sia vuota sia piena:

“Accetta ed onora quel dono che è anche il vuoto”.

Apprezzare e celebrare  quel vuoto, soprattutto dentro di sé. Uno spazio che si sta liberando,  un ritorno a casa, dolce, struggente, misterioso, indescrivibile. Tutto scompare 🙂

Qualcosa resta? Sì, seguire la musica, il canto che percepisci dentro di te e qualche volta anche fuori, come quando ascolti davvero.

Ascoltare davvero è , sia seguire una voce  quando  corrisponde ad un ritmo che ti annienta e ti fa rinascere, trasformata.. sia accettare altri ritmi  e trovare una distanza…ma continuando a cantare ?

Grazie.

NPAL  1906017 (in progress)

DSC00238.jpg

*3 .   “Masked and Anonymus” – NPAL Diary & Journey, Mongolia 30082015

Touched …

(toccata e fuga)

Tra parentesi, svanisce la fuga, in uno spazio. Forse, neanche lo conosco  ma mi sembra limitato spazio,            nell’essere comunque infinito …  Posso esplorarlo (nell’illusione che sia limitato).                                                        Sì, esploriamo l’illusione (dicevamo)!

” C’era in lei/lui un Esploratore/ Esploratrice (viceversa, senza esclusione),che ogni tanto lanciava un richiamo: “Andiamo!”                                                                                                                                                                                           diceva,  subito aggiungeva sorridendo “Guarda non so dove, che bello! Andiamo”

Andiamo.

IMG_1723 - Versione 2

NPAL  Diary & journey – “G a t e”, Findhorn Summer/Autumn 2012

NPL Diary 21022017 (in progress)

22 . 4 . 017.

Sì, andiamo.

 Eppure, mentre vado sento di restare, ma non sto restando qui, se intendo un luogo circoscritto. Resto qui e vado, solo se non censuro nessuna dimensione, in me, in te in quell’unica reale sconfinata, inseparta dimensione, (senza qui e senza ora) . . .

Grazie 🙂

I believe that she’d stop him if she would start to care
I believe that she’d look upon [the side and? deciding?] to care
And I’d go by the Lord and where she’s on my way
But I don’t belong there.
No I don’t belong to her I don’t belong to [anybody? ev’rybody?]
She’s my [price? prize?]-forsaken angel but she don’t hear me cry
She’s a lone-hearted mystic and she [can? can’t?] carry on
When I’m there she’s all right but [when?] she’s not when I’m gone.
Heaven knows that the answer she’s don’t call in no one
She’s the way a sailing beauty for she’s mine for the one
And I lost the [heavy changing? hesitating?] by temptation as it runs
But she don’t holler me but I’m not there I’m gone.
Now I’ll cry tonight like I cried the night before
And I’ll [lease out the house? her eyes? the heights?] but I dream about
the door
So long Jesus savior blind faith [worth to tell? where’s to tell?]
It don’t have confirmation she’s my own fare thee well.
And I went out she used to live here I was born to love her
But she knows that the kingdom [waits? weights?] so high above her
And I run but I race but it’s not too fast to [slump?]
But I don’t [perceive? deceive?] her I’m not there I’m gone.
Well it’s all about confusion as I cry for her [veil?]
And I don’t need anybody now beside me to tell
And it’s all [information? affirmation?] I receive but it’s not
She’s a lone-hearted beauty but she don’t block the spot
And she gone.
Yes she’s gone like the rainbow that’s shining yesterday
But now she’s home beside me and I’d like to hear she’d stay
She’s a home-seeking beauty and it don’t trust anyone
And I wish I was beside her but I’m not there I’m gone.
Well it’s a-too hard to speaking and I don’t quite believe
It’s so bad ‘cause [she’s using? amusing?] and she’s hard too hard to leave
It’s unknown it’s a crime the way she [moved?] me around
But she told for to hate me just as a [born pathetic? gone pathetic?] clown.
Yes I believe that it’s rightful oh I believe it in my mind
I been told like I said when I before [carried? carry?] on the crime
And she’s all that you told her like I said carry on
I wish I was there to help her but I’m not there I’m gone.

NON CI SONO (1956)
parole e musica Bob Dylan
traduzione di Alessandro Carrera
[Va tutto] bene, e lei è sempre qui in giro nel mio quartiere
piange notte e giorno, lo so perché [è successo lì? lui era lì?]
è una pietra miliare ma lei è sfortunata
e [disperata tutti i giorni?], ma [a far difficile la cosa?] io c’ero.
Credo che lei vorrebbe dirgli basta se cominciasse a pensarci su
credo che vorrebbe ripensare a questo lato della cosa e [decidere di?] pensarci su
e io rispetto Dio e dove me la vedo venire incontro
ma il mio posto non è qui.
No, il mio posto non è vicino a lei, non è vicino a [nessuno?]
è lei l’angelo [abbandonato? senza prezzo?] che mi è stato dato [in premio?], ma non mi sente se piango
è una mistica dal cuore triste e [sa? non sa?] come tirare avanti
finché ci sono io va tutto bene ma [quando?] non è così quando me ne vado.
Lo sa il cielo che la risposta – lei non è tipo da chiamare nessuno
è lei la via, una bellezza dalle vele spiegate perché è mia, per la sola…
e io ho perso [il mutamento greve? l’esitazione?] per come va la tentazione
ma lei non mi può chiamare con un grido, ma io non ci sono, me ne sono andato.
Mi viene da piangere stasera, come mi veniva da piangere anche ieri
e io [affitterò la casa? i suoi occhi? le altezze?] ma sogno di prendere
la porta
addio Gesù, salvezza, fede cieca [da annunciare? dov’è da dire?]
non c’è conferma, il mio addio è lei.
Sono andato fin là dove abitava, il mio destino era di amare proprio lei
ma lei sa che il regno [dei cieli] [attende? pesa?] alto sopra di lei
e corro ma corro ma non troppo forte da non poter [cadere?]
ma [non sento la sua presenza? non la inganno?], non ci sono me ne sono andato.
È tutta una gran confusione mentre io sono qui che piango per il suo [velo?]
e non ho bisogno di nessuno al mio fianco che me lo dica
ed è tutta [informazione? affermazione?] che ricevo, ma non lo è
lei è una bella dal cuore triste ma non occupa il posto
e se n’è andata.
Sì, se n’è andata come l’arcobaleno che ieri splendeva
ma adesso è a casa con me e vorrei sentirle dire che rimarrà
è una bella in cerca di una casa dove stare e non c’è da fidarsi di nessuno
e vorrei esserle vicino ma non ci sono, me ne sono andato.
Sì, è troppo difficile da dire e io ancora non (ci) credo
è una brutta faccenda perché [lei usa? è spiritosa?] ed è troppo, troppo difficile lasciarla
è una cosa inaudita, è un delitto come che mi ha fatto fare quello che voleva lei
ma le è stato detto, per potermi odiare, ma c’è un [pagliaccio nato patetico? abbandonato?].
Sì, credo che sia giusto, oh, nell’animo lo credo
mi hanno detto, come ho detto io, quando prima [portavo? porto?] io il peso del delitto
quando lei è tutto quello che le hai detto, come ho detto, tira dritto
vorrei essere lì ad aiutarla ma non ci sono, me ne sono andato.

Nota. Ho utilizzato alcune trascrizioni apparse su vari web site(s), ma alcune erano incomplete e tutte presentavano varie discrepanze. Credo che questa sia la trascrizione più esauriente finora disponibile, ma posso sempre essere smentito da ricerche ulteriori. Comunque non penso che si possa mai arrivare a un testo definitivo di I’m not There (1956) perché un testo definitivo non c’è mai stato. Può darsi che alcune delle parole incomprensibili non siano nemmeno parole, ma sillabe improvvisate da Dylan sul momento per completare il verso. La traduzione cerca di essere letterale, con qualche necessaria integrazione di senso che può essere giusta o sbagliata, ma senza sapere rispetto a che cosa lo sarebbe.
Alessandro Carrera

Don’t worry . . .

dsc00838

1.

“Non preoccuparti!”

Invece, se la preoccupazione è dentro di te, in te, bisogna occuparsene.

Il verbo “occupare” mi ha sempre affascinato, perché ha, in sè, due opposti (o contrari apparenti): essere occupato nell’impegno, fuori e magari pure dentro,ed essere occupati da altri od altro, fuori ed anche dentro.

Quante sfumature in questa apparente contrapposizione, uniscono gli opposti! E, quanti interrogativi.

Essere impegnato in un lavoro, in una attività, in una passione, fuori o dentro , senza separazione (dentro/fuori( ovunque (tempo e luogo)? Essere occupati, tenuti in pugno, controllati da altri o altro, fuori (e magari fin dentro di noi, in fondo) e o essere inconsapevolmente occupati, condizionati,  controllati,  manipolati da parti di noi, dentro, che agiscono, spesso a nostra insaputa, sottomettendo le altre parti (di noi) ed, a volte, persino l’anima?

“Alla mia età veneranda, sto scoprendo, anzi sono scoperta da Spirito Bambino e, mi chiedo sorridendo se tutte quelle divisioni dalla mente (mia ed altrui) puntigliosamente definite, esistano, o se esistano  solo come differenze di sfumature. Come se,  fra due opposti, esistesse una gamma di tonalità  in divenire, viva, libera da ogni nostra di controllo, che trasformi continuamente gli opposti e la presunta separazione in altro da sé stessi, (e da “noi”), esprimendo una distanza. Una distanza, una terza possibilità , a sua volta, possa espandersi come creatura differenziandosi e comunque, restando inseparata in connessione con la sua ( e nostra) Origine.

E, di fronte a questo miracolo in divenire, all’alba ed al tramonto, puoi stare in silenzio, ad ascoltare.

Storie arrivano, ti confortano e, quando sarai abbastanza confortato/a, o anche solo un pochino sollevato/a, cambieranno sconfinando. Forse potrai trovarti in un altro paesaggio, in un’altra storia. No, non cercare di classificarla, di darle titolo o di venderla. Non è tua e va, va…. Continuerà. Potrai seguirla? Chiediglielo e, chieditelo.

E, magari partirai, o sarai già, in Viaggio!”.

SONY DSC

2.

“Ora. ti chiedo: chi sono?”

“Sei un artista! Perché non lo vuoi ammettere?”.

“Lo sai quanto io resti perplessa o infastidita, per questa parola… Sto cercando il perché, da tanto. Intanto lasciami dire : mi sento , più che altro, una semplice cantastorie ma, da come sento, non sono io, son le storie a cantare … Sì , e le ringrazio, sempre! .

E, ti chiedo di nuovo (sai già, a quale proposito).                                                                                  Sono un canale (di racconti e d’immagini che non sono mie, arrivano e vanno)?                Come un Bastimento raggiunge la Riva, ci raggiungono e poi, ci lasciano, ma sempre fra noi, l’Oceano . . .” 🙂

Grazie grazie, sempre.

cavallo-cavaliere-ed-infinito-dsc00704_2

3.

  1. NPAL Diary & Meetings,  Mongolia, August 2015

2.    NPAL Diary & Journey – Provisional Installation, Milan 2014

3.    NPAL Diary & Journey – HorseS and Infinity – Mongolia , September 2015

*** OCCUPARE: (click)  (Enciclopedia Treccani Vocabolario)

NPAL (this Word or Another One)- – – 12022017 (in progress).

FEBBRAIO 13, 2017

La parola “Silenzio” è abusata? Basta pensarla, sussurrandola e svanisce nel suo significa? Ma cosa intendi per stare in Silenzio?

“Non assenza di suoni, assenza di pensiero e giudizio!”

Ah, be’.  Tutta un’altra storia. Se ti dico di stare zitto, non sono in silenzio, quindi… come posso ascoltare il tuo?

🙂 Grazie.

il_570xN.1090620353_nc3j.jpg

4.   TheSpeculatingRook  – free hand machine embroidered Goat cushion cover.

**** SILENZIO (click)   (Enciclopedia Treccani Vocabolario)

          BE’ (click)   (Enciclopedia Treccani Vocabolario)

NPAL Diary – “This Word or Another One” – 13012017 (in progress)

FEBBRAIO  14, 2017

Una Nota, in attesa che si sviluppi (click)

(in progressssss)  🙂

(seguirà post, prima o poi)


IMG_5995                                                                                                                                                                                  NPAL Diary and  Journey, Savona & Elsewhere  2009

Metto fra parentesi, spesso, qualcosa che sopraggiunge mentre sto scrivendo. E’ come un appunto. Quando rileggo, riparto da lì.

Ricordi quando sussurravi (per di più in inglese) ? Ed io, non capivo niente ma se ascoltavo il suono,  mi sembrava d’intendere.

Mi hai insegnato, quando parlavi così, e non sussurravi;  forse era la tua voce assente (ma presente),ad insegnarmi che non si tratta di capire le parole.

E’ una sintonia, se c’ c’è, oltre le parole. E se c’è stata, c’è sempre… nella connessione (ma non fra noi due separati, necessariaMente).

“Di una sintonia,  magari ci si può accorgere che pur essendoci davvero, sia  in una  direzione diversa da come credavamo.”

Una sintonia, forse non rispetto ad un altro (ad un’altra o ad altro) ma verso di noi inseparati ed, in quanto tali, non identificanti in “me/noi”.

In quel momento come fosse quella sintonia dodecafonica, non funzionale ad una melodia precostituita, piuttosto un’avventura, poco avvenente nell’aspetto , dietro l’apparenza, e così profonda nelle radici, infinite. Grazie 🙂

dsc00866-copiaNPAL Diary and Journey,  Gobi Desert 2015

(seguirò post, prima o poi, in progress 🙂 )

19 . 10 . 016 (poco dopo la Mezzanotte)

(in progress 😉 )

20. 10 . 016 ( quasi un’ora dopo la Mezzanotte . . . )

Eppure … (e p  pure)

 Eppure. Il suo suono non recupera ma ipotizza verso l’Infiito, del non-giudizio , del non so (cosa, chi, dove, quando e perché o per come. . . ).

Nella prossima vita, se ci sarà, mi piacerebbe essere una/un musicista o direttamente,  un suono!

Eppure, racconta una storia (bellissima?) :

“Non  si fidava della  negazione, della separazione e, neanche del recupero.               No, non  si fidava di loro né dei loro significati, come erano codificati e come ammiccavano.”

Non sapeva il motivo , ma sentiva costrizione nella  negazione, perché separava (e viceversa), escludeva qualcosa. Vi  sentiva un’ingiustizia, nel dividere cioò che stava insieme davvero, come l’Ombra e la Luce.

Le avevano insegnato che senza ombra la luce non c’è ( o viceversa).    Sì, le avevano insegnato che dipende dal punto di vista quello che si vede  e  quindi,  quello che si percepisce dipende da come si guarda ( si vede o sente o ….) . E, quello che si  sente nella  pancia come un’emozione,   va  a finire in un pensiero che la mente dirige e controlla.  La mente separa.

Per questo, si ribellava: sia pur accettando le rime, comunque  sentire poesia. Nel detto e nel non-detto, e perfino nell’in-separato!

Quanto tempo, e non-tempo, passò fino a quando si accorse che la ribellione l’avesse portata ad amare quello per cui si ribellava?”.

Allora, come va a finire la storia ( ma c’è una fine ?) ? 🙂

14433176_10210652251731522_593163272260855386_n

(in progress – continua)

20 . 10 . 2016

Allora, come va a finire la storia. Ma è una storia?

1379870_10202046101131962_1541939088_n

Per guardare fuori dalla finestra, devo girare la testa a destra, verso Nord-Est.

“Le storie mi hanno cresciuta, in questa vita e nelle altre”  ho scritto, subito dopo aver pensato con affetto a tutti coloro che me le hanno raccontate: nomi, visi, paesaggi ed accadimenti, una sequenza infinita di immagini davanti a me, in me. Un paesaggio interiore, di immagini svanite. Perché “La natura delle immagini è di svanire”. (*)

E, se “I vecchi dovrebbero essere esploratori” (**), sto esplorando il vuoto meraviglioso che lasciano le immagini (quando svaniscono). Mi meraviglio e non mi fa più così paura. Anzi, siamo diventati amici.

Le storie, sono il soggetto, arrivano da noi,  ci abitano e bisogna farle proseguire. Ascoltarle e trasmetterle… Ma prima aspettare che ci abbiano attraversato, trasformato e portato via ogni immagine, o quasi.

Tutte le storie  che mi hanno cresciuta,  mi hanno scossa come un fulmine e poi,  seppellita sotto terra a cercare, cercare e cercare  di nuovo.

Sono state e sono vive, le storie, diventando uno spazio d’ascolto: un ritmo senza melodia,  (suono di cascata, della foglia che tocca terra lasciando il ramo, il flop del sacchetto della spazzatura nel cestone apposito) la voce di un sorriso,quando torni e quando vai via,  l’urlo selvaggio di un neonato … ed il silenzio, sopratutto.

Mentre guardo fuori dalla Finestra, da quassù,  proprio a Nord Est,  passa un Uccello (lo vedo dal basso ). Starà migrando?

C’era una volta e, non c’era! 

*Selene Calloni W. racconta in modo incantevole  anche attraverso citazioni (“James Hillman- Il cammino del “fare anima” e dell’ ecologia profonda” – Ed. Mediterranee

** T.S. Eliot in  “La forza del carattere” James Hillman – Adelphi ed.

14390722_10210552698591582_1716405672430033525_n

“I Musicanti di Brema”:
http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/i_musicanti_di_brema

NPAL Diary & Journey (in progress) 20102016

Lascio qui un appunto.

http://www.letteratura-meraviglioso.it/testi/il%20mondo%20a%20testa%20in%20giu.htm

http://www.griseldaonline.it/temi/a-rovescio/il-mondo-a-testa-in-giu-natale.html

“Il mondo a testa in giù – Le meravigliose contrade degli Antipodi”- Alberto Natale

Clouds Atlas

Mongolia1

Una scrittura di nuvole, così vasta. Non per dimensione, vasta,  per trasformazione in atto, anche quando non si vede.

“Scrittura di nuvole , in te. Ogni parola trasforma in canto. lascialo accadere, attraverso te.

Ponte delicato di Nuvole in Viaggio.”

Viaggio in Mongolia, SFD, Silenzio Folla Deserto:

Sembra una contraddizione andare nel Nulla con una folla di persone, no? Eppure, che sia il Silenzio proprio fra la folla, pulmini e gher occupate all’inverosimile?

Che sia il Silenzio interiore, proprio lì, dove accade qualcos’altro di diverso da un Silenzio codificato, così solo fra le parole(presenti -assenti),  le distinzioni, le aspettative  ed  i giudizi … ?

Grazie, da ora . . .  🙂

NPAL  Diary & Journey (0407015)

05 . 07 . 015

NPAL Diary & Meetings in progress 0507015

06 . 07 . 015

“Ti hanno già raccontato di un  Viaggio. Te lo hanno già raccontato, ma tu hai ascoltato ?”

Questa domanda  è anche una risposta. No, forse non ho ascoltato. No-forse è , tutto dire, una non-negazione. E’ non sapere, non credere. Da lungo tempo, per arginare mie imbarazzanti (ed amate/temute)tendenze agnostiche (“non ci credo a priori ma….” ) mi rifugio nel “lasciare accadere”. E,  sto attenta, che non sia una formula di fuga, in fondo? Quindi, contemporaneamente non credo ma ascolto nei limiti. Che ascolto sia , però, richiedo.

Risponde, qualcosa: “Accetta il limite”.

 Per accettarlo, comincio a cantarlo o danzarlo. Che divertimento ! E, che mistero (Accade, però, solo quando non mi spavento, non giudico e sono presente. (Quindi, a volte raramente, a volte spesso, ma mai sempre…). 🙂

Grazie ( sempre) . . .

200524

“Ti ricordi? Mi dicevi è il Terzo … La Terza via !” 

E poi, scomparso/a.  il Due , è scomparso pure.  Forse, abbiamo fatto confusione?  Due   è uno ed uno,  non uno + uno.

Solo con una congiunzione (e) può sortire il Tre, non con una simbiosi (+) né con una opposizione ( (scegli, “o “).

Non è uno o l’altro e neanche la simbiotica unione. La simbiosi non accetta trasformazione, la manipola, soprattutto quando accade in nome dell’Amore. In questa solitudine dell’uno se non c’è separazione o pretesa di essere “io solo”…

Oh, il Terzo c’è, ma forse non è cosa o chi aspettiamo noi (like me ).

Sciogli-pensiero:

“Bonum ika, sol sòl bardù, iva. ivà biva, tivaà, colùm.”

NPAL –  in Viaggio (in progress) 0607015

“Dai, salta su . . . !” (Come on . . . jump on !)

“Vorrei scendere.” disse, ed era in salita.

“Da tempo, stava arrancando, anche in pianura. nella casa così sospesa fra un ritorno di cose ed idee partite e tornate indietro. Tornare indietro, come se fosse un’altra. Quella che sta diventando.”

Qui, al sesto piano, mi pare che la sospensione drammatizzi un volo e, come se fosse già avvenuto, guardo giù. IMG_0960

1.

“Vorrei scendere.”, disse. Eppure, stava camminando su un sentiero che era una strada.”

“Vorrei scendere”, si trovò a  ripetere.”

Ed improvvisamente, tutti i grattacieli scompaiono insieme ai falsificati Boschi verticali. Ne restarono poche tracce, come pozzanghere. 

NPAL 3011014 Diary (listening to the Vision of Joanna,  again)

* * * * * * * * * * * *

Visions of Johanna – Portsmouth UK, Summer 2000 –

1.   NPAL Diary in Transit – London, WhiteChapel Gallery, January 2014

(altre limmagini in progress, prossimamente, cioè presto 🙂

* * * * * * * * * * * *

P.S.:  Come on, jump on and spring up . . . !

2 12 . 014

“Fai il primo passo nella fede: Non hai bisogno di vedere tutta la scala, basta fare il primo passo.”

Martin Luther King

Ba ba bb ling – (two)

Ci sono momenti in cui mi dimentico di ciò che, pochi istanti prima, avrei voluto scrivere … Ed allora, cosa scrivo (adesso è proprio così)? Bene  (C l i c k ),  scrivo quello che sento allora, cioè ora. E, questo è proprio un momento in cui sto dimenticando ciò che poco fa avrei voluto raccontare.

C’è una pausa, uno spazio che si intromette fra un’immagine passata ed una presente, ma che non c’è o comunque, non si vede. Un paesaggio mancante o così infinito da annullare ogni definizione, riferimento o nome. Resta ben visibile,  uno spazio rarefatto.  Li’, mi smarrisco. C’è un balbettio, fra vedere e non vedere. Non sapere, sempre. Un balbettio, sì; me lo ricordo. Quando si balbetta, che succede? Si incespica, su una lettera, su un suono o chissà dove (veramente).

Ci si interrompe, la voce si spezza, non si può continuare, fino alla fine, mai. L’interruzione mi  fa sprofondare in un baratro: non sono arrivata alla fine della parola, o della frase, e resto sospesa, arranco, scivolo, precipito, ma dove?  Sto parlando al presente, ma quando balbettavo, e ci “credevo” proprio, era così. Se solo mi fossi fermata ad ascoltare, quel baratro avrebbe assorbito il mio precipitare e l’avrebbe trasformato in un volo. Musica di giostra , o di carillon, sento ora… la ballerina col tutù rosa, fra gli specchi,  gira e gira. La sua danza deborda  dal palcoscenico, (chissà dove),  traccia  movimenti tribali. S’accende un fuoco. (. . . )

Una storia vale un’altra, quello  che conta è raccontare, anzi accogliere le storie, che di nostra proprietà  non sono, lasciarle passare.  E, restituirle al Vento.

Grazie, sempre. 🙂

SONY DSC

NPAL Lab/ Home, PS (provisional set) 2013/14

Eccone una, una storia, un’altra.

Quando sento certe canzoni, le ascolto e le canto come se fossero scritte dentro di me. Mi meraviglio di ricordare canzoni degli anni settanta, parola per parola, quando dimentico tutto o quasi!

La voce accoglie e rilascia, tante storie, mie e non… quando si dice che la separazione non esiste ed è proprio un soffio  in-separazione, un balbettio che passa dal baratro e quando meno te lo aspetti, ti porta  da altre parti. Come viaggiare in un altro mondo, pur restando qui. O, forse, si resta sul confine

fluttuante fra i mondi, provvisoriamente (cioè per ora).

NPAL Diary 08 10 014, in progress –  (continua 1).

I’m gonna have to put you down for a while

N.B.: post in progress, più che mai… ) sono in una condizione di “straripamento emotivo”, quindi posso scrivere solo a tratti, altrimenti resterei al pc, o a scrivere-disegnare su un quaderno, giorno e notte. Cè anche altro da fare… quindi, scriverò a tratti….  🙂

  11. 22 –  Da qualche tempo mi dedico a The Work  (oppure qui)  e la dinamica di ribaltare, ciò che avverto all’esterno verso di me diventa qualcosa che io, percependolo, agisco in me o verso l’altro,  è qualcosa che non ricevo ma che io stessa agisco più o meno in-consapevolmente verso me stessa o l’altro.

Oh yes, facciamola finita con le accuse agli altri, cominciando dai genitori, in questa vita e pure nelle altre …  Ora, eccomi di fronte alla mia connessione, assunzione di responsabilità ! Ad un certo punto il dramma-commedia  svanirà e “ribaltare” rivela   questo gioco  nella vita…   La consapevolezza responsabile prima si presenta , ogni tanto, svegliando lo spirito libero della gioia attraverso il rilascio della tensione, e poi, spesso ed infine, quasi sempre,  ad ogni passo incerto o troppo sicuro.

A proposito, c’è una sicurezza, a volte, che mi spaventa.  L’avverto forse più sovente negli altri, e quindi zac! Ribalto su di me, non è qualcun altro o qualcosa, all’esterno, a spaventarmi, son io, ed allora  mi chiedo: perché mi spavento?   Mi son trovata “da un’altra parte, scrivendo (ancora) e mi fermo qui.  Avevo cominciato a scrivere  perchè rileggendo una poesia-canzone di Bob Dylan mi ha infastidito o  toccato una sua frase, mi era  sembrata eccessiva ed allora l’ho ribaltata su di me. E’ questa:

“I found hopeless love in the room above

When the sun  and the weather were mild

You’re as  fine as wine,   I ain’t handing you no line

I’m gonna have to put you down for a while”

Huch’s Tune – BOB DYLAN

Un’altra domanda: ho scritto questo post invece di qualcosa d’altro simile ad un Report del Viaggio a Iona (sono appena tornata in Italia, almeno fisicamente)? Chissà Perchè … 🙂 . Comunque, continua … Grazie ❤

IMG_5951

NPAL Diary &Testimony

( 1 continua  – in progress )

 C l i c k    QUI 

8   e 9 . 8 . 014

Il report del Viaggio a Iona non arriva, ancora.

Ecco, invece:

Rastak Group è “a new ensemble for contemporary Persian folk music was formed as an experimental music group in 1997.  The group seeks to collect, record and interpret  traditional persian folk music for a global audience, incorporating language, culture and history also me ring traditional instruments and forms with contemporary rhythms. The musicians who comprise Rastak have graduated from the best universities in Iran and have done extensive  research into Persian folk music.”.

Non conoscevo questo gruppo ma il mio incontro con la musica persiana risale a tante, tante Lune fa. Quando portavo musica e soprattutto musica tradizionale dei mondi a scuola per le nostre lezioni. Quanti bei ricordi…!

Ora, dopo aver  incontrato questa musica per una fortunata (apparente) casualità,  sto ascoltando un dialogo, fra noi.   Provo ad azzardare  alcuni suoi argomenti. E’ un ensamble misto, donne ed uomini, tutti suonano con un’ispirazione , stanno giocando molto seriamente, proprio come sanno fare molto bene i bambini. Credono a quello che stanno facendo insieme e giocano, si giocano il confine o il limite fra di loro e l’universo, fra la loro cultura e tutte le altre.

Riascolto, e sento: la tromba del giudizio universale, il campanello del gatto, il battito ritmato del cuore e quello del bissare alla porta. Sento l’invocazione del vento e della pioggia, la disperazione della separazione e la gioia di scoprire che non esige e non esiste, sento lo strillo napoletano dei vicoli, di chi vendendo gioca la sopravvivenza, sento il pianto trattenuto nell’attesa che diventa di gioia o di morte a secondo se la “barca” arriva o no.

Ed intanto, sento l’accettazione, di essere insieme sempre, anche quando si è soli,  soprattutto … Grazie.

SHADOWS & GLARES-IMG_0836 - Versione 2

NPAL Travel & Meeting – British Museum, London, January 2014 – Man’s Clothes, recycled metal foll bottl-neck wrappers, copper wire                                                              by EL Anatsui, Ghana 1999 – 2001

MAN'S CLOTH BY  EL ANATSUI-IMG_0838 - Versione 3

“The traditional narrow-strip woven silk kente cloth of Ghana is a source of pride and a receptacle of cultural memories. It is a leitmotif that runs through much of El Anatsui’s work.

 He uses it to pursue the themes of the memory and loss, particularly the erosion of cultural values through unchecked consumerism, here symbolised by the bottle-neck wrappers.

Yet El Anatsui’s work is ultimately optimistic, in the case using cloth as a metaphor for both the fragility and the dynamism and strength of traditional clothes may be seen i the textiles section of the galleries.

El Anatsui (1944) was born in Ghana but since the 1970s has been working at Nsukka where he is professor of Sculpture at the University of Nigeria”.

Broken Bridge II – by El Anatsui   c  l  i  c  k 

NPAL Diary & Meetings – (2 continua – in progress)

Ring Them Bells

S

 

Suona, suona. Questa canzone che parla di fine e contemporaneamente di risveglio, come se fossero in fondo inseparati.                                  Non c’è risveglio  senza fine. E, la fine sta accadendo, ora.

 

“Non è  quello che dici, ma la voce che hai.  Come è diventata la tua voce, dopo innumerevoli pianti ed innumerevoli sorrisi, nell’uragano e nel sole. Sta camminando da lungo tempo, ancora. Non è se ti risveglierai ma dove sei ora, e se lo  sai … ! “.

 

Ritornare a Casa. Questo, ritorno, qui ora. Ascolto. E, mi sembra ad ogni minuto una nuova partenza, infinita,  qui, ora, verso casa … Grazie.

 

 

Le voci di Bob, vanno oltre il testo, mi portano a sentire un cambiamento che segna il momento presente, provvisorio, in continuo cambiamento, eppure nella “sua” eternità …

Thank you so much 🙂

 

NPAL Meetings and Memories 0607014     IMG_5637

 

 

 

P.S.: nei commenti, come al solito, lyric e riferimenti, in progress… (tanti sono ! 🙂