C a m b i a
<p
© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2005 / ’07
S t r a d’ A c q u a
Una foto insieme ad un’altra in un post di due anni fa. Eccola di nuovo, qui incontra un’altra immagine. Sembra diversa, ora.
Succede così anche a noi…?
C a m b i a
<p
© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2005 / ’07
S t r a d’ A c q u a
Una foto insieme ad un’altra in un post di due anni fa. Eccola di nuovo, qui incontra un’altra immagine. Sembra diversa, ora.
Succede così anche a noi…?
C a m b i a
<p
© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2005 / ’07
S t r a d A c q u a
Una foto insieme ad un’altra in un post di due anni fa. Eccola di nuovo. qui incontra un’altra immagine.Sembra diversa, ora.
Succede così anche a noi…?
G i r a
Un golf leggero color verde bosco lungo fino ai piedi ,come fosse una tunica, non basta. E allora, un cappotto sopra, oggi. Esco così, senza cappello e senza guanti. Ecchecavolo, è primavera!
C’è un vento che s’insinua perfino dove sosti al riparo. Soffia fra i capelli e fra le dita.
Le mani sopra il manubrio s’arrossano, irrigidite.
Ci vuole un caffè e una dolce nenia a decantare la voce d’inverno che dice alla primavera:”Ci sono ancora”. Inverno primaverile e primavera invernale.
“Ricorda, sempre un cerchio. Una ruota.”
Tiro sù il grande collo del coppotto, rialzo il vecchio foulard russo di mia nonna fin sotto il naso. Le roseline rosse di panno cucite in un angolo fanno capolino dal nero.
Penso alle gemme sui rami, alla guerra dovunque. Pedalo più in fretta. La natura richiama la nostra consapevolezza. Sconvolta, sconvolge. Si ribella all’eccidio. E noi?
© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2007
t r e m o
c l i c k
I s k o n s e r t
A sami joik and sound of ice
Attenzione, attenzione !
Questo post, scitto qualche giorno fa il 21 marzo, era sparito…L’ho trascritto ora. Chiedo scusa a Cenresig e Urubu:
i vostri commenti sono stati trscinati via insieme al post, non li ho cancellati io…Mi dispoiace.
kaapi
G i r a
Un golf leggero color verde bosco lungo fino ai piedi come fosse una tunica, non basta. E allora, un cappotto sopra, oggi. Esco così, senza cappello e senza guanti. Ecchecavolo, è primavera!
C’è un vento che s’insinua perfino dove sosti al riparo. Soffia fra i capelli e fra le dita.
Le mani sopra il manubrio s’arrossano irrigidite.
Ci vuole un caffè e una dolce nenia a decantare la voce d’inverno che dice alla primavera:”Ci sono ancora”. Inverno primaverile e primavera invernale.
“Ricorda, sempre un cerchio. Una ruota.”
Tiro sù il grande collo del cappotto, rialzo il vecchio foulard russo di mia nonna fin sotto il naso. Le roseline rosse di panno cucite in un angolo fanno capolino dal nero.
Penso alle gemme sui rami, alla guerra dovunque. Pedalo più in fretta. La natura richiama la nostra consapevolezza. Sconvolta, sconvolge. Si ribella all’eccidio. E noi?
© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2007
t r e m o
c l i c k
I s k o n s e r t
A sami joik and sound of ice
Attenzione, attenzione !
Questo pos, scitto qualche giorno fa il 21 marzo, era sparito…L’ho trascritto ora. Chiedo scusa a Cenresig e Urubu:
i vostri commenti sono stati trscinati via insieme al post, non li ho cancellati io…Mi dispiace.
kaapi
R e l A z i o n e
Oggi esco senza bici. M’incammino verso la metropolitana. Passo davanti alla Stecca dell’Isola. Dei giovani alti e scuri vestiti di molti colori sono all’ingresso, mi salutano ed io faccio lo stesso sorridendo. Dal cortile si sentono canti africani che sembrano un unico canto. Sono in tanti vicino ad un fuoco mentre altri vanno e vengono.
Scendo le scale e li vedo. Anzi prima li sento, un ragazzo ed una ragazza, parlano a voce alta. Come se fossero soli. Insulti alternati a richieste d’aiuto. Parlano contemporaneamente. Le parole si contrappongono, si respingono, si intrecciano disperatamente.
Ad un certo punto si abbracciano. E poi continuano. Si aprono un po’ e si chiudono di nuovo. Come una finestra davanti ad un muro.
Passo pensierosa. “Ah, le relazioni…! ”
© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2006 / 2007
d i a l o g o
R e l A z i o n e
Oggi esco senza bici. M’incammino verso la metropolitana. Passo davanti alla Stecca dell’Isola. Dei giovani alti e scuri vestiti di molti colori sono all’ingresso, mi salutano ed io faccio lo stesso sorridendo. Dal cortile si sentono canti africani che sembrano un unico canto. Sono in tanti vicino ad un fuoco mentre altri vanno e vengono.
Scendo le scale e li vedo. Anzi prima li sento, un ragazzo ed una ragazza, parlano a voce alta. Come se fossero soli. Insulti alternati a richieste d’aiuto. Parlano contemporaneamente. Le parole si contrappongono, si respingono, si intrecciano disperatamente.
Ad un certo punto si abbracciano. E poi continuano. Si aprono un po’ e si chiudono di nuovo. Come una finestra davanti ad un muro.
Passo pensierosa. “Ah, le relazioni…! ”
© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2006 / 2007
d i a l o g o
<font face="
non è semplice ricominciare,
soprattutto quando si tratta
di qualcosa che non si è mai finito
o, almeno, di sicuro non del tutto…
non è semplice spiegare
perché un giorno,
d’un tratto,
ci si ritrova d’improvviso a camminare
in un bosco
lontano da tutto
e da tutti,
eppure vicini
a qualcosa
che neppure si sa…
Foil
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non è semplice ricominciare,
soprattutto quando si tratta
di qualcosa che non si è mai finito
o, almeno, di sicuro non del tutto…
non è semplice spiegare
perché un giorno,
d’un tratto,
ci si ritrova d’improvviso a camminare
in un bosco
lontano da tutto
e da tutti,
eppure vicini
a qualcosa
che neppure si sa…
Foil
D a
s o t t o
<br
Ed ecco che dai denti sollevanti e mobili… da sotto i cuniculi del mastodonte… la sfinge, il molosso di pietra… da sotto le inferriate, le gabbie dei gladiatori del colosso ferroviario, tra leoni ruggenti nel marmo venne deposto al suolo il negro Dum Dum.
Aveva un sacco a tracolla e una grande spina ricurva sulle spalle…era lunga almeno due metri e mezzo e avvolta da stuoie arrotolate. La portava su uno dei carrelli a noleggio della stazione, un carrello con i denti da pesce-sega.
Se ne andava a spasso così, verso l’uscita, sempre avvolto dalla sua apnea di cosmonauta galeggiava avulso dal tutto il mondo circostante. Poi la srotolò dalle amache che ci aveva arrotolato attorno e la mostrò.
La costola era una virgola, un amo, il collo di un cigno, insomma un gesto incorniciato.
” Basta l’osso, vedi, per darti l’idea della balena che c’è dietro.”
Vinicio Capossela – ” La costola di Garopoba ”
in “Non si muore tutte le mattine”
© lab Harambèe – Milano & Altrove, 12 Marzo 2007
d e n t r o
<br
Mi era restato fra le orecchie questo vuoto interno di balena, descritto fra i denti. Durante il sonno.
Poi la sveglia. Poco dopo, passando dalla stazione, forse la stessa raccontata, la vidi. Stampata fra le parole di una crociera. La vidi ormai persa, mancare all’oceano.
O t t o
Più pesante di un ramo di Mimosa…
Eppure, guardando i tuoi polsi sottili, contemplo.
Vivere.
© lab Harambèe – Milano & Altrove, 8 Marzo 2007
s o t t o s o p r a