“Niente è come sembra. Ogni forma separata non esiste. Tutto e’ un’unica Vibrazione di Amore Infinito autoessente e autocosciente di intelligenza illimitata dolcissima.
Noi Uno Siamo Quello. Il bene e il male sono un gioco, me e te una illusione ottica, la morte una bugia; tragedie, dolori e disgrazie tornaconti di una volonta’ aliena créduta reale, scelte inconsapevoli i cui apparenti effetti hanno lo scopo di testimoniare la tragicità del mondo.
Ma niente di tutto questo e’ reale. Niente di tutto questo sebbene sotto i nostri occhi è mai accaduto.E solo guarendo i nostri cuori e scegliendo di riconnetterci allá Verita’ possiamo vedere chi siamo con gli occhi dell’amore che siamo.
Allora questa specie di automaledizione dimenticata si scioglie e la benedizione regna ovunquesenza essersene mai andata.
Le fiabe per bambini ci hanno sempre suggerito una Verita’ scordata ma sempre presente e allá nostra portata.
Dobbiamo sceglierla continuamente guardando oltre le apparenze.”
– Alessandra Nanni – E, grazie a Rita Persichini per questa citazione sulla sua pagina Fb).
Oh sì, un altro post in sospeso . . . in progress!
N.B.: Tornerò presto qui per continuare a scrivere ‘in doppio’, sia questo post sia quello precedente (a metà e metà), riuniti 🙂
Per modo di dire … dicendolo mi prendo un piccolo spazio per retrocedere segretamente da quello che ho appena detto, prima.
In inglese ho trovato alcune traduzioni, ed ho preferito questa: as a figure of speech, perchè? Indicando una “figura retorica” mi sembra riferisca l’accadere o il mostrar/si di “figura”, per una specie di spettacolo privato o pubblico. Parlare ad una platea o da una platea. Senza teatro, però e senza un vero spettacolo, probabilmente.
Nella distanza fra teatro dello spettacolo e società dello spettacolo ci sta la grande differenza, un mondo o più, direi! Fra l’origine sacra dello spettacolo rituale (idolo, maschera, sacra rappresentazione e cerimonia) e l’edizione rappresentativa) della società dei consumi ce ne corre, davvero, di differenza. Non più “investiti dalla divinità”, attori autentici sotto la maschera ed il travestimento, ma consumatori che comprano e (si) vendono come figure partecipi di un teatrino-organizzazione di consenso pilotato. Merci per messaggi mercificati.
Qual’è il problema? Vivere in un teatrino senza saperlo. Per modo di dire uno spettacolo, per modo di dire vivere.
Farnetico e cosa c’entra o centra questa specie di post con quella “figura retorica”? Non so, ma stiamo attenti a non essere, oltre che a farle, “figure di merda” (e almeno, cerchiamo di accorgercene) … Oh, l’ho detto.
(scrittura veloce, un po’ puzzolente e comunque, in progress … :-).
Post Scriptum: 2 . 4. 2019
Gli Esquimesi si baciano annusandosi accuratamente (con una cerimonia antica che ancora conserva il suo valore). Con loro non si possono fare, o essere tantomeno, “figure di merda”. Subito si sarebbe riconosciuti e mandati a camminare sul “Ghiaccio sottile” (Icewisdom). . . per aiutare un nostro rinnovamento ?! 🙂
“Non importa se vedi in Bianco e Nero o a Colori. Ascolta . . .
C’è un vento pazzesco, tutto ondeggia, in cielo ed in terra. Anche la macchina sopraffata dal movimento dell’aria e mio, sposta immagini oltre l’obiettivo, fotografando un’imprevista inquadratura. Mentre, quella rimasta fuori si libera, potrebbe raggiungere tutte le altre immagini liberate, chissà dove?
“Quando non puoi vedere, ascolti.”
NPAL Lab – “Blowing in the Wind”- Findhorn & Elsewhere, August/September 2012
(continua – in progress)
26 . 7 . 2019
Quando comincio a raccontare, spesso non so se farlo con un tempo presente o passato prossimo o remoto. Il racconto, a volte è un ospite inatteso, si manifesta poco a poco. Questo, accade nel presente (sono, sei). Se evoca dal passato ciò che già era accaduto o non accaduto , acoltando sento altre storie (ero, eravamo, eravate, erano). Ricordo, o non ricordo, mi è accaduto o l’ho sognato e, che differenza ci sarebbe?
Parlare del tempo non è una negazione (c’è stato o non).
Piuttosto, chiedersi “chi sono?” sia una domanda (esssere presenti mentre lo si chiede, con umiltà non sottomessa e spirito bambino) nei limiti consentiti dalla trasformazione della nostra consapevolezza che invecchiando può consentirci nuovi inizi … ?
NPAL LAb Exhibition & Illusion, Milan & Elsewhere 2012
“A volte, non c’è confine fra domanda e risposta.”
Viaggiano insieme, oltre confine. E, se “la risposta è dentro di te”, è importante non essere soltanto, o sempre, fuori . . . ;.)
(continua – in progress)
7 . 2 . 2019
La distanza fra due immagini di paesaggi potrebbe essere intesa come uno spazio da percorrere, a piedi o in volo, da soli o iinsiemead altri, con un mezzo di trasporto, o senza.
Un cammino o un volo, accade fra cielo e terra, sulla terra in questa cosidetta terza dimensione o nelle altre. Trovarsi nello stesso viaggio in questa o in altre realtà multidimensional, fa una certa differenza, ma se navighi davvero ad un certo punto sei oltre confine, per ipotesi… Come esserne mai certi? (no separation) 🙂
NPAL Lab – Diary & Journey “Passano e ripassano” via Corelli, Milano & Altrove 27 Febbraio 2019
(- continua)
28 . 2 . 2019
Immagine di treni in transito, tanti viaggi tra di loro, intervalli, immagini, cambiamenti. Sospirando canto Amapola, perchè ne sento l’aria. Ed adesso, scusatemi, vado a cercare quel libro “Il Viaggiatore Notturno” di Maurizio Maggiani.
Si, proprio quel libro che mi aveva fatto ricordare di aver sentito cantare quella canzone da mio nonno Felice, sottovooce, quando cantava ormai solo così, spesso da solo davanti alla finestra, dopo aver condiviso, da giovane, per tanti anni la sua voce con un coro. Quanti ricordi vissuti o, ascoltati raccontare.
Mia mamma Renata, piccola piccola, lo accompagnava quando lui andava a cantare nel coro, verso sera. E poi, lei seduta ad ascoltare, seguiva lui in silenzio, intanto imparava le canzoni di un vasto repertorio di generi musicali diversi. Per tornare a casa, a notte fatta, con la sua manina nella tasca grande del cappotto del suo papà altissimo, bellissimo e dolcissimo. Credo di aver ereditto quel senso dell’essere compagni musicali, sonori nel vivere, anche condividendo il silenzio. Grazie.
Quando, non molto tempo fa, ho comimciato ad essere rassicurata nell’ascolto, piuttosto che nell’essere ascoltata, ho cominciato ad intendere come il bisogno di raccontare prescinda dall’ascoltare, ascoltarsi nell’essere “insieme” (anche se l’altro non c’è o non si vede). Però, per questo… working in progress, mentre sta arrivando un’altra Primavera!
Ho preso tanti treni nella mia vita e quanti ne ho persi! Ne resta una immagine mossa, di tracce sempre in divenire. Perchè, in fondo, un viaggio non è mai finito e le mete sono sempre in movimento fra loro. Un treno in transito questo lo sa…
Il viaggio non va atteso, va vissuto in ogni momento, dovunque tu sia, lo spirito del viaggio è sempre con te. Non sei mai solo nè fermo.
“Non aspettare di partire, comincia a viaggiare dove sei, anche se sei seduta davanti alla finestra della tua stanza.”
(lascia andar via i pensieri ed ascolta. Forse, c’è una storia che è appena partita e sta arrivando da te … )
Kaapi Carla Barnabei – NPAL Lab “Waiting for a Tales” – Findhorn Foundation – 2012
“Non sono le persone che fanno i viaggi, ma i viaggi che fanno le persone”.
John Steinbeck
(- continua)
3 . 3 . 2019
NPAL Lab – Diary & Journey “Listening”, Milan and Elsewhere, 3 March 2019
“Nell’Acqua c’è uno Specchio. E, nello specchio il fluire dell’immagini, chissà dove.”
Le immagini riflesse, come treni d’altra dimensione, vanno Altrove?
P.S.: Il viaggio mi porti “qui”, dove sono. Nessun confine vorrei percepire ( rilasciando l’illusione di percepirlo) 🙂
(in progress)
ore 21.47
Lascio qui un paio di appunti per la mia ricerca sulla esperienza passata ed in progress “Mappe per/del Silenzio”. Titolo assolutamente indicativo, provvisorio ed in trasformazione. Insomma, per il poco che ne so, una storia multidimensionale di segni sonori ed in-visibili . Spazi e mondi.
Da anni ci penso e l’incontro con il khoomi mongolo a Ulan Batar (Giugno 2018), la mia resa (“non ce la faccio a cantare così, riconosco il mio limite e, ti seguirò ascoltandoti, fino all’infinito”) e la testimonianza del maestro (che emozione risentirlo nel video!) hanno segnato una svolta facendomi da ponte nella nebbia.
* (ho trovato la prima di queste tracce sottostanti, sbirciando fra i vecchi post del 2007 per la prima, e da questa ho trovato la successiva 🙂 o procedo, quando non sto ferma per associazioni e per incontro con “quello che arriva” o trovo.. Si rinnova la gratitudine che ho sentito allora e sento ora. Grazie 🙂
(fantastico, ascoltare tutte e tre le tracce, video, contemponeamente . . . ) 🙂
(in progress)
4 . 3 . 019
** Procedo, quando non sto ferma, per associazioni e per incontro con “quello che arriva” o trovo (siano parole, immagini o suoni).
“Oddio, mi devo preoccupare? Ogni inizio avrà una fine e viceversa, ma ogni volta, che fatica! Chissà, se avrò ancora la forza necessaria …
Ormai, capelli bianchi e schiena curva ho. Saprò ancora inchinarmi ad un Fiore ed al Fulmine?”
(continua – in progress)
1.
Dialogo – NPAL Lab 04032013
25 . 11 . 2018
Cosa è davvero essenziale per un Dialogo, per comunicare davvero, e non solo per trasmettere o ricevere parole?
“Ascoltare ed ascoltarsi. Ed imparare ad ascoltare il suono di un discorso, non il suo significato codificato attraverso i linguaggi. Aprirsi all’essenziale,”
Sì, 🙂 Riconoscere la musica, tam-tam, drin-drin, op-op-ooop! Ed anche le stonature, le indecisioni, gli errori?
“Se ci sono note in sospeso puoi attendere, ma intanto ascoltare il vento, chiamalo!”
Il canto come una invocazione e come un ponte fra le realtà ed i mondi. Contemplare chi è di fronte a noi come se fosse un albero, che accoglie ogni sua foglia, sempre libera di cambiare e poi, d’andare via.
2.
“Nell’altro, davanti a te come uno specchio, c’è un volo (espresso, trattenuto o invisibile), così come in te!”
2. “Three” – Iona Island – Findorn Foundation Rose Cottage 1808016
3. “Handmade and Self-Done” workshop – Findormn Foundation 0608014
4. “No Title” – Zavhan Valley 08017
5. Phonix (Flames and Empty Eyese) from web
29 . 11 . 2018
Qualche giorno fa, ho scritto qui ed allegato, via via, delle foto prese a caso, ed ho continuato a scrivere. Di solito faccio così, comincio a scivere, cerco delle foto (dalla libreria del blog, dal pc o dal web)), punto il mouse a caso, o quasi, ed incollo uno o più immagini. Poi, spesso proprio guardandole seguito a scrivere, ascoltando. Alla fine, lascio il post in progress, aperto ad un nuovo inizio. Quando, ritorno qui, allego un’altra foto o più, e così via. A volte, sorprendendomi per quello che ri-trovo.
Adesso, rileggendo mi sono accorta come l’ultima foto, sia attinente alla trasformazione ed alla rinascita… Condizione indispensabile per ascoltare davvero ( a riparo da condizionamenti e patemi)! Ma, me ne ero accorta prima? No. Quell’immagine era già stata pubblicata nel blog tempo fa. Vorrei cercare quel post e fare una ricerca in tema.
(continua)
NPAL Lab – “Forgiveness” 2014 – Iona Island
Quello della fenice non sembra solo un mito sulla rinascita, dopo la morte. Racconta un’avventura, sin dall’inizio.
Questa creatura smagliante di vibrazioni luminose dell’intensità dello spettro visivo ed in parte d’Arcobaleno, comincia subito a cercare ciò che la porterà a costruire la sua ultima dimora su un albero. Subito, si circonda di suoni del volo e di profumi, saranno rametti speziali a diventare giaciglio della sua provvisoria dimora e tomba che sarà incendiata dai raggi dal sole. E, poco a poco, bruceranno insieme, consumanadosi fra luce e profumi, diventando cenere. Proprio da quelle ceneri balsamiche ed odorose una larva o un uovo, piccoli, nascerà la nuova Fenice. Avrà continuità verso il Passato e verso il Futuro, contemporaneamente. Percorrerà la sua avventur fino in fondo. E, durante il cambiamento, canterà.
Il suo canto, sospeso fra lamento e grido, sia di monito alla paura del cambiamento e alla sfiducia nell’incertezza ( quella sospesa fra la sicurezza ed il cambiamento). Ascoltiamola. il suo canto guida, dalla Luce all’Ombra, dal volo alla stasi ed al riposo. cova la propria morte cantando. Rinascerà rinnovando il canto.
Mi piace immaginare, il suo canto, in divenire fra il vagito della nascita ed il grido che invoca la dipartita ed il ritorno a Casa.
“Il canto come invocazione che diventa ponte fra le realtà ed i mondi.”
(continua)
Riferimenti e bibliografia (in progress):
– “Il potere del mito” e “L’eroe dai mille volti” (e tutti gli altri libri di ) Joseph Campbell
– “Il mito della fenice in Oriente ed Occidente” Francersco Zambon e Alessandro Grossato di – ed. Marsilio
– “L’occhio della fenice” Umberto Capotummino – ed. Sakhem
Lascio qui un link, come un appunto, dopo un regalo ricevuto.
sto cercando di non confondermi, rispetto ai richiami di faccende pratiche: sto cercando di risolvere (730, ccek-in imprevisti che poi, si rivelano incontri) e sento che il mio sguardo s’apre all’inaspettato.
Una paura smette di angustiare e ti porta proprio lì, dove non avresti mai creduto di poter andare, eppure ci sei ed ascolti, ci stai bene.
Ci stai bene, perché non giudichi ed ascolti . . . ? Come se fosse una musica: quello che accade non è quello che ti aspetti o che vedi, è quello che ascolti, quello che senti: ecco, il verbo sentire espande verso un ascolto incondizionato, diventa una scoperta, s’apre alla meraviglia come stato inaspettato di miracolo o semplicemente d’essere bambino, di nuovo 🙂
Hello darkness, my old friend I’ve come to talk with you again Because a vision softly creeping Left its seeds while I was sleeping And the vision that was planted in my brain Still remains Within the sound of silence
In restless dreams I walked alone Narrow streets of cobblestone ‘Neath the halo of a streetlamp I turned my collar to the cold and damp When my eyes were stabbed by the flash of a neon light That split the night And touched the sound of silence
And in the naked light I saw Ten thousand people, maybe more People talking without speaking People hearing without listening People writing songs that voices never share No one dare Disturb the sound of silence
“Fools” said I, “You do not know Silence like a cancer grows Hear my words that I might teach you Take my arms that I might reach you” But my words like silent raindrops fell And echoed in the wells of silence
And the people bowed and prayed To the neon god they made And the sign flashed out its warning In the words that it was forming And the sign said “The words of the prophets Are written on the subway walls And tenement halls And whispered in the sounds of silence”
“Lasciati e trovati. e poi , lasciati di nuovo . . . “
Era scritto a mano. La calligrafia leggera, pendeva un po’ di qua ed un po’ di là, come se volasse sopra la riga che usualmente guida in un direzione.
E’ una mappa d’appartenenza.
La mappa è invisibile ed anche l’apparenza, lo è. Lo saranno, se davvero appartengono ad uno spazio indiviso (non uno spazio rappresentato, codificato, confinato, classificato, temuto od amato, venduto o perduto, ecc,). Là, dove non c’è separazione di forma, valore e tempo, fra noi, intendendo me, (tutte le parti di me), e te (tutte le parti di te) o lei (tutte le sue parti, lui (tutte le parti in lui).
Più grande sarà la libertà di stare lontano e vicino, più grande sarà lo spazio… verso una dimensione non misurabile, inseperata. C’è un percorso da fare, potrebbe già essere in corso, sicuramente non avrà un punto di arrivo ( e, forse, neanche di ritorno)!
*2. NPAL “No Border” – 10062013, Milan & Elsewhere
NPAl Diary & Journey 1606017 (in progress)
19 . 06 . 2017
Once upon a time you dressed so fine
You threw the bums a dime in your prime, didn’t you?
People’d call, say, “Beware doll, you’re bound to fall”
You thought they were all kiddin’ you
You used to laugh about
Everybody that was hangin’ out
Now you don’t talk so loud
Now you don’t seem so proud
About having to be scrounging for your next meal.
How does it feel
How does it feel
To be without a home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
You’ve gone to the finest school all right, Miss Lonely
But you know you only used to get juiced in it
And nobody has ever taught you how to live on the street
And now you find out you’re gonna have to get used to it
You said you’d never compromise
With the mystery tramp, but now you realize
He’s not selling any alibis
As you stare into the vacuum of his eyes
And ask him do you want to make a deal?
How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
You never turned around to see the frowns on the jugglers and the clowns
When they all come down and did tricks for you
You never understood that it ain’t no good
You shouldn’t let other people get your kicks for you
You used to ride on the chrome horse with your diplomat
Who carried on his shoulder a Siamese cat
Ain’t it hard when you discover that
He really wasn’t where it’s at
After he took from you everything he could steal.
How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
Princess on the steeple and all the pretty people
They’re drinkin’, thinkin’ that they got it made
Exchanging all kinds of precious gifts and things
But you’d better lift your diamond ring, you’d better pawn it babe
You used to be so amused
At Napoleon in rags and the language that he used
Go to him now, he calls you, you can’t refuse
When you got nothing, you got nothing to lose
You’re invisible now, you got no secrets to conceal.
How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
Oggi, riascoltando questa canzone, ri-trovo una testimonianza che testimonia una condizione per tutti di una discesa là sotto, in quel punto detto “di non ritorno”, nel senso che comunque ritornerai da qualche parte, ma non sarà più la stessa. In quel punto, capire che è stata una fortuna arrivare fin li’ e, morire nella personalità di chi credevi d’essere e credevano tu fossi.
Essere, almeno una volta in questa vita come “Like a rolliing I stone”, rilasciare le certezze, rischiarle e vivere da mendicante, senza mendicare. Lasciare la maschera che consentiva di medicare celando quell’elemosina da “ricchi”. E, mendicare davvero, senza più maschera.
Liberarsene e, senza saperlo al momento, trovare la consapevolezza e trasformare quel mendicare nel viaggio di chi porge la ciotola vuota agli altri, senza nome e, soprattutto, apprezzandola, sia vuota sia piena:
“Accetta ed onora quel dono che è anche il vuoto”.
Apprezzare e celebrare quel vuoto, soprattutto dentro di sé. Uno spazio che si sta liberando, un ritorno a casa, dolce, struggente, misterioso, indescrivibile. Tutto scompare 🙂
Qualcosa resta? Sì, seguire la musica, il canto che percepisci dentro di te e qualche volta anche fuori, come quando ascolti davvero.
Ascoltare davvero è , sia seguire una voce quando corrisponde ad un ritmo che ti annienta e ti fa rinascere, trasformata.. sia accettare altri ritmi e trovare una distanza…ma continuando a cantare ?
Invece, se la preoccupazione è dentro di te, in te, bisogna occuparsene.
Il verbo “occupare” mi ha sempre affascinato, perché ha, in sè, due opposti (o contrari apparenti): essere occupato nell’impegno, fuori e magari pure dentro,ed essere occupati da altri od altro, fuori ed anche dentro.
Quante sfumature in questa apparente contrapposizione, uniscono gli opposti! E, quanti interrogativi.
Essere impegnato in un lavoro, in una attività, in una passione, fuori o dentro , senza separazione (dentro/fuori( ovunque (tempo e luogo)? Essere occupati, tenuti in pugno, controllati da altri o altro, fuori (e magari fin dentro di noi, in fondo) e o essere inconsapevolmente occupati, condizionati, controllati, manipolati da parti di noi, dentro, che agiscono, spesso a nostra insaputa, sottomettendo le altre parti (di noi) ed, a volte, persino l’anima?
“Alla mia età veneranda, sto scoprendo, anzi sono scoperta da Spirito Bambino e, mi chiedo sorridendo se tutte quelle divisioni dalla mente (mia ed altrui) puntigliosamente definite, esistano, o se esistano solo come differenze di sfumature. Come se, fra due opposti, esistesse una gamma di tonalità in divenire, viva, libera da ogni nostra di controllo, che trasformi continuamente gli opposti e la presunta separazione in altro da sé stessi, (e da “noi”), esprimendo una distanza. Una distanza, una terza possibilità , a sua volta, possa espandersi come creatura differenziandosi e comunque, restando inseparata in connessione con la sua ( e nostra) Origine.
E, di fronte a questo miracolo in divenire, all’alba ed al tramonto, puoi stare in silenzio, ad ascoltare.
Storie arrivano, ti confortano e, quando sarai abbastanza confortato/a, o anche solo un pochino sollevato/a, cambieranno sconfinando. Forse potrai trovarti in un altro paesaggio, in un’altra storia. No, non cercare di classificarla, di darle titolo o di venderla. Non è tua e va, va…. Continuerà. Potrai seguirla? Chiediglielo e, chieditelo.
E, magari partirai, o sarai già, in Viaggio!”.
2.
“Ora. ti chiedo: chi sono?”
“Sei un artista! Perché non lo vuoi ammettere?”.
“Lo sai quanto io resti perplessa o infastidita, per questa parola… Sto cercando il perché, da tanto. Intanto lasciami dire : mi sento , più che altro, una semplice cantastorie ma, da come sento, non sono io, son le storie a cantare … Sì , e le ringrazio, sempre! .
E, ti chiedo di nuovo (sai già, a quale proposito). Sono un canale (di racconti e d’immagini che non sono mie, arrivano e vanno)? Come un Bastimento raggiunge la Riva, ci raggiungono e poi, ci lasciano, ma sempre fra noi, l’Oceano . . .” 🙂
Grazie grazie, sempre.
3.
NPAL Diary & Meetings, Mongolia, August 2015
2. NPAL Diary & Journey – Provisional Installation, Milan 2014
3. NPAL Diary & Journey – HorseS and Infinity – Mongolia , September 2015
Insomma, contemplare senza un perché, senza un’aspettativa, senza un tornaconto o un ritorno.
Stare lì, stare qui, senza un preciso scopo. Soltanto stare qui. Ed è tanto (senza confine).
“Non dare misura all’Infinito, Amore (mio & tuo)”
Nostro, non è una misura, una specialità, un possesso un’organizzazione. Semplicemente, è non-separazione. Sentendo la pacifica assenza (di chi, di cosa?).
Grazie 🙂
Sto partendo, pe Terre lontane, agognate, per la conclusione e, forse, l’inizio di un’altra fase di vita . Il mio non-testamento testimonia una difficoltà a stare qui, ed anche, a cogliere il volo, perché ancora non capisco la differenza fra qui e stare oltre (se).
Così, mi perdo, comunque, e mi ritrovo nel Viaggio.
“Partire è un po’ come morire.”
Parto per la Terra dei Nomadi Guerrierieri/e, Iniziando dalla capitale in movimento (accampamento nomade) , in trasformazione.
Partire è stare in un nomadismo che segue spostamenti geografici ma è stabile alla Radice?!
Nessuna contrapposizione fra restare e muoversi, se si riconosce il processo di trasformazione a cui tutti apparteniamo.
Thanks, again.
Dicevi:
“Tornare a casa è restare qui, ora.
Non esiste un prima ed un dopo, un qua e là, separando nella visione te (me. chiunque) dall’ infinito”.
(anche la congiunzione (“e”) invece dell’opposizion (o””) potrebbe essere separante?
Partire, perdere e ritrovare. Cosa? un abbraccio che “è stato” e più non è, lo stesso.
“Apparentemente non c’è più, eppure lo sento”.
Ecco, ci sono una bambina ed una donna, non sono proprio separate mai, ma hanno, a volte, problemi di comunicazione tra loro.
Se una di loro ha il sopravvento, l’altra si assenta. Così, si perpetua una dinamica. L’altra aspetta di essere riconosciuta, e nell’ombra, si spegne.
E’ una storia semplice, urla e silenzi, svenimenti e svanimenti, lampi di luci e buio pesto. Cantando ed urlando, sopirando o tacendo ciò che non si riesce a dire. Il tempo passa?
Storia di una separazione apparente, illusoria. Storia di riconciliazione e scoperta di un spazio, che non è di nessuno… Ed d è di tutti, libero. C’è un viaggio in sospeso (andare via e ritornare).
E’ lo spazio di un abbraccio perduto e, ritrovato.
NPAL Diary 19 12 014
“Avevo come la sensazione di voler abbracciare qualcuno, ma senza sapere perché.” da: “El Abrazo Partido”
“Da tempo, stava arrancando, anche in pianura. nella casa così sospesa fra un ritorno di cose ed idee partite e tornate indietro. Tornare indietro, come se fosse un’altra. Quella che sta diventando.”
Qui, al sesto piano, mi pare che la sospensione drammatizzi un volo e, come se fosse già avvenuto, guardo giù.
1.
“Vorrei scendere.”, disse. Eppure, stava camminando su un sentiero che era una strada.”
“Vorrei scendere”, si trovò a ripetere.”
Ed improvvisamente, tutti i grattacieli scompaiono insieme ai falsificati Boschi verticali. Ne restarono poche tracce, come pozzanghere.
NPAL 3011014 Diary (listening to the Vision of Joanna, again)
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Visions of Johanna – Portsmouth UK, Summer 2000 –
1. NPAL Diary in Transit – London, WhiteChapel Gallery, January 2014
(altre limmagini in progress, prossimamente, cioè presto 🙂
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P.S.: Come on, jump on and spring up . . . !
2 12 . 014
“Fai il primo passo nella fede: Non hai bisogno di vedere tutta la scala, basta fare il primo passo.”