“Però, senza l’accento è un Albero . . . “.

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*  NPAL Diary & Journey, Mongolia, August/eptember2015

Lascio un appunto, qui.

Come una Mollica di Pollicino, per poter tornare indietro anche se, ritornare non sempre ti riporta da dove, credi o credevi, di essere partito:

“L’Acqua diventa Ramo. I Rami diventano Acqua.

Trema il Fulmine  così vicino alla Stella.  

Ho rivisto “Abrazo de la Serpiente”, ci sono tornata (per caso?) sospinta, come una barchetta di carta, dal Vento, da un link ritrovato in Fb.  Ho sentito che mi parlava, parlava proprio alla parte di me che vuole “partire, senza scappare, però…”.

“Da cosa potresti scappare?”

Da qui….

“Oh, non puoi!  Qui e là sei sempre tu, oppure non lo sei, mai.”

Preferisco la seconda ipotesi.

“Sì, però però arrivarci è un Viaggio!”

Va bene. Mi aiuteresti a partire?

“Lo stai facendo, anzi sei già in viaggio.  Ascolta!

(la meta non è il viaggio).

Sì, ascolta,  il tuo Canto ti sta cercando . . .”

Grazie.

28 . 5 . . 2017

“Qualunque sia il tuo dolore e la tua pretesa o ricerca di guarigione, ascolta. Ascoltati, trova il confine, là dove ascoltare è ascoltarti ma rimane ascoltare. Là, oltre alla tua persona/lità. Ascolta.
Ascoltati ascoltando, con umiltà e semplicità, vai oltre. Riconosci la tua paura, ascoltala,
Qualunque mezzo sarà buono se alla fine lo rilascerai. Non cercare scorciatoie e se le troverai, ringrazia! …  Fino ad allora, o finora, non si sa in quale vita o quando, vai, vai, vai…. e resta andando e, vai restando.
Mi intendi?”-

(così, sento diverse voci nello stesso o canto, e sono una…).

La tua voce è un canto, e come un canto, seguo il ritmo del respiro, il mio che non è solo mio … vado e resto, resto e vado. La bambina in me, non è negata e non comanda  più. Riconosce il Cerchio e partecipa, lieve.

Così, sento  diverse voci nello stesso canto, e sono una…

La naturalezza è l’unico potere, autentico.

GRAZIE!

NPAL diary & Journey 2805017, Here & Elsewhere

28 . 5 . 017

Mi sono svegliata, con l’immagine (la prima, qui sopra), davanti agli occhi.

Ho risentito quella emozione di disturbo, della scorsa   estate in Siberia,  quando ci siamo incontrati con Olga. Eravamo un gruppo  in un seminario-Viaggio, non un tour turistico (senza offesa per Alpitour), eppure mi sono sentita come in un safari, davanti agli obiettivi, cellulari e macchine fotografiche: la sciamana Olga nella sua stupenda casina, di quattro  per quattro metri, ci guardava con severità e compassione.

Cellulari in mano e macchine fotografiche pronte, riflessi condizionati di ripresa e giudizio. Tutto pronto.

Alla fine, si è fatta fotografare. Così piccola, così di un altro Mondo (un Ponte fra i Mondi). Si stringeva al figlio e… non so scriverne.                                                                     Le foto son venute tutte sfocate, che coincidenza! Io mi sono sentita svenire, avrei voluto svanire, del tutto!

Da allora, per ogni tipo di rappresentazione, sento una diffidenza che sto cercando d’esplorare. Forse l’ho sempre sentita per l’arte, meno per la fotografia,  ma ora è riemersa potente.  Hanno detto  che fotografare ruba l’anima.  Magari non ruberà l’anima, ma la disturba! Se  “fissi” in un’immagine permanente, qualcosa o qualcuno   separandolo, dalla sua appartenenza multidimensionale, e mostrarlo come una “figurina”, l’anima è disturbata, e soffre.  Ed, ad soffrire è anche la nostra anima.  Mentre  l’ego gongola?

Ecco il ricordo, di una foto che non ho fatto.

Le fiamme del fascio di rami di Ginepro per la fumigazione si espandono nella piccolissima stanza, dove il gruppo è voluto entrare insieme, invece di rispettare la richiesta (10 per volta); cadevano ovunque i lapilli , alla fin del rituale di guarigione , che non descrivo.   Avete presente l’energia del Vulcano?   Eravamo indifesi,   in balia del Mistero.

Le presenze (umane) erano troppe, troppo pesanti, e pensavano senza sosta, giudicando, classificando? Olè!   Un dente si è spezzato (sarebbe potuto rompersi ben altro, più gravemente. Quante, quante paure sono emerse, urlanti! . Molti rimproveri indignati : era una sciamana esagerata, non avrebbe dovuto fare così, “Gli sciamani non sono aggressivi, non lasciano tracce sul corpo… “.

                                                                 Pensavano di essere ad uno spettacolo e lo spettacolo li aveva troppo spaventati?  Davanti alla potenza della naturalezza ci si può spaventare, d’accordo.  Dipende dal tuo Intento, e dal tuo “bisogno”,  cosa ti succede.  Puoi scappare, giudicare, cercare scampo dall’abbandono, oppure arrenderti, inchinarti e ringraziare, davvero, o altro.  A te la scelta.  E, basta. Non è uno spettacolo (di magia).

Ormai, tutto può essere documentato (ed essere consultabile in rete, su youtube o altro). Tutto, tranne l’invisibile. Rispettiamo almeno quello. E, chiediamo(ci)  quale potrebbe essere  la causa di tutta questa compulsione di rappresentazione. La risposta potrebbe essere davvero interessante, un viaggio avventuroso e magari pericoloso, dentro di noi.

La nostra personalità  è terrorizzata dalla perdita di controllo, corre al riparo, si nasconde con maschere affascinanti, o terrificanti,  e ci fa credere che siamo noi quello che sembriamo, crediamo o ci fanno credere, di essere o dover essere.”

 Il Teatro delle Origini, lo sa,  usa le maschere per rappresentare l’invisibile, che tale rimane, segreto. Se lo contatti muori, da vivo , e lo sai, non sarai più lo stesso, vivendo .

 La naturalezza è l’unico potere, autentico, riunisce  le parti separate, è una connessione, non una contrapposizione,

 “Vivi in battaglia, dentro di te, per la pace. In viaggio, disarmata, ma non senz’armi. Da sola, ma non separata.Non pretendere. Ascolta. Ora. “

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Pubblicità, Milano MM1, fermata di Piazza Loreto

(qualcuno cerca di rendersi invisibile 🙂 )

NPAL Diary & Journey 28052017

Non solo (a me).

*1.

Questo è un posto a cui appartengo, ma non è al posto che appartengo veramente.

Appartengo a ciò a cui il posto stesso appartiene. Ed è un’appartenenza,  che sto scoprendo o che si sta rivelando. Non solo a me, si sta rivelando . . . . Perchè?

Siamo indivisi, e scoprirlo è un percorso.

Sì, è un percorso e , come tale attraversa e si fa attraversare, oltre  (o nonostante), le parole, le aspettative e , soprattutto, oltre ogni catalogo o catalogazione . . .

 “Si tratta di affidarsi, e non di con-trattare . . . “

Dicevi, come una Nuvola nel Cielo. Sussurrava il Vento.

Sì, le  Nuvole sussurrano, altrimenti come potrebbero cambiare forma… ?   Il Vento le attraversa mentre insieme cantano.  Oltre è un luogo (o non-luogo) esiste, non è speciale.  Lì, non è dove sei di più ( o meno) , ma senza misura sei , così vicino al Niente che ancora temi (?).

   Oh,  (mi) fai delle domande meravigliose, non sono inquisitorie.  Sono un dono, aprono mondi da esplorare.

*2.

Ti ringrazio.

o

E,  questa gratitudine è una chiave che apre la mia porta chiusa, e chiude la mia porta aperta.  Libera (me ) da paure ed entusiasmi (chiusure & aperture), riconosce il confine.

Il confine,  esiste?

Vivrò ancora, con me e con te, per scoprirlo.

E tu, invisibile, trasformerai ogni domanda. Fino  fondo, là dove non c’è misura o fine separata da un altro inizio.

Grazie. 🙂

*3.

*** 1, 2, 3

NPAL  diary & Journey –  Gobi Desert & Elsewhere, Summer 2015

(in progress – 1705017)

“Abbiamo tanti legami con luoghi dove abbiamo vissuto che ci sembra più facile, lasciandoli, lasciare noi stessi.”  –  Marguerite Yourcenar