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R e s i s t o n o
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lab Harambèe – Milano & Altrove, molto vicino a casa – aprile 2005
1.
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R e s i s t o n o
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lab Harambèe – Milano & Altrove, molto vicino a casa – aprile 2005
1.
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25 aprile e gli altri giorni
lab Harambèe – Milano, 25 aprile 2005
Anche quest’anno ho festeggiato così e
Bhe. mi è mancato un po’
questo!
lab Harambèe – aprile 2005
1.
Ieri alle 12.40 (ora italiana del plenilunio) il Wesak. Oggi il 25 aprile. Perchè vederci un contrasto compromettente? Non ne posso più sia della sfrontatezza guerrafondaia mascherata, sia dell’ asfissiante qualunquismo buonista che fa sempre finta di niente. Basta guardare dall’altra parte. Accendere lumi ed incensi. Ma l’aria puzza lo stesso.
No, ricette miracolose non ne ho. Sento più che mai questa r-esistenza quotidiana.
Ieri è oggi. Quest’attimo presente è già domani. Basta guerra dentro, fuori.
Sempre più in bilico. Resistere. Lottare. Celebrare. Lotta, danze e canti…? Oh, sì. Non si ama solo nei giorni, nei moodi e nei luoghi comandati. Tutti i giorni son di festa, per non discriminare gli altri. Nonostante la stanchezza, quando c’è.
2.
Ma che post ho scritto …!? Bho.
.
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18/23 4 05
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lab Harambèe – aprile 2005
Milano & Altrove, vicino a casa
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n o n
p i o v e
p i ù ,
o r a
(…)
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passo dopo passo
mi allontano e poi ritorno
a volte mi pare di essere lontana anni luce da questo luogo
ma quando torno a respirarlo
mi accorgo di non essermi mai allontanata
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Una foto al giorno
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Una foto al giorno…
Molliche di Pollicino nel bosco,
per non perdere la strada di casa.
O per trovarne un’altra …
Per non
dimenticare
nè ricordare,
per forza
o
per paura,
la stessa strada.
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Un’immagine non può descrivere l’indescrivibile.
Forse, nasconde o protegge ciò che non posso sapere, nè immaginare…?!
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.
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19 4 05
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lab Harambèe
vicino a casa, Milano & Altrove – 19 aprile 2005
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c o p p i e.
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D o v e
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lab Harambèe – aprile 2005
1.
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“Sei qui, e non ti vedo. Ti sento.”
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E qui
è
silenzio
in questa stanza
piccola
infinita
un gesto
traccia
un segno
ed un altro
in una mappa
sola
senz’altro
circolare
è
questa linea
ci separa
e
ci unisce
all’universo
(…)
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lab Harambèe –
2.
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c’era una volta un bosco…
ma,
aspettate un attimo,
dicendo
"c’era una volta…"
non intendo mica
che questo bosco ora
non ci sia più…
lo so che,
spesso,
vien quasi automatico
pensare agli uomini
e alla lora solita incuria
nei confronti
di questi posti,
un po’ magici,
un po’ misteriosi,
così rilassanti,
un po’ ombrosi,
che la natura,
appena può,
ama regalarci…
ma,
sapete,
non tutti gli uomini
sono così distratti
in certi luoghi
e in certe situazioni…
e,
di contro,
non tutti i boschi
sono uguali…
questo,
infatti,
era un bosco parlante…
ora,
così dicendo,
pare che
quello di cui racconto,
sia un bosco favoloso
(nel senso di favola)
e beh,
d’altronde,
avendo iniziato il racconto con
"c’era una volta…"
cosa potevo pretendere?
in realtà,
potrebbe anche darsi
che,
in fondo,
tutti i boschi parlino,
ma che magari
capiti di ascoltarli
solo a chi abbia
davvero voglia
di starli a sentire…
c’era una volta un bosco,
allora dicevo,
e c’era una volta…
un viaggiatore…
ecco,
sì…
diciamo che
era un viaggiatore…
ma un viaggiatore stanco…
uff…
aveva camminato
metri e metri,
chilometri e chilometri,
per arrivare
non si sa dove,
ma di certo a sentirsi stanco,
o almeno…
nelle gambe sì,
nel respiro forse,
nel cuore di certo no…
insomma…
sapete com’è…
l’aria d’intorno
profumava di buono…
il suolo sotto i passi
sembrava tanto comodo…
fatto sta,
che il viaggiatore
si lasciò rapire
da una sensazione
di straniamento
che pian piano
lo convinse a stendersi,
ai margini del bosco,
all’ombra di un ramo
pieno di foglie
e fiori profumati…
(ehm…
forse più che di straniamento,
si trattava proprio di sonno…
ma non dite che ve l’ho detto,
al viaggiatore piace
godere della fama
di camminatore instancabile…)
chissà,
magari
se anche voi che leggete
siete bravi
a saper ascoltare
le cose che
non si possono
raccontare troppo,
potreste immaginare
i rumori che si sentivano
quel giorno nel bosco…
"ronf ronf"
(il viaggiatore)
"cip cip"
(gli uccellini canterini)
"toc toc"
(un picchio)
"ronf ronf"
(ancora…)
"pss pss…"
(il vento?)
"pss pssss…"
(ma non sembra mica il vento…)
"ehi…"
(?
e questo chi sarà?)
"dai, svegliati"
(forse è lo stesso
che prima faceva pssss…)
il viaggiatore stanco
sentendosi ticchettare
su di una spalla,
si svegliò,
ma così di soprassalto
che finì con il dare
una testata contro il ramo
che si trovava
pochi centimetri sopra
il suo improvvisato giaciglio…
"ahi"
"ohi"
si sentì distintamente…
due brevissime esclamazioni
a brevissima distanza
l’una dall’altra…
"ma che strano"
disse il viaggiatore,
a cui sembrava di aver detto
una ed una sola volta ahi…
continuò a pensarci su
per qualche istante,
finché concluse,
alzando le spalle
"devo essere veramente stanco
se neanche mi accorgo
di tutto quel che dico…"
prese a massaggiarsi il capo
e guardò verso il ramo…
"neanche mi ero accorto"
disse,
"che fosse così basso…"
"neanch’io"
rispose una voce
"mi ero mai accorto
che un uomo potesse essere
tanto veloce nei movimenti…
e poi,
per dirla proprio tutta,
neanch’io mi ero accorto
che tu fossi così in basso…"
il viaggiatore si guardò in giro…
"chi sei?"
disse all’aria che era intorno…
"come, non mi vedi?"
fece la voce…
"sono il ramo,
mi ero chinato più in basso
proprio per toccarti sulla spalla
e svegliarti…
neanche immagini
che sforzo io debba fare
per riuscirci
senza l’aiuto del vento"
il viaggiatore
stupito,
ma poi neanche troppo,
dall’idea di trovarsi
a parlare con un ramo,
(chi viaggia con amore
sa bene
che, in ogni luogo,
c’è sempre un pizzico di magia)
gli tese le dita
e lo accarezzò…
lo stesso
fece il ramo
con le sue foglie..
"perché volevi svegliarmi?"
chiese…
"boh,
sai che non lo so?
forse volevo solo chiacchierare,
con qualcuno
che ha visto il mondo
proprio come te…
forse volevo solo una carezza,
proprio come questa
che mi hai appena fatto…
non lo so,
davvero…
so soltanto
che è bello
che tu non abbia paura di me,
che non ti sembri strano
che un albero,
che un bosco intero,
possano parlare…"
"io viaggio tanto,
disse il viaggiatore
"e ad ogni passo che faccio,
saluto la strada
che accompagna i miei passi,
accarezzo i tronchi e i cespugli
che mi guidano il cammino,
mi nutro dei frutti
che i rami più bassi mi porgono,
al mattino bevo l’acqua
che si raccoglie
negl’incavi delle foglie
e chiacchiero tanto
con ogni insetto o animale
che si avvicina per salutarmi…
ma poi,
tutto questo camminare,
anche se non lo racconto mai,
mi fa sentire stanco…
e quando sono stanco
amo stendermi
all’ombra di un ramo,
proprio come te,
e lasciarmi cullare
dalle parole sussurrate
che frusciano tra le foglie…"
"io, invece"
fece l’altro,
"amo ascoltare i racconti
degli uccelli
che mi scelgono per nido
o che si appoggiano a me
anche solo
per una breve sosta…
mi piace ascoltare del mondo
e di quanto bellissime cose
ci siano in esso…
vorrei tanto essere
un ramo più alto sai?
per riuscire a guardare attorno
di lassù…"
"in ogni cosa c’è del buono,
vedi,
se tu fossi stato
un ramo alto alto,
io e te non ci saremmo mai
potuti incontrare,
e per quanto riguarda il mondo…
beh…
dammi tempo"
disse il viaggiatore
sedendosi sul prato
e incrociando le gambe
come a voler scegliere
una posizione comoda
per chi molto ha da dire
"che tanto,
ma proprio tanto,
ho da raccontarti…"