Vorrei scriverti una lettera, perchè vorrei parlarti, ma non si può. Siamo confinati per lockdown (Covid 19 Virus), o almeno così crediamo.
Vorrei parlarti, sì. E’ come se mi avesse colpito un fulmine. E se l’ha fatto, è accaduto, intensamente ma dolcemente, nel senso che non ho sentito un colpo ma . . . luce. Ammesso che la luce si possa sentire, nel senso di feeling o di abbaglio, sono in questo chiarore forte ed evanescente, cioè in movimento, non stabile.
Vorrei scriverti una lettera, non un messaggio (whatsap o sms) e o una email. No, proprio una lettera, scritta su carta, magari con un disegnino, non esplicativo, ma che si manifesti di per sé, sul foglio. E, che sia nella sua libertà indipendente, come la meraviglia. 🙂
Forse, non una lettera vorrei scriverti. Piuttosto riconoscere uno spazio, che sia ponte fra te e me, noi, o addirrittura un burrone per perdersi e cielo per volare ( via, da soli ed insieme, un sentiero per aria, non qualcosa da possedere in terra). Qualcosa da condividere ma non per obbligo, per scoperta di un viaggio che già incominciato perda il suo programma (se mai lo abbia avuto).
Adesso che la libertà sta cambiando suoni e colori, s’assottiglia nel tempo (breve o no, chissà) che ci resta, ci incontra diversamente , diventa essenziale e senza fronzoli nè aspettative. Libertà libera da definizioni, di esser quello che è e che non è stata finora.
(continua – in progress 29042020)
Immagini:
NPAL LAb 2015-16 Findhorn Foundation – “Così vicini all’Oceano ed alle Stelle” – “So close to the Ocean, the Moon and the and Stars”)
A volte, non so di cosa sto parlando. Ascolto e parlando mi trovo in un discorso che non conosco. Se non me ne accorgo subito, potrebbe durare a lungo.
In caso contrario, di soprassalto mi chiedo cosa mai io stia dicendo. Se me ne rendo conto solo in parte,
per il resto non so che fare (che faccio)?
Quando non mi spavento troppo, chiedo di riascoltare quello che ho detto. Lo scrivo, o lo riscrivo, per riscoprirlo.
Forse, In questo modo per riascoltare e rileggere, ho scritto la maggior parte dei post(s) in questo blog?
Solo di recente, ho completato le sezioni About e Info, in alto nel frontespizio di Boscoparlante ( iniziato neel 2003) e, poco fa, vi ho trovato scritto:
“Senza preclusioni, osserva l’orizzonte. Fino a quando scomparirà.”
(ora, lascio uno spazio vuoto, per tornare a scrivere in questa attesa. E, lascio in sospeso alcune frasi, connesse da spazi da lasciare vuoti e o da visitare).
NPAL (Nomadic Provisiobal Art-Life) Lab – Findhorn Foundation (Manda’s living room) 2012
17 . 8 . 2019
What’d you say about?”
Ho sempre creduto , forse in automatico, al dialogo dando per scontato che ci fosse, sempre e con tutti ( o quasi).
Invecchiando, mi sono accorta che se il dialogo manca dentro di me (fra tutte le mie parti separate), non posso pretendere di trovarlo fuori, intorno.
E, da quando finalmente l’ho trovato (le mie parti separate si sono riconosciute e cercano integrazione/riunione) non posso comunque pretendere che ci sia con qualcuno o con tutti.
Se (dialogo) c’è, (allora) c’è. Viceversa, se non c’è, non c’è . . .
“Comunque, non escludere possa accadere, Non si sa mai…).
(il testo di “A tratti” qui sotto, nei commenti
(continua – in progress)
“Series of Masks”- NPAL Lab – Milano & Elsewhere 2015/2016
14 . 8 . 2019
“The space among all those words”
18 . 8 . 2019
Per tutta la vita mi sono accentrata sulla mancanza, invece di riconoscere quello spazio vuoto come un’occasione per sperimentare libertà, riconoscimento, consapevolezza e gratitudine.
“Ad un certo punto, la vita si rivolta, come un abito quando lo si togli da dosso. “
Cosa succede, forse, dipende da come è l’abito, da quanto e come lo si è indossato e da come lo si leva?
“Dipende dalla vita e dalla morte . . . “
Così mi avevi già risposto ed io ho subito pensato: ecco, un’altra volta questa risposta!
Kiki Smith’s – Peters Project
19 . 8 . 2019 – La vita si rivolta, e questo, da qualche tempo, non mi spavento più come prima.
Cerco di restare, lì ad ascoltarla. Perchè, mi sembra proprio che la vita non sia da possedere ma da lasciare accadere. Magari nutrendo, in noi un intento che
non sia un programma ma una specie di porta per loro, la vita & la morte.
Quando le considero insieme e non separate, sento che c’è salvezza sia nell’una sia nell’altra.
E, quando qualcosa di destabilizzante accade o qualcosa finisce, quando qualcuno si allontana ed io mi perdo,
aspetto che l’abito della vita si rivolti di nuovo e cambi (ma ormai lo so, non è mio . . .).
“Non importa se vedi in Bianco e Nero o a Colori. Ascolta . . .
C’è un vento pazzesco, tutto ondeggia, in cielo ed in terra. Anche la macchina sopraffata dal movimento dell’aria e mio, sposta immagini oltre l’obiettivo, fotografando un’imprevista inquadratura. Mentre, quella rimasta fuori si libera, potrebbe raggiungere tutte le altre immagini liberate, chissà dove?
“Quando non puoi vedere, ascolti.”
NPAL Lab – “Blowing in the Wind”- Findhorn & Elsewhere, August/September 2012
(continua – in progress)
26 . 7 . 2019
Quando comincio a raccontare, spesso non so se farlo con un tempo presente o passato prossimo o remoto. Il racconto, a volte è un ospite inatteso, si manifesta poco a poco. Questo, accade nel presente (sono, sei). Se evoca dal passato ciò che già era accaduto o non accaduto , acoltando sento altre storie (ero, eravamo, eravate, erano). Ricordo, o non ricordo, mi è accaduto o l’ho sognato e, che differenza ci sarebbe?
Parlare del tempo non è una negazione (c’è stato o non).
Piuttosto, chiedersi “chi sono?” sia una domanda (esssere presenti mentre lo si chiede, con umiltà non sottomessa e spirito bambino) nei limiti consentiti dalla trasformazione della nostra consapevolezza che invecchiando può consentirci nuovi inizi … ?
NPAL LAb Exhibition & Illusion, Milan & Elsewhere 2012
“A volte, non c’è confine fra domanda e risposta.”
Viaggiano insieme, oltre confine. E, se “la risposta è dentro di te”, è importante non essere soltanto, o sempre, fuori . . . ;.)
(continua – in progress)
7 . 2 . 2019
La distanza fra due immagini di paesaggi potrebbe essere intesa come uno spazio da percorrere, a piedi o in volo, da soli o iinsiemead altri, con un mezzo di trasporto, o senza.
Un cammino o un volo, accade fra cielo e terra, sulla terra in questa cosidetta terza dimensione o nelle altre. Trovarsi nello stesso viaggio in questa o in altre realtà multidimensional, fa una certa differenza, ma se navighi davvero ad un certo punto sei oltre confine, per ipotesi… Come esserne mai certi? (no separation) 🙂
NPAL Lab – Diary & Journey “Passano e ripassano” via Corelli, Milano & Altrove 27 Febbraio 2019
(- continua)
28 . 2 . 2019
Immagine di treni in transito, tanti viaggi tra di loro, intervalli, immagini, cambiamenti. Sospirando canto Amapola, perchè ne sento l’aria. Ed adesso, scusatemi, vado a cercare quel libro “Il Viaggiatore Notturno” di Maurizio Maggiani.
Si, proprio quel libro che mi aveva fatto ricordare di aver sentito cantare quella canzone da mio nonno Felice, sottovooce, quando cantava ormai solo così, spesso da solo davanti alla finestra, dopo aver condiviso, da giovane, per tanti anni la sua voce con un coro. Quanti ricordi vissuti o, ascoltati raccontare.
Mia mamma Renata, piccola piccola, lo accompagnava quando lui andava a cantare nel coro, verso sera. E poi, lei seduta ad ascoltare, seguiva lui in silenzio, intanto imparava le canzoni di un vasto repertorio di generi musicali diversi. Per tornare a casa, a notte fatta, con la sua manina nella tasca grande del cappotto del suo papà altissimo, bellissimo e dolcissimo. Credo di aver ereditto quel senso dell’essere compagni musicali, sonori nel vivere, anche condividendo il silenzio. Grazie.
Quando, non molto tempo fa, ho comimciato ad essere rassicurata nell’ascolto, piuttosto che nell’essere ascoltata, ho cominciato ad intendere come il bisogno di raccontare prescinda dall’ascoltare, ascoltarsi nell’essere “insieme” (anche se l’altro non c’è o non si vede). Però, per questo… working in progress, mentre sta arrivando un’altra Primavera!
Ho preso tanti treni nella mia vita e quanti ne ho persi! Ne resta una immagine mossa, di tracce sempre in divenire. Perchè, in fondo, un viaggio non è mai finito e le mete sono sempre in movimento fra loro. Un treno in transito questo lo sa…
Il viaggio non va atteso, va vissuto in ogni momento, dovunque tu sia, lo spirito del viaggio è sempre con te. Non sei mai solo nè fermo.
“Non aspettare di partire, comincia a viaggiare dove sei, anche se sei seduta davanti alla finestra della tua stanza.”
(lascia andar via i pensieri ed ascolta. Forse, c’è una storia che è appena partita e sta arrivando da te … )
Kaapi Carla Barnabei – NPAL Lab “Waiting for a Tales” – Findhorn Foundation – 2012
“Non sono le persone che fanno i viaggi, ma i viaggi che fanno le persone”.
John Steinbeck
(- continua)
3 . 3 . 2019
NPAL Lab – Diary & Journey “Listening”, Milan and Elsewhere, 3 March 2019
“Nell’Acqua c’è uno Specchio. E, nello specchio il fluire dell’immagini, chissà dove.”
Le immagini riflesse, come treni d’altra dimensione, vanno Altrove?
P.S.: Il viaggio mi porti “qui”, dove sono. Nessun confine vorrei percepire ( rilasciando l’illusione di percepirlo) 🙂
(in progress)
ore 21.47
Lascio qui un paio di appunti per la mia ricerca sulla esperienza passata ed in progress “Mappe per/del Silenzio”. Titolo assolutamente indicativo, provvisorio ed in trasformazione. Insomma, per il poco che ne so, una storia multidimensionale di segni sonori ed in-visibili . Spazi e mondi.
Da anni ci penso e l’incontro con il khoomi mongolo a Ulan Batar (Giugno 2018), la mia resa (“non ce la faccio a cantare così, riconosco il mio limite e, ti seguirò ascoltandoti, fino all’infinito”) e la testimonianza del maestro (che emozione risentirlo nel video!) hanno segnato una svolta facendomi da ponte nella nebbia.
* (ho trovato la prima di queste tracce sottostanti, sbirciando fra i vecchi post del 2007 per la prima, e da questa ho trovato la successiva 🙂 o procedo, quando non sto ferma per associazioni e per incontro con “quello che arriva” o trovo.. Si rinnova la gratitudine che ho sentito allora e sento ora. Grazie 🙂
(fantastico, ascoltare tutte e tre le tracce, video, contemponeamente . . . ) 🙂
(in progress)
4 . 3 . 019
** Procedo, quando non sto ferma, per associazioni e per incontro con “quello che arriva” o trovo (siano parole, immagini o suoni).
“Oddio, mi devo preoccupare? Ogni inizio avrà una fine e viceversa, ma ogni volta, che fatica! Chissà, se avrò ancora la forza necessaria …
Ormai, capelli bianchi e schiena curva ho. Saprò ancora inchinarmi ad un Fiore ed al Fulmine?”
(continua – in progress)
1.
Dialogo – NPAL Lab 04032013
25 . 11 . 2018
Cosa è davvero essenziale per un Dialogo, per comunicare davvero, e non solo per trasmettere o ricevere parole?
“Ascoltare ed ascoltarsi. Ed imparare ad ascoltare il suono di un discorso, non il suo significato codificato attraverso i linguaggi. Aprirsi all’essenziale,”
Sì, 🙂 Riconoscere la musica, tam-tam, drin-drin, op-op-ooop! Ed anche le stonature, le indecisioni, gli errori?
“Se ci sono note in sospeso puoi attendere, ma intanto ascoltare il vento, chiamalo!”
Il canto come una invocazione e come un ponte fra le realtà ed i mondi. Contemplare chi è di fronte a noi come se fosse un albero, che accoglie ogni sua foglia, sempre libera di cambiare e poi, d’andare via.
2.
“Nell’altro, davanti a te come uno specchio, c’è un volo (espresso, trattenuto o invisibile), così come in te!”
2. “Three” – Iona Island – Findorn Foundation Rose Cottage 1808016
3. “Handmade and Self-Done” workshop – Findormn Foundation 0608014
4. “No Title” – Zavhan Valley 08017
5. Phonix (Flames and Empty Eyese) from web
29 . 11 . 2018
Qualche giorno fa, ho scritto qui ed allegato, via via, delle foto prese a caso, ed ho continuato a scrivere. Di solito faccio così, comincio a scivere, cerco delle foto (dalla libreria del blog, dal pc o dal web)), punto il mouse a caso, o quasi, ed incollo uno o più immagini. Poi, spesso proprio guardandole seguito a scrivere, ascoltando. Alla fine, lascio il post in progress, aperto ad un nuovo inizio. Quando, ritorno qui, allego un’altra foto o più, e così via. A volte, sorprendendomi per quello che ri-trovo.
Adesso, rileggendo mi sono accorta come l’ultima foto, sia attinente alla trasformazione ed alla rinascita… Condizione indispensabile per ascoltare davvero ( a riparo da condizionamenti e patemi)! Ma, me ne ero accorta prima? No. Quell’immagine era già stata pubblicata nel blog tempo fa. Vorrei cercare quel post e fare una ricerca in tema.
(continua)
NPAL Lab – “Forgiveness” 2014 – Iona Island
Quello della fenice non sembra solo un mito sulla rinascita, dopo la morte. Racconta un’avventura, sin dall’inizio.
Questa creatura smagliante di vibrazioni luminose dell’intensità dello spettro visivo ed in parte d’Arcobaleno, comincia subito a cercare ciò che la porterà a costruire la sua ultima dimora su un albero. Subito, si circonda di suoni del volo e di profumi, saranno rametti speziali a diventare giaciglio della sua provvisoria dimora e tomba che sarà incendiata dai raggi dal sole. E, poco a poco, bruceranno insieme, consumanadosi fra luce e profumi, diventando cenere. Proprio da quelle ceneri balsamiche ed odorose una larva o un uovo, piccoli, nascerà la nuova Fenice. Avrà continuità verso il Passato e verso il Futuro, contemporaneamente. Percorrerà la sua avventur fino in fondo. E, durante il cambiamento, canterà.
Il suo canto, sospeso fra lamento e grido, sia di monito alla paura del cambiamento e alla sfiducia nell’incertezza ( quella sospesa fra la sicurezza ed il cambiamento). Ascoltiamola. il suo canto guida, dalla Luce all’Ombra, dal volo alla stasi ed al riposo. cova la propria morte cantando. Rinascerà rinnovando il canto.
Mi piace immaginare, il suo canto, in divenire fra il vagito della nascita ed il grido che invoca la dipartita ed il ritorno a Casa.
“Il canto come invocazione che diventa ponte fra le realtà ed i mondi.”
(continua)
Riferimenti e bibliografia (in progress):
– “Il potere del mito” e “L’eroe dai mille volti” (e tutti gli altri libri di ) Joseph Campbell
– “Il mito della fenice in Oriente ed Occidente” Francersco Zambon e Alessandro Grossato di – ed. Marsilio
– “L’occhio della fenice” Umberto Capotummino – ed. Sakhem
Quando siamo nella cosiddetta Notte dell’Anima, non sempre ce ne rendiamo conto. Forse, proprio perché, alla fine, non c’è proprio nessun conto, nessun controllo che possa portarci via da lì?
Siamo in quell’Oscurità profonda, non troviamo luce o riferimento che ci possa aiutare, o almeno orientare, verso l’uscita.
Ed allora, che si fa?
“Non si tratta di fare conti o controlli, confronti e strategie…
Così non ne usciresti mai (!) ma, se veramente vuoi uscire nella (tua) vita vera,
ce la farai …!”
Ci sono tante Storie, o Tales , che trattano del Percorso dell’Eroe. Ed, uno dei primi (the best) loro messaggi sento, essere che l’eroe possa essere chiunque (o “qualunque “altro”, in noi ed intorno) abbia l’Intento di fare quel percorso (attraversare l’Oscurità alla quale appartiene e scoprirne la connessione alla Luce).
NPAL Diary & Meeeting , Mongolia 2017
Da qualche giorno, NPAL, nella sua limitatezza e semplicità, sta diventanto NPAL Storytales & Storytellers. Sta andando verso la liberazione di uno Spazio che possa accogliere, e rilasciare, Storie/ Tales e condividerle. Benvenute/i… (Storytales and Storytellers)-
Quindi … Cin Cin… (celebrating) 🙂
“L’Intento è vivo, non bloccarlo , non conservarlo, non controllarlo.
Lascialo vivere con te, nutrilo e …lascialo respirare, diventare.
“C’è una foto con qualcuno (io), ma non guardare “chi” (me) , guarda vicino, guarda il Cielo…”
Classificare e dividere, come se gli Esseri umani fossero superiori alle Pietre o alle Nuvole. Una proiezione di separazione che, riprospettata su piani social-politici, potrebbe diventare razzista e nazi-fascista? Non m interesso (più ) di politica, mi sforzo di non ignorarla e, piuttosto, non riesco a non indignarmi. Si tratta di priorità, sia nelle relazioni personali sia nelle relazioni sociali.
Si tratta di responsabilità. Bisogna farsi qualche domanda, del tipo: questa azione procura sofferenza a qualcuno? Ne posso fare a meno, e ci potrebbe essere una alternativa?
In fondo, che sia una questione di immaginAzione e di Libertà inseparata (mia/tua/nostra/vostra/loro)? Si tratta, di aprire la visuale, di ampliare lo sguardo? E, di non farsi i”cazzi propri” come se gli altri (in senso lato: persone, popoli, paesi, razze e mondi) non esistessero?
Che poi, “i cazzi, o fatti, nostri” visti con uno sguardo limitato ci condizionerebbero, ci renderebbero schiavi, diciamolo!
Per vedere chiaro, bisognerebbero essere in pace, dentro di noi, con noi stessi e conoscere la nostra Oscurità. Come, altrimenti, potremmo vedere, in quel Buio? E, cosa potremmo vedere se non le nostre paure ed i nostri rancori proiettatti su qualcuno o qualcosa d’altro, fuori di noi?
E’ lo spettacolo inconsapevole, il film di una vita non vissuta, l’illusione di una realtà apparente, recitata inconsapevolmente (una trappola individual-sociale).
Però, la possibilità di risveglio c’è… ma non si compra, ci vuole l’intento di cambiamento, di risveglio ( non rifugiarsi in compensazioni)!!!
Sai, quando viaggiando guardiamo qualcosa attraverso una finestra e, magari la finestra non c’è neanche potrebbe essere l’obiettivo di una macchina fotografica, o qualcosa d’altro che ci consenta d’incorniciare, in parte, ciò che potrebbe essere visto di fronte o intorno a noi. Oppure , potremmo anche non essere in viaggio fuori casa, ma considerarci in viaggio, dovunque.
“Non è tanto importante ciò che vedi, o credi di vedere, se guardando ti liberi dall’ansia di vedere, trovare un’immagine o forse una compensazione?”
Una compensazione che potrebbe farci dimenticare, per un istante almeno, ciò che nell’ombra ci rende così difficile stare, restare, fare e, ci fa nascondere o fuggire, altrove.
Altrove, dove?
Altrove potrebbe essere lì, (magari una paginadel blog o di facebook), dove indifferentemente si possa sostituire ciò che vorremmo o dovremmo fare, con un click, (uno sguardo, click fotografico o della tastiera del pc o smartphone)
(questo è rimasto dall’incipit del post scritto giorni fa o ieri: un ponte che ti mostri proprio che non si può neanche vivere nella paura ma vivere…
NOTA 1
lascio questo post in sospeso e non lo pubblico, come pro-memoria riletto a come scrivo e come scrivevo.
Sto rileggendo vecchi post e mi meraviglio: li ho scritti davvero io?
Adesso, non mi sembra di saper più scrivere in tal modo. Perché? Forse, perchè ora non faccio più riferimento a fatti o persone accaduti, incontrati in questa dimensione e che possano essere trascesi proprio attraverso il racconto scritto o disegnato, dal giudizio, dall’idealizzazione, dall’esaltazione, insomma dall’illusione.
Ultimamente, scrivo per compensare le frecce che non ho saputo, sentito o voluto lanciare.
Scrivo per dire alle compagne di viaggio quanto sono state incoerenti rispetto a chi credono e dicono di essere o stronze, stronzizzime. Scrivo per esprimere la mia delusione di non aver trovato interlocutrici per esaminare la dinamica di separazione fra noi, complice la competizione; ma sbaglio perché non trasmuto non trascendo , pontifico.
E così. non racconto la storia dell’evento per lasciarlo andare. Piuttosto, ne parlo per affermare la mia posizione presunta corretta e per crogiolarmi nella sconfitta o nella vittoria ( a volte non c’è una gran differenza)
Non cancello il post qui sotto, che avevo citato all’inizio come riferimento per scrivere qualcosa.
Direi, che ora sia prioritario considerare perché scrivo e cosa potrei scrivere durante il viaggio a Glastonbury, il prossimo viaggio. Già adesso, si sta rivelando qualcosa, no? Stanno incrinandosi alcune maschere e stereotipi , in me. Bene.
“Questa nota mi rincuora e mi incoraggia anche a comperare un usato i Pad da portare in viaggio. Sì, mi sto accorgendo che urge un ” lavoro sull’intero/interno”, una meditazione sia pur breve e quotidiana, un esercizio fisico mattutino (sia pur breve), fare il bagno ogni giorno, adesso che l’acqua calda c’è grazie alla riparazione dello scaldabagno, e fare un disegnino, come parte di un disegno grande, da portare in viaggio ( una specie di collage, anche da combinare dopo, o da fare su u foglio in cui uno schema, anche semplice, come un mandala circolare con gli assi delle direzioni o una spirale,da riempire con fogli piccoli anche strappati da disegni o fotocopie di disegni, in modo che il frammento sia comunque energicamente connesso alla piu’ grande e o più piccola parte ed anche testimoni l’apertura di lasciare andare. E, fare la fotocopia ma non stracciare il sdegno).
Sulla parete dello studiolo sopra la cassettiera o in camera da letto mostrare a me stessa questa testimonianza che potrebbe essere trascesa (ho paura di perdere qualcosa, ma vedo la mia paura e “me” la guardo) .
NOTA 2
Prima, nell’incipit al post (cambiato) avevo scritto: ” Un ponte che ti mostri proprio dove sei … Be’, non si può neanche vivere nella paura ma vivere…”
“Four Strong Winds blow lonely”
(il testo nei commenti)
N.B.:
20 . 10 . 017
Quello che ho scritto qui sopra, più di un mese fa, mi sembra in buona parte ossessivo ed in parte svanito. La testimonianza, come tal, (se lo è) testimonia un limite.
Forse sono proprio loro, i limiti, i veri testimoni?
Intendo dire, non censuro quello che ora rileggendo, mi sembra ingenuo perché sfuggito alla rappresentazione (guarda “chi sono” o guarda chi vorrei sembrare d’essere) o all’opposto rappresentato proprio per questo motivo, inconsapevolmente. A questo proposito , ho scritto, rimandando il pranzo per l’urgenza di dirlo, un commetto ad un post su facebook, magari lo replicherò anche qui.
Il Vento Soffia, soffia. Soffia via. Grazie!
2 giugno 2008
Angoli & Spigoli
In un Angolo c’è una mappa di Mondi da decifrare. Tutto lo spazio fra Soli, Lune, Stelle e Altro ancora.
La Luce e l’Ombra del Cielo e della Terra fra noi, lontani e vicini, nell’Angolo, in una Stanza, dietro Porte e Finestre, siamo noi.
Per Strada, nelle Piazze, oppure su Sentieri diversi che diano la Speranza o l’Illusione di una comune e reciproca appartenenza nell’essere stretti, isolati, selvaggi.
In un Angolo di Recinto, Casa, Stanza, Porta, Finestra, ed anche in una Stella disegnata, nell’Occhio grande o piccolo, persino in un Sentiero, c’è uno Spigolo, almeno uno.
Quello spigolo che tende la curva della quale è Inizio o Fine, quell’altro che invece si specchia in altri dirimpettai ortogonali: nei riquadri di Ingressi ed Uscite, stanno a ricordare, nel percorso dentro, fuori e dovunque, un tratto o un momento in cui la Direzione dei Passi, dello stare fermi o dell’andare via o alrove, cambia direzione. A volte supera, a volte torna indietro, altre s’inabissa o vola via.
Dove stiamo andando?
Dove stiamo andando, veramente, intendendo lo Spazio ed il Tempo, oltre quel confine di Recinto, Stanza, Ingresso e Uscita, oltre la misura del Tempo suddiviso nei Giorni.
Dove stiamo veramente andando, nel Tempo indefinito, in quel Momento che unisce e separa la nostra Vita quando comincia e quando finisce.
Dove stiamo andando, da soli ed insieme, nelle nostre Vite separate ed intrecciate. Chi comincia prima e chi dopo. E poi, quando finirà…?
E soprattutto, cosa stiamo facendo?
Cosa stiamo veramnete facendo da soli ed insieme, per Noi stessi e per l’Altro vicino e lontano?
Anche oggi, insieme a Te che diventi sempre più sottile, silenzioso, rimpicciolisci fisicamente, e ti stai allontando da questa Vita, a poco a poco, io mi avvicino piano piano. Vengo verso di Te. E cambio Direzione … 🙂
(Ma comincio a sentire che sto andando anche verso parti di me che non conosco proprio, o quasi …). Grazie.
Casa scrivo? Sono tornata da un Viaggio ed ho perduto le parole.
“Bene, Così ora ascolterai il Silenzio!” ***
Sto ascoltando ed, al posto delle parole, sento quasi una musica, nel senso che non è strutturata se non un minimo, tanto da poter essere percepita, come se fosse un segnale di una presenza o di un cambiamento di quello che c’è o forse, non c’è più.
“Ora, cominci a sentire l’invisibile, hai forse smesso di resistere?” ***
“A che cosa?” rispondo.
“A ciò che ti pone confini, richieste, modelli, doveri o compensazioni (se non riesci a farlo, ad accettarlo compensa con altro. L’importante è sopravvivere, o no?” ***
2.
Improvvisamente, il paesaggio svanì, anzi divenne irriconoscibile: fra tanti frammenti che lo abitavano come un popolo di sguardi.
Sguardi liberati dall’occhio e dal corpo che avrebbe potuto generarli. Erano allora, sguardi, autonomi? S’interrogavano in sé e l’un l’altro, non per giudicare ma per scoprisi ed osservare la dinamica della trasformazione.
Non che ci capissero un gran che, eppure la sentivano, come se alla libertà del loro guardarsi, corrispondesse un’altra musica.
3.
NPAl Diary & Journey – 2508017 (in progress)
1-3 -4- Mongolia Tour
2 – NPAL “Free Gifts” – Water (111104)
29 . 8 . 2017
In Mongolia la quantità da misurare perde di significato. Sei nell’Infinito.
Perché certi continuano a contare, misurare, giudicare? Mi son chiesta tante volte perché la musica dello spazio non sia ascoltata.
“Lascia andare chi credi di essere o chi gli altri credono tu sia …”
dicevi, tanto tempo, o vite, fa. Anzi, non lo dicevi, lo cantavi, Ed allora, cosa ne sapevo della differenza fra la musica e le parole?
“C’è una bella differenza fra parole cantate e dette.
La distanza di un racconto che, se non ascolti in quel preciso momento, non potrai sentire.
Sentirai altro, forse un bisogno nascosto dietro una domando o un’affermazione. Vedrai una maschera tua o altrui e ti confonderai, credendola qualcosa d’altro.
Non disprezzare le maschere, cerca sempre, sia che sia una maschera tua o altrui, lo spazio che c’è proprio fra la tua e chi sei veramente ma non sai, ancora.“
Così, pressapoco dicevi, ed io restavo ammutolita. Non ti vedevo ma come ti sentivo! Le tue non erano parole, piuttosto erano suono di un lampo improvviso nell’oscurità. La mia vista annebbiata, un sussulto profondo e poi… non so dire. Magari, potrei cantarlo? ………………………………………………………………………………………………………………………………
NPAL ” Mirrors”, Mongolia August 017
Come uno specchio non rifletto chi sembri ma chi sei … Ed allora, ascolta!
“Stai tranquilla con le cose che ti succedono. L’ultima volta Bruno ricordava il fatto che tutto ciò che ci arriva lo abbiamo causato noi ed avendolo creato noi, siamo anche in grado di sopportarne il giogo. Buona domenica. Baci.”
*1.
Un messaggio che ha una sua precisione. Impeccabile. Lascia una scia e tu se vuoi, puoi ascoltare, seguire, restare. Senza esclusione . . .
Trovare nelle distanze ponti, nel Silenzio, il Canto nell’Assenza la Presenza… Vivere e morire, rinascere a te tesso/a, inseparato/a?!
Grazie, sempre 🙂
*2.
NPAL Diary & Journey, in progress, 0406017, – Here /Elsewhere
*2. NPAL Presence/Absence (Mask), Aries and Tauros Garden, Fhindorn Foundation 2013/2015
5 . 6 . 017
Sopportare, non mi è piaciuto, anzi, come sottilmente egoico ed agente di complicità, l’ho spesso sentito. Una complicità ad un sistema in cui ognuno ha un suo posto, assegnato, chissà, per nascita, karma o altro. D’accordo, volevi il “posto fisso”? Questo lo è.
In realtà (quella non per forza convenzionale), la fissità totale è … improbabile, o forse neanche esiste. Tutto (proprio tutto?) si trasforma, in modo più o meno visibile, o addirittura in modo invisibile (dipende dallo sguardo?), quindi mica può restare fisso ed identico, no?
Preferisco l’esperienza della resistenza a quella della sopportazione, perché la sento più profonda, a creare ponti fra quello che succede “fuori” e quello che sentiamo dentro, ad esempio la ribellione, all’ingiustizia, al dolore al tradimento (e qui, ci sarebbe anche un’altra storia, inerente al cambiamento …).
Dici: “Resilienza, allora!”
Nel senso, che resistere non sia uno sforzo? Riconoscere le risorse (nostre ed altrui, dentro e fuori) soprattutto quelle non riconosciute, e liberarle? Se sopporto, o mi sforzo, ostacolo il cambiamento (dentro e fuori di me)? Liberare le risorse dai condizionamenti precede la loro attivazione ( a volte si auto-attivano, quando sono libere di farlo)?
Ciò che evita lo sforzo consente il cambiamento in funzione di un Intento (aggiornato, via via, sul riconoscimento di ogni paura, condizionamento, schema della personalità, ecc.)?
(Oh, so many questions!)
*3. NPAL Diary & Journey, 2015/2017
Grazie!
NPAL Diary & journey, Dialogue, 0506017 (in progress)
Questo è un posto a cui appartengo, ma non è al posto che appartengo veramente.
Appartengo a ciò a cui il posto stesso appartiene. Ed è un’appartenenza, che sto scoprendo o che si sta rivelando. Non solo a me, si sta rivelando . . . . Perchè?
Siamo indivisi, e scoprirlo è un percorso.
Sì, è un percorso e , come tale attraversa e si fa attraversare, oltre (o nonostante), le parole, le aspettative e , soprattutto, oltre ogni catalogo o catalogazione . . .
“Si tratta di affidarsi, e non di con-trattare . . . “
Dicevi, come una Nuvola nel Cielo. Sussurrava il Vento.
Sì, le Nuvole sussurrano, altrimenti come potrebbero cambiare forma… ? Il Vento le attraversa mentre insieme cantano. Oltre è un luogo (o non-luogo) esiste, non è speciale. Lì, non è dove sei di più ( o meno) , ma senza misura sei , così vicino al Niente che ancora temi (?).
Oh, (mi) fai delle domande meravigliose, non sono inquisitorie. Sono un dono, aprono mondi da esplorare.
*2.
Ti ringrazio.
o
E, questa gratitudine è una chiave che apre la mia porta chiusa, e chiude la mia porta aperta. Libera (me ) da paure ed entusiasmi (chiusure & aperture), riconosce il confine.
Il confine, esiste?
Vivrò ancora, con me e con te, per scoprirlo.
E tu, invisibile, trasformerai ogni domanda. Fino fondo, là dove non c’è misura o fine separata da un altro inizio.