M u r i    e   P o n t i

1.
 
Ho praticato le immagini, all’interno/esterno, per tutta la ia vita. Al lavoro e non. Di giorno e di notte le ho incontrate, le ho accolte, disegnate, mi son fatta da loro attraversare. Ho persino sfiorato l’invasione e non so se sono io ad essere stata occupata (invasa?) dalle immagini o viceversa.


2.

Un po’ di riposo, alle immagini, che si sciolgano, si trasformino, altrove. Un po’ di riposo da/a me …
Attraverso il ghiaccio dello specchio, appannato, ciò che s’intravede non si spiega. Si svelerà ?



3.

Ho sempre preferito lo spazio alle cose. Ma non lo sapevo. Ho accumulato ed ora cerco di disperdere. Mi lascio portare via. E’ il vento?
Resto, qui o  non so dove. Sento  tutte le voci che mi hanno toccato, dentro. E non trattengo più, scoprendo che in questo modo non si è più soli. C’è il vento, e che vento.  Anche quando fuori tutto sembra calmo, che ci sia aria di tempesta ?

Eppure, un sospiro,sfiora come una carezza le foglie appena nate, verdissime di giallo e blu.  Improvvisamente gli alberi  si sono vestiti  di leggerezza.  Grazie.  🙂


!. 2.  3. 
Muri e Ponti

 
© lab Harambèe/Kaapi Carla Barnabei, Venezia  & Altrove
 Gennaio 2006 /  Marzo 2009


( c o n t i n u a )


C o n t i n u a

 

Ci sono due mani. S’avvicinano.
Un teschio su un palo ed un altro.Ondeggiano leggermente.
Non fanno paura. Sono stendardi, indicano. Forse proteggono.

Una  voce impercettibile talmente è profonda, parla di te. Non ci sono altre immagini. Io sono qui e ascolto.
Non c’è bisogno di aspettare, o di capire.

Richiama. Risuona, ma non si sa.

Fra poco l’Equinozio porterà un altro cerchio a chiudersi.. .
O ad aprirsi.


Mi dicevano:

"Se la luce non può  essere senza ombra,l’ombra ha la sua luce.
Non cercare di separale, mai."

"Ascolta."

Quando arrivava Primavera mio Nonno Felice mi portava 
nel Giardino dove lavorava e mi diceva:
"Sei  diventata alta quasi come  questa Betulla."

Però io mi sentivo sempre piccola piccola, vicino a lui
(e ne ero fiera…)

Verso sera tornavamo a casa in biciletta con le prime Viole del Pensiero (avevano occhi grandi. Le avremmo trapiantate, una ad una neill’orto comune (Orto delle Meraviglie in fondo al cortile dietro ad un cancello intrecciato ad onde,nella Vignetta).

Seduta su un cuscino  giallo oro legato sulla canna, sentivo il vento fra i capelli. Lungo il viaggio, insieme cantavamo piano nell’onda odorosa  di quei fiori così piccoli.



( 14 . c o n t i n u a )

Domenica, 9.30

Colori abbaglianti. Dipinti parlanti (la vita del simbolo) anche senza codice. Basta ascoltare, parlano all’energia che scorre dentro (di te/me/noi), oltre le parole ed i significati. Mi verrebbe da dire, ora, che il linguaggio non serva,non comunichi veranemte senza la libertà di ascoltar-(si/ci9 in noi e fra noi. Non conta dare/ricevere  risposte/affermazioni, conta0 sentitire la vita, esserne veicolo.

"Il simbolo è vivo."

Rosso splendente vicino al verde dell’erba e del creato, assorbiti dall’ombra….

Parlando di colori e contrasti cromatici,  giovedì scorso durante una lezione , abbiamo considerato la complementarietà rispetto sia a ciò che c’è sia a ciò che manca (un colore primario è complementare al secondario che non lo contiene e viceversa non è complementare al secondario nel quale c’è. Fondamentale riconoscere tutte le relazioni,  prima e dopo, insieme. Non separare distinguendo e rispettando differenze e variabilità).

Eh sì,preferiamo le congiunzioni alle opposizioni quando quest’ultime dividono,  a parte eccezioni… Che il ciclo si completi e si rinnovi naturalmente, nel rispetto della danza. Fra la vita e la morte, dell’in-visibile… Senza opportunismo, connivenza, compiacenza e complicità nella "realta" o almeno con la necessità un minimo di consapevolezza (ho appena letto il giornale).

🙂
Buon Oggi e buona Primavera!

P.S.: le immagini (sacre) 1. 2. 3. sono riproduzioni dipunte su un mobile cinese (spacciato per tibetano), ma parlano lo stesso, mi sembra 😉

© lab Harambèe – kaapi carla barnabei
Milano  &  Altrove, Marzo 2006

d o p o

( 15 . c o n t i n u a )

U n o
 e
 l’A l t r o



© Lab Harambèe – Kaapi carla barnabei
Milano & Altrove, Febbraio 2008

f r a  u n a  s t a  n z a 
e  l’ a l t r a

 


© Lab Harambèe – Kaapi carla barnabei
Milano & Altrove, Febbraio 2007

s  p e c c h i o

Fra una stanza e l’altra, fra un’immagine e l’altra, ci sono storie ed anche non ci sono… Sono diverse da quelle che so e da quelle che non conosco.
Oppure sono così simili da non essere riconosciute. Imprevedibili. Inaspettate.



"Se ascolti, riconosci, trasmetti.

Non cercare di capire…
Ascolta. (Ama) "

( 3 . continua )

Un Segno dopo l’Altro
(ed anche prima)



Traccio una linea con l’indice , le altre dita ripiegate all’indietro verso il palmo della mano.  Sono una bambina, mi sono fermata sulla spiaggia, in tasca ho dei piccoli vetri e legnetti – (di conchieglie nessuna)– raccolti poco a poco camminando. La tasca ne è pena, non ce ne stanno più. Sto scrivendo un nome, il mio.  E’ diverso da quello che ho ora, più breve ed ha un suono di freccia nel vento. Pronunciato sibila dolcemento.

Alzo gli occhi. sento un canto lontano di ninna nanna.  Non c’è nessuno. Chi sei? chiedo. Nesssuna risposta
Scrivendo mi sono spostata di un passso o due. Ecco, vedo  delle orme in direzione dell’acqua.  Qualcuno è passato di qui ed il mare sta riprendendosi le tracce. 
Chi sei? chiedo ancora.



Metto la mano in tasca . E’ vuota adesso, anzi no, c’è una piccola foglia sottile verdissoma.  Ma come mai, mi chiedo. Prima, non c’era. La tocco con la punta delle dita e sento un profume delicato. La trattengo  e l’annuso. Poi, mi avvio verso l’acqua e la soffio dalla mano. Vola via. Cade nell’acqua. S’avvia dondolando, naviga  ondeggiando e poi, scompare fra i flutti, laggiù.



 foto di Hans Silvester

Lascio un segno che sembra unire e scorrere via,una traccia di collana, ali o petali  infilati  uno dopo l’altro senza perdere la memoria del gambo, del ramo,della farfalla e del bruco . , ,

( 1 – c o n t i n u a )

Domenica, ( Marzo 2009


 foto di Hans Silvester

L’incontro con un libro caduto nello sguardo è storia vecchia e rinnovata. (libri caduti in braccio, fra le mani, in tersta, ecc. ecc).Dall’incontro con questo libro di Hans S. sta nascendo una storia di segni intrecciati ai quali lo sgiribizzoqui sopra è compagno…
La storia continua ogni giorno come per incantesimo ed una storia che s’infratta e si espande in coro. Ci sono cioò altre voci, (20selvaggi e monaco zen… ;-). d’acqua e di vento, di luce e di tutti gli elemti in-visibili e di-vini del creato, ad intrecciare voli.

( 2 – c o n t i n u a )