“I’m waiting for you without waiting never.”
Sto seguendo con divertimento e passione pacifica un corso d’inglese. E’ un corso come dovrebbe essere un corso, serio ma con uno spiraglio, se non una porta o un portone aperto sulla vita quotidiana.
L’insegnante è bravissima, non solo come insegnante per il suo accento british perfetto: generosamente illuminato dalla sua gentile responsabilità ad essere comprensibile per noi. I mean , lei parla perfettamente e lentamente, per farsi capire da noi ed alterna ritmo lento o più veloce con traduzione in italiano.
Mi affascina, da sempre questo modo di non stare in un opposto , o nell’altro, ma di cercare la via di mezzo. In questo caso, una posizione flessibile, tra parlare come d’uso (per noi principianti veloce) e per noi principianti, comprensibile, ma lento per chi ha esperienza, diventa una testimonianza. Insegnare, e vivere, richiede sapersi muovere ed osare un equilibrio flessibile. L’onda del mare che ritorna, non è mai uguale ? Osservare che lo sia o no, dipende dalla nostra percezione. Come possiamo essere certi di una risposta o dell’altra (si o no) veramente? E,se non fosse importante, o prioritario che un’onda fosse proprio identica a come era stata prima, del suo ritorno?
Insomma, qual’è l’intento della nostra percezione? Perché dobbiamo (we’ve to….) per forza stabilire una divisione o un’eguaglianza (come se ci debba essere, per forza un errore)?
Noi siamo una classe, siamo noi (nei limiti del concetto di separazione, fra noi ed in noi ma lo siamo) . Really (does it express always a (our) limit as well its expressing always a totality ? 🙂
So, I love my english class because it’s teaching me about the life. Despite all, we can always recognize the life is the first priority .
La vita & la Morte in-separate, come unico processo di trasformazione, inseparato divenire, sono misteriosamente unite (anche se noi le distinguiamo). Intendo rispettare questo mistero. Affidando/mi/gli/si (uauh).
Grazie . . . (thank you so much always) 🙂