Oh…!


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 28 Maggio 2007

a m o r e

“Amore mio, dici. Invochi. Sento, invochi non me, ma l’amore, in me.
Tu. Trasmetti.

Invochi e tu sai invocare senza chiedere. E’ una Contemplazione muta in quel Canto, un Sogno va oltre sè stesso e diventa Altro.”

Ed io, con Umiltà sorpresa. Lombrico che strscia. Foglia che accolta lascerà il Ramo. Farfalla che continuamente muta, contemplo dell’Aria d’Amore il Silenzio.”



Ed è Incanto, sa. Sa della Guerra dentro e fuori e dell’essere, qui. Nè vinto nè vittoroso, semplicemente trasparente alla trasmissione dell’Esistenza… Canale.
Niente. Che Meraviglia …


Surrender… Di nuovo!


TRADITIONAL IKATA ADRAS UTZBECK

“Until recently the peoples of Uzbekistan, like other nations, attributed great meaning to the magic power of certain objects, plants and animals, aimed to use them as talisman against the agency of evil spirits. This piece is full of symbolism and sacred meaning. General ornaments are bodom-almond, comb, spiral pattern, etc.”

Oh…!


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 28 Maggio 2007

a m o r e

“Amore mio, dici. Invochi. Sento, invochi non me, ma l’amore, in me.
Tu. Trasmetti.

Invochi e tu sai invocare senza chiedere. E’ una Contemplazione muta in quel Canto, un Sogno va oltre sè stesso e diventa Altro.”

Ed io, con Umiltà sorpresa. Lombrico che strscia. Foglia che accolta lascerà il Ramo. Farfalla che continuamente muta, contemplo dell’Aria d’Amore il Silenzio.”



Ed è Incanto, sa. Sa della Guerra dentro e fuori e dell’essere, qui. Nè vinto nè vittoroso, semplicemente trasparente alla trasmissione dell’Esistenza… Canale.
Niente. Che Meraviglia …


Surrender… Di nuovo!


TRADITIONAL IKATA ADRAS UTZBECK

“Until recently the peoples of Uzbekistan, like other nations, attributed great meaning to the magic power of certain objects, plants and animals, aimed to use them as talisman against the agency of evil spirits. This piece is full of symbolism and sacred meaning. General ornaments are bodom-almond, comb, spiral pattern, etc.”

S c o p r i r s i

* *

“Rivoltare ogni abito mentale e restare nudi…!”

Uscirne. Eppure quest’abito è colorato come un abbraccio di notte ed avvolgente come una lacrima, sola sulla guancia.

Svestirsi e andare via. Non lontano da qui, piuttosto qui sotto. Scendere là, più sotto che si può.
Al buio, quante paure. Scoprirle come altri colori, insieme come in un mazzo di fiori.

Scoprirsi, di nuovo.

Cambiare punto di vista, trovarsi dall’altra parte. Scoprire come un urlo diventi canzone, una fuga riconosciuta una luce verso una nuova strada.

Così, una foglia secca sarà barca nell’acqua o in cielo, sospinta dai venti che le diranno:

“Piccola, hai radici d’aria. Senti… ?”

Dove sarò ? Dove sarai ?

Scoprire che non c’è da scegliere di stare da una parte parte o dall’altra. Meglio di qua o di là…? Naaa…Stare qui.

Qui è adesso, non è separato da prima o dopo.

Io sto qui ora, non separata da me stessa. E neanche da te…


*

( continua)

*

* *

ADRAS IKAT ROBE FROM KHIVA KHANATE

S c o p r i r s i

* *

“Rivoltare ogni abito mentale e restare nudi…!”

Uscirne. Eppure quest’abito è colorato come un abbraccio di notte ed avvolgente come una lacrima, sola sulla guancia.

Svestirsi e andare via. Non lontano da qui, piuttosto qui sotto. Scendere là, più sotto che si può.
Al buio, quante paure. Scoprirle come altri colori, insieme come in un mazzo di fiori.

Scoprirsi, di nuovo.

Cambiare punto di vista, trovarsi dall’altra parte. Scoprire come un urlo diventi canzone, una fuga riconosciuta una luce verso una nuova strada.

Così, una foglia secca sarà barca nell’acqua o in cielo, sospinta dai venti che le diranno:

“Piccola, hai radici d’aria. Senti… ?”

Dove sarò ? Dove sarai ?

Scoprire che non c’è da scegliere di stare da una parte parte o dall’altra. Meglio di qua o di là…? Naaa…Stare qui.

Qui è adesso, non è separato da prima o dopo.

Io sto qui ora, non separata da me stessa. E neanche da te…


*

( continua)

*

* *

ADRAS IKAT ROBE FROM KHIVA KHANATE


A
che
titolo


© lab Harambèe – Vèrger & Altrove, Primavera 2007

v a


La borsa dello Specchio
da un sentiero d’Acqua
attraversata …

(non è una poesia)
* 55156 – continua *


Old Nomad Bag for Mirror Oyna Alta.
(Uzbek)

Durante gli spostamenti da un pascolo all’altro i nomadi portavano anche un sacchetto o borsa per gli specchi chiamati Oyna Alta. Nella
yurta uno specchio riposto non cessava di essere ciò che era.

Agiva come custode di un tempo che già era stato e segnava spazio a nuovi risvegli. Nella
yurta
,come in un grembo, attendeva.

(dom. 20 . 5. 07 – 9.29 )


A
che
titolo


© lab Harambèe – Vèrger & Altrove, Primavera 2007

v a


La borsa dello Specchio
da un sentiero d’Acqua
attraversata …

(non è una poesia)
* 55156 – continua *


Old Nomad Bag for Mirror Oyna Alta.
(Uzbek)

Durante gli spostamenti da un pascolo all’altro i nomadi portavano anche un sacchetto o borsa per gli specchi chiamati Oyna Alta. Nella
yurta uno specchio riposto non cessava di essere ciò che era.

Agiva come custode di un tempo che già era stato e segnava spazio a nuovi risvegli. Nella
yurta
,come in un grembo, attendeva.

(dom. 20 . 5. 07 – 9.29 )


S p l e n d o r e
&
S t u p o r e


© lab Harambèe – Vèrger & Altrove, Primavera 2007

v i c i n o

Lo splendore come stupore. Stupito, dal verbo stupir(si).
Ora,senza affermarlo, sentirlo lo stupore.

Sentire così che, come ogni visione, non sia mia (nel senso del possesso e del sapere) o nostro (nel senso che noi sì, lo sappiamo e ce lo siamo conquistato abbiamo, noi).

Lo stupore che sia piuttosto un’appartenza? Apparterrà, lo stupore, al Nulla meravigliso che nel suo apparente movimento di assorbimento in sè riconosce essenza all’invisibile o a ciò che trasformato verso l’essenza vi  si avvicina, forse?

La scoperta che scopre e che risveglia, oltre a ogni apparenza, ad essere semplicemente qui ora. Senza credere, senza sapere, senza essere qualcuno senza avere qualcosa. Semplicemente essenza.
Una solitudine che si trasforma in un’appartenza. Innominabie, indicibile lontananza.


“Una goccia sola, è pioggia. Ma lo sa…?

Lo sanno la foglia ed il ramo quanto sono lontani
o vicini dalla terra/cielo, e fra loro ?”


S p l e n d o r e
&
S t u p o r e


© lab Harambèe – Vèrger & Altrove, Primavera 2007

v i c i n o

Lo splendore come stupore. Stupito, dal verbo stupir(si).
Ora,senza affermarlo, sentirlo lo stupore.

Sentire così che, come ogni visione, non sia mio (nel senso del possesso e del sapere) o nostro (nel senso che noi sì, lo sappiamo e ce losuamo conquistato abbiamo, noi).

Lo stupore che sia piuttosto un’appartenza? Apparterrà, lo stupopre, al Nulla meravigliso che nel suo apparente movimento di assorbimento in sè riconosce essenza all’invisibile o a ciò che trasformato verso l’essenza le si avvicina, forse.

La scoperta che scopre e che risveglia, oltre a ogni apparenza, ad essere semplicemente qui ora. Senza credere,senza sapere, senza essere qualcuno senza avere qualcosa. Semplicemente essenza.
Una solitudine che si trasforma in un’appartenza. Innominabie, indicibile lontananza.


“Una goccia sola, è pioggia. Ma lo sa…?

Lo sanno la foglia ed il ramo quanto sono lontani
o vicini dalla terra/cielo, e fra loro ?”