Da: rifo78@yahoo.it
Oggetto: [RK] Parigi chiama – MayDay ’06 – appello
Data: 24 aprile 2006 20:26:38 GMT+02:00
A: neurogreen@liste.rekombinant.org
Rispondi a: rekombinant@liste.rekombinant.org, rifo78@yahoo.it

da poche ore rioccupata la Sorbona, pericolo di sgombero già da questa notte…

MayDay ’06 Parigi
Dall’autunno italiano al marzo francese, in viaggio contro la precarietà!

Il movimento francese ha riempito questo 2006 di una musica diversa, che in tante e tanti, nel resto d’Europa, hanno subito riconosciuto. La musica del conflitto, della differenza, della discontinuità.
Il “marzo francese” è stato caratterizzato da una potenza straordinaria, da una capacità inedita di produrre decisione comune, dai blocchi e dalle invasioni metropolitane dove si è praticata una riappropriazione senza precedenti dello spazio e del tempo: una scossa tellurica che ha fatto tremare De Villepin e Chirac. Ma questo “marzo” è stato segnato anche dall’incontro di lingue diverse, dalla partecipazione di una soggettività nomade europea in lotta, che in Francia è venuta a condividere gli sforzi, la necessità del conflitto e l’autonomia del progetto, imparando dal desiderio e dalla rabbia, dalla passione e dall’intelligenza che si è espressa in questi mesi.

Le “facoltà ribelli” italiane hanno ingaggiato la loro battaglia durante l’autunno trascorso, in un paese dove la precarietà del lavoro e l’impoverimento dei contenuti e delle condizioni di studio dilaga da anni, grazie a leggi e riforme trasversali ai diversi schieramenti di governo. Contro il disastro riformistico che ha coinvolto in questi anni l’università, la scuola, la ricerca si è costituita la soggettività in lotta che ha attraversato le assemblee e i cortei francesi. Le facoltà ribelli dell’autunno italiano hanno raggiunto Parigi, lottato al fianco del “marzo francese”, sentito la stessa speranza, praticato la stessa rottura.

La marcia indietro sul Cpe sicuramente ci consegna un dato ambiguo e parziale e nello stesso tempo un passaggio enorme è stato compiuto. Nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile senza la radicalità dello sciopero metropolitano, del blocco, senza la capacità degli studenti francesi di trascinare con se precari e lavoro dipendente, sindacati e società civile.
Quanto è accaduto e sta accadendo in Francia è una novità straordinaria, una discontinuità eccellente con cui fare i conti: di qui in poi un nuovo ciclo di lotte si è aperto!

Sappiamo di una storia sindacale coraggiosa e piena di invenzione, una storia rivoluzionaria.
IWW, il sindacato statunitense che agli inizi del ‘900 ha organizzato le lotte dei nuovi, “selvaggi”, lavoratori dequalificati: una storia nomadica che in molti modi parla della MayDayParade.
Nella consapevolezza di essere oggi, al pari degli studenti francesi ed europei, i nuovi lavoratori selvaggi del sapere e della conoscenza, abbiamo deciso di rimetterci in viaggio, di raggiungere di nuovo Parigi, di partecipare alla MayDayParade parigina.

La sfida, infatti, al seguito delle battaglie decisive che hanno attraversato le facoltà europee (tanto italiane, quanto francesi) è quella di immaginare nuove forme di comunicazione, di condivisione di pratiche e di contenuti, di elaborazione di campi di vertenza comuni. Va da sé, quindi, che grande importanza assume per noi, non solo la Parade che partirà da Pigalle, ma l’assemblea europea del 2 maggio. Un’occasione per declinare socialmente, a partire dalle lotte concrete sul terreno della precarietà e della formazione, un nuovo tessuto di relazione.

Saranno tante le facoltà italiane che organizzeranno pullman: Roma, Bologna, Venezia, Padova, Torino, Trento, Trieste, Pisa, Milano, Napoli, Cosenza, Verona, Cagliari. Una lunga carovana attraverserà i confini gridando il suo no alla precarietà, qualità e carattere condiviso dei saperi. Saranno anche tanti i precari e i migranti che prenderanno parte a questa nuova sfida.

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Europe, debout! Réveilles-toi!

Nella gioia, nella rabbia, fuori dal ricatto!

Studenti e precari dalle facoltà e dalle scuole ribelli

info – pullman: 340/6601691 (roma), 347/5451142 (padova), 349/3116077 (bologna), 347/3837641 (torino), 338/4470381 (milano)

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mi sono moltiplicato per sentirmi,
per sentirmi ho dovuto sentire tutto,
sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi…

una sola moltitudine


lab HarambèeMay Day, Milano 2005

p e r T e r r a

Copio incollo, un po’ trafelata anche oggi, tornerò presto… Nel frattempo buon primo maggio e buona Vita…a noi tutti dovunque saremo….!

Lo spirito di buona rivolta con la sua forza naturale coraggiosa intesamente rispettosa non ha paese… ma l’universo sconfinato. A volte, basta girare l’angolo dietro casa… altre volte, non basta.

Se non si può andare a Parigi, si andrà più vicino che conta è il viaggio…

Comumque,il “viaggio ribelle” c’è, se c’è. Dentro e sempre. A qualunque età. O no…?

Vi abbraccio

kaapi


lab Harambèee

D i e t r o


© lab Harambèe – Val Masino & Altrove, 2005- 2006

m a r e

Ecco, nello spazio dietro agli occhi, una scia luminosa disegna un’ombra tiepida dove riposarsi da quella luce abbagliante .
E’ un mare invisibile di correnti d’aria e di vento.

Trovarti, sentiero tortuoso… Sei una linea che si piega come una vela su sè stessa e verso il mare.

Prima cercavo di riconoscere le onde, una ad una.

Ora, dimentico il conto in un canto.


“Forse, è un volo!”

I trentatre’
nomi di Dio

1.

Mare al mattino

2.

Rumore della
sorgente sulle pareti di
pietra

3.

Vento di mare
a notte,
su un’isola

4

Ape

5.

Volo triangolare
dei cigni

6.

Agnello appena nato
bell’ariete
pecora

7.

Il tenero muso
della vacca
il muso selvaggio
del toro

8.

Il muso paziente
del bue

9.

La fiamma rossa
del focolare

10.

Il cammello
zoppo che attraversò la
grande città affollata
andando verso la morte

11.

L’erba
L’odore dell’erba

12.

13.

La buona terra
La sabbia e la cenere

14.

L’airone che ha
atteso tutta la
notte, intirizzito,
e che trova
di che placare la sua
fame dell’aurora

15.

Il piccolo pesce che agonizza
nella gola
dell’airone

16.

La mano,
che entra in
contatto
con le cose

17.

La pelle – tutta la superficie
del corpo

18.

Lo sguardo
e quello che guarda

19.

Le nove porte
percezione

20.

Il torso
umano

21.

Il suono di una
viola o di un
fkauto indigeno

22.

Un sorso di una bevanda
fredda o calda

23.

Il pane

24.

I fiori
che spuntano
dalla terra a
primavera

25.

Sonno
in un letto

26.

Un cieco
che canta
e un bambino
invalido

27.

Cavallo
che corre libero

28.

La donna –
dei – cani

29.

I cammelli
che si abbeverano
coi loro piccoli
nel difficile
oued

30.

Sole nascente
sopra un lago
ancora mezzo ghiacciato

31.

Il lampo silenzioso
il tuono fragoroso

32.

Il silenzio
fra due amici

33.

La voce
che viene
da est,
entra dall’orecchio destro
e insegna un canto

22 marzo 1982

“I trentatrè nomi di Dio”

Essai d’un journail sans date e sans prenom personnel


Marguerite Yourcenair


lab harambèe – Milano & Altrove, Febbraio 2006

r i c h i a m o

Ci sono spazi che non si possono descrivere, eppure esistono.

Non hanno nome. Portano le aspettative di riconoscimento fuori da ogni previsione.

Se non posso nominre qualcosa non esiste. Oppure è qualcosaltro. Oppure è poesia…

Lo spazio, a volte, fa paura…

S e … è


© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2006

d i e t r o

“Ciò che esce dalla porta oggi, prima o poi rientrerà dalla finestra.”

“Le porte e le finestre sono uno spazio. Separano e dividono. Si fanno attraversare,come una tenda di palcoscenico, la luce e l’ombra passano,vi disegnano mappe di andata e ritorno. Così, ritorna e va il tempo del sonno e della veglia.

La canzone della notte è del risveglio la voce, perchè niente è indiviso nel suo proprio essere niente e tutto.

Semplicemnte un fiore si chiude nellla propria corolla e riposa, fino a quando la schiuderà altre volte, ancora.

E quando per sempre si perderà nel suo essere fiore, soltanto. Sarà stato e sarà per noi nella sua essenza, fiore.”


“Non capisco…” dissi.

Sorrise, porgendomi la mano. Nel palmo c’era qualcosa. Invisibile.

Ne sento ancora il profumo.

(2 – c o n t i n u a )