Doppio Zero (1 0 0 )

20 . 11 . 2021

Proprio oggi, mettendo a posto una libreria vetrina, in seguito al crollo di un ripiano, ho trovato questa foto, ed un appunto sul retro. E’ quello che resta di un quadro mancato, quello che mi avevi chiesto tante volte, anticipando un regalo.

No, non l’ho mai dipinta quell’immagine del Resegone, traducendo uno schizzo veloce: il paesaggio dalla finestra della nostra casa di Valghegrentino che tu e Renata avevat ristrutturato e restaurato con tanta cura. E, vi avrò certamente deluso entrambi, anche se non me lo avete mai detto.

Nella vicinanza che oggi sento con te e con lei, rinnovo la mia richiesta di perdono sia a voi, per tutto quello che non ho inteso, riconosciuto e rispettato, sia a me stessa, per non “essere (stata) abbastanza”.

Prima o poi, arriva sempre un momento nella nostra vita in cui ci si accorge dell’amore che non si è riconosciuto, e non fa differenze se dentro o fuori di noi, in fondo quel confine fra me e voi è (stato) una opportunità per affidarsi all’infinito. Ed oggi, cerco di farlo.

Tanti auguri, papà Carletto, per il tuo centesimo compleanno, per questo e tutti gli innumerevoli nostri incontri in-visibili, di noi tre ed oltre, per sempre.

Grazie.

Carluccia

N.B.: certamente questa foto non supplisce al quadro. Ho scritto nell’elenco delle priorità: un acquarello del Resegone, accompagnato da un “raccontino” che, proprio ora, sta comiciando a sussurrare. Ho già preparato un foglio adatto (A3), ed un quadernetto (dei tuoi) 🙂

post da scrivere (in divenire)

27 e 28 . 11 . 2021

Sono tornata a scrivere, qui. Troppo poco sarà per un vero e proprio post completo? Sì, probabilmente.

Quindi, cominciamo a percepire la continuazione del precedente post in sospeso. In fondo, la causa della provvisorietà potrebbe essere non solo nella precarietà impermanente della nostra natura, e riflettersi nella bellezza della sospensione che come un filo sospeso su un burrone non respinge il raggio di sole abbagliante; si offre al vuoto ed alla luce.

Se la percezione cambia, ed accetta di dialogare con la paura riconoscendola, un’ offerta potrebbe non essere un sacrificio ma una meravigliosa trasformazione.

Non potrai vedere se non cambi punto di vista, dove il paesaggio e’ cambiato, cambia . . . E cambierà.“

L’abbaglio è stato criminalizzato. “Stai attento agli abbagli” che fa il paio con ”Stai attento alle illusioni”.

Piuttosto, direi invece di stare attenti e presenti nell’intento, non solo a quello dichiarato ma alla sua ombra: quella che rivelandosi ci aiuterà a riformularlo, incluidendo nel nostro “anelito a riscuotere un risultato” tutte le paure, i condizionamenti e le aspettative da liberare. Così, l’intento in divenire, avrà una strada da percorrere e noi cammineremo in buona copmpagnia veritiera , non di una pretesa di risultato ma di un percorso di liberazione (magari imprevedibile.)

Non so se son stata abbastanza chiara, scrivendo. Ed allora scrivo:

“Benvenuti !”

agli abbagli ed alle illusioni, magari lo continuerò a dire senza troppo aprirmi alle aggressioni ed alle tempeste, oltre i miei limiti. Ma come non ascoltare ? Qualcosa o qualcuno, invisibile, sussurra

Quello che deve accadere, accade!”.

Ed allora, pronti e via . . . Via!

P.S.: la foto narra di un incontro nel Deserto Meridionale dei Gobi. Non si intende, con gli occhi fisici, se Cammello o Cammella) stia sorridendo o avvertendomi che, mi sono avvicinata troppo. Un sorriso non esclude nessuna comunicazione, no? Ricordo che stavamo aspettando di partire in carovana, allineati. Ed io ho partecipato a piedi mentre la Creatura ruminante e meravigliosa alla quale ero stata assegnata camminava vicino a me mentre parlavamo, fitto fitto fra noi.

Era il 2017. Non ha ancora superato l’imbarazzo di cavalcare o cammellare (nessun ruolo da sottoposti/sovrapposti). Eppure, qualche volta, l’ho fatto, liberamente e per neccessità (vera o presunta).

In entrambi i casi, cammellare in groppa o a piedi, la connessione fa la differenza, per un allineamento ed un dialogo silenzioso o sonoro, una vibrazione che avvicina i punti di vista di due creature, addirittura unendoli e cancellando differenze e distanze (presunte). E’ cambiato il mio sguardo?

Grazie.

NPAL (Nomadic Provisional Art-Life), ” Meeting”, Southern Gobi Desert, 2017

(continua – in progress)

Nuovo?

A Chi?

Vorrei scriverti una lettera, perchè vorrei parlarti, ma non si può. Siamo confinati per lockdown (Covid 19 Virus), o almeno così crediamo.

Vorrei parlarti, sì. E’ come se mi avesse colpito un fulmine. E se l’ha fatto, è accaduto, intensamente ma dolcemente, nel senso che non ho sentito un colpo ma . . . luce. Ammesso che la luce si possa sentire, nel senso di feeling o di abbaglio, sono in questo chiarore forte ed evanescente, cioè in movimento, non stabile.

Vorrei scriverti una lettera, non un messaggio (whatsap o sms) e o una email. No, proprio una lettera, scritta su carta, magari con un disegnino, non esplicativo, ma che si manifesti di per sé, sul foglio. E, che sia nella sua libertà indipendente, come la meraviglia. 🙂

Forse, non una lettera vorrei scriverti. Piuttosto riconoscere uno spazio, che sia ponte fra te e me, noi, o addirrittura un burrone per perdersi e cielo per volare ( via, da soli ed insieme, un sentiero per aria, non qualcosa da possedere in terra). Qualcosa da condividere ma non per obbligo, per scoperta di un viaggio che già incominciato perda il suo programma (se mai lo abbia avuto).

Adesso che la libertà sta cambiando suoni e colori, s’assottiglia nel tempo (breve o no, chissà) che ci resta, ci incontra diversamente , diventa essenziale e senza fronzoli nè aspettative. Libertà libera da definizioni, di esser quello che è e che non è stata finora.

(continua – in progress 29042020)

Immagini:

NPAL LAb 2015-16 Findhorn Foundation – “Così vicini all’Oceano ed alle Stelle” – “So close to the Ocean, the Moon and the and Stars”)

(continua – in progress 29042020)

Blowin’ in the Wind


“Non importa se vedi in Bianco e Nero o a Colori. Ascolta . . .

C’è un vento pazzesco, tutto ondeggia, in cielo ed in terra. Anche la macchina sopraffata dal  movimento dell’aria e mio, sposta immagini oltre l’obiettivo, fotografando un’imprevista inquadratura. Mentre,  quella  rimasta fuori si libera, potrebbe raggiungere tutte le altre immagini liberate, chissà dove?

“Quando non puoi vedere, ascolti.”

NPAL Lab – “Blowing in the Wind”- Findhorn & Elsewhere, August/September 2012

(continua – in progress)

26 . 7 . 2019

Quando comincio a raccontare, spesso non so  se farlo con un  tempo presente o passato prossimo o remoto. Il racconto, a volte è un ospite inatteso, si manifesta poco a poco. Questo, accade nel presente  (sono, sei).  Se  evoca dal passato ciò che già era accaduto o non accaduto , acoltando sento altre storie (ero, eravamo, eravate, erano). Ricordo, o non ricordo, mi è accaduto o l’ho sognato e, che differenza ci sarebbe?

Parlare del tempo non è una negazione (c’è stato o non).

Piuttosto, chiedersi “chi  sono?” sia  una domanda (esssere presenti mentre lo si chiede, con umiltà non sottomessa  e spirito bambino) nei limiti consentiti dalla trasformazione della nostra consapevolezza che invecchiando può consentirci nuovi inizi … ?

1 Tutto rRcordare e Tutto Dimenticare-IMG_0805

NPAL LAb Exhibition & Illusion, Milan & Elsewhere 2012

“A volte, non c’è confine fra domanda e risposta.”

Viaggiano insieme, oltre confine. E, se “la risposta è dentro di te”, è importante non essere soltanto, o sempre,  fuori . . .  ;.)

(continua –  in progress)

7 .  2 . 2019

La distanza fra due immagini di paesaggi potrebbe essere intesa come uno spazio da percorrere, a piedi o in volo, da soli o iinsiemead altri, con un mezzo di trasporto, o senza.

Un cammino o un volo, accade fra cielo e terra, sulla terra in questa cosidetta terza dimensione o nelle altre. Trovarsi nello stesso viaggio in questa o in altre realtà multidimensional, fa una certa differenza, ma se navighi davvero ad un certo punto sei oltre confine,  per ipotesi… Come esserne mai certi? (no separation) 🙂

NPAL - foto via Corelli                                 NPAL Lab – Diary & Journey “Passano e ripassano”                                  via Corelli, Milano & Altrove 27 Febbraio 2019

(- continua)

28 . 2 . 2019

Immagine di treni in transito, tanti viaggi tra di  loro, intervalli, immagini, cambiamenti. Sospirando canto Amapola, perchè ne sento l’aria.  Ed  adesso, scusatemi, vado a cercare quel libro “Il Viaggiatore Notturno” di Maurizio Maggiani.

Si, proprio quel libro che mi aveva fatto ricordare di aver sentito cantare quella canzone da mio nonno Felice, sottovooce, quando cantava ormai solo così, spesso da solo davanti alla finestra,  dopo aver condiviso, da giovane,  per tanti anni la sua voce con un coro.  Quanti ricordi vissuti o, ascoltati raccontare.

Mia mamma Renata, piccola piccola, lo accompagnava  quando  lui andava a cantare nel coro, verso sera. E poi,  lei seduta ad ascoltare, seguiva lui in silenzio, intanto imparava le canzoni di un  vasto repertorio  di generi musicali diversi.  Per tornare a casa, a notte fatta, con la sua manina nella tasca grande del cappotto del suo papà altissimo, bellissimo  e dolcissimo. Credo di aver ereditto quel senso dell’essere compagni musicali, sonori nel vivere, anche condividendo il silenzio.  Grazie.

Quando, non molto tempo fa, ho comimciato ad essere  rassicurata nell’ascolto,  piuttosto che nell’essere ascoltata, ho cominciato ad intendere come il bisogno di raccontare prescinda dall’ascoltare, ascoltarsi nell’essere “insieme” (anche se l’altro non c’è o non si vede). Però, per questo… working in progress, mentre sta arrivando un’altra Primavera!

Ho preso tanti treni nella mia vita e quanti ne ho persi! Ne resta una immagine mossa, di tracce sempre in divenire. Perchè, in fondo, un viaggio non è mai finito e le mete sono sempre in movimento fra loro. Un treno in transito  questo lo sa…

Il viaggio non va atteso, va vissuto in ogni momento, dovunque tu sia, lo spirito del viaggio è sempre con te. Non sei mai solo nè fermo.

“Non aspettare di partire, comincia a viaggiare dove sei, anche se sei seduta  davanti alla finestra della tua stanza.”                                                          

(lascia andar via  i pensieri ed ascolta. Forse,  c’è  una storia che è appena partita e sta arrivando da te … )

49245149_10218215971288610_3478975947015716864_o-1Kaapi Carla Barnabei – NPAL Lab  “Waiting for a Tales” – Findhorn Foundation – 2012

“Non sono le persone che fanno i viaggi, ma i viaggi che fanno le persone”.                         

John Steinbeck

(- continua)

3 . 3 . 2019

NPAL Lab  – Diary & Journey “Listening”,  Milan and Elsewhere, 3 March 2019

“Nell’Acqua c’è uno Specchio. E, nello specchio il fluire dell’immagini, chissà dove.” 

Le immagini riflesse, come treni d’altra dimensione, vanno Altrove?

P.S.: Il viaggio mi  porti “qui”,  dove sono. Nessun confine vorrei percepire ( rilasciando l’illusione di percepirlo) 🙂

(in progress)

ore 21.47

Lascio qui un paio di appunti per la mia ricerca sulla  esperienza passata ed in progress “Mappe per/del Silenzio”. Titolo assolutamente indicativo,  provvisorio ed in trasformazione. Insomma, per il poco che ne so, una storia multidimensionale di segni sonori ed in-visibili . Spazi e mondi.

Da anni ci penso e l’incontro con il khoomi mongolo a Ulan Batar (Giugno 2018), la mia resa (“non ce la faccio a cantare così, riconosco il mio limite e, ti seguirò ascoltandoti, fino all’infinito”) e la testimonianza del maestro (che emozione risentirlo nel video!) hanno segnato una svolta facendomi  da ponte nella nebbia.

* (ho trovato la prima di queste tracce sottostanti, sbirciando fra i vecchi post del 2007 per la prima, e da questa ho trovato la successiva 🙂  o procedo, quando non sto ferma per associazioni e per  incontro con  “quello che arriva” o trovo.. Si rinnova la gratitudine che ho sentito allora e sento ora. Grazie 🙂

(fantastico, ascoltare tutte  e tre le tracce, video, contemponeamente . . . ) 🙂

(in progress)

4 . 3 . 019

** Procedo, quando non sto ferma, per associazioni e per  incontro con  “quello che arriva” o trovo (siano parole, immagini o suoni).

Adesso  un altro arrivo!

Grazie 🙂

Mr Train – (“dare i numeri”)

“Nessuno sapeva dove ero, nessuno mi stava aspettando”.

Si traccia una mappa fra dove sei fisicamente, e dove sei, là… ma dove? Questa domanda non è “pesante”, non interroga; piuttosto, apre uno spazio di risposta, di scoperta o forse di miracolo.

“Prendi a caso una frase dallo specchio e, lasciala andare.”

A caso, un atto di presenza: fai un gesto, lo riconosci mentre lo lasci accadere, lo trovi, ti fai attraversare: e lo lasci andare, lontano da te. Non aspetti un ritorno.

Parlo alle piante, qui sul terrazzo e dentro casa: “Buonanotte ragazze”,  dirò fra poco e domattina le saluterò di nuovo: “Buona giornata”!

Celebrare la distanza come uno spazio di libertà e di presenza.  Qualche settimana fa ho incontrato una Septaria ( click), attratta dal suo disegno.

Mi sarebbe piaciuto che proprio quel disegno apparisse sul pavimento che vorrei dipingere, anche se non vorrei  imprigionarlo… Così ho chiesto ispirazione, in merito.

E, la Septaria ha raccontato, con  quella vibrazione  (click) che connette la paura della mancanza al Vuoto, alla sua libertà dalla personalità di un luogo o di una creatura, vivente o morente, o di un luogo.

Ci sono delle “figure” che sembrano maschere o mappe intrecciate  e, come tali  se ti lasci connettere, ti parlino  del vuoto, dell’essere uno schermo, nella rappresentazione, un paesaggio, uno spettacolo. Ti cambiano, se lasci accadere.

Va bene, la maschera ha una sua generosa consapevolezza, non ti imbroglia, si sovrappone o si sottopone, fino a quando la toglierai. Decidilo! Sai, che scoperta, dopo? 🙂

IMG_0825.JPG

* NPAL Diary & Journey – Septarian Necklace 0407017

P.S.: in seguito, ad un post del 2016 ripubblicato poco fa, su facebook (certe escursioni veloci possono essere “profonde”).

invece, questo post è decisamente in progress. Se vedem … 😊🌱Ty.

NPAL Journey 2015-DSC00649.jpg** NPAL Diary & Journey  – Mongolia, August/September 2015

NPAL Diary & Journey 407017

8 . 7 . 2017

“Scusa, stai dando i numeri?”

Sì!

1.

“Vado in reazione subito, quando nella conversazione con qualcuno, mi sembra che mi diano ordini. Magari non è così, l’altro si esprime spontaneamente senza usare condizionali, fa un’ipotesi usando un imperativo. A me sembra, di sentire un’energia particolare in questi casi, di controllo e dominio, ma forse viene  da una mia mancanza.”

2.

Tendo a idealizzare gli altri,  e a volte la mia disponibilità viene usata a fini di potere od affermazione, forse? Comunque, anche se riconosco la mia responsabilità nell’essere stata disponibile ad oltranza in passato, ancora non lo sopporto.

3.

Ho bisogno di distanza per respirare, mi sento invasa.   Mi sento inchiodata ad un ruolo, esclusa dal dialogo e reagisco immediatamente, mettendo la  distanza che non c’era, invocando spazio e tempo oltre quell’ambito angusto in cui mi sento stretta.

Non sono un personaggio da inserire in un teatrino a recitare la sceneggiatura scritta da qualcun altro o neanche da me . . . E cosa, chi  sono? Lo sto esplorando, non è per niente facile, anzi è proprio pericoloso, ma è “un’avventura per la vita”.

“Fra la vita e la morte, sempre ci muoviamo, non dimenticarlo. E, sorridi!”

5.

Però, occorre accettare che gli altri magari non amino l’avventura e chiedano di continuare la recita. Senza offendere, innanzitutto,  ma anche senza offendersi.

Riuscirò a tradurre  l’intento di accettare che mi venga richiesto, magari inconsapevolmente o indirettamente , di recitare, di stare in una scena fissa o uno spettacolo ripetuto, senza offendere senza offendermi; senza reagire, riconoscendo i limiti  e cercando una risposta al mio intento ogni volta, in quel momento?

6.

Viaggiare senza sceneggiatura precostituita, alleggerisce il bagaglio ma è pericoloso per ogni aspettativa e per ogni credenza . Ed anche per i comò, quelli delle tre civette e quelli pesanti che mi porto dentro, affolandone i cassetti di ricordi.

7.

Ed anche dentro , come fuori, non si tratta di buttare via (le cose, le persone o le loro maschere, le emozioni, gli eventi, ecc.), con una negazione distruttiva,  ma invocando quello spazio, che non sia una pretesa chiesta a qualcuno, o una  compensazione ad un ruolo nel quale sei rimasto o sei uscito inconsapevolmente …?

“Non si tratta di distruggere, di fare piazza pulita,  ma di fare spazio alla pace (dentro e fuori) e prendersene cura, sempre!”

8.

La via continua. Buon cammino a tutti, a chi va ed a chi resta (a chi lo sa ed a chi no).

Grazie 🙂

****

“Night again

the Shadow of Universe

covers my shadow.”

NPAL Diary & Journey – “Dare i Numeri” (per ora fino a 8) – 08072017

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*        “Mr Train” – Patti Smith, Ed. Feltrinelli

**      articolo di Paolo Vites

***     “Sound of Silence” (byPaul Simon) and “I like a Rolling Stone” (by Bob Dylan)-      Sainkho koomii  and “From me to You”

****    Federico Pistone – Guida “Mongolia”- ed. Polaris – “The Nature of Feeling” Haiku

from Mongolia  – Bremson Editor

No Worries . . !

Stai tranquilla con le cose che ti succedono. L’ultima volta Bruno ricordava il fatto che tutto ciò che ci arriva lo abbiamo causato noi ed avendolo creato noi, siamo anche in grado di sopportarne il giogo.  Buona domenica.  Baci.”                                                                                                                                                                                                  

  

*1.

Un messaggio che ha una sua precisione. Impeccabile. Lascia una scia e tu se vuoi, puoi ascoltare, seguire, restare. Senza esclusione . . .

Trovare nelle distanze ponti, nel Silenzio, il Canto nell’Assenza la Presenza… Vivere e morire, rinascere a te tesso/a, inseparato/a?!

Grazie, sempre 🙂

*2.

NPAL Diary & Journey, in progress, 0406017, – Here /Elsewhere

***

 *1.   NPAL diary & Journey. “Mask’s Vision”, Lerici 2013

*2.   NPAL Presence/Absence (Mask), Aries and Tauros Garden, Fhindorn Foundation 2013/2015

5 . 6 . 017

Sopportare, non mi è piaciuto, anzi,  come sottilmente egoico ed agente di complicità, l’ho spesso sentito. Una complicità ad un sistema in cui ognuno ha un suo posto, assegnato, chissà, per nascita, karma o altro. D’accordo, volevi il “posto fisso”? Questo lo è.

In realtà (quella non per forza convenzionale), la fissità totale è … improbabile, o forse neanche esiste. Tutto (proprio tutto?) si trasforma, in modo più o  meno visibile, o addirittura in modo invisibile (dipende dallo sguardo?), quindi mica può restare fisso ed identico, no?

Preferisco l’esperienza della resistenza a quella della sopportazione, perché la sento più profonda, a creare ponti fra quello che succede “fuori” e quello che sentiamo dentro, ad esempio la ribellione, all’ingiustizia, al dolore al tradimento (e qui, ci sarebbe anche un’altra storia, inerente al cambiamento …).

Dici:  “Resilienza, allora!”

Nel senso, che resistere non sia uno sforzo? Riconoscere le risorse (nostre ed altrui, dentro e fuori) soprattutto quelle non riconosciute, e liberarle? Se sopporto, o mi sforzo, ostacolo il cambiamento (dentro e fuori di me)? Liberare le risorse dai condizionamenti precede la loro attivazione ( a volte si auto-attivano, quando sono libere di farlo)?

Ciò che evita lo sforzo consente il cambiamento in  funzione di un Intento (aggiornato, via via, sul riconoscimento di ogni paura, condizionamento, schema della personalità, ecc.)?

(Oh, so many questions!)

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*3.   NPAL Diary & Journey, 2015/2017

Grazie!

NPAL Diary & journey, Dialogue, 0506017 (in progress)

– (continua).

“Però, senza l’accento è un Albero . . . “.

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*  NPAL Diary & Journey, Mongolia, August/eptember2015

Lascio un appunto, qui.

Come una Mollica di Pollicino, per poter tornare indietro anche se, ritornare non sempre ti riporta da dove, credi o credevi, di essere partito:

“L’Acqua diventa Ramo. I Rami diventano Acqua.

Trema il Fulmine  così vicino alla Stella.  

Ho rivisto “Abrazo de la Serpiente”, ci sono tornata (per caso?) sospinta, come una barchetta di carta, dal Vento, da un link ritrovato in Fb.  Ho sentito che mi parlava, parlava proprio alla parte di me che vuole “partire, senza scappare, però…”.

“Da cosa potresti scappare?”

Da qui….

“Oh, non puoi!  Qui e là sei sempre tu, oppure non lo sei, mai.”

Preferisco la seconda ipotesi.

“Sì, però però arrivarci è un Viaggio!”

Va bene. Mi aiuteresti a partire?

“Lo stai facendo, anzi sei già in viaggio.  Ascolta!

(la meta non è il viaggio).

Sì, ascolta,  il tuo Canto ti sta cercando . . .”

Grazie.

28 . 5 . . 2017

“Qualunque sia il tuo dolore e la tua pretesa o ricerca di guarigione, ascolta. Ascoltati, trova il confine, là dove ascoltare è ascoltarti ma rimane ascoltare. Là, oltre alla tua persona/lità. Ascolta.
Ascoltati ascoltando, con umiltà e semplicità, vai oltre. Riconosci la tua paura, ascoltala,
Qualunque mezzo sarà buono se alla fine lo rilascerai. Non cercare scorciatoie e se le troverai, ringrazia! …  Fino ad allora, o finora, non si sa in quale vita o quando, vai, vai, vai…. e resta andando e, vai restando.
Mi intendi?”-

(così, sento diverse voci nello stesso o canto, e sono una…).

La tua voce è un canto, e come un canto, seguo il ritmo del respiro, il mio che non è solo mio … vado e resto, resto e vado. La bambina in me, non è negata e non comanda  più. Riconosce il Cerchio e partecipa, lieve.

Così, sento  diverse voci nello stesso canto, e sono una…

La naturalezza è l’unico potere, autentico.

GRAZIE!

NPAL diary & Journey 2805017, Here & Elsewhere

28 . 5 . 017

Mi sono svegliata, con l’immagine (la prima, qui sopra), davanti agli occhi.

Ho risentito quella emozione di disturbo, della scorsa   estate in Siberia,  quando ci siamo incontrati con Olga. Eravamo un gruppo  in un seminario-Viaggio, non un tour turistico (senza offesa per Alpitour), eppure mi sono sentita come in un safari, davanti agli obiettivi, cellulari e macchine fotografiche: la sciamana Olga nella sua stupenda casina, di quattro  per quattro metri, ci guardava con severità e compassione.

Cellulari in mano e macchine fotografiche pronte, riflessi condizionati di ripresa e giudizio. Tutto pronto.

Alla fine, si è fatta fotografare. Così piccola, così di un altro Mondo (un Ponte fra i Mondi). Si stringeva al figlio e… non so scriverne.                                                                     Le foto son venute tutte sfocate, che coincidenza! Io mi sono sentita svenire, avrei voluto svanire, del tutto!

Da allora, per ogni tipo di rappresentazione, sento una diffidenza che sto cercando d’esplorare. Forse l’ho sempre sentita per l’arte, meno per la fotografia,  ma ora è riemersa potente.  Hanno detto  che fotografare ruba l’anima.  Magari non ruberà l’anima, ma la disturba! Se  “fissi” in un’immagine permanente, qualcosa o qualcuno   separandolo, dalla sua appartenenza multidimensionale, e mostrarlo come una “figurina”, l’anima è disturbata, e soffre.  Ed, ad soffrire è anche la nostra anima.  Mentre  l’ego gongola?

Ecco il ricordo, di una foto che non ho fatto.

Le fiamme del fascio di rami di Ginepro per la fumigazione si espandono nella piccolissima stanza, dove il gruppo è voluto entrare insieme, invece di rispettare la richiesta (10 per volta); cadevano ovunque i lapilli , alla fin del rituale di guarigione , che non descrivo.   Avete presente l’energia del Vulcano?   Eravamo indifesi,   in balia del Mistero.

Le presenze (umane) erano troppe, troppo pesanti, e pensavano senza sosta, giudicando, classificando? Olè!   Un dente si è spezzato (sarebbe potuto rompersi ben altro, più gravemente. Quante, quante paure sono emerse, urlanti! . Molti rimproveri indignati : era una sciamana esagerata, non avrebbe dovuto fare così, “Gli sciamani non sono aggressivi, non lasciano tracce sul corpo… “.

                                                                 Pensavano di essere ad uno spettacolo e lo spettacolo li aveva troppo spaventati?  Davanti alla potenza della naturalezza ci si può spaventare, d’accordo.  Dipende dal tuo Intento, e dal tuo “bisogno”,  cosa ti succede.  Puoi scappare, giudicare, cercare scampo dall’abbandono, oppure arrenderti, inchinarti e ringraziare, davvero, o altro.  A te la scelta.  E, basta. Non è uno spettacolo (di magia).

Ormai, tutto può essere documentato (ed essere consultabile in rete, su youtube o altro). Tutto, tranne l’invisibile. Rispettiamo almeno quello. E, chiediamo(ci)  quale potrebbe essere  la causa di tutta questa compulsione di rappresentazione. La risposta potrebbe essere davvero interessante, un viaggio avventuroso e magari pericoloso, dentro di noi.

La nostra personalità  è terrorizzata dalla perdita di controllo, corre al riparo, si nasconde con maschere affascinanti, o terrificanti,  e ci fa credere che siamo noi quello che sembriamo, crediamo o ci fanno credere, di essere o dover essere.”

 Il Teatro delle Origini, lo sa,  usa le maschere per rappresentare l’invisibile, che tale rimane, segreto. Se lo contatti muori, da vivo , e lo sai, non sarai più lo stesso, vivendo .

 La naturalezza è l’unico potere, autentico, riunisce  le parti separate, è una connessione, non una contrapposizione,

 “Vivi in battaglia, dentro di te, per la pace. In viaggio, disarmata, ma non senz’armi. Da sola, ma non separata.Non pretendere. Ascolta. Ora. “

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Pubblicità, Milano MM1, fermata di Piazza Loreto

(qualcuno cerca di rendersi invisibile 🙂 )

NPAL Diary & Journey 28052017

Don’t worry . . .

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1.

“Non preoccuparti!”

Invece, se la preoccupazione è dentro di te, in te, bisogna occuparsene.

Il verbo “occupare” mi ha sempre affascinato, perché ha, in sè, due opposti (o contrari apparenti): essere occupato nell’impegno, fuori e magari pure dentro,ed essere occupati da altri od altro, fuori ed anche dentro.

Quante sfumature in questa apparente contrapposizione, uniscono gli opposti! E, quanti interrogativi.

Essere impegnato in un lavoro, in una attività, in una passione, fuori o dentro , senza separazione (dentro/fuori( ovunque (tempo e luogo)? Essere occupati, tenuti in pugno, controllati da altri o altro, fuori (e magari fin dentro di noi, in fondo) e o essere inconsapevolmente occupati, condizionati,  controllati,  manipolati da parti di noi, dentro, che agiscono, spesso a nostra insaputa, sottomettendo le altre parti (di noi) ed, a volte, persino l’anima?

“Alla mia età veneranda, sto scoprendo, anzi sono scoperta da Spirito Bambino e, mi chiedo sorridendo se tutte quelle divisioni dalla mente (mia ed altrui) puntigliosamente definite, esistano, o se esistano  solo come differenze di sfumature. Come se,  fra due opposti, esistesse una gamma di tonalità  in divenire, viva, libera da ogni nostra di controllo, che trasformi continuamente gli opposti e la presunta separazione in altro da sé stessi, (e da “noi”), esprimendo una distanza. Una distanza, una terza possibilità , a sua volta, possa espandersi come creatura differenziandosi e comunque, restando inseparata in connessione con la sua ( e nostra) Origine.

E, di fronte a questo miracolo in divenire, all’alba ed al tramonto, puoi stare in silenzio, ad ascoltare.

Storie arrivano, ti confortano e, quando sarai abbastanza confortato/a, o anche solo un pochino sollevato/a, cambieranno sconfinando. Forse potrai trovarti in un altro paesaggio, in un’altra storia. No, non cercare di classificarla, di darle titolo o di venderla. Non è tua e va, va…. Continuerà. Potrai seguirla? Chiediglielo e, chieditelo.

E, magari partirai, o sarai già, in Viaggio!”.

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2.

“Ora. ti chiedo: chi sono?”

“Sei un artista! Perché non lo vuoi ammettere?”.

“Lo sai quanto io resti perplessa o infastidita, per questa parola… Sto cercando il perché, da tanto. Intanto lasciami dire : mi sento , più che altro, una semplice cantastorie ma, da come sento, non sono io, son le storie a cantare … Sì , e le ringrazio, sempre! .

E, ti chiedo di nuovo (sai già, a quale proposito).                                                                                  Sono un canale (di racconti e d’immagini che non sono mie, arrivano e vanno)?                Come un Bastimento raggiunge la Riva, ci raggiungono e poi, ci lasciano, ma sempre fra noi, l’Oceano . . .” 🙂

Grazie grazie, sempre.

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3.

  1. NPAL Diary & Meetings,  Mongolia, August 2015

2.    NPAL Diary & Journey – Provisional Installation, Milan 2014

3.    NPAL Diary & Journey – HorseS and Infinity – Mongolia , September 2015

*** OCCUPARE: (click)  (Enciclopedia Treccani Vocabolario)

NPAL (this Word or Another One)- – – 12022017 (in progress).

FEBBRAIO 13, 2017

La parola “Silenzio” è abusata? Basta pensarla, sussurrandola e svanisce nel suo significa? Ma cosa intendi per stare in Silenzio?

“Non assenza di suoni, assenza di pensiero e giudizio!”

Ah, be’.  Tutta un’altra storia. Se ti dico di stare zitto, non sono in silenzio, quindi… come posso ascoltare il tuo?

🙂 Grazie.

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4.   TheSpeculatingRook  – free hand machine embroidered Goat cushion cover.

**** SILENZIO (click)   (Enciclopedia Treccani Vocabolario)

          BE’ (click)   (Enciclopedia Treccani Vocabolario)

NPAL Diary – “This Word or Another One” – 13012017 (in progress)

FEBBRAIO  14, 2017

Una Nota, in attesa che si sviluppi (click)

(in progressssss)  🙂

Altrochè (Altro da non si sa chi o cosa)?!

Altrochè . . . . (che avverbio interessante, direi. L’altro (o l’Altro) rispetto a qualcosa d’altro, è in una prospettiva (che)).

Chissà ,se questa convergenza prospettica sia in direzione di passato o di futuro e, magari (ohiohi), del presente.

“Qui ed ora”,                                                                                                                      quando non è una etichetta ( e non è  per niente sbagliato se lo fosse -per giunta), prospetterebbe  indietro  (passato) ed in avanti (futuro) qualcosa di non ipotizzato?                                            

 Magari, in un modo non- separato in cui  il presente momento ipotizzi un ponte fra prente, passato e futuro.  Insomma, un miracolo?

Ehi, (fra parentesi.): il punto interrogativo (?) sia una suggestion, o  uno stratagemma che sfoca(no) il pensiero da una definizione definitiva verso l’(immaginario) infinito!

Grazie 🙂

DSC01056 copia.jpgNpal Diary – Mongolia 2015

NPAL 0810016 (in progess) – Here & Elsewhere

Prima & Poi

Prima, stavo per aprire una pagina di Word per scrivere, ed invece, ho aperto questa pagina del blog. Ora,  sto scrivendo qui.

“Descrivere un avvenimento senza commenti o giudizi”.  

E’ possibile.

“L’Acqua è libera. Non portarla, per forza, al tuo Mulino”.

Emotivamente acquatica, mi muovo serpeggiando, fino a quando non a caso, cado. Magari precipitassi!

La caduta nega l’esplorazione del precipizio. Saltare non è una destrezza per arrivare dall’altra parte. E’ la conoscenza del precipizio, da subito, da adesso.

Nessuna preparazione per saltare facendo qualcosa di speciale. Nessun punto d’arrivo, e forse neanche di partenza.

L’esplorazione del precipizio, nell’Ombra fitta di chi sono stata, sono e sarò. Nessuna etichetta, giudizio, colpa o giustificazione.

Nessuna separazione (presunta.).

“Tant’è.  Addavvennì . . . !”

La Radice palpita, ed è viva.

NPAL diary & Meetings 09082015

Ba ba bb ling – (two)

Ci sono momenti in cui mi dimentico di ciò che, pochi istanti prima, avrei voluto scrivere … Ed allora, cosa scrivo (adesso è proprio così)? Bene  (C l i c k ),  scrivo quello che sento allora, cioè ora. E, questo è proprio un momento in cui sto dimenticando ciò che poco fa avrei voluto raccontare.

C’è una pausa, uno spazio che si intromette fra un’immagine passata ed una presente, ma che non c’è o comunque, non si vede. Un paesaggio mancante o così infinito da annullare ogni definizione, riferimento o nome. Resta ben visibile,  uno spazio rarefatto.  Li’, mi smarrisco. C’è un balbettio, fra vedere e non vedere. Non sapere, sempre. Un balbettio, sì; me lo ricordo. Quando si balbetta, che succede? Si incespica, su una lettera, su un suono o chissà dove (veramente).

Ci si interrompe, la voce si spezza, non si può continuare, fino alla fine, mai. L’interruzione mi  fa sprofondare in un baratro: non sono arrivata alla fine della parola, o della frase, e resto sospesa, arranco, scivolo, precipito, ma dove?  

Sto parlando al presente, ma quando balbettavo, e ci “credevo”,  era proprio così. Se solo mi fossi fermata ad ascoltare, quel baratro avrebbe assorbito il mio precipitare e l’avrebbe trasformato in un volo. Musica di giostra , o di carillon, sento ora… la ballerina col tutù rosa, fra gli specchi,  gira e gira. La sua danza deborda  dal palcoscenico, (chissà dove),  traccia  movimenti tribali. S’accende un fuoco. (. . . )

Una storia vale un’altra, quello  che conta è raccontare, anzi accogliere le storie, che di nostra proprietà  non sono, lasciarle passare.  E, restituirle al Vento.

Grazie, sempre. 🙂

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NPAL Lab/ Home, PS (provisional set) 2013/14

Eccone una, una storia, un’altra.

Quando sento certe canzoni, le ascolto e le canto come se fossero scritte dentro di me. Mi meraviglio di ricordare canzoni degli anni settanta, parola per parola, quando dimentico tutto o quasi!

La voce accoglie e rilascia, tante storie, mie e non… quando si dice che la separazione non esiste ed è proprio un soffio  in-separazione, un balbettio che passa dal baratro e quando meno te lo aspetti, ti porta  da altre parti. Come viaggiare in un altro mondo, pur restando qui. O, forse, si resta sul confine

fluttuante fra i mondi, provvisoriamente (cioè per ora).

NPAL Diary 08 10 014, in progress –  (continua 1).