Vorrei scrivere sulla commozione. E’ una PP (Parola-Porta o Portale). Voce del cuore, destabilizzante.
Ieri sera ,ho perso il Concerto di Glen Hansard (senza Marketa), al Carroponte di Sesto san Giovanni, ma stamane mi è stato ricordato quanto ascoltare loro, questa canzone e tutte quelle di Once così come tutte le altre, mi abbia sempre commosso.
Credo sia soprattutto per la loro (Glen e Marketa) voce ( e come sono totali nel cantare e nell’essere presenti!
Sono stati giorni, e tanti mesi in cui, sforzandomi di “tenere i piedi per terra” mi sono forse un po’ irrigidita, ma adesso ecco, il segnale! Insieme a quello che ricevo dall’ascolto del canto degli alberi, e dei loro notturni abitanti quando torno a casa attraversando il parco e poi, dalla finestra.
I segnali diventano un unico canto segreto, unificato e unificante? Che meraviglia, questo Silenzio di Voci… Grazie 🙂
POST IN PROGRESS, DECISAMENTE 🙂
NPAL Diary and Fragments 2906016
P.S 1.
Quando allego una immagine ad un post, il più delle volte, faccio così: faccio scorrere sullo schermo la pagina dell’archivio e poi, piuttosto a caso clicco su una riga e poi, su una foto. E guardo cosa si propone. Poi, guardo la foto e continuo a scrivere, poco o tanto ( it’s depends 🙂
In questo modo ho fatto anche oggi. Questa foto dell’Ovaa di Vetan (Lunedì 21 Giugno 2016) porterà una storia. Per ora, il post resta in progress (sono rapita dalla raccolta dei documenti per il 730 e dalla sistemazione dell’archivio infinito) :-).
P.S. 2.
Come si traduce in Inglese “commozione” ? Non c’è un termine specifico? (E, non mi sorprende, perché? 😉
P.S: 3.
“I don’t know you
but I want you
all the more for that
words fall through me
and always fool me
and I can’t react
and games that never amount
to more than they’re meant
will play themselves out
Take this sinking boat and point it home
we’ve still got time
raise your hopeful voice you have a choice
you’ve made it now
Falling slowly, eyes that know me
and I can’t go back
moods that take me and erase me
and I’m painted black
you have suffered enough
and warred with yourself
it’s time that you won
Take this sinking boat and point it home
we’ve still got time
raise your hopeful voice you had a choice
you’ve made it now
Take this sinking boat and point it home
we’ve still got time
raise your hopeful voice you had a choice
you’ve made it now
falling slowly sing your melody
I’ll sing along”.
FALLINg SLOWLY
(Glen Hansard & Marketa Irglova)
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Domenica, 3 Luglio
Quassù, quando tira Vento, tutte le finestre scricchiolano e sussurrano. La casa sembra respirare o soffiare, rispondendo al Vento.
E, mi piace tanto immaginare di stare in una casa su un Albero, lassù fra i Rami.
Comunque, qui un Albero c’è. E’ molto vicino e supera la altezza del sesto piano, dove sono in un appartamento che si sta trasformando , forse, in un Eremo. Sempre di più sta cambiando il suo aspetto d’appartamento e forse assomiglia a qualcosa d’altro, non so di preciso, ma quello che era è ancora, non l’ho dimenticato.
Per questo, i sussurri della casa portano le voci, ed anche i borbottii che qui facevano coro insieme a sorrisi, parole al vento ed anche alla Luna. Ora, darei lo stesso valore a lacrime e sorrisi, a parole affettuose ed a rimproveri, per come erano in ogni casi espressi, con amore anche quando non sembrava proprio. La casa ha conservato echi e tracce, ma non si ostina a tenerle per se, le lascia andare e me lo sta insegnando:
“Non sei quello che possiedi, sei quello che sei, come me. Sei uno spazio libero, indipendentemente da quello che sembri, o credi, o dicono altri.”
Amo questa casa e mi sento ricambiata. Non l’avrei mai detto, da adolescente, che avrei vissuto qui, nella fase adulta della mia vita, in quella fase della vita tradizionalmente considerata come l’ultima (della vita in corso)…
Una fase sorprendente della mia vita, magnifica nella sua sobrietà e magia, che non finisce mai di sorprendermi, soprattutto quando sembra fatta di niente.
Immensamente grata, saluto l’Albero che ondeggia, così lontano, eppure vicino, al Mare. Stanotte, Notte di Luna Nuova!
13 Agosto 2016
Niente & Tutto, direi.
Ogni tanto, mi sembra di percepire Niente & Tutto inseparati, e che non sia un concetto, nè un’adozione di credenza ma piuttosto, o forse, un’invasione di campo dolce quanto destabilizzante… Viene, portata da un processo di disindentificazione da “chi sono” (e chi in tanti, me compresa, credono che io sia, possa o debba, essere? Alleluja.
Perdinci, , ora direi “No-Go Zone…”. Oh no, non come negazione di uno spazio, ma come espansione di Confine ….(quanti ce ne sono?) 🙂
(seguirà post, prima o poi). Ciao.