“Niente è come sembra. Ogni forma separata non esiste. Tutto e’ un’unica Vibrazione di Amore Infinito autoessente e autocosciente di intelligenza illimitata dolcissima.
Noi Uno Siamo Quello. Il bene e il male sono un gioco, me e te una illusione ottica, la morte una bugia; tragedie, dolori e disgrazie tornaconti di una volonta’ aliena créduta reale, scelte inconsapevoli i cui apparenti effetti hanno lo scopo di testimoniare la tragicità del mondo.
Ma niente di tutto questo e’ reale. Niente di tutto questo sebbene sotto i nostri occhi è mai accaduto.E solo guarendo i nostri cuori e scegliendo di riconnetterci allá Verita’ possiamo vedere chi siamo con gli occhi dell’amore che siamo.
Allora questa specie di automaledizione dimenticata si scioglie e la benedizione regna ovunquesenza essersene mai andata.
Le fiabe per bambini ci hanno sempre suggerito una Verita’ scordata ma sempre presente e allá nostra portata.
Dobbiamo sceglierla continuamente guardando oltre le apparenze.”
– Alessandra Nanni – E, grazie a Rita Persichini per questa citazione sulla sua pagina Fb).
Oh sì, un altro post in sospeso . . . in progress!
N.B.: Tornerò presto qui per continuare a scrivere ‘in doppio’, sia questo post sia quello precedente (a metà e metà), riuniti 🙂
70 + 80 = 150, chissà a quale lunghezza d’onda corrispondono queste cifre.
Quali vibrazioni di suono e colore corrispondono al trascorrere delle nostre vite fin qui e verso il seguito? E, d’altronde ci si potrebbe domandare fino a quando qui, intuendo che tornando a Casa, dopo non ci sarà limite né nel tempo né nello spazio. Tornare a casa … quando si comincia?
C’è chi lo sente prima e chi più tardi, ma non misurare il tempo quantificando gli anni trascorsi (ricorrenza dei compleanni), almeno secondo l’apparenza, aiuta a percepire il tempo non lineare, quello dell’eternità, aiuta a ritrovare quell’ascolto che da bambini sentivamo focalizzato sul presente, perfino sull’istante preciso.
Non misurare il tempo aiuta ad ampliare il nostro sguardo; potrebbe condurci ad accettare che il nostro sguardo diventi sfocato perdendo contorni e forme, al vuoto regalandoci, come se noi stessi fossimo immagini (non importa quali) riconosciute come tali proprio nel momento in cui cominciano svanire.
Perdersi e lasciare scorrere via l’identità alla quale ci siamo aggrappati ed nella quale ci siamo reciprocamente riflessi inconsapevolmente, imprigionandoci?
Perdersi e ri-trovare la direzione, verso casa, essere semplicemente nell’appartenenza misteriosa e meravigliosa (soprattuo quando ci fa così paura), non nell’affermazione (chi sono, chi sei, chi siamo?), dar-si e perder-si, non per ricevere ed essere riconosciuti, senza riscontro se non il fluire.
Fra il dire ed il fare c’è di mezzo il … sembrare.
Eppure, fra gli opposti (con e o senza, giusto o sbagliato, mio e tuo, subito o dopo, ecc.) l’opposizione potrebe congiunzione ,(con e senza, giusto e sbagliato, mio e tuo, prima e dopo, ecc. ed ecc.).
Un salto, trasforma la camminata in danza, il grido nell’alchimia di un coro di voci.
Così, fra gli opposti resterà uno spazio per ciò che non è nè positivo nè negativo. Nè corretto né scorretto. Atarassia, fra armonici che facendosi eco si ricongiungono al silenzio originario.
They say ev’rything can be replaced Yet ev’ry distance is not near So I remember ev’ry face Of ev’ry man who put me here I see my light come shining From the west unto the east Any day now, any day now I shall be released
They say ev’ry man needs protection They say ev’ry man must fall Yet I swear I see my reflection Some place so high above this wall I see my light come shining From the west unto the east Any day now, any day now I shall be released
Standing next to me in this lonely crowd Is a man who swears he’s not to blame All day long I hear him shout so loud Crying out that he was framed I see my light come shining From the west unto the east Any day now, any day now I shall be released
Nello Specchio ed a volte pure senza (o almeno quando lo sembra) vedersi cadere e contemporaneamente credere di stare lì. Proprio lì.
Vedersi e sentirsi cadere mentre si sosta da qualche parte, in sè o fuori?
Non si saprà mai bene dove, se questo sentire sia per natura precario, fra i mondi non si può mappare con la mente, giustificare lo scarto della provvisorietà (nella sua assenza pur nella – ptesunta – ‘presenza’.)
Ed un sussulto, come un trattino che unisce e separa una parola (in-visibile) tra gli opposti. Sostiamo allora là sul confine fra i mondi ad ascoltare. Farsi piccoli piccoli, nel Nulla, meraviglioso. Brillano Stelle che non vediamo, da qui.
Grazie.
2.
Immagini:
2.. Pietà Rondanini – Michelangelo Buonarroti
1. صورت بز کوهی و از عجایبِ بزِ کوهی است که خویشتن را از جایگاههاء بلند در اندازد. برگی از نسخه دست نویس منافعالحیوان ابراهیم مراغی، حدود ۱۳۰۰ ترسایی، ابعاد ۱۸.۹ در ۲۴.۳ سانتیمتر، گواش، آبرنگ و طلا بر روی کاغذ، محل نگهداری کتابخانه مورگان گروه قرون وسطی Images from Medieval and Renaissance Manuscripts – The Morgan Library & MuseumBestiary Iran, Maragheh, 1297-1298 or 1299-1300 Mountain goat leaping down from cliff and landing on its horns; to right, another mountain goat on rocky outcropping; trees and plants. Morgan Library Dept. of Medieval and Renaissance Manu Language:Persian Script:naskh, nastaÊ»liÌ„q, and muhÌ£aqqaq Notes:Ms. translation from Arabic into Persian; written and illuminated in Maragheh, Iran, on the 11th of … 600 and 90 (i.e., either 1297-1298 or 1299-1300). The translation is by Ê»Abd al-HaÌ„diÌ„ ibn MuhÌ£ammad ibn MahÌ£muÌ„d ibn IbrahiÌ„m al-MaraÌ„ghiÌ„, which he made at the command of Ghazan Khan, the Mongol ruler of Iran (ruled 1295-1304). Decoration: wove paper which ranges from thin to medium thick; text written in black ink with important words in red ink; illuminated heading on fol. 2 written in white muhÌ£aqqaq on a lapis background; illuminated shams (sunburst) medallion with the name of the patron on fol. 2r; 103 miniatures; text and some miniatures are framed by two concentric red lines; other miniatures have gold frames; following fol. 60 headings are written in Arabic rather than Persian. The illumination of M.500 is unfinished. On fol. 83r a blank space was left for a miniature
Vivo in città, in un condominio alla periferia vicino al Parco.
Al sesto piano sembra di essere così vicini al Cielo. Da qualche notte la Luna occhieggia dietro i vetri e quando si fa giorno, nella casa la sua luce lascia posto a quella del Sole. E’ una casa luminosa sia di giorno sia di notte. Quando ho cambiato stanza per dormire sotto alla finestra non mi ero accorta di questa illuminazione notturna argentata e prima di stupirmene avevo creduto di aver lasciato accesa la luce. Ma come si fa a confonderla la luce naturale con la luce elettrica?
Vivo in città, però davanti a tutte le finestre ci sono Alberi. Poco fa sui rami delle Querce qui di fronte, piccolissime Foglie in divenire (mi) sono apparse rosseggianti, come se il Verde memorizzato – le foglie son verdi – si fosse emozionato nell’apparire.
“Non arrossire quando ti guardo” cantava Giorgio Gaber.
Eppure, nel trasformarsi da Germoglio a Foglia il Giallo nel Rosso Arancione ed anche Viola ha già in sé insieme al Blu, il Verde. Così come nella timidezza dell’arrossire si fa spazio il corraggio, di dire di sì, oppure di no. La dinamica viva fra gli Opposti!
Vivo in città adesso, ma sento il Giardino con me (in me) sempre , l’ascolto. Il Passato si fa presente e forse anche futuro: Luci ed Ombre sotto il pergolato dell’Uva Picciolana ( ritorno bambina e son anche Renata, mia madre che racconta) E , in qesto non-luogo, si sente la Volpe che attende l’Uva matura, ma non lo dice. Aspetta, va e torna. Intanto, nel suo insanzabile andirivieni, forse sogna?
Vivo in un condominio cittadino, vicino al cielo. Sento cinguettii di uccelli in volo. Ascoltare storie di attese e costruzione di Nidi , è finalmente Primavera! Di nuovo.
Non mancano altri trilli: immancabile alle otto quello del computer del mio vicino; quando viene acceso trilla due o tre volte).
I suoni s’assomigliano, non competono, s’incontrano; non s’importano di chi arriva prima. Del resto, la tecnologia esisterebbe senza quel suono (Voce) primordiale che da altri mondi creò (risvegliò) quello in cui crediamo di vivere?
(continua – in progress / 30032021- 8.24)
NPAL Diary & Journeyi, Bridge – (27032015 “S o t t o c a s a”)
Questo sarà (proprio) un post in progress (continua). Forse sara un “pippone, ” o forse no…?
Quando mi sembra di ricevere accuse preferisco non rispondere con giudizi, e mi chiedo come posso raccontare… anzi lasciar passare narrAzione ( che guarda, è pure “di moda spirituale” , accidenti)!!!
Oh allora, cos’è davvero? Si accolgono volentieri definizione sul significato pippesco, che sia o non sia.
Fra gli opposti (impipparsi, essere impippati o no) diversi mondi visibili invisibili e ben diverse visioni . . . ? Evviva!
Questi riferimenti sonori non sono qui posteggiati . . . piuttosto giacciono come semi di fiori, sotto la neve a germogliare (anche a Milano temperature invernali per davvero, che mi ricordano essere stata bambina felice a perdere guanti ed ad attendere qualche fiocco sulla lingua tirata fuori dalla bocca come un piccolo davanzale, ad occhi chiusi !) 🙂 Che meraviglia!
“La nostra pienezza si compie lontano,nello splendore degli sfondi”.
Rainer Maria Rilke
“Lo sfondo bisogna dipingerlo prima”, dicevi.
Non c’era bisogno di disegnare quello che ci sarebbe stato se fosse arrivato, perchè avrebbe potuto essere sotto o dentro allo sfondo, invisibile? Una velatura come un campo d’aria, una zolla di terra dove ciò che per arrivare in volo o spuntare non possa essere visto.
La pittura ad acquarello, come tale, scorre. A volte le resta il tempo per asciugare, mentre altre volte scorre via. Mi piace lasciare che accada l’asciugatura, ma mi commuove quando l’acqua si accumula sul confine (dello sfondo o dei contorni *) come gocce di pioggia in una pozzanghera. Un piccolo specchio dove il colore può liberamente sciogliersi in tutte le sue chiarezze (*). Soffiare piano, così che l’acqua possa diramersi in rivoli sul foglio. E poi, il penello lieve qua e là, troverà i suoi percorsi . . .
(continua – in progress)
NPAL Lab 2012020 (24.00)
Phyllis Jackson (35mm film print, cemetery, New Mexico)
HOPE AND INCOMPRENSIBILITY︱A reflection while 2020 is disappearing
— by Eugenio Barba – Odin Theatre
HOPE AND INCOMPRENSIBILITY︱ — by Eugenio Barba Odin Theatre
A reflection while 2020 is disappearing.
Without hope we cannot live. Hope can be a strength or a burden. It can fuel mediocre illusions or harmful and fierce beliefs. One of the most refined totalitarianisms of our time, is the obligation to clarity, the disdain for the state of “I do not understand”, the devaluation of the feeling of incomprehension whose secret effects prompt decisive choices in our life. We assume that theatre has above all the aim of communicating. This is true up to a point. For me its primary aim consists in creating relationships and conditions of intensified life. For whom? For the spectator, for the actor? Among the many repercussions which attract me to the theatre, is the moment when a bizarre question suddenly emerges: what other reality is hidden behind that which seems totally clear to us? Is clarity a form of blindness, manipulation or censorship? The cult of clarity, which served to enlighten minds, serves today also to darken them. But without hope we cannot live. Hope is the expression of our strength that, thanks to theatre, still dares to fall in love with reality. /
SPERANZA E INCOMPRENSIBILITÀ – Eugenio Barba – Odin theatre
Una riflessione mentre scompare il 2020
Senza speranza non si vive. Questo vuol dire che la speranza può essere una virtù o una condanna. Può nutrire illusioni mediocri, credenze perniciose e feroci. Uno dei totalitarismi più raffinati del nostro tempo è l’obbligo della chiarezza, il disprezzo per lo stato del non-capisco, la generale condivisa svalutazione dell’esperienza dell’incomprensione e dei suoi effetti segreti che spingono a scelte decisive nella nostra vita. Si crede che il teatro abbia innanzi tutto il compito di comunicare. È vero fino a un certo punto. Per me il suo compito primario consiste nel creare relazioni e condizioni di vita potenziata. Per chi? Per lo spettatore, per l’attore? Tra le tante ripercussioni che amo del teatro, vi è il momento in cui fa capolino una domanda bizzarra: quale altre realtà si nasconde in quel che sembra totalmente chiaro? La chiarezza è una forma di cecità, manipolazione o censura? Il culto della chiarezza, che servì a illuminare le menti, oggi contribuisce a ottenebrarle.Ma senza speranza non si vive. La speranza è l’espressione della nostra forza che, grazie al teatro, osa ancora innamorarsi della realtà.
24 . 12 . 2020
La chiarezza comprende l’invisibilità?
Chi risponde?
Eravamo fuori dalla nostra aula abituale, tanto piccola, ciascuno di noi di fronte ad un grande foglio di carta spessa appoggiato sul pavimento di un corridoio maestoso, larghissimo, molto più vasto dell’aula. O almeno, così ci piaceva credere. Tutti gli studenti erano allineati lungo il perimetro del corridoio ed io mi spostavo su e giù, apprezzando che durante i miei spostamenti non si distraessero e si sentissero liberi di sperimentare.
Avevano ciascuno il proprio foglio fissato con nastro adesivo di carta (quello oggi quasi introvabile, la cosidetta ‘carta gommata’che soltanto se immersa in acqua diventa adesiva restando resistente sul foglio bagnato).
La tavoletta doveva essere inclinata. E, la sperimentazione cominciava da qui: provare rialzi di diverso spessore, confrontarli tra loro, per trovare l’inclinazione giusta.
Giusta per cosa?
mi chiese una ragazza con i capelli rossi, all’estremità della fila. Ed io cominciai a spostarmi portandomi la mia tavoletta preparata per una nuova esperienza (“Il nostro incontro con l’Acquarello”). Forse in modo piuttosto pomposo avevo chiamato così quella “unità didattica” (stavo scoprendo come certi termini potessero aiutare a lasciar passare esperienze poco ufficiali come l’incontro con l’invisibile. . . sdoganando i pregiudizi ?!)
Il significato etimologico di Acquarello unisce dei presunti opposti (Acqua & Vino)? Oh, quella nostra occidentale credenza o disposizione dualistica a separare e contrapporre… e giudicare il vino annacquato, e la mancanza nell’assenza, quando magari separazione mai c’è ma sempre un sentiero che come una imprevedibile ragnatela di nebbia e luce collega l’ombra all’avventura della scoperta e della meraviglia . . . ?!