Oggetto: [RK] Documentario Fallujah – Appello in italiano, francese e tedesco
Data: 12 novembre 2005 10:44:33 GMT+01:00
A: rekombinant@liste.rekombinant.org
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I nostri sentimenti davanti ai documenti resi pubblici grazie all’indagine della RAI (la tv pubblica italiana)
(http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchiesta/body.asp), specialmente mediante il filmato documentario (http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchiesta/video.asp, nelle versioni in italiano, inglese e arabo) sui massacri compiuti con le cosiddette armi non convenzionali nella città di Fallujah, in Iraq, sono di orrore e sgomento.
Orrore a causa del suo contenuto, inequivocabile, e sgomento di fronte al silenzio assordante da parte di tutti i più importanti media nazionali e internazionali.
Crediamo che, adesso, non sarà più possibile continuare a volgere il nostro sguardo da un’altra parte davanti a questo orrore. Impossibile, a meno che non decidiamo di rinunciare ad un’altra, e decisiva, parte del nostro essere donne e uomini.
NOI NON VOGLIAMO FARLO!
Riteniamo che questo sia un documento di importanza storica, e che ci ponga tutti quanti di fronte a molti interrogativi (sulle convenzioni internazionali, sui diritti nelle guerre internazionali, sui trattati, sui protocolli e sui tribunali internazionali); ma addirittura prima di tutto ciò, esige e comanda a tutti noi di informare tutti coloro che possiamo raggiungere, in ogni angolo del mondo, su quello che è accaduto.
Non delegheremo questo compito a nessun altro. Perché nessun altro lo farà.
Chiediamo quindi a tutti coloro che –nelle università, nelle industrie e nei campi della politica, dell’attività sociale, dell’azione umanitaria e dell’informazione- siano in contatto con persone di altre parti del mondo, OVUNQUE nel mondo, di contribuire alla diffusione di questo appello e del documentario, disponibile anche in inglese e in arabo
al seguente indirizzo:
http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchiesta/video.asp
In questo modo, questa guerra – perché QUESTA è la guerra, potrà divenire un tabù.
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lab Harambèe – Milano & Altrove, Autunno 2005
s e n z a t i t o l o
Intervista a Oreste Scalzone: “Corriere della Sera” 7-11-05
D. Caro Oreste, come definiamo gli autori di questa battaglia urbana?
Sono davvero degli insorti?
R. . . Ma potremmo anche chiamarli ammutinati. E’
straordinaria la capacità che hanno gli “uomini di potere” di
aggiungere al danno la beffa: sul finire degli anni 70 in Italia,
per noi era aggravante, e non di poco!
Significava , presunzione di colpevolezza, responsabilità penale anche
, aggravanti, carceri e regimi speciali. Ma si negava all’
la qualità di riducendolo a folle criminale e/o
“marionetta” mossa da qualche “puparo” occulto. Oggi, si mena scandalo
quando qualcuno parla di : si riscopre che questa è qualifica
nobile, e le si oppone quella di “teppaglia”.
Così il Ministro francese degli Interni li aveva chiamato ripetutamente quei giovani,
prima, anche nei giorni immediatamente precedenti la tragedia che ha
fatto scoccare la scintilla…
D. E contro cosa stanno insorgendo? Non
ti sembra piuttosto l’eruzione di una forma spontanea di disagio? Cosa
ha portato a questa sollevazione, quale disagio sociale?
R. Nell’immediato, si sono sollevati alle retate di polizia da anni scatenata
nelle banlieues; contro giornate spese sul marciapiede davanti agli
squallidi falansteri della deportazione dei poveri, più o meno ‘ad
ammazzare il tempo’ come nel cortile di prigione ; contro una
razionalità economica che li riduce in uno stato di “rota”tra lo
stridore del martellamento pubblicitario e la realtà di uno squallore
senza uscita ; contro una che li asfissia , e una Legge che
li disprezza e li umilia.
D. Questi scontri possono rappresentare il terreno di coltura per nuove forme di lotta, più radicali? Ciò che avviene può essere interpretato come il fallimento di una concezione
della società sarkoziana basata soltanto sul “law and order”? Può
essere un monito anche a chi – come Sergio Cofferati a Bologna – sta
percorrendo la stessa strada?
R. Beninteso, la è un indice del carattere de-li-rante di certe politiche. Quella di Sarkozy, come quella di Cofferati, o del sindaco “giacobino” e “nazional-
comunista” di Montreuil. Ma il problema va ben oltre questi personaggi
alla cui volontà dispotica o interesse personale non può essere
ricondotto il tutto. Se questa corsa incrudelita e stolta alla guerra
dall’alto contro il basso continua con questi ritmi e forme c’è da
prevedere una catastrofe generalizzata che comincia dal “mentale”, ben
più rapida e squassante di quelle previste sul piano ecologico!
D. E’ una vampata di rivolta delimitata soltanto alla Francia?
R. Ogni establishement, ha le sue specificità, Qui in Francia c’é il metodo
dell’, della standardizzazione dei ; nel mondo anglosassone il modello del “mercato
comunitarista”, del : ciascuno nel suo ghettocol “divide et
impera” e il sistema di gerarchie di capi e kapò a organizzare
contenimento, ordine, e in particolare il circolo vizioso del crimine:
società , oltretutto, criminogena come non mai…
D. C’è una parte della sinistra che mette in fila gli scontri antiBush in Argentina e i
casseurs francesi per esultare, o meglio, per affermare che è tornato
il tempo dei contrasti radicali.
Tu che ne pensi?
R. Io ho imparato a diffidare dei “tifosi”, che spargono culti ed epopee ed esultano in
stretta proporzione alla distanza geografica dei miti di cui sono
sempre in cerca…
Così un certo manifesta un
relativismo etico, che porta alla corrività con episodî
per poi trovare che, in una sommossa in città, chi spacca una vetrina
non può che essere un “provocatore” da perseguire penalmente…
D. Ha
ragione chi sostiene che Parigi è vicina, nel senso che anche le nostre
periferie potrebbero “esplodere”?
R. Non è che “potrebbe esplodere”.
Bisogna piuttosto pensare, “e come potrebbe non esplodere ?”.
D. Sarkozy a Parigi ha risposto alla morte di 52 africani per quattro incendi di
stabili fatiscenti, mandando la polizia a sgombrare di forza e – senza
neanche il pretesto dell’ — scatenando rastrellamenti di
sans papiers alle uscite dei metro’.
R. Roba da far prudere le mani alla gente più pacifica… Roba da far venire ancor più cattivi pensieri ai paranoici del
Intervista a Oreste Scalzone: “Corriere della Sera” 7-11-05
D. Caro Oreste, come definiamo gli autori di questa battaglia urbana?
Sono davvero degli insorti?
R. . . Ma potremmo anche chiamarli ammutinati. E’
straordinaria la capacità che hanno gli “uomini di potere” di
aggiungere al danno la beffa: sul finire degli anni 70 in Italia,
per noi era aggravante, e non di poco!
Significava , presunzione di colpevolezza, responsabilità penale anche
, aggravanti, carceri e regimi speciali. Ma si negava all’
la qualità di riducendolo a folle criminale e/o
“marionetta” mossa da qualche “puparo” occulto. Oggi, si mena scandalo
quando qualcuno parla di : si riscopre che questa è qualifica
nobile, e le si oppone quella di “teppaglia”.
Così il Ministro francese degli Interni li aveva chiamato ripetutamente quei giovani,
prima, anche nei giorni immediatamente precedenti la tragedia che ha
fatto scoccare la scintilla…
D. E contro cosa stanno insorgendo? Non
ti sembra piuttosto l’eruzione di una forma spontanea di disagio? Cosa
ha portato a questa sollevazione, quale disagio sociale?
R. Nell’immediato, si sono sollevati alle retate di polizia da anni scatenata
nelle banlieues; contro giornate spese sul marciapiede davanti agli
squallidi falansteri della deportazione dei poveri, più o meno ‘ad
ammazzare il tempo’ come nel cortile di prigione ; contro una
razionalità economica che li riduce in uno stato di “rota”tra lo
stridore del martellamento pubblicitario e la realtà di uno squallore
senza uscita ; contro una che li asfissia , e una Legge che
li disprezza e li umilia.
D. Questi scontri possono rappresentare il terreno di coltura per nuove forme di lotta, più radicali? Ciò che avviene può essere interpretato come il fallimento di una concezione
della società sarkoziana basata soltanto sul “law and order”? Può
essere un monito anche a chi – come Sergio Cofferati a Bologna – sta
percorrendo la stessa strada?
R. Beninteso, la è un indice del carattere de-li-rante di certe politiche. Quella di Sarkozy, come quella di Cofferati, o del sindaco “giacobino” e “nazional-
comunista” di Montreuil. Ma il problema va ben oltre questi personaggi
alla cui volontà dispotica o interesse personale non può essere
ricondotto il tutto. Se questa corsa incrudelita e stolta alla guerra
dall’alto contro il basso continua con questi ritmi e forme c’è da
prevedere una catastrofe generalizzata che comincia dal “mentale”, ben
più rapida e squassante di quelle previste sul piano ecologico!
D. E’ una vampata di rivolta delimitata soltanto alla Francia?
R. Ogni establishement, ha le sue specificità, Qui in Francia c’é il metodo
dell’, della standardizzazione dei ; nel mondo anglosassone il modello del “mercato
comunitarista”, del : ciascuno nel suo ghettocol “divide et
impera” e il sistema di gerarchie di capi e kapò a organizzare
contenimento, ordine, e in particolare il circolo vizioso del crimine:
società , oltretutto, criminogena come non mai…
D. C’è una parte della sinistra che mette in fila gli scontri antiBush in Argentina e i
casseurs francesi per esultare, o meglio, per affermare che è tornato
il tempo dei contrasti radicali.
Tu che ne pensi?
R. Io ho imparato a diffidare dei “tifosi”, che spargono culti ed epopee ed esultano in
stretta proporzione alla distanza geografica dei miti di cui sono
sempre in cerca…
Così un certo manifesta un
relativismo etico, che porta alla corrività con episodî
per poi trovare che, in una sommossa in città, chi spacca una vetrina
non può che essere un “provocatore” da perseguire penalmente…
D. Ha
ragione chi sostiene che Parigi è vicina, nel senso che anche le nostre
periferie potrebbero “esplodere”?
R. Non è che “potrebbe esplodere”.
Bisogna piuttosto pensare, “e come potrebbe non esplodere ?”.
D. Sarkozy a Parigi ha risposto alla morte di 52 africani per quattro incendi di
stabili fatiscenti, mandando la polizia a sgombrare di forza e – senza
neanche il pretesto dell’ — scatenando rastrellamenti di
sans papiers alle uscite dei metro’.
R. Roba da far prudere le mani alla gente più pacifica… Roba da far venire ancor più cattivi pensieri ai paranoici del
R. Roba da far prudere le mani alla gente più
pacifica… Roba da far venire ancor più cattivi
pensieri ai paranoici
del : sembra quasi
una rivendicazione delrepulisti
permesso dagli incendi !
D. Tutto vero. Ma, a New Orléans?
E a Ceuta e Melilla ?
R. Certo che i miti spagnolesch
i di tanto benpensantismo
delle sinistre, innamorate di Zapatero
e del giudice Garzon danno
anch’essi il voltastomaco…
D’altronde, il clero
musulmano – compresi gli
—
in questi giorni sta pesantemente
giocando al “pompieraggio”
dell’ondata tumultuosa di sabotaggio e
di “terra davverobruciata.
Chissà che non ci sia chi pensi
a un armistizio nella , proponendo di coalizzarsi
contro i
?
Salut
R. Roba da far prudere le mani alla gente più
pacifica… Roba da far venire ancor più cattivi
pensieri ai paranoici
del : sembra quasi
una rivendicazione delrepulisti
permesso dagli incendi !
D. Tutto vero. Ma, a New Orléans?
E a Ceuta e Melilla ?
R. Certo che i miti spagnolesch
i di tanto benpensantismo
delle sinistre, innamorate di Zapatero
e del giudice Garzon danno
anch’essi il voltastomaco…
D’altronde, il clero
musulmano – compresi gli
—
in questi giorni sta pesantemente
giocando al “pompieraggio”
dell’ondata tumultuosa di sabotaggio e
di “terra davverobruciata.
Chissà che non ci sia chi pensi
a un armistizio nella , proponendo di coalizzarsi
contro i
?
Salut