Così piccola mi sembri mentre ti sposti lentamente. Il palmo aperto della mia mano, in proporzione a te sembra una Regione sospesa sopra il Mondo: un Prato e un Laghetto. Lì c’è una Mappa disegnata in diverse Direzioni, quale prenderai? Arrivi al margine da un lato, poi dall’altro. Sfiori il polso e l’orlo del golf. Respiro piano per non disturbarti, non ti vedo ma ti sento; disegni linee che s’intrecciano con le altre da decifrare. Torni indietro, sorpassi ogni linea e puff . . . La Regione sta scomparendo . . . Ne hai appena disertato i confini! Apro gli occhi e intuisco il tuo Volo, stai andando via? Sì. Eppure, adesso ti vedo qui (forse, sei in-visibile… risvegli Memorie assopite che nell’Assenza ritornano?). Grazie .
“C’è una scrittura che corre nel mondo, come un incendio corre nel bosco. Questa scrittura chiede di essere decifrata, questo fuoco chiede di essere propagato. A mio avviso, il lavoro della scrittura consiste nell’accogliere ciò che esiste e che va verso la sua fine – apparente –, e dargli un riparo, dare ad ogni fragilità un riparo, una piccola casa di carta e inchiostro. Dare rifugio al lato meraviglioso della vita, che non è religioso, che è molto più ampio delle religioni, molto più vasto.”
da “Illumina ciò che ami, senza toccarne l’ombra”, di Christian Bobin – AnimaMundi edizioni
Per ora, mi limito a questo inizio. Una citazione di Christian B9bin, un’ immagine di Sottocasa e qualche riga.
Ieri mi ero accorta che in una presentazione (una specie di biografia/indice), avevo dimenticato di Boscoparlante, cioè dell’esperienza così intensa del blog dagli inizi del 2003 fino al trasferimento su un’altra piattaforma; da allora il blog è rimasto, ma non ci sono stati più stati segni visibili di quella originaria condivisione comunitaria sia nei commenti cosiddetti sia nell’atmosfera. Sì, sarà stato per l’avvento o il sopravvento di FB con annessi vari, ma non solo…
Nella biografia di presentazione per il mio ingresso in Alfabeto Interiore, esperienza condivisa di scrittura e meditazione con Giuseppe Conoci di AnimaMundi edizioni, mi ero scordata di Boscoparlante, come mai?
(continua 03052025 – 11:07)
23 . 5 . 2025
“Mi ero scordata di Boscoparlante, come mai?
A volte, scordare qualcosa o qualcuno lascia un Vuoto che aiuta ricordare da un altro punto di vista. E’ un’Assenza precaria, mutante. Andata e Ritorno, mentre Paesaggio e Cielo cambiano.
Intanto, le Radici sotto Terra si muovono e s’intrecciano . . .
“La Dimenticanza porta alla necessità della Memoria . . . “.
Confinato risuonerebbe di Sussuri (impercepibili) per essere liberato oppure lasciarebbe andare quei Sussurri?
“Le Voci del Silezio si possono ascoltare, se non pensi!”
dicevi sorridendo.
Ed io, sentivo scendere una Lacrima piccola, dagli Occhi.
Ciò che ricorda quell’Oceano su cui abbiamo navigando, forse senza saperlo.
ed ancora tu ancora vi navighi, forse senza saperolo, anche se è diventato Pozzanghera.
Io qui, distante e vicina, contemplo la distanza e sento comunque, l’Acqua scorrere sia che sia dagli Occhi o da Altrove . l’Oceano ci connette.
E, va . . .
“Mi sono silenziata. Ecco, ti rispondo in altro modo . . .” hai detto.
La tua Voce sospesa, oltre ogni Confine . Oltre ogni Cortina.
Insegnami ad attraversare.
Darsi al cambiamento in un linguaggio asemico (*) di Segni, significanti altrove. Significativi qui, a Sguardo ed ad Ascolto che riconoscono Silenzio e Nulla vivi e parlanti. Quello Spazio di NarrAzione di Storie e Fiabe aperte, generose verso l’Ordinario ne espandono i confini!
Silenziarsi, non con un atto di volontà, di affermazione, o di esclusione e neanche di fuga. Silenziarsi per appartenza . . . accettando di svanire o magari pure di svenire, prima o poi
*1.
Quasi con gioia, sicuramente con gratitudine. Svanire.
“I Fiori sotto la Pioggia offrono il cambiamento delle loro Corolle, così ogni Petalo non avrà freddo, sorriderà.
Le Gemme i condividono ogni Goccia coi loro Rami. Ogni Ramo si lascerà attraversare dall’Acqua verso le Radici. Terra e Cielo si riuniscono, ancora.”
(*) linguaggio asemico:
“La scrittura asemica è una forma di scrittura semantica aperta senza parole. La parola asemica significa “senza nessuno specifico contenuto semantico”. Con la non specificità della scrittura asemica viene un vuoto di significato che si lascia al lettore di riempire e interpretare.”
Apro il blog e, ascolto . . . Qui ci sono state tante Voci, cambiata piattaforma (Splinder) che cambiamento . . . ! Eppure, nel Silenzio permangono quelle Voci (e non solo nei commenti ai post di quel periodo Splinderiano):
Poi, Facebook s’insinuerà fra i blog, con i suoi “I like” e automatismi vari, più o meno pubblicitari e di scontro affermativo.
Sì, arrivò Facebook in espansione e i blog in retrocessione (forse) e tu
“Nun c’azzecca proprio!”, diresti?
Ora, ascoltando Voci dal Silenzio, qualche segno: come quando respiravo sul vetro della finestra verso il cortile, il fiato lasciava un’area appannata sulla quale potevo lasciate segni.
Allora, immaginavo che tu affacciato alla finestra dirimpettaia potessi vederli . . . Cosi ’ come adesso, a decenni di distanza temporale e geografica, immagino sentirai questi segni sonori on air.
“ Le relazioni non finiscono mai!” Dicevi. E oggi, sto cominciando a riconoscere cosa potrebbe significare. I confini non esistono, la dicotomia che contrappone opposti e’ un inganno feroce (capitalista e interclassista). Questa formula non ti piacerebbe, scusa il rigurgito didascalico massimalista! 🤗💙⚡️🌈
“C’è un Albero, forse è un Noce. Un vento Forte lo raggiunge, gli gira intorno e poi lo afferra con le mani e lo tirà su. L’Albero gli si abbandona, non resiste e sale con lui … però le sue Radici s’allungano… S’ allungano tanto da continuare ad essere laggù, in profondità nella Terra.
L’Albero come un Aquilone vola, vola nel cielo!
E, le sue Radici son là sotto Terra. Quiete. Stasi e Volo;”
(…)
16 Dicembre 2004
Leggo un post di Dicembre 2004, ogni mese ritorno ai post precenti dello stesso mese in anni diversi, dal 2003 in poi.
E, ora ricordo questo:
“Non preoccuparti di aver dimenticato di onorare gli Antenati (vendendo la Casa di Nascita in questa realtà). Anche se fosse un errore, e non lo è separatamente, ricorda, ogni Errore nutre le Radici dell’Albero d’Appartenenza, come da un punto finosce una frase prima dell’inizio di altre . . . l” nasceranno Radici nuove!”
(continua – progress 21122024)
E ora, grazie, grazie e . . .
“Non lo sa. Sta aspettando. Non sa cosa (o chi).?
Aspettava! Ora, aspetta solo unsussurro, o un sussulto lieve, senza scosse . . .
però, in fondo, anche una scossa sarebbe accolta.
Sta lì, forse in attesa, quieta, proprio in quella sospensione.
Le domande: dove sono sono, chi sono e con chi o con nessuno? diventano Volo,
non interrogano più, non saranno in/seguite da giudizi o giustificazioni. Sfumano in un sorriso impercettibile e si trasformano piano piano nello spazio di Silenzio.
Eppure , non manca il battito, il respiro, certo non manca Ritmo. Inannzitutto palpita, con differenti intensità in armonia ed anche in dissonanza, così che non esista stonatura:
Tornare qui, aprire la porta oppure scostare la tenda per entrare dalla finestra.
Restare lì, sulla soglia o fra il davanzale esterno e quello interno, sempre percepiamo una linea di cenfine;
“Ma esiste?” chiedo.
Non è una voce a rispondere, risponde un sorriso, appena accennato arriccia gli angoli delle mie labbra all’insù. Poi,si distende ed allora io acolgo un respiro egli chiedo di essere il più lungo possibile;
“Portarmi lontano!” gli chiedo.
In risposta alla sua evocazion, ecco uno spazio rarefatto, astratto, quasi una distesa di sabbia con dune. Immobile. Immobile fino a quando un granello di sabbia si solleverà insieme a un alito di vento. E lì, proprio lì, sta andando il mio respiro.
Un soffio d’aria sullo Specchio. Una scrittura. Puntini apparsi con le virgole, si erano raggruppati in volo e si ora, si sono fermati, sospesi.
Soffia, soffia!
L’immagine appare e scompare, quieta nel suo divenire ed altrettanto quieta nello scomparire. E io, con lei.
(in progress – continua 17112024)
(14:00)
Ti accompagno e vorrei essere un’ombra per poterti portare ovunque e non lasciarti mai, eppure senza certezza. Nel vento che imperturbabili le ciglia del Cammello affrontano, ancora nel mio sguardo la sua regale immobilità, così dignitoso nella magrezza spettrale, luminoso, con ogni pelo al vento e aria fra i denti radi.((
(14.00)
Ringrazio l’Infanzia imperitura che insegnamento mi fece di un nome Proprio a tutte le creature, senza distinzione, e tu ti chiami Cammello. E forse, anche io, sono stata chiamata o mi chiamerò così…
Lo chiede a se stessa oppure lo sta affermando? Resta, nell’lintervallo fra domanda e definizione, In sospeso.
“Stai in sospeso, come su un Ponte fra gli Opposti. Ascolta, questo Ponte è ricurvo, non contrappone,
unisce e lascia spazi ad esplorazioni, ad andate e ritorni.
Sali fino al culmine e poi scendi. Ascolta ancora. Al ritorno, sali e scendi, fino a quando andata e ritorn non si distingueranno più.”
Quante volte ho temuto di concludere un’azione e un percorso intrapresi, quante volte ho chiesto supporto per continuare e non svoltare in una Fuga sommessa? (Trattasi di un tipo di fuga che al momento sembra necessaria, si fa di sguincio , in sordina). Eppure se ascolto, ecco il segnale d’avvertimento: è una Compensazione? (sostituisce un’azione che fatichi a fare, mantiene lla (presunta) zona-confort (scomoda), intralcia il percorso…).
Sento:
“Vai là per non stare qua, mi dice. Hai paura e allora è lì che devi dirigerti, attraversala! Non sei sola.”
Ah no, chiedo, non sono sola?
(continua – in progress 160824)
P.S. & N.B.:
E, il titolo “Chiedo & Non Chiedo ” c h e v o d d ì ? “
Definire, cioè concludere, è un po’ come morire?
Risposta:
“Forse, ma tu prova a esplorare lo spazio fra gli opposti . . . E, sii testimone!”.
Grazie, di nuovo e sempre.
(12.51)
(sta accadendo di nuovo, non ce la faccio a continuare fino alla Fine . . . ma l’ascolto 🙂
Sei tornata, improvvisamente ti ho sentito. Senza ragione. Ero al supermercato vicino allo scaffale dei succhi di frutta e delle offerte del giorno; hti ho sentito e risentito. Non me ne ero neanche accorta della tua assenza, troppo accentrata su pensieri fissi e aspettative, ma forse ci sei sempre stata. Sei rimasta, ancora. nonostante tutto. Io non ti percepivo e tu sei stata in penombra, silenziosa. Sei diventata Attesa?
Stamattina , al Risveglio un avviso :
“ Occhieggiano le Margherite! ”.
Era tua quella Voce? Quando sono uscita, le ho viste spuntare dall’alba alta e vicino alle ultime foglie secche. Gli alberi sono ancora spogli, le prime gemme si nascondono, eppure sono tante, di già… E’ ancora freddo e timide aspettano, pronte. La loro attesa è la mia, adesso sono con te, non scapperò più . Dammi Rifugio, proteggimi, nutri la Malinconia che questa volta sento vicina e insieme a te. Allora sentivo solo te, cara Commozione, o almeno così mi sembrava (“Che bello, che bello!”). Ora sei in compagnia, mi concedi riconoscere quell’altra parte malinconica che sorge insieme a te.
Le Gemme e le Margherite hanno sguardi senza confine, restano lì dove sono, sbocciano, crescono, fioriscono, s’inchinano e poi, appassiranno, senza rimpianti. Si trasformano. Così stiamo facendo anche noi, te e io, stiamo cambiando, ci avviciniamo e ci allontaniamo, ci unisce la distanza nella presenza; Sfumiamo fra noi , come (una) Canzone ascoltata da lontano, diventa Eco.
Grazie.
NPAL & Guigoz’s Project, Appunti di Viaggio, 2023
(continua – 1103024
“Lettera a Commozione” 11 . 3 . 2024 – (12.49)
12 . 3 . 2024
Occhieggiano ancora le Margherite ed anche qualche Myosiotis , detti “Occhi della Madonna” e dei fiori di Tarassaco che più gialli di così non si potrebbe!
Cara Commozione, ci sei e continui a cambiare. T’intrecci insieme a Meraviglia e Tenacia, insieme tenete lontani pensieri fissi e timori. Una Ghirlanda gioiosa, di celebrazione e protezione.
Qui, verdeggiano persino i pensieri, in sentore di viaggi e di sorprese. Benvenuti, benvenuti!
G r a z i e .
NPAL (Nomadic Provisional Art-Life), & Lab Harambee, Selva di Sogno, Miasto 2003
Oh, l’affermazione si trasforma in una domanda: da quanto tempo non ascolto?
E’ stata una domanda tipica in questa mia vita, per quanto tempo ha indicato una mancanza, e non me ne sono accorta? Osservo in che direzione va…
Osservo, le domande si trasformano e vanno in questa direzione: vanno dentro di me. . . E così è proprio a me stessa che domando e domanderò . . . . Senza pausa fra domandare e ascoltare.
Un sentiero serpeggiante, nell’Ombra, inseparata dalla Luce, semplicemenete necessario… Essenziale e meraviglioso a suo modo.
“Prendersi Cura del Presente!”
“A levare e non mettere o aggiungere” (*). E allora che fare e come?
Un percorso che possa riscattare la mancanza nella sua potenzialità di essere un’occasione di disentificazione dell’assenza e della presenza separate. Essere connessi non è è una modalità, riconosce una condizione di autenticità, riconosce i limiti, li accetta e li affida all’Intento:
nella fiducia (l’appartenza si rivela e ci insegna a lasciare andare). Riconoscere e affidarsi all’Essenziale è un’Avventura . . . ?
” Se ti perdi, davvero, troverai la Fonte delle Lacrime e dei Sorrisi!
con riferimento al precedente, un altro SegnaPost(o)
“In questo tour, Dylan sta esplorando un terreno che nessun altro ha mai raggiunto prima, continuando a spingersi verso il futuro. Non sappiamo se lo rivedremo ancora, ma siamo grati di aver condiviso parte della nostra esistenza su questa terra nello stesso tempo in cui lo ha fatto lui. Ci siamo sentiti meno soli, e comunque andranno le cose, tornando a casa dopo queste due serate ci sentiamo come dice lui in una delle sue nuove canzoni, “viaggio leggero e sto tornando a casa”. E quell’assolo di armonica durante “Every grain of sand”, l’unico in tutto il concerto lo conserveremo a lungo nel cuore, come un pegno di amore e condivisione. “ * Paolo Vites
Grazie Paolo, come sempre. Ho letto e sentito: rispecchiato il rigore e lo struggimento percepito durante il suo concerto, solo quello del 3 luglio. Ecco, non descrivi, racconti di lui . . . e di te. Eppure ripercorri passo passo, tutto il suo percorso, di trasformazione, del suo ritorno a casa.
Il suo rigore, niente spazio per gli applausi, niente scenografia, solo quel panneggio infuocato che in un momento, non ricordo quando, si è trasformato in un fitto insieme di tronchi altissimi, forse a indicare così lontana la distanza dal Cielo da non poter vedere rami e foglie della loro chioma?
Nessuna pausa per gli applausi: non c’è posto per questo, voi non siete i vostri applausi, voi non siete pubblico, siamo tutti insieme e siamo qui, ora! Io non sono nessuno dei personaggi coi quali potrei essere identificato e neanche voi. Siamo connessi , a cominciare proprio da noi stessi, se guardiamo tutti da quella parte, consapevoli di tornare a casa, dal buio, disperati e lieti, insoddisfatti e grati… grati. Vedi la Scintilla ? Mi è sembrato ci dicesse quell’assolo ultraterreno di Armonica, verso la fine del concerto.
Quando si torna a casa e si allegerisce il bagaglio, non si tratta di dimenticare ma di riconoscere e lasciare andare. Niente è davvero perduto. Bob testimonia, ancora una volta, che torniamo allo Spazio e possiamo vivere la nostra Paura tanto che possa svanire, pura, spaziosa .
E, quell’assolo d’Armonica ha smesso d’incantare? No, mai. Uscita dall Teatro degli Arcimboldi, quando sono tornata a casa da sola, mi son chiesta: e addesso dove vado?
Attraversando la città che mi sembrava proprio sconosciuta, devastata, tra sconosciuti devastati; sulla banchina sotterranea della linea 7 (buio, sporcizia, assenza di indicazioni) una persona gridava pena di tradimento e abbandono al cellulare e indirettamente pure a chi era lì vicino; lì ancora ho sentito quella Voce d’Armonica struggente che , come lo Spazio, racchiude tutte le voci e tuttti i Silenzi. Non ha mai smesso il suo richiamo, la sua preghiera di invocazione e di gratitudine ( passaporto per il ritorno). Riconoscimento d’appartenza. Chi crediamo di essere ci separa da chi davvero siamo?!
Là, al concerto, di fronte a Bob, sentirsi soli , in sé stessi, e con lui, come soli ma non separati siamo, adesso. Qui e Altrove. Ascoltiamo, ascoltiamo, lontani e vicini, da lontano e da vicino.
Grazie ancora Paolo, di orientare lo Sguardo, il tuo e il nostro, verso quella Scintilla, e al Vento. Di esserne testimone.