A
V o l t e
© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2006
c o m e
s i
c h i a m a
A volte le parole, nascondono piccoli nidi… custodiscono qualcosa finchè nasce. E poi va via. Non sempre torna.
Altre volte invece i nidi sono più grandi e danno dimora più a lungo a chi vi è nato.
A volte, le parole diventano paesaggio, con case o senza. Paesaggi sconosciuti o lontani dai ricordi che abbiamo.
S’allarga l’orizzonte fino a quando scompare. E, cercando una casa che non c’è o non c’è più,si può trovare una grotta, un prato, un cerchio di pietre. Un mistero.
Altre volte, le parole sono come piccole trappole. Ti possono rapire e devi scappare via, o almeno crederlo.. oppure, ti buttano fuori.
E’ possibile, ad esempio, accorgersene quando arriva un messaggio e non lo si capisce. Forse è un’accusa o forse è uno scherzo. C’è un piccolo fulmine nascosto…frrrr. Corto circuito. Che sia quello dell’Arcano numero sedici dei Tarocchi, la Torre…?
Esplosione illuminante, attraverso il crollo. Verso terra. Per rinascere, di nuovo.
A volte, le parole scritte sui blog o negli sms, respirate al telefono hanno bisogno di un corto circuito per far intendere cosa c’è in noi, e fra noi ?
Sempre, fra le parole c’è uno spazio per condividere l’emozione o forse la paura, che sia magari lo stesso timore di condividere. Anche se si può condividere solo quel che c’è. E basta, davvero.
E come dice Vinicio (Capossela), dopo i trenta anni l’abbraccio si allarga e non ce la fa più ad abbracciare una persona sola… Le braccia s’allungano e il nostro , che si è perduto così tante volte, sconfina accolto, sì, nell’abbraccio dell’esistenza! Lì riposa. Abbracciando ti senti abbracciato.
Alla fine, l’abbraccio , come i confini, l’orizzonte, non c’è più,scompare. Non è più, se mai lo è stato,una richiesta, un’affermazione, una conquista o una parola.
Non si prende e non si lascia più. La fine diventa un inizio. Un’altra volta.
kaapi
meravigliosa kaapi
le tue parole come goccioline sui fili d’erba la mattina presto….e illuminano il mondo
sono talmente tante le riflessioni (grotte, prati, circoli!) che portano queste tue parole.. ne prendo una, la prima: a volte siamo troppo ambiziosi, credendo di costruire qualcosa con parole, qualcosa che si regge su troppo poco (interpreto anche così la torre), perchè senza l’empatia che dà quel contatto diretto, senza il cuore, senza la volontà di abbandonare le proprie paure, niente si comprende.
A volte, le parole scritte sui blog o negli sms, respirate al telefono hanno bisogno di un corto circuito per far intendere cosa c’è in noi e fra noi ?
come ‘ccidenti fai?
sorrido.
non vorrei nemmeno saperlo..
mi basta inzupparci gli occhi dentro..
ciao..
notevole..