Sei tornata, improvvisamente ti ho sentito. Senza ragione. Ero al supermercato vicino allo scaffale dei succhi di frutta e delle offerte del giorno; hti ho sentito e risentito. Non me ne ero neanche accorta della tua assenza, troppo accentrata su pensieri fissi e aspettative, ma forse ci sei sempre stata. Sei rimasta, ancora. nonostante tutto. Io non ti percepivo e tu sei stata in penombra, silenziosa. Sei diventata Attesa?
Stamattina , al Risveglio un avviso :
“ Occhieggiano le Margherite! ”.
Era tua quella Voce? Quando sono uscita, le ho viste spuntare dall’alba alta e vicino alle ultime foglie secche. Gli alberi sono ancora spogli, le prime gemme si nascondono, eppure sono tante, di già… E’ ancora freddo e timide aspettano, pronte. La loro attesa è la mia, adesso sono con te, non scapperò più . Dammi Rifugio, proteggimi, nutri la Malinconia che questa volta sento vicina e insieme a te. Allora sentivo solo te, cara Commozione, o almeno così mi sembrava (“Che bello, che bello!”). Ora sei in compagnia, mi concedi riconoscere quell’altra parte malinconica che sorge insieme a te.
Le Gemme e le Margherite hanno sguardi senza confine, restano lì dove sono, sbocciano, crescono, fioriscono, s’inchinano e poi, appassiranno, senza rimpianti. Si trasformano. Così stiamo facendo anche noi, te e io, stiamo cambiando, ci avviciniamo e ci allontaniamo, ci unisce la distanza nella presenza; Sfumiamo fra noi , come (una) Canzone ascoltata da lontano, diventa Eco.
Grazie.
NPAL & Guigoz’s Project, Appunti di Viaggio, 2023
(continua – 1103024
“Lettera a Commozione” 11 . 3 . 2024 – (12.49)
12 . 3 . 2024
Occhieggiano ancora le Margherite ed anche qualche Myosiotis , detti “Occhi della Madonna” e dei fiori di Tarassaco che più gialli di così non si potrebbe!
Cara Commozione, ci sei e continui a cambiare. T’intrecci insieme a Meraviglia e Tenacia, insieme tenete lontani pensieri fissi e timori. Una Ghirlanda gioiosa, di celebrazione e protezione.
Qui, verdeggiano persino i pensieri, in sentore di viaggi e di sorprese. Benvenuti, benvenuti!
G r a z i e .
NPAL (Nomadic Provisional Art-Life), & Lab Harambee, Selva di Sogno, Miasto 2003
Proprio oggi, mettendo a posto una libreria vetrina, in seguito al crollo di un ripiano, ho trovato questa foto, ed un appunto sul retro. E’ quello che resta di un quadro mancato, quello che mi avevi chiesto tante volte, anticipando un regalo.
No, non l’ho mai dipinta quell’immagine del Resegone, traducendo uno schizzo veloce: il paesaggio dalla finestra della nostra casa di Valghegrentino che tu e Renata avevat ristrutturato e restaurato con tanta cura. E, vi avrò certamente deluso entrambi, anche se non me lo avete mai detto.
Nella vicinanza che oggi sento con te e con lei, rinnovo la mia richiesta di perdono sia a voi, per tutto quello che non ho inteso, riconosciuto e rispettato, sia a me stessa, per non “essere (stata) abbastanza”.
Prima o poi, arriva sempre un momento nella nostra vita in cui ci si accorge dell’amore che non si è riconosciuto, e non fa differenze se dentro o fuori di noi, in fondo quel confine fra me e voi è (stato) una opportunità per affidarsi all’infinito. Ed oggi, cerco di farlo.
Tanti auguri, papà Carletto, per il tuo centesimo compleanno, per questo e tutti gli innumerevoli nostri incontri in-visibili, di noi tre ed oltre, per sempre.
Grazie.
Carluccia
N.B.: certamente questa foto non supplisce al quadro. Ho scritto nell’elenco delle priorità: un acquarello del Resegone, accompagnato da un “raccontino” che, proprio ora, sta comiciando a sussurrare. Ho già preparato un foglio adatto (A3), ed un quadernetto (dei tuoi) 🙂
post da scrivere (in divenire)
27 e 28 . 11 . 2021
Sono tornata a scrivere, qui. Troppo poco sarà per un vero e proprio post completo? Sì, probabilmente.
Quindi, cominciamo a percepire la continuazione del precedente post in sospeso. In fondo, la causa della provvisorietà potrebbe essere non solo nella precarietà impermanente della nostra natura, e riflettersi nella bellezza della sospensione che come un filo sospeso su un burrone non respinge il raggio di sole abbagliante; si offre al vuoto ed alla luce.
Se la percezione cambia, ed accetta di dialogare con la paura riconoscendola, un’ offerta potrebbe non essere un sacrificio ma una meravigliosa trasformazione.
“Non potrai vedere se non cambi punto di vista, dove il paesaggio e’ cambiato, cambia . . . E cambierà.“
L’abbaglio è stato criminalizzato. “Stai attento agli abbagli” che fa il paio con ”Stai attento alle illusioni”.
Piuttosto, direi invece di stare attenti e presenti nell’intento, non solo a quello dichiarato ma alla sua ombra: quella che rivelandosi ci aiuterà a riformularlo, incluidendo nel nostro “anelito a riscuotere un risultato” tutte le paure, i condizionamenti e le aspettative da liberare. Così, l’intento in divenire, avrà una strada da percorrere e noi cammineremo in buona copmpagnia veritiera , non di una pretesa di risultato ma di un percorso di liberazione (magari imprevedibile.)
Non so se son stata abbastanza chiara, scrivendo. Ed allora scrivo:
“Benvenuti !”
agli abbagli ed alle illusioni, magari lo continuerò a dire senza troppo aprirmi alle aggressioni ed alle tempeste, oltre i miei limiti. Ma come non ascoltare ? Qualcosa o qualcuno, invisibile, sussurra
“Quello che deve accadere, accade!”.
Ed allora, pronti e via . . . Via!
P.S.: la foto narra di un incontro nel Deserto Meridionale dei Gobi. Non si intende, con gli occhi fisici, se Cammello o Cammella) stia sorridendo o avvertendomi che, mi sono avvicinata troppo. Un sorriso non esclude nessuna comunicazione, no? Ricordo che stavamo aspettando di partire in carovana, allineati. Ed io ho partecipato a piedi mentre la Creatura ruminante e meravigliosa alla quale ero stata assegnata camminava vicino a me mentre parlavamo, fitto fitto fra noi.
Era il 2017. Non ha ancora superato l’imbarazzo di cavalcare o cammellare (nessun ruolo da sottoposti/sovrapposti). Eppure, qualche volta, l’ho fatto, liberamente e per neccessità (vera o presunta).
In entrambi i casi, cammellare in groppa o a piedi, la connessione fa la differenza, per un allineamento ed un dialogo silenzioso o sonoro, una vibrazione che avvicina i punti di vista di due creature, addirittura unendoli e cancellando differenze e distanze (presunte). E’ cambiato il mio sguardo?
Noi Uno Siamo Quello. Il Bene e il Male sono un gioco, me e te una illusione ottica, la morte una bugia; tragedie, dolori e disgrazie tornaconti di una volonta’ aliena créduta reale, scelte inconsapevoli i cui apparenti effetti hanno lo scopo di testimoniare la tragicità del mondo?!
“Niente è come sembra. Ogni forma separata non esiste. Tutto e’ un’unica Vibrazione di Amore Infinito autoessente e autocosciente di intelligenza illimitata dolcissima.
Ma niente di tutto questo e’ reale. Niente di tutto questo sebbene sotto i nostri occhi è mai accaduto.E solo guarendo i nostri cuori e scegliendo di riconnetterci allá Verita’ possiamo vedere chi siamo con gli occhi dell’amore che siamo.
Allora questa specie di automaledizione dimenticata si scioglie e la benedizione regna ovunquesenza essersene mai andata.
Le fiabe per bambini ci hanno sempre suggerito una Verita’ scordata ma sempre presente e allá nostra portata.
Dobbiamo sceglierla continuamente guardando oltre le apparenze.”
– Alessandra Nanni – E, grazie a Rita Persichini per questa citazione sulla sua pagina Fb).
Oh sì, un altro post in sospeso . . . in progress!
N.B.: Tornerò presto qui per continuare a scrivere ‘in doppio’, sia questo post sia quello precedente (a metà e metà), riuniti 🙂
Guardo i Fiori nel vaso, sul tavolo in cucina. “Stanno appassendo, dovrei cambiarli!”, è un pensiero automatico.
Appassendo nel vaso raccontano la storia
delle foglie quando lasciano il ramo, cambiano colore e distanza dalla
terra. Volano giù.
Così, le margherite bianche ingiallendosi mi richiamano alla stagione della mia età di oggi, in bilico fra Autunno ed Inverno. E, se i miei capelli sono diventati di un colore così simile a quello delle margherite e delle foglie ingiallite, mi rallegro del cambio di stagione, dentro e fuori di me, di nuovo. Me ne rallegro, perchè mi sembra di far parte di un cambiamento che non solo mio, sia oltre me. Inarrestabile.
Non esiste una età in cui ci si butta via o si butta via qualcun altro o qualcos’altro.
(continua / in progress 15092019)
Manca la foto, ma c’è (sul cellulare), domani la trasferirò. Nel frattempo, ne metto un’altra . . .
NPAL Lab – “s o t t o c a s a” – Milano, Parco Lambro & Altrove
28 . 0 . 2019
“Sarà ben ora di buttarli questi fiori! Guarda, sono proprio appassiti!”. Stai dicendo. Forse, sei in ansia o indispettita?
“Non lo sai che i fiori appassiti vanno buttati, il vaso va lavato e riposto?”
e continui a dire di quello che sembra e, forse non è, di quello che si deve fare.
“Non lo capisci?”
(dialogo interrotto)
(continua)
30 . 9 . 2019
30 . 9 . 2019
Cantano gli ultimi Uccelli prima di migrare da questa Estate infinita.
“Non importa se vedi in Bianco e Nero o a Colori. Ascolta . . .
C’è un vento pazzesco, tutto ondeggia, in cielo ed in terra. Anche la macchina sopraffata dal movimento dell’aria e mio, sposta immagini oltre l’obiettivo, fotografando un’imprevista inquadratura. Mentre, quella rimasta fuori si libera, potrebbe raggiungere tutte le altre immagini liberate, chissà dove?
“Quando non puoi vedere, ascolti.”
NPAL Lab – “Blowing in the Wind”- Findhorn & Elsewhere, August/September 2012
(continua – in progress)
26 . 7 . 2019
Quando comincio a raccontare, spesso non so se farlo con un tempo presente o passato prossimo o remoto. Il racconto, a volte è un ospite inatteso, si manifesta poco a poco. Questo, accade nel presente (sono, sei). Se evoca dal passato ciò che già era accaduto o non accaduto , acoltando sento altre storie (ero, eravamo, eravate, erano). Ricordo, o non ricordo, mi è accaduto o l’ho sognato e, che differenza ci sarebbe?
Parlare del tempo non è una negazione (c’è stato o non).
Piuttosto, chiedersi “Chi sono?” sia una domanda (esssere presenti mentre lo si chiede, con umiltà non sottomessa e spirito bambino) nei limiti consentiti dalla trasformazione della nostra consapevolezza che invecchiando può consentirci nuovi inizi … ?
NPAL LAb Exhibition & Illusion, Milan & Elsewhere 2012
“A volte, non c’è confine fra domanda e risposta.”
Viaggiano insieme, oltre confine. E, se “la risposta è dentro di te”, è importante non essere soltanto, o sempre, fuori . . . 😉
(continua – in progress)
7 . 2 . 2019
La distanza fra due immagini di paesaggi potrebbe essere intesa come uno spazio da percorrere, a piedi o in volo, da soli o iinsieme ad altri, con un mezzo di trasporto, o senza.
Un cammino o un volo, accade fra cielo e terra, sulla terra in questa cosidetta terza dimensione o nelle altre. Trovarsi nello stesso viaggio in questa o in altre realtà multidimensional, fa una certa differenza, ma se navighi davvero ad un certo punto sei oltre confine, per ipotesi… Come esserne mai certi? (no separation) 🙂
NPAL Lab – Diary & Journey “Passano e ripassano” via Corelli, Milano & Altrove 27 Febbraio 2019
(- continua)
28 . 2 . 2019
Immagine di treni in transito, tanti viaggi tra di loro, intervalli, immagini, cambiamenti. Sospirando canto Amapola, perchè ne sento l’aria. Ed adesso, scusatemi, vado a cercare quel libro “Il Viaggiatore Notturno” di Maurizio Maggiani.
Si, proprio quel libro che mi aveva fatto ricordare di aver sentito cantare quella canzone da mio nonno Felice, sottovoce, quando cantava ormai solo così, spesso da solo davanti alla finestra, dopo aver condiviso, da giovane, per tanti anni la sua voce con un coro. Quanti ricordi, vissuti o ascoltati raccontare.
Mia mamma Renata, piccola piccola, lo accompagnava quando lui andava a cantare nel coro, verso sera. E poi, lei seduta ad ascoltare, seguiva lui in silenzio, intanto imparava le canzoni di un vasto repertorio di generi musicali diversi. Per tornare a casa, a notte fatta, con la sua manina nella tasca grande del cappotto del suo papà altissimo, bellissimo e dolcissimo. Credo di aver ereditato quel senso dell’essere compagni musicali, sonori nel vivere, anche condividendo il silenzio. Grazie.
Quando, non molto tempo fa, ho comimciato ad essere rassicurata nell’ascolto, piuttosto che nell’essere ascoltata, ho cominciato ad intendere come il bisogno di raccontare prescinda dall’ascoltare, ascoltarsi nell’essere “insieme” (anche se l’altro non c’è o non si vede). Però, per questo… working in progress, mentre sta arrivando un’altra Primavera!
Ho preso tanti treni nella mia vita e quanti ne ho persi! Ne resta una immagine mossa, di tracce sempre in divenire. Perchè, in fondo, un viaggio non è mai finito e le mete sono sempre in movimento fra loro. Un treno in transito questo lo sa…
Il viaggio non va atteso, va vissuto in ogni momento, dovunque tu sia, lo spirito del viaggio è sempre con te. Non sei mai solo nè fermo.
“Non aspettare di partire, comincia a viaggiare dove sei, anche se sei seduta
davanti alla finestra della tua stanza.”
(lascia andar via i pensieri ed ascolta. Forse, c’è una storia che è appena partita e
sta arrivando da te … )
Kaapi Carla Barnabei – NPAL Lab “Waiting for a Tales” – Findhorn Foundation – 2012
“Non sono le persone che fanno i viaggi, ma i viaggi che fanno le persone”.
John Steinbeck
(- continua)
3 . 3 . 2019
NPAL Lab – Diary & Journey “Listening”, Milan and Elsewhere, 3 March 2019
“Nell’Acqua c’è uno Specchio. E, nello specchio il fluire dell’immagini, chissà dove.”
Le immagini riflesse, come treni d’altra dimensione, vanno Altrove?
P.S.: Il viaggio mi porti “qui”, dove sono. Nessun confine vorrei percepire ( rilasciando l’illusione di percepirlo) 🙂
(in progress)
ore 21.47
Lascio qui un paio di appunti per la mia ricerca sulla esperienza passata ed in progress “Mappe per/del Silenzio”.
Titolo assolutamente indicativo, provvisorio ed in trasformazione. Insomma, per il poco che ne so, una storia multidimensionale di segni sonori ed in-visibili . Spazi e mondi.
Da anni ci penso e l’incontro con il khoomi mongolo a Ulan Batar (Giugno 2018), la mia resa (“non ce la faccio a cantare così, riconosco il mio limite e, ti seguirò ascoltandoti, fino all’infinito”) e la testimonianza del maestro (che emozione risentirlo nel video!) hanno segnato una svolta facendomi da ponte nella nebbia.
* (ho trovato la prima di queste tracce sottostanti, sbirciando fra i vecchi post del 2007 per la prima, e da questa ho trovato la successiva 🙂 o procedo, quando non sto ferma per associazioni e per incontro con “quello che arriva” o trovo.. Si rinnova la gratitudine che ho sentito allora e sento ora. Grazie 🙂
(fantastico, ascoltare tutte e tre le tracce, video, contemponeamente . . . ) 🙂
(in progress)
4 . 3 . 019
** Procedo, quando non sto ferma, per associazioni e per incontro con “quello che arriva” o trovo (siano parole, immagini o suoni).
“Oddio, mi devo preoccupare? Ogni inizio avrà una fine e viceversa, ma ogni volta, che fatica! Chissà, se avrò ancora la forza necessaria …
Ormai, capelli bianchi e schiena curva ho. Saprò ancora inchinarmi ad un Fiore ed al Fulmine?”
(continua – in progress)
1.
Dialogo – NPAL Lab 04032013
25 . 11 . 2018
Cosa è davvero essenziale per un Dialogo, per comunicare davvero, e non solo per trasmettere o ricevere parole?
“Ascoltare ed ascoltarsi. Ed imparare ad ascoltare il suono di un discorso, non il suo significato codificato attraverso i linguaggi. Aprirsi all’essenziale,”
Sì, 🙂 Riconoscere la musica, tam-tam, drin-drin, op-op-ooop! Ed anche le stonature, le indecisioni, gli errori?
“Se ci sono note in sospeso puoi attendere, ma intanto ascoltare il vento, chiamalo!”
Il canto come una invocazione e come un ponte fra le realtà ed i mondi.
Contemplare chi è di fronte a noi come se fosse un Albero, che accoglie ogni sua Foglia, sempre libera di cambiare e poi, d’andare via.
2.
“Nell’altro, davanti a te come uno specchio, c’è un volo (espresso, trattenuto o invisibile),
2. “Three” – Iona Island – Findorn Foundation Rose Cottage 1808016
3. “Handmade and Self-Done” workshop – Findormn Foundation 0608014
4. “No Title” – Zavhan Valley 08017
5. Phonix (Flames and Empty Eyese) from web
29 . 11 . 2018
Qualche giorno fa, ho scritto qui ed allegato, via via, delle foto prese a caso, ed ho continuato a scrivere. Di solito faccio così, comincio a scrivere, cerco delle foto (dalla libreria del blog, dal pc o dal web)), punto il mouse a caso, o quasi, ed incollo una o più immagini. Poi, spesso proprio guardandole seguito a scrivere, ascoltando. Alla fine, lascio il post in progress, aperto ad un nuovo inizio. Quando, ritorno qui, allego un’altra foto o più, e così via. A volte, sorprendendomi per quello che ri-trovo.
Adesso, rileggendo mi sono accorta come l’ultima foto, sia attinente alla trasformazione ed alla rinascita… Condizione indispensabile per ascoltare davvero ( a riparo da condizionamenti e patemi)! Ma, me ne ero accorta prima? No. Quell’immagine era già stata pubblicata nel blog tempo fa. Vorrei cercare quel post e fare una ricerca in tema.
(continua)
NPAL Lab – “Forgiveness” 2014 – Iona Island
Quello della Fenice non sembra solo un mito sulla rinascita, dopo la morte. Racconta un’avventura, sin dall’inizio.
Questa creatura smagliante di vibrazioni luminose dell’intensità dello spettro visivo ed in parte d’Arcobaleno, comincia subito a cercare ciò che la porterà a costruire la sua ultima dimora su un Albero. Subito, si circonda di suoni del volo e di profumi, saranno rametti speziali a diventare giaciglio della sua provvisoria dimora e tomba che sarà incendiata dai raggi dal sole. E, poco a poco, bruceranno insieme, consumanadosi fra luce e profumi, diventando cenere. Proprio da quelle ceneri balsamiche ed odorose una larva o un uovo, piccoli, nascerà la nuova Fenice. Avrà continuità verso il Passato e verso il Futuro, contemporaneamente. Percorrerà la sua avventur fino in fondo. E, durante il cambiamento, canterà.
Il suo canto, sospeso fra lamento e grido, sia di monito alla paura del cambiamento e alla sfiducia nell’incertezza ( quella sospesa fra la sicurezza ed il cambiamento). Ascoltiamolo; il suo canto guida, dalla Luce all’Ombra, dal volo alla stasi ed al riposo. Cova la propria morte cantando. Rinascerà, rinnovando il canto.
Mi piace immaginare, il suo canto, in divenire fra il vagito della nascita ed il grido che invoca la dipartita ed il ritorno a Casa.
“Il canto come invocazione che diventa ponte fra le realtà ed i mondi.”
(continua)
Riferimenti e bibliografia (in progress):
– “Il potere del mito” e “L’eroe dai mille volti” (e tutti gli altri libri di ) Joseph Campbell
– “Il mito della fenice in Oriente ed Occidente” Francersco Zambon e Alessandro Grossato di – ed. Marsilio
– “L’occhio della fenice” Umberto Capotummino – ed. Sakhem
Casa scrivo? Sono tornata da un Viaggio ed ho perduto le parole.
“Bene, Così ora ascolterai il Silenzio!” ***
Sto ascoltando ed, al posto delle parole, sento quasi una musica, nel senso che non è strutturata se non un minimo, tanto da poter essere percepita, come se fosse un segnale di una presenza o di un cambiamento di quello che c’è o forse, non c’è più.
“Ora, cominci a sentire l’invisibile, hai forse smesso di resistere?” ***
“A che cosa?” rispondo.
“A ciò che ti pone confini, richieste, modelli, doveri o compensazioni (se non riesci a farlo, ad accettarlo compensa con altro. L’importante è sopravvivere, o no?” ***
2.
Improvvisamente, il paesaggio svanì, anzi divenne irriconoscibile: fra tanti frammenti che lo abitavano come un popolo di sguardi.
Sguardi liberati dall’occhio e dal corpo che avrebbe potuto generarli. Erano allora, sguardi, autonomi? S’interrogavano in sé e l’un l’altro, non per giudicare ma per scoprisi ed osservare la dinamica della trasformazione.
Non che ci capissero un gran che, eppure la sentivano, come se alla libertà del loro guardarsi, corrispondesse un’altra musica.
3.
NPAl Diary & Journey – 2508017 (in progress)
1-3 -4- Mongolia Tour
2 – NPAL “Free Gifts” – Water (111104)
29 . 8 . 2017
In Mongolia la quantità da misurare perde di significato. Sei nell’Infinito.
Perché certi continuano a contare, misurare, giudicare? Mi son chiesta tante volte perché la musica dello spazio non sia ascoltata.
“Lascia andare chi credi di essere o chi gli altri credono tu sia …”
dicevi, tanto tempo, o vite, fa. Anzi, non lo dicevi, lo cantavi, Ed allora, cosa ne sapevo della differenza fra la musica e le parole?
“C’è una bella differenza fra parole cantate e dette.
La distanza di un racconto che, se non ascolti in quel preciso momento, non potrai sentire.
Sentirai altro, forse un bisogno nascosto dietro una domando o un’affermazione. Vedrai una maschera tua o altrui e ti confonderai, credendola qualcosa d’altro.
Non disprezzare le maschere, cerca sempre, sia che sia una maschera tua o altrui, lo spazio che c’è proprio fra la tua e chi sei veramente ma non sai, ancora.“
Così, pressapoco dicevi, ed io restavo ammutolita. Non ti vedevo ma come ti sentivo! Le tue non erano parole, piuttosto erano suono di un lampo improvviso nell’oscurità. La mia vista annebbiata, un sussulto profondo e poi… non so dire. Magari, potrei cantarlo? ………………………………………………………………………………………………………………………………
NPAL ” Mirrors”, Mongolia August 017
Come uno specchio non rifletto chi sembri ma chi sei … Ed allora, ascolta!
A volte, la storia arriva da te e, non è un racconto. No, è un incontro … Ascolto la differenza, tra racconto ed incontro, quando arriva da me. E, dico “da me”, ma in quel momento non sono separata, dietro al mio nome od una maschera. Non sono sola. La magia di una storia viva è proprio che s’accompagna a te e forse, ti sveste d’ogni maschera, pretesa, pregiudizio . . . E, nuda posso sentire il vento in profondità, se sono in ascolto.
Certe volte, sono distratta e la maschera è sottomessa a quell’attesa, aspettativa o altro, così che io perdo il vuoto che ci separa e ci unisce oltre ogni forma, ed ogni definizione di personalità.
Grazie!
La sua Voce (di Bob) è come una storia in progress, se l’ascolti parti per un viaggio dentro di te e, seguendola, non trovi confine, se non quello fra Terra e Cielo (e lì Terra e Cielo, Inferno e Paradiso non sono categorie e non sono separati, mai).
Contemporaneamente ti porta oltre il tempo, là dove Passato, presente e futuro non sono inseparabili . . . Sempre!
“Nessuno sapeva dove ero, nessuno mi stava aspettando”.
Si traccia una mappa fra dove sei fisicamente, e dove sei, là… ma dove? Questa domanda non è “pesante”, non interroga; piuttosto, apre uno spazio di risposta, di scoperta o forse di miracolo.
“Prendi a caso una frase dallo specchio e, lasciala andare.”
A caso, un atto di presenza: fai un gesto, lo riconosci mentre lo lasci accadere, lo trovi, ti fai attraversare: e lo lasci andare, lontano da te. Non aspetti un ritorno.
Parlo alle piante, qui sul terrazzo e dentro casa: “Buonanotte ragazze”, dirò fra poco e domattina le saluterò di nuovo: “Buona giornata”!
Celebrare la distanza come uno spazio di libertà e di presenza. Qualche settimana fa ho incontrato una Septaria ( click), attratta dal suo disegno.
Mi sarebbe piaciuto che proprio quel disegno apparisse sul pavimento che vorrei dipingere, anche se non vorrei imprigionarlo… Così ho chiesto ispirazione, in merito.
E, la Septaria ha raccontato, con quella vibrazione (click) che connette la paura della mancanza al Vuoto, alla sua libertà dalla personalità di un luogo o di una creatura, vivente o morente, o di un luogo.
Ci sono delle “figure” che sembrano maschere o mappe intrecciate e, come tali se ti lasci connettere, ti parlino del vuoto, dell’essere uno schermo, nella rappresentazione, un paesaggio, uno spettacolo. Ti cambiano, se lasci accadere.
Va bene, la maschera ha una sua generosa consapevolezza, non ti imbroglia, si sovrappone o si sottopone, fino a quando la toglierai. Decidilo! Sai, che scoperta, dopo? 🙂
“Vado in reazione subito, quando nella conversazione con qualcuno, mi sembra che mi diano ordini. Magari non è così, l’altro si esprime spontaneamente senza usare condizionali, fa un’ipotesi usando un imperativo. A me sembra, di sentire un’energia particolare in questi casi, di controllo e dominio, ma forse viene da una mia mancanza.”
2.
Tendo a idealizzare gli altri, e a volte la mia disponibilità viene usata a fini di potere od affermazione, forse? Comunque, anche se riconosco la mia responsabilità nell’essere stata disponibile ad oltranza in passato, ancora non lo sopporto.
3.
Ho bisogno di distanza per respirare, mi sento invasa. Mi sento inchiodata ad un ruolo, esclusa dal dialogo e reagisco immediatamente, mettendo la distanza che non c’era, invocando spazio e tempo oltre quell’ambito angusto in cui mi sento stretta.
Non sono un personaggio da inserire in un teatrino a recitare la sceneggiatura scritta da qualcun altro o neanche da me . . . E cosa, chi sono? Lo sto esplorando, non è per niente facile, anzi è proprio pericoloso, ma è “un’avventura per la vita”.
“Fra la vita e la morte, sempre ci muoviamo, non dimenticarlo. E, sorridi!”
5.
Però, occorre accettare che gli altri magari non amino l’avventura e chiedano di continuare la recita. Senza offendere, innanzitutto, ma anche senza offendersi.
Riuscirò a tradurre l’intento di accettare che mi venga richiesto, magari inconsapevolmente o indirettamente , di recitare, di stare in una scena fissa o uno spettacolo ripetuto, senza offendere senza offendermi; senza reagire, riconoscendo i limiti e cercando una risposta al mio intento ogni volta, in quel momento?
6.
Viaggiare senza sceneggiatura precostituita, alleggerisce il bagaglio ma è pericoloso per ogni aspettativa e per ogni credenza . Ed anche per i comò, quelli delle tre civette e quelli pesanti che mi porto dentro, affolandone i cassetti di ricordi.
7.
Ed anche dentro , come fuori, non si tratta di buttare via (le cose, le persone o le loro maschere, le emozioni, gli eventi, ecc.), con una negazione distruttiva, ma invocando quello spazio, che non sia una pretesa chiesta a qualcuno, o una compensazione ad un ruolo nel quale sei rimasto o sei uscito inconsapevolmente …?
“Non si tratta di distruggere, di fare piazza pulita, ma di fare spazio alla pace (dentro e fuori) e prendersene cura, sempre!”
8.
La via continua. Buon cammino a tutti, a chi va ed a chi resta (a chi lo sa ed a chi no).