A pioggia

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Ci sono i momenti delle “Farfalle nello Stomaco”. Questo, invece ne ha una Sola.
E’ arrivata, timidamente, cercando di non disturbare. Ferma, per non fare rumore e per non consumare nessun battio d’ali, ascolta quello del cuore (il mio).
Poi, piano piano bussa delicatamente con le antenne e si annucia. Io sbatto le ali, Ma non sto volando, ancora…

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Non c’è lieto fine? Non c’è.
Eppure, sento il volo, sento un sentiero che passa qui, vicino alla Farfalla e mi attraversa. Lei, quieta chiama le Altre.
Ed, ecco, ora sono in tante (a pioggia). Così, mi muovo.
Lavo la parete (sopra il calorifero) ed appare il disegno, bianco su color fumo lavato.
Tronco, radici e rami, universo di corteccia. Foglie come Stelle.
Ed è anche Cielo.

http://youtu.be/aTz85xBAliE

Oltre il sogno, oltre il desiderio, oltre te… nella penombra senza più attesa, nell’attimo presente, senza passato.
E’ già futuro. Grazie.

(NPAL, post in progress – continua)

immagini: 1 – 2 – 3 da “Islamic and Ottoman Astrology”

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21 . 6.013

Welcome Solstice !

I Remember that Leaf so close to a that beautiful Flower …
Lovers … then both Transformed into a Star .

Two stars forevere in the Blue, reflected in the Waters of the Moon …

22 . 6 . 013

“Dopo il Solstizio d’Estate sarò solo qui”.
Una frase scritta per una pausa da facebook, un’altra ma … (mi) chiedo: ” Dopo il Solstizio d’Estate sarò solo qui…?”.
E (mi) rispondo sorridendo… Sì, perchè in fondo sono sempre qui, dentro, vicino, vicino, anzi vicinissimo.
Che la distanza svanisca nella percezione, quando sono ovunque, di fronte a qualunque cosa e a chiunque.
Non più io, io, io. non più tu, non più ” noi”. Let’s go…!

Inseparata distanza, un respiro dopo l’altro.
Sentiero, o Sentiero che passi attraverso l’ombra ed ora, pure sott’acqua. Welcome, Cancer & New Moon in Capricorn (oh Madonna 🙂

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24 . 6. 2015

“Gli occhi del Drago-Fenice sono Vuoti…”

Mentre danzavo sulle scale, nella mia stanza o per strada era lì che stavo guardando. E non lo sapevo.

Chi sta danzando, la danza e lo spettatore… Tutto in uno nello sguardo infinito, oltre gli occhi.
Ora, lo so…?

http://www.youtube.com/watch?v=nuwVlZKGNsE

Uno dei miei primi dischi, la musica di Bob la portavo sempre con me (senza nessun lettore cd o simile…)!

26 . 6 . 013

“La fuga non è un sentiero…”.

Ci sono tanti modi di fuggire, innanzitutto da noi stessi. Sostituendo gli altri a noi? Nell’aiuto ricevuto – “mi sostiene, da solo non ce la faccio” – ma anche, “ti sostengo, da solo non ce la faccio”.
Volontariato affettivo o spirituale, in cui nascosto c’è un rapporto di potere che ostacola la trasformazione, la blocca nei ruoli. Chi dà e chi riceve, chi aiuta e chi è aiutato?
Il gioco funziona fino a quando si rivela. E non c’è via di fuga dentro e neanche fuori. Bisogna mettersi in discussione con sè stessi, prima. Altrimenti, la recita ricomincia, ogni volta.

La connessione col divino non è una questione di potere ma di resa. Non c’è nessun intermediario, perchè non c’è nessuna separazione?
Sveliamo i trucchi ma non con giudizio, non attizziamo il gioco chiamandolo tale e continuandolo sotto altro nome. Non c’è fuga, non ci sono scuse, c’è lo specchio davanti a noi. Nostra è l’immagine, non lo specchio.
Sempre a nostra immagine sono quelle degli altri, ricordiamolo.

Dire la verità …? Parlare dell’altro ma non di noi. Riempire una mancanza (la propria) chiedendo e ricevendo aiuto. Dare aiuto e riempire una mancanza (la propria).
L’aiuto arriva solo dal cielo, e siamo soli? Nel frattempo … “vogliamoci bene” (in noi-fra noi).

Forse è ora di stare in Silenzio?

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©”Isola” – Lab Harambee – kaapi carla barnabei, Milano & Altrove 2007

(NPAL, post in progress – 4 continua)

A g a i n 

kaapi carla barnabei – Venezia & Elsewhere, 24 Luglio 2011

a c r o s s

 

Di nuovo, daccapo.

Come dopo un punto minuscolo in divenire.

Da un punto alla fine di una frase, dopo una riga ad un’ altra.

Il punto, ultimo di una pagina cresce da solo e

si espande occupa tutta la pagina e la successiva. Il punto come un seme.

Daccapo rinasce il respiro  trattenuto. Ogni pausa, del resto… finisce.

Sì , daccapo qui. La testa come mai vicina al cuore

perchè svanisce in questo stupore.

Sono stati giorni  senza tempo (15 giorni come secoli  e,dopo fino ad oggi,

quattro giorni come anni …).

“No time”, ora,  porta al sì verso l’accadere.

Again la pagina si gira ma il libro non c’è più.

Lo spazio invece tarda ad essere riconosciuto, circondata come sono da cose traboccanti oltre gni angolo della casa, porta e finestra.

Ma questa è un’ altra storia?

Oh no, va trasformata ma è la stessa storia, quella del punto.

Questa qui e quella là: il ritorno c’era già, l’incontro esisteva ed anche la partenza successiva… Il tema è: non separzaione ed ha a che fare con quel punto che trasforma l’inizio nella fine e viceversa? Il Punto- Nulla, dove stanno tutte le storie e soprattutto lo spazio fra loro che le mescola,  le unisce in una?

Ora, bisogna congedare un po’ di zavorra qui, nella casa: dal pavimento al soffitto da una stanza all’altra.  Chiedo spazio  fuori(a me stessa).

Perchè dentro di me,adesso, c’è spazio ed aria da respirare.

C’è luce  per ascoltare l’ombra ed anche per accendere il fuoco.

Ciò che sta cuocendo alla fiamma verrà trasformato.  Se ne sente già il profumo! Ed il vento lo porta via …

Ciao, Welcome into my heart!

Grazie.

P.S. :

Eh no, due posts al giorno sono troppi… !

Però lo scriverò… come e perchè ho sospeso la pagina di facebook

e son tornata qui… 😉
( 0. – continua – )

W e  l c o m e 

In this period I’m unable to take part in Facebook. I realized that I developed a sort of “dipendenza” (addiction) to it. I’m going back to my blog boscoparlante (talking-forest). I’ll try to post in Italian and English.  If you want, we can meet here.

You can leave commentaries also if you are not logged in Splinder (in this case , please add  your name  at the end of the message).
 

Enjoy in the trasformation!

If you would  like publish here (writing or photos/pictures)  tell me., please  (harambee@libero.it).

I’ll give you the passwordI.

Sorry for all my mistakes in English.
Excuse and correct me please!  

Thanks!

-) kaapi

( 2 5 – c o n t i n u a )

 
 
 

J u s t

Les Graffiti de Marsilly

1.

Questo blog mi insegna l'assenza (è poco visitato ed anche io poco vi scrivo). Cosa mi insegna?

Cercherei  di sintetizzare,volando sopra l'accaduto che a descriverlo ci vorrebbero tante pagine (troppe)..
Non mi va che lo stile sostuisca il contenuto, il nulla, l'imprevisto ed il disastro (mi avevano detto: "Tu hai uno stile, qualsiasi cosa tu faccia si riconosce, è tua.").

Eh,no, Non mi va quest discorso dell'arte che eleva e dà superiorità.
Mi interessa invece la testimonianza. Cantata, disegnata, scritta.
A proposito, mi tornano alla mente queste  parole: "Amore mio,non dimenticare d'ascolare il vento. Anche quando nonc'è. Anzi, soprattutto quando non lo senti, ascoltalo. Senti l'oda d'aria che smuore l'albero dalle foglie alle radici. In quel momento prova la gioia e la disperazione d'ssere atterrato."

L'insegnamento  è che la gioia e la disperazione inseparate brillano di vento. Oh, mi trasformano se io no mi affanno a proteggere la debolezza o la forza.  Surrender:.
La forza della debolezza è la moltezza (**) di una farfalla. Amore mio e tuo.

L'assenza insegna di non esserlo in assoluto, perchè parla. Racconta storie antiche, rinnovate e resuscitate. Ad ogni ritorno qualcosa, un segno, una traccia palpitante da non trascurare. Una mappa dell'assenza indica presenze non riconosciute. Onoriamo il non riconosciuto ed offriamo lacrime e sorrisi.
Grazie, ancora.


Les Graffiti de Marsilly

2.

 

Questa notte, no era mattina, ho finito di leggere non stop "Just kids" di Patti Smith, cominciato ieri sera. Non sono riuscita a smettere prima dell'ultima pagina

(** )La Notte precedente, ho visto in dvd Alice in Wonderland

( 20 – continua )

T r o u g h t

lab Harambèe – kaapi carla barnabei  – Milano 6 Altrove, Marzo 2010

d o o r

“Con tutte le divisioni del terreno si vede bene la mappa dei confini e si perde il territorio.

Non voglio stare da una parte o dall’altra, piuttosto ci passerei attraverso…”.

*

Ad ogni partenza, un bilancio fa spazio al nuovo. Il bilancio va esaminato, soppessato, ineterpretato e congedato.

Il congedo è un nuovo progetto. Qui, oltre alla vita c’è ben poco da investire,  sulla vita si sa non si possono fare investimenti, neaNche a breve termine. La vita passa, cambia, si mescola a volte finisce, o così potrebbe sembrare, insomma ci si fa affidamento nell’istante in corso. E subito dopo non si sa.

Quando ho vissuto una settima al Circo Togni , ero piccola e l’avevo chiesto a papà come regalo di compleanno, c’era un Clown anziano che mi aveva raccontato una storia d’amore. Quella fra il Filo ed un’Acrobata.

Ogni giorno durante le prove e più tardi nello spettacolo, si parlavano e lei lo attraversava, per ascoltare fino in fondo la storia.

Ogni gorno continuava  andando da  molte parti, e altrove. Mentre lei sospesa lassù ascoltava, veniva trasportata, restava ed andava via.

Attraversava sì, ma non solo il filo: persino le sembrava, di invecchiare in un solo momento, di tornare indietro di secoli.

In quel posto c’era già stata, lo sentiva nelle caviglie.

Quella canzone nel vento l’aveva già sfiorata, glielo  diceva il cuore.

O invece, ringiovaniva di colpo,  si vedeva un’altra, in un tempo lontano , a venire.

Insomma, ogni congedo poteva essere l’ultimo o il primo.

Paddy  Hamilton


**

Sapeva che sarebbe, prima o poi arrivata da Lui, in quel luogo o in un altro.

Avrebbe potuto saperlo dal filo, ma lui non ci era mai voluto salire.

Non aveva bisogno di conferme o di speranze.  Era sicuro di far parte di una storia in cui tutte e due erano previsti, e gli bastava. Che cosa  accadesse in fondo gli pareva secondario. Che conta, lui si diceva, è che ci sia il vento, già è musica. Che conta è che ci sia una storia, farne parte. E svanire in un’altra, insieme. Ancora.

Di storie me ne ha raccontate altre, almeno una ogni giorno. Eppure, s’intrecciavano tra loro, sia pur in ordine sparso; qualcuna arrivava per ultima ma raccontava di qualcosa che era accaduto prima di qualcosa d’altro raccontato all’inizio. Così che, non si poteva più distinguere nè prima nè dopo.

Come in  un disegno che si compone e non finisce mai, non si può distinguere  inizio e fine . . . Come quella musica che nasce da un’ eco imprecisata, si fa, si disfa e ritorna ad esser eco. Quale suono originario? Da dove?  Chissà.

( 5 . 5 . 51  –  c o n t i n u a )


“Ciò che deve accadere, accade.”



Il Viaggio ce l’hai addosso, come una pelle .

S’agita al vento e  freme quando un pensiero finalmente se ne va. Alllora, non c’è bisogno di niente,o quasi.

Non hai certezzze. Non sono neanche tue le storie che ti attraversano come ruscelli o fiumi. Torrenti in piena e scrosci di pioggia che susussurreranno  saranno un grido,  ma non per farsi sentire.

Così, come sono arrivate se ne andranno, le storie  raccontate e la compagnia.
Eppure, non sei mai sola, essendolo.  Rechi memoria e radice. Prepari il bagaglio e lo disfi. Allacci le scarpe e vai scalza. A toccare la terra, l’aria. A sprofondare, a respirare.

Senza più parole. Solo quelle indispensabili, restano. Per un ascolto che non divida chi ascolta e chi è ascoltato, per ascoltare…

Lascia accadere. Accade, accadrà.  Non sei tu le storie, la musica, il volo. E’ il Viaggio.
E, non c’è neppure bisogno che ti sposti, a volte. 😉

*  citazione: C.S.I. – “Accade” in “Tabula rasa elettrificata (mi sembra..)

** immagini dalla Rete, disegno-sgiribizzo di stasera (ho ri-cominciato
gli sgiribizzi… Hmm.)

(6209 – c o n t i n u a)

 


2 4    M a y

 

Buon compleanno Bob…!

Non leggerai e probabilmente  detesti i festeggiamenti d’augurii…!
Forze apprezzeresti un mazzolino di Viole, fiori esili e forti, dai petali come ali  di farfalle…

Bobby, grazie… oggi più che mai!
😉



Il post finisce qui, per ora
(con il portatile non ho più la connessione, si è
rotta la chiavetta?)
Lascio solo un segno, anzi un segna.posto…

(24 – continua)


F o r s e

 

A volte, non mi sembra di vivere a Milano.

Sveglia alle sei, spontaneamnete senza sveglia.
Cinguettii alla finestra,ed alla porta finestra, pure… I
Intraviste zampette vicino ai vasi di fiori (la tenda della porta finetra è plissettata ed a ogni lavaggio s’accorcia e si vede in basso la “ringhiera” (balcone condiviso da vari appartamenti,tre, tipico di alcune vecchie casa popolari milanesi).

Sù dal letto. Finestra socchiusa. I cinquettii continuano.
Caffè a cucchiaini, sopra all’acqua nella caffettiera piccola.
Le Violette han tutte il capo reclinato. Le annaffio. Che profumo.
 Faccio una foto?

Dicono. La mente: cosa serve fotografare? 
Il cuore: non nutrire la disillusione di negazione, nè di buonismo. Consapevolezza, poesia e vento…?

Musica di….Indovinato?!
Radio accesa (in cucina).Doppio ascolto.
Parlano sd’immigrazione. Italiani razzisti e fascisti. Non tutti, però (s p e r è m ).
Dicono:”.Non controllare l’altro, non voler cambiarlo affinchè sia simile a noi”.
Dico: Dimentihiamo? leggi q u i  e   q u i  (grazie 20selvaggi).Ricordare non è un’azione di memoria solo storica o mentale, senza cuore e consapevolezza c’è memoria? L’esiliato, il naufrago, abita anche e sempre dentro di noi…).

Giornata di lavoro (qui, a casa).
Scritto al volo. Mancano. foto, citazioni, musica speciale (domani è il compleanno di Bob(by), eh!).

(24 – continua)

1 0 0    F a r f a l l e

Farfalle e Fiori si distinguono appena.  Ali, foglie e petali
quasi indistinti fra loro, nell’attimo che che precede e segue il volo.


E’ un Paper-cut cinese (Carta ritagliata), miracoloso intaglio a mano,
 per trasparenze di finestre, specchi  e lanterne, a festa.

lab Harambèe – c. k. barnabei
Milano  &  Altrove, Aprile 2006

 

Sui vetri della finestra, invece,
dei ritagli rudimentali in carta di riso,
fatti da me nell’ottobre 1994
.  

Quando fuori è buio dalla luce della casa,
anche quella di un solo lumino,
filtrando  sul muro della casa di fronte,

un piccolo teatro d’ombre…

Però, sarebbe ora di cambiarli
questi ritagli…  Per un’altra scena!


 


Post in progress… A dopo.

( c o n t i n u a )



M u r i    e   P o n t i

1.
 
Ho praticato le immagini, all’interno/esterno, per tutta la ia vita. Al lavoro e non. Di giorno e di notte le ho incontrate, le ho accolte, disegnate, mi son fatta da loro attraversare. Ho persino sfiorato l’invasione e non so se sono io ad essere stata occupata (invasa?) dalle immagini o viceversa.


2.

Un po’ di riposo, alle immagini, che si sciolgano, si trasformino, altrove. Un po’ di riposo da/a me …
Attraverso il ghiaccio dello specchio, appannato, ciò che s’intravede non si spiega. Si svelerà ?



3.

Ho sempre preferito lo spazio alle cose. Ma non lo sapevo. Ho accumulato ed ora cerco di disperdere. Mi lascio portare via. E’ il vento?
Resto, qui o  non so dove. Sento  tutte le voci che mi hanno toccato, dentro. E non trattengo più, scoprendo che in questo modo non si è più soli. C’è il vento, e che vento.  Anche quando fuori tutto sembra calmo, che ci sia aria di tempesta ?

Eppure, un sospiro,sfiora come una carezza le foglie appena nate, verdissime di giallo e blu.  Improvvisamente gli alberi  si sono vestiti  di leggerezza.  Grazie.  🙂


!. 2.  3. 
Muri e Ponti

 
© lab Harambèe/Kaapi Carla Barnabei, Venezia  & Altrove
 Gennaio 2006 /  Marzo 2009


( c o n t i n u a )