C o  n
  e
s e n z a


©lab Harambàe – Kaapi Carla Barnabei
La Salle, al Mulinetto, Dicembre 2008

(senza parole o quasi… per ora)

©lab Harambàe – Kaapi Carla barnabei
La Salle, al Mulinetto, Dicembre 2008

s e n z a   N e v e

( continua – 1)



Fa tante pieghe


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei
Qui & Altrove,16 Luglio 2007

l e t t o


A casa di papà, ore 8.00/ 10.00

Un panno (si chiama mollettone) steso sul tavolo piccolo in cucina; gli sovrappongo un vecchio lenzuolo lo stesso che usavi tu per stirare.

Io sto stirando adesso, e ti penso. Sempre ti ritrovo In questi gesti semplici, ritrovo la tua calma determinata alla conclusione. Confesso, mi piace molto stirare per questo. Tu stiri insieme a me.

Un gesto dopo l’altro, passo il ferro, dal centro verso l’esterno a destra ed a sinistra. Via tutte le pieghe. Pac, pac un colpetto leggero e ripiego il colletto inamidato.

Una piegatura dopo l’altra, la camicia sarà abbastanza piccola da entrare nel cassetto?
Nel cassettone di camera tua (cinque cassetti) le camice di papà sono sempre state riposte in ordine successivo (sovrapposte a scalare in modo che ciascuna in parte nascondesse ed in parte svelasse l’altra).

Fa caldo, ho i capelli legati in alto, la frangia troppo lunga tutta alzata all’ indietro. Sono a fronte scoperta, a piedi nudi. Mi sgrideresti di certo, non si stira senza scarpe, è pericoloso…
Sorrido. E forse anche tu… Allora, ti dico col pensiero:” “Bhe, non son certo questi i pericoli, dai !”
E poi, ho sempre messo le scarpe malvolentieri sin da bambina, lo sai, no?


Lascio da stirare per ultime le mie cose e fra queste c’è il vestito di garza doppio (abito da viaggio), che non si stira perchè arrotolato stretto e ripiegato ad otto o a segno d’infinito, conserva un impeccabile plissé ed occupa pochissimo spazio.

Io, a casa non ho un cassettone. A lungo ho amato più fare la valigia che riporre abiti e cose nei mobili.
Infatti, tu dicevi che la mia casa sembra una grotta-roulotte ma anche un piccolo castello (dopo sorridevi, però non sempre).


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei
Qui & Altrove, Val Masino 2006

d a
l e g g e r e


Se una fotografia

è una fotografia


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei
Qui & Altrove, Val Masino 2006

s c e n d e r e

“Non porta da nessuna parte, non salre…” dici.



Mi accorgo che proprio quella è per me l’attrrazione… Perchà da nessuna parte è un non luogo affascinente e così reale, a volte!
Difficile, invece, potrebbe essere tornare indietro quando non sai dove sei stato prima ….

( 22 – continua )


Se una fotografia

è una fotografia


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei
Qui & Altrove, Val Masino 2006

s c e n d e r e

“Non porta da nessuna parte, non salre…” dici.



Mi accorgo che proprio quella è per me l’attrrazione… Perchà da nessuna parte è un non luogo affascinente e così reale, a volte!
Difficile, invece, potrebbe essere tornare indietro quando non sai dove sei stato prima ….

( 22 – continua )


I n


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei

Qui & Altrove, 23 Giugno 2007

c u r v a

Questa linea curva separa od unisce?

Quelle linee rette intrecciano un labirinto, una ragnatela, una spirale. Circoscrivono uno spazio infinito per trascenderlo nella sua mutevole definizione di meandri, rete, vortice …?

In questi giorni così caldi attendo il vento. Imprvvisamente arriva, e solleva i capelli.

In questi giorni di “esami di maturità”, penso al volo di farfalle uscite dal bozzolo, trasformate. Quando durerà il volo da fiore a fiore e poi senza…? E tutto mi sembra labile, più lieve.

🙂

2 4 . 6 . 07 ( ore 9.30)


Appunti “al volo”.

Sto rimettendo insieme vari framenti di una ricerca sul Labirinto, mai conclusa. Ho immagini di tracciati, spirali sullo schermo e tante altre immagini nella testa, dietro agli occhi, associazioni, ricordi scritti e non.
Ecco, ora sento la voce della bambina marocchina, che abita con la sua famiglia in un appartamento piccolo piccolo proprio qui a fianco della stanza da dove sto scrivendo. Sta studiando, forse per i compiti delle vacanze di già o per gli esami e chiede alla sorellina Shara: “Te la posso leggere?”
E’ storia del Minotauro. La legge in italiano (poi continua nella sua lingua).
Accidenti, che sincronicità…!

“I simboli sono vivi, interagiscono ” Eh, davvero!

Adesso,ha ripreso a leggerre in italiano. Interrompe e dice: “Puoi aspettare…?” Certe storie non finoscono mai.

🙂 (inizio di giornata “mitico”)


( 15 – continua )


Ci sono


*

* *


Corrispondenze fra ciò che vedo ed è stato visto diversamente. I disegni lo raccontamno.

Nello spazio di una mappa c’è sempre qualcosaltro. Forse, chi la segna non vede, non sa fino in fondo.
Noi disegnamo, raccontiamo, comunichiamo, oppure siamo anche disegnati , raccontati, comunicati …?

“A nostra insaputa i segni ci segnano, raccontano memorie antiche e future.
Storie sospese, in divenire, fra una e l’altra, fra noi. Dentro e fuori.”



Ci sono e chissà cosa diventeranno.


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei

Milano & Altrove, 13 Giugno 2007

d e n t r o f u o r i


Ci siamo? Chissà cosa diventeremo…

🙂


* Old Suzan

* * Mappa stellare Dogon
( 1.)
( 2.)

( 12 – continua )

Questo post si è combinato “per caso”…! Che sia un’indicazione a rileggere (non basta mai)

” DIEU D’ EAU” di Marcel Griaule
Lo farò … appena finirà la sQuola, oppure mmi porto il libro durante gli esami …?! 😉

“Dieu d’Aeau” di M. Griaule ed.ed Fayard

oppure “Dio d’Acqua” ed. B. Boringhieri o anche Red

Oh…!


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 28 Maggio 2007

a m o r e

“Amore mio, dici. Invochi. Sento, invochi non me, ma l’amore, in me.
Tu. Trasmetti.

Invochi e tu sai invocare senza chiedere. E’ una Contemplazione muta in quel Canto, un Sogno va oltre sè stesso e diventa Altro.”

Ed io, con Umiltà sorpresa. Lombrico che strscia. Foglia che accolta lascerà il Ramo. Farfalla che continuamente muta, contemplo dell’Aria d’Amore il Silenzio.”



Ed è Incanto, sa. Sa della Guerra dentro e fuori e dell’essere, qui. Nè vinto nè vittoroso, semplicemente trasparente alla trasmissione dell’Esistenza… Canale.
Niente. Che Meraviglia …


Surrender… Di nuovo!


TRADITIONAL IKATA ADRAS UTZBECK

“Until recently the peoples of Uzbekistan, like other nations, attributed great meaning to the magic power of certain objects, plants and animals, aimed to use them as talisman against the agency of evil spirits. This piece is full of symbolism and sacred meaning. General ornaments are bodom-almond, comb, spiral pattern, etc.”

Oh…!


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 28 Maggio 2007

a m o r e

“Amore mio, dici. Invochi. Sento, invochi non me, ma l’amore, in me.
Tu. Trasmetti.

Invochi e tu sai invocare senza chiedere. E’ una Contemplazione muta in quel Canto, un Sogno va oltre sè stesso e diventa Altro.”

Ed io, con Umiltà sorpresa. Lombrico che strscia. Foglia che accolta lascerà il Ramo. Farfalla che continuamente muta, contemplo dell’Aria d’Amore il Silenzio.”



Ed è Incanto, sa. Sa della Guerra dentro e fuori e dell’essere, qui. Nè vinto nè vittoroso, semplicemente trasparente alla trasmissione dell’Esistenza… Canale.
Niente. Che Meraviglia …


Surrender… Di nuovo!


TRADITIONAL IKATA ADRAS UTZBECK

“Until recently the peoples of Uzbekistan, like other nations, attributed great meaning to the magic power of certain objects, plants and animals, aimed to use them as talisman against the agency of evil spirits. This piece is full of symbolism and sacred meaning. General ornaments are bodom-almond, comb, spiral pattern, etc.”


A t t r a v e r s o


© lab Harambèe – Milano & Altrove, Primavera 2007

u n o & d u e

* Chi sei? Ascolto e racconto storie, dici. Tu, scrivi?

Sì, scrivo
qualcosa.

* Ah, qualcosa, dici. Dimmi, almeno scrivi racconti, se non proprio poesie o romanzi? Qualcosa per bambini o per adulti?


Bhe, non lo so. Dipende. Le storie, io le chiamo così, sono incontri, per me. Arrivano, io ascolto e trasmetto. Non sono mie. Sono incontri, relazioni come con le persone.
Contatti con il vento che entra dalla finestra improvvisamente, nel silenzio pacificato della sera. Qualche storia arriva come una farfalla si posa un attimo, poi va via. Ho appena il tempo di cogliere il soffio.

Qualcun’altra invece è come un’ape, la sento arrivare…zzz zzzzzzzz. Sto un po’ all’erta,temo di non capirla.
Se mi irrrigidisco, attenzione, mi pungerà. E’ successo, quella volta. Non era un’ape sola, ma un intero sciame. All’inizio mi sono spaventata per quell’aggressione volante. Mi sono coperta la faccia con le mani, rannicchiata a terra. Perchè mi son chiesta, saranno contro di me.

Poi, dopo aver riconosciuto il penetrante e sottile dolore delle loro punture, ho sentito il veleno mescolarsi al sangue. Non stavo più tanto male. Da allora, strano, delle api non ho paura, anzi mi sembra di conoscerle. Quando le sento arrivare, socchiudo gli occhi e vedo il colore dorato dello stupore, fulgore. Creature perfette, così minuscole. Ma sto all’erta, per lo spazio del rispetto del loro potere. Faccio finta di essere un fiore. Ma loro, mica ci cascano. E passano, oltre.

* Scusa, non sarai mica un po’ fissata con’sto fatto di ascoltare e raccontare come se tu non c’entrassi un gran che?


Capisco, cosa intendi… Mi nascondo? Allo stesso modo sono restia a far mostre, partecipare ad esposizioni, eccetera?

* Bhe, sì. Non credi? Ti svaluti, o lo fai per snobismo. Hai una pretesa, tu. Ma sei, simpatica, eh.


Grazie. E’ che quando mi sento un canale che trasmette ciò che arriva, io sono felice. Ogni storia mi radica, mi fa scorrere, mi fa volare, mi porta un bagliore del cielo. Ed io, allora senza parole, mi sento.


“Sono Radice, Ruscello, Nuvola e Fulmine,”

© lab Harambèe – Milano & Altrove, Primavera 2007

t r e

(4 e 5 – continua)