All & Nothing

“La consapevolezza della parzialità connette al Tutto.”

Non so quando sia stato il mio primo incontro con il “Tutto”, quando io ne abbia cercato il significato, intendendolo. E, non so se sia (già) accaduto o se mai accadrà davvero . . .

“Intendere il significato della totalità richiede una presenza consapevole verso la vostra impermanenza e della nostra identificazione in un’identità separata: “Chi sono” ? secondo una o più maschere o persone. In tal caso, proprio la percezione dell’impermanenza e dell’illusione potrebbe essere la vostra salvezza, il varco per la liberazione. . . “

Così mi dicevi quel giorno, sul prato. Ti ascoltavo, sdraiata nell’erba alta, fra margherite e schioppetin, meravigliandomi che tu , proprio tu, trasmettessi quella profondità, quell’immagine in divenire: quell’immagine era fragile al fuoco della definizione giudicante e così forte nel suo progressivo svanire. . . Tu, eri connesso ad altri dimensioni, e forse senza saperlo, ne eri portavoce. Proprio tu! Sì. (*)

Meravigliata all’inverosimile, stavo scoprendo l’antica naturale passione a quella profondità ed all’invisibile . . . senza saperlo (pure io):

E questo, sarà fondamentale (per me e per te, separati ma insieme). Chissà perchè?! (**)





NPAL Lab – Sottocasa e Sopra – Qui & Altrove, 16092020

(continua – in progress)

17 . 9 . 2020

(**) Chissà . . . (?)

Chiss . . . (!?)Chissà . . . (?!)

Ci sono domande che non avranno risposta, e probabilmente neanche l’aspettano . . . Aprono uno spazio di sospensione alla domanda per liberarsi dalla risposta. Potrebbere essere uno spazio d’ascolto e grande potrebbe essere la differenza fra attendere una risposta ed ascoltare: esplorare, farsi sorprendere o sorprendersi, astenersi da giudizo (si o no, giusto o sbagliato, conveniente o sconveniente)?

Chissà (!)

Potrebbe non evocare un dubbio ma la fiducia, in quello che arriverà o non arriverà. Un dono in-visibile, uno spazio di cambiamento rispetto a quello che formula nella domanda una richiesta, o piuttosto una speranza . . . ?

L’illusione è una connessione alla totalità. Ascolta!

(continua – in progress)

NPAL Lab – Sottocasa e Sopra – Qui & Altrove, 16092020)

21 . 9 . 2020 – (13.14)

(*) Ora, mentre rileggo di quel mio ascolto, sopraggiunge un sussurro . . . cosa e chi stavo ascoltando? (* bis).

In agguato, gli effetti della dinamica di separazione: chi ha veramente detto quello che ho ascoltato ? Avrebbe potuto proprio quella persona comunicare così?

(continua – in progress)

(immagine dall’Archivio NPALLab non ha riferimenti precisi, provienienza web, daun sitod’acquisti)

22 . 9 . 2020

(*) e (* bis)

“I containe moltitudes”

Quella persona, stava trasmettendo, non importa se consapevolmento o no, qualcosa di sconosciuto alla sua mente? Ma il cuore si lasciava attraversare. Fluiva la comunicazione, forse con invisibili presenze chissà dove. Fluiva nell’aria, come fosse una canzone, sia parole che musica, segno e spazio fra margherite e cielo, ed oltre . . .

NPAL Lab – Mongolia 2017

(continua – in progress)

Elemental & Elementary

Scrivo, o almeno inizio,  un terzo post invisibile, imboscato (non pubblicato), al momento, per salvaguardare questo link, sulla linee di Michele. Stavo per scrivere San Michele, ma è l’Arcangelo ad avere tracciato le connessioni. Quindi vorrei comprendere la differenza fra Santo ed Arcangelo Michele, se ci fosse.

Ancora associazioni, connessioni fra ed in quanto mi  è successo/ho sentito  a Glastonbury.

Soprattutto, mi ha colpito che si parli di Draghi quando proprio lì ne avevo  incontrato uno, il  23 Settembre  al Thor in un viaggio nel Mondo del basso che mi è stato proposto  durante una connessione.

Non sapevo di tutto quasta relazione fra il luogo , san Michee ed Draghi, anche se in quelle zone certe creature,  si sa, siano di casa, raccontate e rappresentate spesso.

E’ come se qualcosa in me avesse  preso una distanza dal mito, dal mio coinvolgimento passato e presente e me ne tenesse  alla larga, lasciandomelo vivere solo attraverso il fascino, o fascinazione, ai loro confini, cioè in una periferia rassicurante?   Così, sono restata  proprio bloccata sul confine a guardare, sognare, senza entrarci dentro. Sbattere così forte l’osso sacro cadendo, sulla scala a casa di Joseph mi ha svegliato? Sì, certamente ma ora è importante che io non mi addormenti, di nuovo.

Mi potrei addormentare per mancanza, per stare assonnata in  una zona di confort.   Drogata  di mancanza come sono stata ed in parte ancora sono, basta una mancata risposta o presunta risposta ad una email  per ricadere in una compensazione o astenia dall’ascolto del mito, delle sue storie e del mio coinvolgimento da vivere qui in questa dimensione. Compenso con la fuga attraverso le consuete modalità. C’è però una piccola differenza: ne sono consapevole e compenso uno Zic in meno. Qundi mi ripiglio, spero. E, ripigliarsi è una mervigliosa avventura, ora. 🙂

(NPAL& Wind’s Breadges – in progress – continua)

https://www.theguardian.com/travel/2013/mar/04/somerset-travel-tips-michael-mary-ley-lines

Ditemi

Troverai un altro paesaggio, un’altra musica, un’altra storia e, te stessa (non quella che vorresti essre o altri vorrebbero tu fossi).

Ditemi?

Non si tratta di ascoltare qualcosa, ma di ascoltare senza aspettative. Provaci.

Si ricomporrà una parte di una Mappa oltre lo Spazio ed il tempo.”

E’ un tempo mitico, un teatro sacro, il suono degli Antenati, e non è mio. E’ nostro, gli apparteniamo, tutti.

Ascolto!

“Camminava  senza guardarsi intorno. Guardava il sentiero davanti a sé.  Non allungava lo sguardo da nessuna altra parte. E, non vedeva niente, nell’oscurità.

Fissare un punto in movimento l’aiutava a proseguire, senza vedere. Anche se quel punto di riferimento  non ci fosse stato lei lo avrebbe immaginato, senza supplicare, ma con fede.

Con fede? Non l’aveva mai avuta o posseduta, l’aveva osservata negli altri. Ci sono tanti tipi di fede così come di fiducia. Dipendono dai nostri condizionamenti a dover credere o sapere, ad essere “sicuri di”.. .?!

Lei, “walking don’t talking”, camminava e non parlava nè pensava,  camminava , camminava, diventando un passo dopo l’altro chi era.”

Ed, ancora sta camminando.

La storia continua, dentro di te/me/noi/voi/loro (ecc.) ?

. .

Grazie.

A Chi?

Vorrei scriverti una lettera, perchè vorrei parlarti, ma non si può. Siamo confinati per lockdown (Covid 19 Virus), o almeno così crediamo.

Vorrei parlarti, sì. E’ come se mi avesse colpito un fulmine. E se l’ha fatto, è accaduto, intensamente ma dolcemente, nel senso che non ho sentito un colpo ma . . . luce. Ammesso che la luce si possa sentire, nel senso di feeling o di abbaglio, sono in questo chiarore forte ed evanescente, cioè in movimento, non stabile.

Vorrei scriverti una lettera, non un messaggio (whatsap o sms) e o una email. No, proprio una lettera, scritta su carta, magari con un disegnino, non esplicativo, ma che si manifesti di per sé, sul foglio. E, che sia nella sua libertà indipendente, come la meraviglia. 🙂

Forse, non una lettera vorrei scriverti. Piuttosto riconoscere uno spazio, che sia ponte fra te e me, noi, o addirrittura un burrone per perdersi e cielo per volare ( via, da soli ed insieme, un sentiero per aria, non qualcosa da possedere in terra). Qualcosa da condividere ma non per obbligo, per scoperta di un viaggio che già incominciato perda il suo programma (se mai lo abbia avuto).

Adesso che la libertà sta cambiando suoni e colori, s’assottiglia nel tempo (breve o no, chissà) che ci resta, ci incontra diversamente , diventa essenziale e senza fronzoli nè aspettative. Libertà libera da definizioni, di esser quello che è e che non è stata finora.

(continua – in progress 29042020)

Immagini:

NPAL LAb 2015-16 Findhorn Foundation – “Così vicini all’Oceano ed alle Stelle” – “So close to the Ocean, the Moon and the and Stars”)

(continua – in progress 29042020)

L i b e r A z i o n e

Un breve racconto da “La mia vita” libro di mio padre Carlo Barnabei – partigiano della brigata Gap “Sergio Bassi”

PIAZZALE LORETO

“E’ appena trascorso il giorno glorioso del 25 Aprile. E’ mattina, ho da poco finito il turno di guardia alla mitraglia appostata sul terazzino della seconda Portineria della mia Fabbrica, l’Alfa Romeo, in via Renato Serra.
Gli scontri in città sono finiti. Trovo il modo di fare una scappata a casa. Mentre cammino per raggiungere la mia abitazione, apprendo la notizia che Mussolini è stato giuistiziato. Il suo corpo è esposto a piazzale Loreto. Ho un sussulto, vado subito a vedere se è vero, incredulo.

Arrivo e la piazza è gremita all’inverosimile; mi appare la scena che tutto il mondo conosce.
Al traliccio di un manufatto sinistrato (angolo corso Buenos Aires) sono appesi per le gambe i corpi di Claretta Petacci e Benito Mussolini.
Quei corpi non mi fanno compassione, rappresentano la fine della tragedia che ha sconvolto il mondo. Il luogo è transennato, e vigilato dalle Guardie Partigiane.
Le salme provengono da Dongo, sono state deposte in questo piazzale dove, il 10 agosto 1944 per rappresaglia ad una presunta azione partigiana di sabotaggio (contro un camion tedesco (in viale Abruzzi – 8 Agosto 1944 ), dei militi fascisti (della legione Ettore Muti di RSI) avevano fucilato, 15 antifascisti detenuti, prelevati dal carcere di San Vittore (per ordine del comando di sicurezza nazista).

Poco dopo il comando C.N.L., avvertito il pericolo che i corpi vengano calpestati dalla folla inferocita, nell’intento di sottrarli allo scempio, dispone di esporli al cospetto di tutti.

Un fiume di persone passa davanti alla transenna, lì vicino se ne sono fermate altre. Ecco: vedo di spalle una donna anziana, vestita di nero; appoggiata alla transenna, gesticola, impreca, maledisce quei corpi poco distanti da lei, quasi li tocca!
Le persone vicine assistono in rispettoso silenzio.

Quella scena è sempre rimasta impressa nella mia mentee d è l’immagine inesorabile della condanna del nazifascismo. “


Aggiungo una “NOTA”:
Nella narrazione di quei giorni da parte di mio padre, ricordo un’altra immagine che in questo suo racconto non appare: sul corpo di Claretta Petacci appeso capovolto la gonna è stata chiusa ( legata) alle ginocchia, grazie ad un gesto di rispetto di qualcuno.
Quest’immagine e quella della donna anziana in nero che maledisce, non mi sembrano in contraddizione ma complementari. Nella loro distanza uno spazio per la nostra umanità. Per non dimenticarla mai, sia in rivolta sia in pace, verso tutti, nessuno escluso.

Ora e sempre resistenza rinnovata.

Una delle mie foto preferite di mio padre Carlo (Carletto). L’ho trovata recentemente, non l’avevamo mai vista insieme e non appare nel suo libro (pubblicato ne 2004 e depositato all’Archivio dei diari di Pieve).

Probabilmente, sta facendo un comizio (sul davanzale di una finestra), nel 1945. Chissà se quei giornio mio zio Peppino Roncaglioni (nome di battaglia “el Negher” partigiano della brigata Gap di “Visone” G. Pesce) fosse ancora vivo. Morirà a 21 anni in ospedale per rappresaglia fascista il giorno prima della Liberazione.

Nel ’49 mio padre e mia madre Renata, staffetta partigiana e sorella di Peppino, si sposeranno e continueranno per tutta la vita insieme a rispettare quella scelta politica ed umana senza compromessi con coraggio, trasmettendola . Grazie (non aggiungo altro) – Carluccia