G r a t i t u d i n e

©lab harambèe – kaapi carla barnabei

Sarzana & Altrove, Agosto 2009

s e n z a     t i t o l o

Se mi metto a contare sbaglio.  E,l’errore mi insegna,  dietro alla parola s’identifica nello sbaglio una colpa.  Proprio lì dentro, ed in fondo, alla colpa c’è la scoperta.  Una scoperta che, forse da tempo lungo e sottile, attende. Una scoperta lo sa di essere un po’ defilata,  il suo nascondersi si rivela.  Rivela di per sè. Trasmette, insegna sempre.

Ogni cosa esistente, visibile ed invisibile, ha in sè una rivelazione, in sè e per sè, collegata da una rete energetetica vibrante, di suoni e colori, luminosa/ombrosa, di ragione e senza ragione.  Incantata. 

Incanto quotidiano. Semplicità speciale, da riconoscere, attende.

Le paroe non bastano.  Anzi, eccedono, nella loro precarietà…!

Una pianta di zucchine, fra foglie fiori e frutti, convive con altre piante, intorno. Condividono la terra e l’aria. Sotto al cielo, in profondità variabile.

Certi le chiamano erbacce, erbe da estirpare (soffocano, dicono, ciò che deve crescere per diventare raccolto, da prendere). 

Invece, chissà come si chiamano le piante, fra loro .

Mi chiedo. E, se fossimo noi le erbacce, nell’universo? Oppure, non esistono male erbe, solo erbe diverse. Impreviste  forme.  Nessuna esclusione. Insieme, unita diversità.

Noi umani accentriamo al nostro lnguaggio azioni e classsificazioni,  come fosse l’unico ed il pricipale.

D’accordo, lo farò. Nessuna fuga?

Ma quale instabilità o variabilità nel confine che distingue me dall’altro/i, quale precarietà persino nel noi (quando distingue e divide amici/nemici) !

Mi hanno insegnato “parla sempre in prima persona per assumerti la responsabilità…!”.  Io, me ne accorgo, a volte, di non essere mai sola, anche se mi sembra di esserlo ;-). Anche se non si vede qualcuno!

Se mi metto a contare chi c’è, cosa vedo?

Non  conterò più. Ascolterò. Dirò, so che ci siete, invisibili.

Sento la musica. I passi soffici, le tracce del cuore, le stelle negli occhi. Gli arcobaleni, i segni sotto le foglie, nello spazio,  dentro.

Le piume di esseri che non hanno certo il nome da noi preteso, indefinibili. E gli sguardi, attenti, curiosi. Eccolo, il teatro invisibile ! Accettare il limite rende lo spettacolo vero, illuminante. Ce lo hanno insegnato, lo abbiamo dimenticato, il potere o la forza del teatro. La sua guarigione dell’im-possibile.

Un amore incondizionato, che guida,  atTraverso una precaria e variabile distinzione (di forma e di sapere) là.  Là,  dove  nessuna distinzione separa ed avvalora.

Grazie.

  © lab harambè - kaapi carla barnabei

 Findhorn, Cluny College, agosto 2009

w i t h o u t 

p l a c e 

Appunti scritti al volo, in un afoso inizio di pomeriggio

,nel perdurare di un  viaggio  (i n – f i n i  t o)  a Findhorn (grazie e grazie).

l o v e 

k. e K.




© lab harambè – kaapi carla barnabei

Findhorn, Cluny College, agosto 2009

w i t h o u t

( 2 2 - c o n t i n u a )



3 thoughts on “

  1. A volte, guardando le foto, mi chiedo come tu riesca ad essere così “magica”, perchè i tuoi soggetti sono semplici, ma nel contempo raccontano.. mi spiego?
    Un amore icondizionato, che guida, atrraverso una precaria e variabile distinzione (di forma e di sapere) là. Là, dove nessuna distinzione separa ed avvalora.
    Questa frase me la dovrei stampare bene nel cervello, perchè non riesco, e te lo dico francamente, a comprendere “l’altro”, un po’ perchè, come dici tu, l’essere umano è troppo presso da classificazioni, quando, invece, ci sono miriadi di variabili; un po’ perchè non si condivide mai troppo la stessa costante, figuriamoci le variabili 😉

    :*

  2. Grazie dei commenti..a tutti
    Galdo, vuotopieno, Anyanka…
    sono in un momento di passaggio entusiastico , strano e delicato, cose da concludere, nuoce prospettive.Tremo e sorrido. Insomma, posso stare poco nel blog ed internete, per ora!
    Quindi, un ringraziamento, innanzitutto…

    Galdo: bentornato !

    Any, e come si fa’ Come si fa a comprendere l’altro distinto da noi…Difficile e comprendere ed amare noi stessi…l Che l’unico modo di amare davvero. e di amarsi, sia connetersi a ciò che indistinta essenza comprende e scorre? Senza aspettative, come partecipare ad un coro e non sentire sempre e per forza la vocedegli altri, ma sapere che si canta insieme e sentire.a Ascoltare, La vita e la morte sono un mistyero. In-comprensibili.
    Più invecchio mi sembra che tutto ciò che ha forma sia una illusione ma che va bene così, contemplare la forma , che si dissolvem è vita anche quella. La dissoluzione educa alla trasformazione nostra, degli altri e di ogni cosa! Ci prepara,m ci assotiglia, si diventa più òeggeri. Rallegriamoci.

    In questo periodo sociale così tremendo e desolante nella sopraffazione della coscienza, la ragione è mantenuta con lo strapotere dell’apparenza e della divisione Tornare senza discriminazione alla semplicità della vita nostra e del pianeta, dà luce… ed incoraggia. R-esistere!

    Un abbraccio
    :-)kc

    Shola,
    scherza, sherza…!
    Dillo dai, non pensavu sarei mai arrivata laggiù, proprio io che ho semprescosso la testa alla new-age!

    P.S.: le fragole non sono mosruose e nemmeno gigantesche, sono buonissime, però! Non diventano così per forza del pensiero, ma per la connessione di chi le coltiva e l’armonia amorevole del puogo dove crescono… Provare per (credere) sentire!!!

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