D a

s o t t o

<br

Ed ecco che dai denti sollevanti e mobili… da sotto i cuniculi del mastodonte… la sfinge, il molosso di pietra… da sotto le inferriate, le gabbie dei gladiatori del colosso ferroviario, tra leoni ruggenti nel marmo venne deposto al suolo il negro Dum Dum.

Aveva un sacco a tracolla e una grande spina ricurva sulle spalle…era lunga almeno due metri e mezzo e avvolta da stuoie arrotolate. La portava su uno dei carrelli a noleggio della stazione, un carrello con i denti da pesce-sega.

Se ne andava a spasso così, verso l’uscita, sempre avvolto dalla sua apnea di cosmonauta galeggiava avulso dal tutto il mondo circostante. Poi la srotolò dalle amache che ci aveva arrotolato attorno e la mostrò.

La costola era una virgola, un amo, il collo di un cigno, insomma un gesto incorniciato.

” Basta l’osso, vedi, per darti l’idea della balena che c’è dietro.”

Vinicio Capossela – ” La costola di Garopoba ”

in “Non si muore tutte le mattine”


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 12 Marzo 2007

d e n t r o

<br

Mi era restato fra le orecchie questo vuoto interno di balena, descritto fra i denti. Durante il sonno.
Poi la sveglia. Poco dopo, passando dalla stazione, forse la stessa raccontata, la vidi. Stampata fra le parole di una crociera. La vidi ormai persa, mancare all’oceano.


V o l a… !

“Osservare un’immagine significa

entrarci dentro, attraversarla”

Se disegni un volo e non una farfalla, la senti volare. Lo spazio, lo spazio sarà la tua principale intenzione.
Abbandonati, vai e resta. Vai!

Hai bisogno di spazio dentro di te per disegnare un volo. Per volare.

Un campo, una linea, un’altra. Una direzione, trovarla per perderla. In Volo.


Qui ora.


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 5 Marzo 2007

V o l a

Lezione di oggi. Forse, quello che ho imparato, osservato, sentendovi. Miei cari, grazie…).


“Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo.”

I v a n


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 6Gennaio 07

vicino alle Colonne di San Lorenzo

MANIFESTO PER LA POESIA DI STRADA E L’ASSALTO POETICO

…la poesia di strada nasce gettando parole tra le vie, pugni di semi nel vento, è sensazione precipitata in sassi d’assalto tra lo snocciolarsi scomposto di questa città. Versi come pioggia tra le genti, inzuppate fin’oltre l’orlo dell’attenzione, senza corte di dotti ne corona, perché d’ovunque e da sempre, una pagina bianca è una poesia nascosta…

1.sprofonda poesia

2.sfida gli schiaffi della corrente

3.cresci i lampi della follia

4.gettati controvento

5.precipita in picchiata nel vortice del mondo

6.esplodi e assalta d’ovunque

7.chi getta semi al vento farà fiorire il cielo



www.i-v-a-n.net

Passo davanti ad un muro parlante. Freno, salto giù, appoggio la bici sotto al portico.

Segni e suoni fra una riga e l’altra richiamano spazio di sguardi ed abbracci…

La città rinasce, lontano da qui. E vicino, vicino.

Grazie, Ivan…!


Oooh …!


Cos’è…? Da dove viene…? Cosa gli hanno fatto…?

Oddio, quante domande…

“Dai, scrivi una storia… per me…!” dico.


Ed ecco, sto qui. Aspetto.


Arriva una storia e s’interrompe. Se vuoi, continua tu…grazie !


P.S. lunedì 5. 2. 07:

se vuoi continuare la storia scrivi nei commenti, li pubblicherò in questo post… :-
)


Parte I


Dalla pioggia alla neve, in un attimo. Dalle gocce fini… stelle ghiacciate, lievi. S’infittiscono questi fiocchi, diventono pungenti sul viso.

Abbasso il cappuccio del mantello sul viso,lo stringo al collo col il fermaglio a forma di foglia. Toccandolo, non posso non ricordare.

Tu me lo avevi forgiato, nella piccola bottega, così simile ad una caverna d’orso, eppure ordinata e luminosa del fuoco alimentato soprattutto da legna di castagno .

Dicevi che arde di più i e ce ne sono tanti di questi alberi nel Bosco della Riva; se ne trova tanta di legna per terra e non bisogna mai abbatterne nessuno.

Nella spilla il segno curvo come un sentiero mi porta anche adesso da te, col pensiero. Nonostante tutto.
Separazione e mistero.

Sorrido mentre accarezzo l’incavo ed il retro della forma leggermente asimmetrica, quasi come un cuore.

Il cappuccio s’è imbiancato. Rabbrividisco.
Continuo a camminare. Forse, seguo un segnale, non ha nome. Dove sto andando…?


harambee


Parte II


La via non finisce e la nebbia la rende confusa. Le tue parole mai moriranno, le porto con me fino al totem piantato per terra oltre gli alberi bianchi. Il vento prende a soffiare, una lince mi guarda spaventata e scappa. Faccio in tempo a entrargli dentro. Corro, sono lince, ho il suo odore, faccio in fretta, raggiungo il totem.
Abbandono il corpo della lince. La lascio andare. Questa mi guarda confusa, mansueta. Va via. Il totem è alto un paio di metri, è la tua tomba.

Qui, nei pressi dello stagno sei stato ucciso. Qui aspetti di rinascere. Qui le mie preghiere.

Cenresig


( c o n t i n u a )

“Sento il tuo Richiamo…”

lab Harambèe – Milano & Altrove, Inverno 2005


n o i,

( n o n )

i o

Non so chi sei

non ti conosco

Non conosco il tuo nome

non so dove

nè quando…

Scrivevo disegnando, più o meno 12 anni fa… era stata la prima volta,forse.
Che le parole mi arrivarono all’orecchio. Sussuravano.
E’ stata,quella,la prima storia che ho ascoltato e scritto, perchè con le precedenti da bambina ci giocavo, andavo a dormire,mi cullavano. Ci mangiavo anche. Mi nutrivano,dissetavano ma non le avevo scritte mai.

Quella, invece era una storia incompleta, in bilico di una assenza presente, di una presenza senza nome che chiedeva d’essere riconosciiuta…Mi giungeva semplificata in un interrogativo, in un richiamo: “Chi sono?” e allora facevo eco: “Chi sei ?” e “Chi sono,io ?”, ancora oggi non separo queste domande.

Per trovare chi o per far compagnia, avevo disegnato un animale. Una pecora grande come una nuvola con un piccolo campo sotto alle zampe. Tutte e due cuciti a piccoli punti nella tarlantana verde imbottita di sè e di foglie. Poi, avevo cucito così a filo perso, senza sapere l’arrivo del risultato preciso, una pecorella, piccola piccola sotto ad un campo prato verde con farfalle fiori di tutti i colori. E tanti numeri puntati tra le pieghe…

Numeri collegati a frasi di storie frammentarie scritte a mano da persone diverse su rotoli di carta lieve di riso. I rotoli riposti sono ancor oggi in una rastrelliera, curioso portambrelli, con le rotelle.

Ora,invece scrivo; son qui davanti alla tastiera. Mi sto chiedendo che fine facciano e faranno le storie che non sono più raccontate. Riposano dietro alle ciglia ? Attendono, quiete lo spazio di silenzio regalato di colori,di fiori e di voli.

Ci sono tracce invisibili nel cuore
e nella nostra terra, hanno la voce silenziosa del letargo sotto la neve.

Verrà Primavera.