T r o u g h t
lab Harambèe – kaapi carla barnabei – Milano 6 Altrove, Marzo 2010
d o o r
“Con tutte le divisioni del terreno si vede bene la mappa dei confini e si perde il territorio.
Non voglio stare da una parte o dall’altra, piuttosto ci passerei attraverso…”.
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Ad ogni partenza, un bilancio fa spazio al nuovo. Il bilancio va esaminato, soppessato, ineterpretato e congedato.
Il congedo è un nuovo progetto. Qui, oltre alla vita c’è ben poco da investire, sulla vita si sa non si possono fare investimenti, neaNche a breve termine. La vita passa, cambia, si mescola a volte finisce, o così potrebbe sembrare, insomma ci si fa affidamento nell’istante in corso. E subito dopo non si sa.
Quando ho vissuto una settima al Circo Togni , ero piccola e l’avevo chiesto a papà come regalo di compleanno, c’era un Clown anziano che mi aveva raccontato una storia d’amore. Quella fra il Filo ed un’Acrobata.
Ogni giorno durante le prove e più tardi nello spettacolo, si parlavano e lei lo attraversava, per ascoltare fino in fondo la storia.
Ogni gorno continuava andando da molte parti, e altrove. Mentre lei sospesa lassù ascoltava, veniva trasportata, restava ed andava via.
Attraversava sì, ma non solo il filo: persino le sembrava, di invecchiare in un solo momento, di tornare indietro di secoli.
In quel posto c’era già stata, lo sentiva nelle caviglie.
Quella canzone nel vento l’aveva già sfiorata, glielo diceva il cuore.
O invece, ringiovaniva di colpo, si vedeva un’altra, in un tempo lontano , a venire.
Insomma, ogni congedo poteva essere l’ultimo o il primo.
Paddy Hamilton
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Sapeva che sarebbe, prima o poi arrivata da Lui, in quel luogo o in un altro.
Avrebbe potuto saperlo dal filo, ma lui non ci era mai voluto salire.
Non aveva bisogno di conferme o di speranze. Era sicuro di far parte di una storia in cui tutte e due erano previsti, e gli bastava. Che cosa accadesse in fondo gli pareva secondario. Che conta, lui si diceva, è che ci sia il vento, già è musica. Che conta è che ci sia una storia, farne parte. E svanire in un’altra, insieme. Ancora.
Di storie me ne ha raccontate altre, almeno una ogni giorno. Eppure, s’intrecciavano tra loro, sia pur in ordine sparso; qualcuna arrivava per ultima ma raccontava di qualcosa che era accaduto prima di qualcosa d’altro raccontato all’inizio. Così che, non si poteva più distinguere nè prima nè dopo.
Come in un disegno che si compone e non finisce mai, non si può distinguere inizio e fine . . . Come quella musica che nasce da un’ eco imprecisata, si fa, si disfa e ritorna ad esser eco. Quale suono originario? Da dove? Chissà.
( 5 . 5 . 51 – c o n t i n u a )
Marlene Sandoval
Riconosce rami spogli. Nuda.
e, di già, dei Germogli il Sogno.
( 28 – continua )