I e r i o g g i

Qualcuno (diciamo così) continua a confondere

la presenza con l’apparenza

(che nasconde altro).

Non se ne accorge… il suo apparire lo protegge da ogni cambiamento, gli impedisce di essere nudo…
anche senza abito…

Eppure,continua a spogliarsi e a cambiarsi d’abito…un giorno dopo l’altro, credendo di essere sempre lo stesso.

(diverso e uguale)

“Ognuno è un cantastoria
tante facce nella memoria
tanto di tutto

tanto di niente
le parole di tanta gente.”

(Sempre – Gabriella Ferri)


Senza titolo

Copyright © 2006 James Oligney photography

“Ci sono segni che indicano una strada, anzi la insegnano.

Come trovarla. Come perderla.

Come di nuovo riconoscerla. Perchè cambia, si trasforma.

Così può apparire (o scomparire)… ”

Chissà cosa pensi. Se pensi.
Chissà cosa guardi, se guardi.

Certamente vedi.
Dietro al tuo sorriso capovolto.
<br<<br<
Certamente senti la voce dei segni che su di te sono strade…

Trasmetti, tu.

Come voci di radici che parlano al cielo sopra di loro

(senza averlo visto mai).



Copyright © 2005 lab Harambèe – Roma & Altrove, Inverno 2004

s o t t o t e r r a

( b a r c a )


contro la pena di morte

c l i k 1.

c l i k 2.

c l i k 3.

Mercoledì 8 Novembre 2006


La canzone cantava così:



…è stata una vertigine

tenerti stretta al cuor

or ti dirò baciandoti

scusami, scusami ancor…

E subito, nel sentirla, il bambino pianse.
Piangeva senza tristezza o dolore. Piangeva, in così tenera età, di nostalgia e abbandono. Dolcemenete piangeva come un vecchio randagio davanti ad una finestra con dentro la luce blu della televisione accesa, come una madre che preme le mani sul ventre afflosciato nel giorno del suo primo parto.
Piangeva in perfetto silenzio, senza disturbare nesuno e senza neppure smettere di succhiare la sua caramella. Piangeva lacrime che non sgorgavano.


Il bambino era stato visitato dall’amore.


Maurizio Maggiani – “E’ stata una vertigine”


* * * * *

L’abbinamento fra l’agguato della pena di morte e la citazione di Maurizio Maggiani forse è azzardato o improrio.

Arrivata all’improvviso, questa immagine sfumata eppure così vivida, si è fermata qui.


Come nel palmo delle mani aperte a nido,

un sorriso ed una goccia di pioggia.

🙂

kaapi

Da: rifo78@yahoo.it
Oggetto: [RK] Parigi chiama – MayDay ’06 – appello
Data: 24 aprile 2006 20:26:38 GMT+02:00
A: neurogreen@liste.rekombinant.org
Rispondi a: rekombinant@liste.rekombinant.org, rifo78@yahoo.it

da poche ore rioccupata la Sorbona, pericolo di sgombero già da questa notte…

MayDay ’06 Parigi
Dall’autunno italiano al marzo francese, in viaggio contro la precarietà!

Il movimento francese ha riempito questo 2006 di una musica diversa, che in tante e tanti, nel resto d’Europa, hanno subito riconosciuto. La musica del conflitto, della differenza, della discontinuità.
Il “marzo francese” è stato caratterizzato da una potenza straordinaria, da una capacità inedita di produrre decisione comune, dai blocchi e dalle invasioni metropolitane dove si è praticata una riappropriazione senza precedenti dello spazio e del tempo: una scossa tellurica che ha fatto tremare De Villepin e Chirac. Ma questo “marzo” è stato segnato anche dall’incontro di lingue diverse, dalla partecipazione di una soggettività nomade europea in lotta, che in Francia è venuta a condividere gli sforzi, la necessità del conflitto e l’autonomia del progetto, imparando dal desiderio e dalla rabbia, dalla passione e dall’intelligenza che si è espressa in questi mesi.

Le “facoltà ribelli” italiane hanno ingaggiato la loro battaglia durante l’autunno trascorso, in un paese dove la precarietà del lavoro e l’impoverimento dei contenuti e delle condizioni di studio dilaga da anni, grazie a leggi e riforme trasversali ai diversi schieramenti di governo. Contro il disastro riformistico che ha coinvolto in questi anni l’università, la scuola, la ricerca si è costituita la soggettività in lotta che ha attraversato le assemblee e i cortei francesi. Le facoltà ribelli dell’autunno italiano hanno raggiunto Parigi, lottato al fianco del “marzo francese”, sentito la stessa speranza, praticato la stessa rottura.

La marcia indietro sul Cpe sicuramente ci consegna un dato ambiguo e parziale e nello stesso tempo un passaggio enorme è stato compiuto. Nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile senza la radicalità dello sciopero metropolitano, del blocco, senza la capacità degli studenti francesi di trascinare con se precari e lavoro dipendente, sindacati e società civile.
Quanto è accaduto e sta accadendo in Francia è una novità straordinaria, una discontinuità eccellente con cui fare i conti: di qui in poi un nuovo ciclo di lotte si è aperto!

Sappiamo di una storia sindacale coraggiosa e piena di invenzione, una storia rivoluzionaria.
IWW, il sindacato statunitense che agli inizi del ‘900 ha organizzato le lotte dei nuovi, “selvaggi”, lavoratori dequalificati: una storia nomadica che in molti modi parla della MayDayParade.
Nella consapevolezza di essere oggi, al pari degli studenti francesi ed europei, i nuovi lavoratori selvaggi del sapere e della conoscenza, abbiamo deciso di rimetterci in viaggio, di raggiungere di nuovo Parigi, di partecipare alla MayDayParade parigina.

La sfida, infatti, al seguito delle battaglie decisive che hanno attraversato le facoltà europee (tanto italiane, quanto francesi) è quella di immaginare nuove forme di comunicazione, di condivisione di pratiche e di contenuti, di elaborazione di campi di vertenza comuni. Va da sé, quindi, che grande importanza assume per noi, non solo la Parade che partirà da Pigalle, ma l’assemblea europea del 2 maggio. Un’occasione per declinare socialmente, a partire dalle lotte concrete sul terreno della precarietà e della formazione, un nuovo tessuto di relazione.

Saranno tante le facoltà italiane che organizzeranno pullman: Roma, Bologna, Venezia, Padova, Torino, Trento, Trieste, Pisa, Milano, Napoli, Cosenza, Verona, Cagliari. Una lunga carovana attraverserà i confini gridando il suo no alla precarietà, qualità e carattere condiviso dei saperi. Saranno anche tanti i precari e i migranti che prenderanno parte a questa nuova sfida.

<font face="Courier New" color="#ff1122" size="3"

Europe, debout! Réveilles-toi!

Nella gioia, nella rabbia, fuori dal ricatto!

Studenti e precari dalle facoltà e dalle scuole ribelli

info – pullman: 340/6601691 (roma), 347/5451142 (padova), 349/3116077 (bologna), 347/3837641 (torino), 338/4470381 (milano)

<font face="Courier New" color="#ff1122" size="5"

mi sono moltiplicato per sentirmi,
per sentirmi ho dovuto sentire tutto,
sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi…

una sola moltitudine


lab HarambèeMay Day, Milano 2005

p e r T e r r a

Copio incollo, un po’ trafelata anche oggi, tornerò presto… Nel frattempo buon primo maggio e buona Vita…a noi tutti dovunque saremo….!

Lo spirito di buona rivolta con la sua forza naturale coraggiosa intesamente rispettosa non ha paese… ma l’universo sconfinato. A volte, basta girare l’angolo dietro casa… altre volte, non basta.

Se non si può andare a Parigi, si andrà più vicino che conta è il viaggio…

Comumque,il “viaggio ribelle” c’è, se c’è. Dentro e sempre. A qualunque età. O no…?

Vi abbraccio

kaapi


lab Harambèee

A l t r o c h è

m i m o s a …!

Oggi è l’otto marzo. Ho ricevuto questa mail da Sivia.

8 MARZO …. CROCI ROSA
… Ho visto una foto con una grande croce su cui sono conficcati più di 500 chiodi, è una foto che mi ha sconvolto, perché ogni chiodo rappresenta una giovane donna rapita e riapparsa in mezzo al deserto seviziata, violentata, poi uccisa.


Questa croce è a Ciudad Juàrez, la quarta città del Messico, circa un milione e mezzo di abitanti, al confine con gli Stati Uniti, a quattro chilometri da El Paso, Texas. … E’ una zona di passaggio, di emigranti, di gente povera che insegue il sogno americano.

Oggi Ciudad Juàrez viene chiamata dalle donne messicane la città della morte; solo nell’ultimo anno le rapite sono state 200. Delitti che non hanno mai visto una condanna, ma neanche una vera e propria indagine.

Si racconta che le cause di questo orrore siano il traffico di organi, videotape estremi, giochi sessuali con morte annessa. Quello che è più grave, raccontano alcuni giornalisti disposti a sfidare la vendetta, è che il governo tollera questa situazione. Sono pochi cronisti che cercano di portare luce in una zona d’ombra.

Elena Rivera Morales aveva 16 anni, come Elena Chavez Caldera; Claudia Yverte Gonzales 20 anni, è stata assassinata nel 2001 e il suo corpo fu rinvenuto in un campo di cotone accanto ai resti di altre sette ragazze.

Lilia Alejandra Garcia Andrade aveva 17 anni, mentre Elena Guadian, 26 anni, lasciò due bellissimi bambini e di lei non si è mai più saputo nulla. Sono alcuni chiodi di quella croce…

Enzo Biagi

Leggi inoltre, qui

Silvia non scrive nessun alto riferimento, se non nel titolo, all’otto marzo o a eventuali festeggiamenti… Neanche io.
Anche se il privilegio di festeggiare o celebrare di solito non lo trascuro…

Se non si tratta di fare dei sacrifici per senso di colpa da privilegio comunque come si fa a far finta di niente…? E come, si fa a non farlo, davvero…?

E le croci potrebbero essere anche azzurre, non farebbe differenza.

Grazie, Silvia.


C a o s

a m a t o


© lab Harambèe – Bosco del Mulinetto, Inverno 2005/’06

V e r s o P r i m a v e r a

(a l t r o O r d i n e)

Fuori sembra tutto quasi come prima. Di nuovo che scompiglio! Ordine sconvolto, non in superficie ma dentro. Quando le maschere cadono.
Per terra i lacci che le tenevano, slacciati diventano un doppio sentiero. Due sentieri opposti.
Cercare il terzo, forse…?


“Davanti ad un bivio cerca l’altra strada,
quella che non vedi,quella in mezzo.”

🙂 a ogni soffio di Primavera…

kaapi

(c o n t i n u a )


lab Harambèe – Primavera fredda 2004

<font face="Courier New, Courier, mono" color=#ff6600 size=2 (Braids – particolare di un Corredo sciamanico,Siberia)

Trascrivo da un diario di Viaggio (Vetan 2000):

Ti ho conosciuta tanti anni fa,ti chiami Ai Tchourek Ojun. Il tuo nome significa Cuore di Luna. Della Luna tu non hai i colori. Hai dato voce all’Ombra, da quando ti ho incontrato mi è amica.

Tu voli, sali e scendi in profondità fino al Cuore della Terra, là dove son nascosti Tesori preziosi e ci insegni a vederli. Allora questi tesori ci parlano e ci insegnano a riconoscere l’Ombra inseparata dalla Luce, tu ci insegni ad accettarla.

Sono i tuoi Tesori pericolosi, insegnano a combattere ad incontrare la Paura senza scappare fin che si può. Insegnano anche a tornare indietro e a ricominciare.

Con te abbiamo incontrare l’ Eereen , un doppio che ci assomiglia un po’ ed anche assomiglia a come diventeremo… e’ uno Specchio.

Dopo, hai chiesto di depositare le nostre paure ed i nostri desideri più nascostie e buttarli nel fuoco. Bruciano. Ma, davanti alla Fiamma, ci hai avvisato,alcune paure ed alcuni desideri forse torneranno ed altri arriveranno. Questi, li potremo affrontare e si indeboliranno.Ciò che di loro rimarrà invece,sarà parte del nostro destino…! Così hai detto.

Riflettere sulle tue parole è possibile fino ad un certo punto… Poi s’incontra il Mistero ed allora ci si deve fermare !

Non occorre più riflettere: bisogna ascoltare. E sentire. Con il Cuore, con il Corpo, non solo con la Mente.”

Cosa mi succede guardando questa fotografia …

(4 – continua)



















































lab Harambèe – Primavera fredda 2004

<font face="Courier New, Courier, mono" color=#ff6600 size=2 (Braids – particolare di un Corredo sciamanico,Siberia)

Trascrivo da un diario di Viaggio (Vetan 2000):

Ti ho conosciuta tanti anni fa,ti chiami Ai Tchourek Ojun. Il tuo nome significa Cuore di Luna. Della Luna tu non hai i colori. Hai dato voce all’Ombra, da quando ti ho incontrato mi è amica.

Tu voli, sali e scendi in profondità fino al Cuore della Terra, là dove son nascosti Tesori preziosi e ci insegni a vederli. Allora questi tesori ci parlano e ci insegnano a riconoscere l’Ombra inseparata dalla Luce, tu ci insegni ad accettarla.

Sono i tuoi Tesori pericolosi, insegnano a combattere ad incontrare la Paura senza scappare fin che si può. Insegnano anche a tornare indietro e a ricominciare.

Con te abbiamo incontrare l’ Eereen , un doppio che ci assomiglia un po’ ed anche assomiglia a come diventeremo… e’ uno Specchio.

Dopo, hai chiesto di depositare le nostre paure ed i nostri desideri più nascostie e buttarli nel fuoco. Bruciano. Ma, davanti alla Fiamma, ci hai avvisato,alcune paure ed alcuni desideri forse torneranno ed altri arriveranno. Questi, li potremo affrontare e si indeboliranno.Ciò che di loro rimarrà invece,sarà parte del nostro destino…! Così hai detto.

Riflettere sulle tue parole è possibile fino ad un certo punto… Poi s’incontra il Mistero ed allora ci si deve fermare !

Non occorre più riflettere: bisogna ascoltare. E sentire. Con il Cuore, con il Corpo, non solo con la Mente.”

Cosa mi succede guardando questa fotografia …

(4 – continua)