S p l e n d o r e
&
S t u p o r e


© lab Harambèe – Vèrger & Altrove, Primavera 2007

v i c i n o

Lo splendore come stupore. Stupito, dal verbo stupir(si).
Ora,senza affermarlo, sentirlo lo stupore.

Sentire così che, come ogni visione, non sia mio (nel senso del possesso e del sapere) o nostro (nel senso che noi sì, lo sappiamo e ce losuamo conquistato abbiamo, noi).

Lo stupore che sia piuttosto un’appartenza? Apparterrà, lo stupore , al Nulla meraviglioso che nel suo apparente movimento di assorbimento in sé riconosce essenza all’invisibile o a ciò che trasformato verso l’essenza le si avvicina, forse.

La scoperta che scopre e che risveglia, oltre a ogni apparenza, ad essere semplicemente qui ora. Senza credere,senza sapere, senza essere qualcuno senza avere qualcosa. Semplicemente essenza.
Una solitudine che si trasforma in un’appartenza. Innominabie, indicibile lontananza.


“Una goccia sola, è pioggia. Ma lo sa…?

Lo sanno la foglia ed il ramo quanto sono lontani
o vicini dalla terra/cielo, e fra loro ?”


S p l e n d o r e
&
S t u p o r e


© lab Harambèe – Vèrger & Altrove, Primavera 2007

v i c i n o

Lo splendore come stupore. Stupito, dal verbo stupir(si).
Ora,senza affermarlo, sentirlo lo stupore.

Sentire così che, come ogni visione, non sia mia (nel senso del possesso e del sapere) o nostro (nel senso che noi sì, lo sappiamo e ce lo siamo conquistato abbiamo, noi).

Lo stupore che sia piuttosto un’appartenza? Apparterrà, lo stupore, al Nulla meravigliso che nel suo apparente movimento di assorbimento in sè riconosce essenza all’invisibile o a ciò che trasformato verso l’essenza vi  si avvicina, forse?

La scoperta che scopre e che risveglia, oltre a ogni apparenza, ad essere semplicemente qui ora. Senza credere, senza sapere, senza essere qualcuno senza avere qualcosa. Semplicemente essenza.
Una solitudine che si trasforma in un’appartenza. Innominabie, indicibile lontananza.


“Una goccia sola, è pioggia. Ma lo sa…?

Lo sanno la foglia ed il ramo quanto sono lontani
o vicini dalla terra/cielo, e fra loro ?”


R i f l e s s o

O f e l i a – J. Millais

Ogni volta, davanti ad un riflesso perfetto, immanente a rispecchiar ciò che non vedo, odo un mutamento sottile non in ciò che vedere non potrei, ma in me…

Mi sorprende ascoltare voci dentro che non sentivo, nascere da una certezza infranta.

Ascolto dentro, muta, voci mai ascoltate nutrire l’immagine conosciuta trasformadola.Non sarà più come la ricordavo fino ad un attimo fa, come se fosse per conto proprio cambiata in me noi ed io con lei.

E ci ritroviamo in un infinitesimo o infinito spazio che ancora attende… a guardare senza vedere o a vedere senza guardare…?
Ascoltare una storia che cambiando solo un poco non rassicura più, non ossessiona più. Diversa, eppure uguale. Il riflesso rifrange i colori in bianco puro, li assorbe tutti nell’oscurità limpida.

Fermo immagine a scomparire. Racconto senza trama.

Ghirlanda di passi in tondo per contorni di un cerchio invisibile, ma si vorrebbe intenderne solo il centro, ormai …!


©lab Harambèe – Altrove & Qui

g i o c o

d i

p a s s i

“Amore mio perduto,or posso finalmente perdermi
<br<in ciò che ho perduto.
<br<non più possedere l'amato in me.

Perdermi. Trovarmi,e non essere trovata.

E vivrò nel mutar dello sguardo al mio mancare

nel riflesso di chi sono stata e più non sono.

Mancate spoglie di una presenza assente per me.

Presenza essenziale in tutto ciò che indiviso mi richiama.

Navigare. Oltre. ”


R i f l e s s o

O f e l i a – J. Millais

Ogni volta, davanti ad un riflesso perfetto, immanente a rispecchiar ciò che non vedo, odo un mutamento sottile non in ciò che vedere non potrei, ma in me…

Mi sorprende ascoltare voci dentro che non sentivo, nascere da una certezza infranta.

Ascolto dentro, muta, voci mai ascoltate nutrire l’immagine conosciuta trasformadola.Non sarà più come la ricordavo fino ad un attimo fa, come se fosse per conto proprio cambiata in me noi ed io con lei.

E ci ritroviamo in un infinitesimo o infinito spazio che ancora attende… a guardare senza vedere o a vedere senza guardare…?
Ascoltare una storia che cambiando solo un poco non rassicura più, non ossessiona più. Diversa, eppure uguale. Il riflesso rifrange i colori in bianco puro, li assorbe tutti nell’oscurità limpida.

Fermo immagine a scomparire. Racconto senza trama.

Ghirlanda di passi in tondo per contorni di un cerchio invisibile, ma si vorrebbe intenderne solo il centro, ormai …!


©lab Harambèe – Altrove & Qui

g i o c o

d i

p a s s i

“Amore mio perduto,or posso finalmente perdermi
<br<in ciò che ho perduto.
<br<non più possedere l'amato in me.

Perdermi. Trovarmi,e non essere trovata.

E vivrò nel mutar dello sguardo al mio mancare

nel riflesso di chi sono stata e più non sono.

Mancate spoglie di una presenza assente per me.

Presenza essenziale in tutto ciò che indiviso mi richiama.

Navigare. Oltre. ”


C h e

m u s i c a

” Sei qui, eppure sei via.

Vai via con la tua musica. E’ musica che porta lontano.

Via da qui. Dove sei…?”

Dici.

Ed intanto io ti ascolto.


Oh, se ascoltassi anche tu questa musica…

No, non è mia, non è tua… Se tu sentissi quest’aria leggera, umida. Porta la nebbia a sconfinare ogni contorno, una forma è qualcosaltro… Non c’è niente da vedere, oltre. Fra due archi di un non sorriso, apparenti parentesi, quale confine?


Eppure, sei qui, vicino… Vicino.

Ti senti…?


©lab Harambèe – Aswan & Altrove, Inverno 2oo6


Senza titolo

Copyright © 2006 James Oligney photography

“Ci sono segni che indicano una strada, anzi la insegnano.

Come trovarla. Come perderla.

Come di nuovo riconoscerla. Perchè cambia, si trasforma.

Così può apparire (o scomparire)… ”

Chissà cosa pensi. Se pensi.
Chissà cosa guardi, se guardi.

Certamente vedi.
Dietro al tuo sorriso capovolto.
<br<<br<
Certamente senti la voce dei segni che su di te sono strade…

Trasmetti, tu.

Come voci di radici che parlano al cielo sopra di loro

(senza averlo visto mai).



Copyright © 2005 lab Harambèe – Roma & Altrove, Inverno 2004

s o t t o t e r r a

( b a r c a )


contro la pena di morte

c l i k 1.

c l i k 2.

c l i k 3.

Mercoledì 8 Novembre 2006


La canzone cantava così:



…è stata una vertigine

tenerti stretta al cuor

or ti dirò baciandoti

scusami, scusami ancor…

E subito, nel sentirla, il bambino pianse.
Piangeva senza tristezza o dolore. Piangeva, in così tenera età, di nostalgia e abbandono. Dolcemenete piangeva come un vecchio randagio davanti ad una finestra con dentro la luce blu della televisione accesa, come una madre che preme le mani sul ventre afflosciato nel giorno del suo primo parto.
Piangeva in perfetto silenzio, senza disturbare nesuno e senza neppure smettere di succhiare la sua caramella. Piangeva lacrime che non sgorgavano.


Il bambino era stato visitato dall’amore.


Maurizio Maggiani – “E’ stata una vertigine”


* * * * *

L’abbinamento fra l’agguato della pena di morte e la citazione di Maurizio Maggiani forse è azzardato o improrio.

Arrivata all’improvviso, questa immagine sfumata eppure così vivida, si è fermata qui.


Come nel palmo delle mani aperte a nido,

un sorriso ed una goccia di pioggia.

🙂

kaapi


I n

f o n d o


© lab Harambèe

Bosco del Mulinetto Autunno / Inverno 2005

c e n e r e

Sto scivolando.

Scivolare giù, in fondo.

Ma in fondo dove…? Non riesco a vedere niente o quasi.

Improvvisamente, ricordo:


” Per essere veramente presente , bisogna non aggrapparsi

e lasciare andare…”

Forse, non si tratta di raggiungere qualcosa,

ma di lasciare scorrere. Non vedere tutto , non sapere

o conoscere solo in parte.

In fondo si conosce solo qualcosa, persino di noi stessi…


© lab Harambèe – kaapi carla barnabei

Marina Piccola, Lerici – Estate / Autunno 2006

s c i v o l o

E da qualche giorno, guarda un po’, pure la pagina del blog ha cambiato posto, si è piuttosto nascosta scivolando sotto la colonna a sinistra.
Un segno premonitore (più chiaro di così) …!?

😉

(c o n t i n u a … 2 – 3)

La pagina adesso è risalita…io invece continuo a scendere, scivolo…vooom…!
🙂


I n

f o n d o


© lab Harambèe

Bosco del Mulinetto Autunno / Inverno 2005

c e n e r e

Sto scivolando.

Scivolare giù, in fondo.

Ma in fondo dove…? Non riesco a vedere niente o quasi.

Improvvisamente, ricordo:


” Per essere veramente presente , bisogna non aggrapparsi

e lasciare andare…”

Forse, non si tratta di raggiungere qualcosa,

ma di lasciare scorrere. Non vedere tutto , non sapere

o conoscere solo in parte.

In fondo si conosce solo qualcosa, persino di noi stessi…


© lab Harambèe – kaapi carla barnabei

Marina Piccola, Lerici – Estate / Autunno 2006

s c i v o l o

E da qualche giorno, guarda un po’, pure la pagina del blog ha cambiato posto, si è piuttosto nascosta scivolando sotto la colonna a sinistra.
Un segno premonitore (più chiaro di così) …!?

😉

(c o n t i n u a … 2 – 3)

La pagina adesso è risalita…io invece continuo a scendere, scivolo…vooom…!
🙂