A t t r a v e r s o


© lab Harambèe – Milano & Altrove, Primavera 2007

u n o & d u e

* Chi sei? Ascolto e racconto storie, dici. Tu, scrivi?

Sì, scrivo
qualcosa.

* Ah, qualcosa, dici. Dimmi, almeno scrivi racconti, se non proprio poesie o romanzi? Qualcosa per bambini o per adulti?


Bhe, non lo so. Dipende. Le storie, io le chiamo così, sono incontri, per me. Arrivano, io ascolto e trasmetto. Non sono mie. Sono incontri, relazioni come con le persone.
Contatti con il vento che entra dalla finestra improvvisamente, nel silenzio pacificato della sera. Qualche storia arriva come una farfalla si posa un attimo, poi va via. Ho appena il tempo di cogliere il soffio.

Qualcun’altra invece è come un’ape, la sento arrivare…zzz zzzzzzzz. Sto un po’ all’erta,temo di non capirla.
Se mi irrrigidisco, attenzione, mi pungerà. E’ successo, quella volta. Non era un’ape sola, ma un intero sciame. All’inizio mi sono spaventata per quell’aggressione volante. Mi sono coperta la faccia con le mani, rannicchiata a terra. Perchè mi son chiesta, saranno contro di me.

Poi, dopo aver riconosciuto il penetrante e sottile dolore delle loro punture, ho sentito il veleno mescolarsi al sangue. Non stavo più tanto male. Da allora, strano, delle api non ho paura, anzi mi sembra di conoscerle. Quando le sento arrivare, socchiudo gli occhi e vedo il colore dorato dello stupore, fulgore. Creature perfette, così minuscole. Ma sto all’erta, per lo spazio del rispetto del loro potere. Faccio finta di essere un fiore. Ma loro, mica ci cascano. E passano, oltre.

* Scusa, non sarai mica un po’ fissata con’sto fatto di ascoltare e raccontare come se tu non c’entrassi un gran che?


Capisco, cosa intendi… Mi nascondo? Allo stesso modo sono restia a far mostre, partecipare ad esposizioni, eccetera?

* Bhe, sì. Non credi? Ti svaluti, o lo fai per snobismo. Hai una pretesa, tu. Ma sei, simpatica, eh.


Grazie. E’ che quando mi sento un canale che trasmette ciò che arriva, io sono felice. Ogni storia mi radica, mi fa scorrere, mi fa volare, mi porta un bagliore del cielo. Ed io, allora senza parole, mi sento.


“Sono Radice, Ruscello, Nuvola e Fulmine,”

© lab Harambèe – Milano & Altrove, Primavera 2007

t r e

(4 e 5 – continua)


A ciascuno il suo


C’è vento.


Soffia. Tocca. Mare d’aria.
Un respiro da riconoscere. Il primo, il secondo il terzo. E poi, ancora dentro e fuori. Quale respiro, il mio, il tuo, il suo.

Invece, unico respiro dell’esistenza universale.

Non contare, non distinguere più. Non è una catena…

La pelle lo sa.

© lab Harambèe – Milano & Altrove, 21 Aprile 2007

*1.

Vento bambino, nasce senza pensieri. Immediato eppure antico, bagliore negli occhi infantili. Splendore di tesori nascosti nella terra.

Non dimenticare. Non fermarti al luccichio… Cerca il tesoro.

Vento adolescente, spazza via e cerca una strada. Congeda le vecchie foglie dal ramo. Prima, un inaspettato soffio le porta in alto verso il cielo . Poi, giù a terra, si poseranno, quiete.

Intanto, le giovani foglie sul ramo imparano verdi diversi. Qual’è sarà?


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 21 Aprile 2007

**2.

Vento senza età, impetuoso scompiglia correntii incanalate, travolge ogni confine. Trascina.

Non opporti, segui il flusso. Rischiando d’annegare, navigherai!

Dopo la tempesta, il riposo. Fino alla prossima folata di vento. Non dimticarla mai, dentro di te.

La pelle, lo sa.

*1. s t r a d e

**2. b a m b i n e

Che lezione

© lab Harambèe – Milano & Altrove, 1987 / 2006

a u l a 2 0

Sta in posa, si dice. Seduta su uno sgabello scomodo, vestita questa volta. La testa dolcemente reclinata di lato; qualche ombra fra i capelli raccolti in linee convergenti, ruscelli intrecciatI. Un richiamo di bivio lievemente divaricato fra i seni  verso le mani sovrapposte a vi, abbandonate ad un appoggio sospeso.
La punta del naso indica nell’aria un altro termine simile, il naso dell’Apollo di Prassitele, così bianco nel gesso.

Intorno, gli studenti seduti per terra o su altri sgabelli ai cavalletti. Guardano te. Ed io insinuo:”Oggi, ascoltiamo lo spazio, senza guardare lei per descriverla. Ascoltiamo lo spazio, fra noi e lei.”
Il Vuoto. Il disegno non si vede, accade.
“Cosa dice, non si capisce niente…!” s’ammiccano.

“Una lacrima in un bicchiere,  la mia medicina.” dicevi, Annamaria (*)
Dissetarsi di lacrime e  sorrisi.

(lezione di oggi, giovedì 15 marzo 07) **)

(*) Annamaria Ortese

 

(**) aula 20, Liceo Aristico 1° o di Brera, al secondo piano  in via Santa Marta, 18 a Milano

 

C o n t a

© lab Harambèe – Milano & Altrove, 7 Aprile 2007

D o v e

Lei, lo sapeva da tempo, sarebbe arrivato, prima o poi. Ogni sera, prima di andare a dormire, attendeva il buio. Accendeva un lumino sul comodino. Aspettava di spegnerlo, temendo sarebbe arrivato. Chissà cosa sarebbe accaduto.
Sarebbe riuscita ancora a respirare, a vivere?

Dopo, s’addormentava con la luce accesa. Vista da fuori attraverso i vetri della finestra, era una luce piccola piccola, proprio come quella di una lucciola in volo nell’oscurità.

Nel letto, sotto le coperte spesse e colorate si intravedevano capelli biondi e nient’altro. Scompariva lei, in quel mare di colori. E sognava. L’attesa della veglia si trasformava, era in viaggio, sola. Camminava e camminava fino ad un prato. Ogni notte, la stessa distesa verde, come il mare.

Lì, continuava ad aspettare chi o cosa temeva arrivasse, poi o prima. Temeva ma aspettava. Come un incantesimo confonde pena e rimedio, sperava non  di notte accadeva . . . Un abbraccio luminoso si muoveva, silenzioso.

Dalla finestra, qualcuno aveva visto il luccichio di un sorriso sospeso fra pavimento e soffitto. Altre volte, era sembrato un sentiero come un’onda di nubi.

Quanti naviganti s/conosciuti, nello stesso mare…

(dedicato ad
Artemidoro ed alla Farfalla)


C h i u s o

&

A p e r t o

Vengo da te. Non sarà una sorpresa. Ci sei quasi sempre, tu. Ti fai trovare. Non bisogna neppure avvisarti, ascolti un non so che, lo sai da prima. Sei presente a te stesso, innanzitutto. Non conti il tempo. Vivi ogni momento. E ci sei.

Non me ne accorgo subito, la porta è chiusa. Dopo aver bussato, resto in attesa di una risposta. Silenzio. Sento il mio respiro accelerato. Non ci sei. Impossibile. No, è proprio così. Non rispondi. Assoporo questo momento. Come in bilico sull’orlo del precipizio, io.

Ascolto, mi ascolto. Che fare? Lascio sulla maniglia, vicino alla ghirlanda che ti
ho regalato mesi fa , un bigliettino. Un pezzetto di carta velina, involucro rimasto nella borsa, non butto mai la carta.
Ci disegno una traccia di passi, quasi un sentiero. Avvolgo un sorriso piccolino. Sembra un pacchetto di velo,sottile ragnatela. Lo troverai.
Sento un vento leggero, persino sulle scale. Scendo, senza ascensore come al solito.

Ritornata alla bici pedalo attraverso il parco, fino a casa. Faccio foto invisibili, qua e là, a tante gemme, e piante del prato, (altro che erba, quante piccole piante, verdi diversi…) Quanti occhi di margherite, bisbigliano è primavera. Voli in anticipo proiettano ombre sui prati e sull’asfalto. Stupore di stagioni mischiate, inverno/primavera. Si dimenticano i passaggi stagionali,fuori e dentro. Ci sono sempe i confini comunque, a scivolo. Forse.

Lascio la bici in cortile, dietro alla porta verde scuro del magazzinetto laboratorio. Chiudo, tre mandate, tre giri non di più.
Salgo. Una ventuna di passi sulla balconata ringhiera. Qualche colpetto affettuoso alle foglie delle piante in ripresa e sorrisi. Senza guardare, mi sembra già di sentire profumo del Gelsomino. Il Cilegio nano è già fiorito, adesso potrò a cambiare il suo vaso troppo piccolo?

Improvvisamente vedo, sulla pietra del pianerottolo, un foglietto. Giallo come un ranuncolo. C’è scritto il tuo nome. Solo. E tanto spazio intorno. Vuoto.

Eppure, che musica…

Quando vengo da te, mi piace trovare la porta chiusa.


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 20 Febbraio 2007

in

Anticipo


A prima vista


<br
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©lab Harambèe – Milano & Altrove, Autunno 2005

i n c a m m i n o

( … )

“Guarda, una Montagna.

Ci sono Radici che fanno Strada dal Passato fino all’Altrove.

Ci sono Salite erbose e Rocce da scalare.

<br

E la Tana del Coniglio Bianco da cercare, da esplorare …

Vai !”


(continua)








A prima vista


<br
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©lab Harambèe – Milano & Altrove, Autunno 2005

i n c a m m i n o

( … )

“Guarda, una Montagna.

Ci sono Radici che fanno Strada dal Passato fino all’Altrove.

Ci sono Salite erbose e Rocce da scalare.

<br

E la Tana del Coniglio Bianco da cercare, da esplorare …

Vai !”


(continua)







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Cuore nomade

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lab Harambèe – 1° maggio 2005

<font face="Courier New,

nessun bagaglio

<font face="Courier New,

“Ri partiamo …?”

Sì.

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Da zero …cioè, da qui.

Ora.

Per il momento.

Non conta la distanza.

Senza misura.

Senza fuga.

Se il confine

non c’è più

sconfinare
non sarà

un’ evasione.

La presenza in bilico,

esserci

ed essere altrove,

stare nel presente.

Il presente cambia
e cambio io.

Oltre lo specchio di ieri,

di oggi e di domani.

Oltre è qui, proprio qui,

adesso.

Semplicemente.

Grazie all’Esistenza.

Il percorso in salita

come sul Calvario,

a volte

addolora ed affatica.

Essere soli

per conoscersi.

Io chi sono.

Non sono il (mio) dolore, io.

Poi, il tuffo nel Vuoto,

è Oceano che si muove,

canta per me.

In Silenzio…

Non sono la (mia) gioia, io.

Senza identificazione,

riconoscermi.

Con gratitudine

ringrazio

del  N i e n t e

che sono.

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Sì…!

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kc.

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Dedicato a

<font face="Courier New, Malibra