Senza titolo
© lab Harambèe – La Salle & Altrove, 30 Aprile 2007
E s i s t e n z a
Untitled 4 (Njosnavelin or The Spy Machine)
( 2 – continua )
Senza titolo
© lab Harambèe – La Salle & Altrove, 30 Aprile 2007
E s i s t e n z a
Untitled 4 (Njosnavelin or The Spy Machine)
( 2 – continua )
P r i m o M a g g i o
© lab Harambèe – Val d’Aosta & Altrove, 30 Aprile 2007
F e s t a
d e l
L a v o r o
( continua )
P a s s i
© lab Harambèe – Milano & Altrove, 2 Aprile 2007
U n o
D u e
Ecco, le immagini di un percorso, fra occhi e asfalto, <br<oltre il muro…
“Psss…. psss…Adesso, vuoi scrivere, tu…?”
🙂
© lab Harambèe – Milano & Altrove, 3 Aprile 2007
D u e
U n o
( 1, 2 – continua )
c l i c k
Sainhko N.
canta la stessa canzone Tuvina che stai ascoltando nella versione degli Huun Huur Tu
(sotto il piccolo schermo di Y. T. cliccate a destra per ingrandirlo…)
O t t o
Più pesante di un ramo di Mimosa…
Eppure, guardando i tuoi polsi sottili, contemplo.
Vivere.
© lab Harambèe – Milano & Altrove, 8 Marzo 2007
s o t t o s o p r a
“Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo.”
I v a n
© lab Harambèe – Milano & Altrove, 6Gennaio 07
vicino alle Colonne di San Lorenzo
MANIFESTO PER LA POESIA DI STRADA E L’ASSALTO POETICO
…la poesia di strada nasce gettando parole tra le vie, pugni di semi nel vento, è sensazione precipitata in sassi d’assalto tra lo snocciolarsi scomposto di questa città. Versi come pioggia tra le genti, inzuppate fin’oltre l’orlo dell’attenzione, senza corte di dotti ne corona, perché d’ovunque e da sempre, una pagina bianca è una poesia nascosta…
1.sprofonda poesia
2.sfida gli schiaffi della corrente
3.cresci i lampi della follia
4.gettati controvento
5.precipita in picchiata nel vortice del mondo
6.esplodi e assalta d’ovunque
7.chi getta semi al vento farà fiorire il cielo
www.i-v-a-n.net
Passo davanti ad un muro parlante. Freno, salto giù, appoggio la bici sotto al portico.
Segni e suoni fra una riga e l’altra richiamano spazio di sguardi ed abbracci…
La città rinasce, lontano da qui. E vicino, vicino.
Grazie, Ivan…!
Oooh …!
Cos’è…? Da dove viene…? Cosa gli hanno fatto…?
Oddio, quante domande…
“Dai, scrivi una storia… per me…!” dico.
Ed ecco, sto qui. Aspetto.
Arriva una storia e s’interrompe. Se vuoi, continua tu…grazie !
P.S. lunedì 5. 2. 07:
se vuoi continuare la storia scrivi nei commenti, li pubblicherò in questo post… :-
)
Parte I
Dalla pioggia alla neve, in un attimo. Dalle gocce fini… stelle ghiacciate, lievi. S’infittiscono questi fiocchi, diventono pungenti sul viso.
Abbasso il cappuccio del mantello sul viso,lo stringo al collo col il fermaglio a forma di foglia. Toccandolo, non posso non ricordare.
Tu me lo avevi forgiato, nella piccola bottega, così simile ad una caverna d’orso, eppure ordinata e luminosa del fuoco alimentato soprattutto da legna di castagno .
Dicevi che arde di più i e ce ne sono tanti di questi alberi nel Bosco della Riva; se ne trova tanta di legna per terra e non bisogna mai abbatterne nessuno.
Nella spilla il segno curvo come un sentiero mi porta anche adesso da te, col pensiero. Nonostante tutto.
Separazione e mistero.
Sorrido mentre accarezzo l’incavo ed il retro della forma leggermente asimmetrica, quasi come un cuore.
Il cappuccio s’è imbiancato. Rabbrividisco.
Continuo a camminare. Forse, seguo un segnale, non ha nome. Dove sto andando…?
harambee
Parte II
La via non finisce e la nebbia la rende confusa. Le tue parole mai moriranno, le porto con me fino al totem piantato per terra oltre gli alberi bianchi. Il vento prende a soffiare, una lince mi guarda spaventata e scappa. Faccio in tempo a entrargli dentro. Corro, sono lince, ho il suo odore, faccio in fretta, raggiungo il totem.
Abbandono il corpo della lince. La lascio andare. Questa mi guarda confusa, mansueta. Va via. Il totem è alto un paio di metri, è la tua tomba.
Qui, nei pressi dello stagno sei stato ucciso. Qui aspetti di rinascere. Qui le mie preghiere.
Cenresig
( c o n t i n u a )
S e
© lab Harambèe – c.k. barnabei
Qui & Altrove, Inverno 2006
v i e
“L’unico autentico spazio di relazione
è con noi stessi
e fra noi stessi e la vita…”
Oh,se potessimo capire…accettare
“Non c’è niente a cui aggrapparsi.
Niente che salvi dal Nulla.
Niente.”
Sul filo.
Solo.
Sola.
Ma come puù essere
dolce camminare
sul questo filo.
Attraverso.
Sopra e sotto.
Quando dici
alla solitudune… Sì!
“Sola, non sei più, solo. .”
😉
S e
© lab Harambèe – c.k. barnabei
Qui & Altrove, Inverno 2006
v i e
“L’unico autentico spazio di relazione
è con noi stessi
e fra noi stessi e la vita…”
Oh,se potessimo capire…accettare
“Non c’è niente a cui aggrapparsi.
Niente che salvi dal Nulla.
Niente.”
Sul filo.
Solo.
Sola.
Ma come puù essere
dolce camminare
sul questo filo.
Attraverso.
Sopra e sotto.
Quando dici
alla solitudune… Sì!
“Sola, non sei più, solo. .”
😉
C e r c h i o
n o m a d e
C’è una porta ed una finestra del Cielo,
Dentro, c’è posto per una stufa a legna (il comignolo sfiata dalla finestra del Cielo quando è aperta).
Tappeti sopra la terra da calpestare, dopo aver lasciato gli stivali sulla soglia.
Tappeti appoggiati al traliccio ricoperto all’esterno dal feltro spesso. Tappeti e coperte ripiegati sopra mobili bassi trasportati ad ogni tappa.
Quanti colori, segni e simboli si rinnovano ad ogni viaggio.
Intorno al Palo centrale si può fare, ascoltare, cantare, raccontare tutto.
Profumo di stufa accesa e di zuppa (diciamo così)…
Una bambina gioca da sola intrecciando strisce di stoffa rossa, celeste, verde e giallo oro. Un piccolo cane chiaro la guarda.
La nonna è appena uscita ad offrire latte e passi in tondo agli Spiriti, cantando.
Poco lontano, i genitori stanno trafficando con quattro cammelli e tante pecore mohair.
I fratelli scorazzano a cavallo nella steppa, hanno in tasca un messaggio e nella sacca un pacco avvolto in un suzani ricamato destinati ad altri membri del clan in una ger più a sud..
Ora, la bambina ha trovato una vecchia foto di un paesaggio tutto bianco. Ci mette sopra la treccia appena conclusa a disegnar un sentiero.
Il cane guaisce e scondinzola. Lei lo prende in braccio.
Insieme sognano .
E’ solo una foto.
Che nostalgia di casa …!
C e r c h i o
n o m a d e
C’è una porta ed una finestra del Cielo,
Dentro, c’è posto per una stufa a legna (il comignolo sfiata dalla finestra del Cielo quando è aperta).
Tappeti sopra la terra da calpestare, dopo aver lasciato gli stivali sulla soglia.
Tappeti appoggiati al traliccio ricoperto all’esterno dal feltro spesso. Tappeti e coperte ripiegati sopra mobili bassi trasportati ad ogni tappa.
Quanti colori, segni e simboli si rinnovano ad ogni viaggio.
Intorno al Palo centrale si può fare, ascoltare, cantare, raccontare tutto.
Profumo di stufa accesa e di zuppa (diciamo così)…
Una bambina gioca da sola intrecciando strisce di stoffa rossa, celeste, verde e giallo oro. Un piccolo cane chiaro la guarda.
La nonna è appena uscita ad offrire latte e passi in tondo agli Spiriti, cantando.
Poco lontano, i genitori stanno trafficando con quattro cammelli e tante pecore mohair.
I fratelli scorazzano a cavallo nella steppa, hanno in tasca un messaggio e nella sacca un pacco avvolto in un suzani ricamato destinati ad altri membri del clan in una ger più a sud..
Ora, la bambina ha trovato una vecchia foto di un paesaggio tutto bianco. Ci mette sopra la treccia appena conclusa a disegnar un sentiero.
Il cane guaisce e scondinzola. Lei lo prende in braccio.
Insieme sognano .
E’ solo una foto.
Che nostalgia di casa …!