Se una fotografia

è una fotografia


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei
Qui & Altrove, Val Masino 2006

s c e n d e r e

“Non porta da nessuna parte, non salIre…” dici.

Mi accorgo che proprio quella è per me l’attrazione… Perchà da nessuna parte è un non luogo affascinente e così reale, a volte!
Difficile, invece, potrebbe essere tornare indietro quando non sai dove sei stato prima ….

( 22 – continua )


Là là

© lab Harambèe – Bosco a S.Lorenzo & Altrove, Estate 2006

u n o

Ci sono parole che non riesco a scrivere. Mi preparo a farlo, non arrivano. Comincio, qualcosa scrivo,ma no. E’ un’altra storia. Purchè storia sia, mi dico. E racconti qualcosa alle dita in attesa di muoversi verso tasti bianchi o, intorno alla penna, di essere portate in giro sul foglio.

Ora, la storia è questa, non quell’altra sconosciuta.
Racconti sempre la stessa, mi dico.
E allora,vediamo in che veste si presenta.

Sto attraversando. Che cosa?

Attraverso uno spazio. Ogni tanto percepisco qualcosa e cerco di farlo in tempo, per superarle o per schivare ogni ostacolo. Non vedo niente, niente. E poi, a ciò che vedo non credo.

Cos’è?

Eppure vedo, sento, vivo. Cammino oltre,, Ma lo so, Non sono qui, abbastanza. Spero di trovare un indizio una chiave, presto e facilmente. Dammela, tu. Spero di trovare un talismano, che incarni il mio stupore, il mio viaggio forse la meta. Tu, ce l’avrai?

Chiedo,e se avrò risposta sarò perduta. E allora via, continuo ad attraversare. Lontano da te. Da ogni pericolosa illusione. Da ogni sicurezza prigioniera. Verso il Niente meraviglioso. Cambierò
abito,io. Cambierò canzone e storia. Ma… mi troverai, mi troverai.

Ed io, mi troverò?

<br<

© lab Harambèe – Bosco a S.Lorenzo & Altrove, Estate 2006

d u e

There There

in pitch dark i go walking in your landscape.
broken branches trip me as i speak.
just coz you feel it doesnt mean its there.
just coz you feel it doesnt mean its there.

there’s always a siren singing you to shipwreck.
(dont reach out, dont reach out)

stay 4ft away we’d be a walking disaster.

(dont reach out, dont reach out)
just coz you feel it doesn’t mean its there.
(theres someone on your shoulder)
just coz you feel it doesn’t mean its there.
(theres someone on your shoulder)

why so green and lonely?

heaven sent you to me.

we are accidents
waiting waiting to happen.

we are accidents
waiting waiting to happen.

“There There” – Radiohead

Là là

in un buio come la pece passeggio nel buio ed entro nel tuo territorio.
inciampo tra i rami che rompo come parlo.
Solo perché tu lo senti non vuole dire che è là.
Solo perché tu lo senti non vuole dire che è là.

c’è sempre un suono di una sirena che naufraga.
(non si allunga, non si allunga)
resteremo lontano quattro giorni andremo per un sinistro cammino.
(non si allunga, non si allunga)
Solo perché tu lo senti non vuole dire che è là.
(qualcosa qualcuno sulle tue spalle)
Solo perché tu lo senti non vuole dire che è là.

(qualcosa qualcuno sulle tue spalle).

perchè così verde e solo?

ti ha mandato il cielo.

siamo infortunati
in attesa di attendere le conseguenze

siamo infortunati
in attesa di attendere le conseguenze

c l i c k

(3 – continua)

Che lezione

© lab Harambèe – Milano & Altrove, 1987 / 2006

a u l a 2 0

Sta in posa, si dice. Seduta su uno sgabello scomodo, vestita questa volta. La testa dolcemente reclinata di lato; qualche ombra fra i capelli raccolti in linee convergenti, ruscelli intrecciatI. Un richiamo di bivio lievemente divaricato fra i seni  verso le mani sovrapposte a vi, abbandonate ad un appoggio sospeso.
La punta del naso indica nell’aria un altro termine simile, il naso dell’Apollo di Prassitele, così bianco nel gesso.

Intorno, gli studenti seduti per terra o su altri sgabelli ai cavalletti. Guardano te. Ed io insinuo:”Oggi, ascoltiamo lo spazio, senza guardare lei per descriverla. Ascoltiamo lo spazio, fra noi e lei.”
Il Vuoto. Il disegno non si vede, accade.
“Cosa dice, non si capisce niente…!” s’ammiccano.

“Una lacrima in un bicchiere,  la mia medicina.” dicevi, Annamaria (*)
Dissetarsi di lacrime e  sorrisi.

(lezione di oggi, giovedì 15 marzo 07) **)

(*) Annamaria Ortese

 

(**) aula 20, Liceo Aristico 1° o di Brera, al secondo piano  in via Santa Marta, 18 a Milano

 


G i r a

Un golf leggero color verde bosco lungo fino ai piedi come fosse una tunica, non basta. E allora, un cappotto sopra, oggi. Esco così, senza cappello e senza guanti. Ecchecavolo, è primavera!

C’è un vento che s’insinua perfino dove sosti al riparo. Soffia fra i capelli e fra le dita.
Le mani sopra il manubrio s’arrossano irrigidite.
Ci vuole un caffè e una dolce nenia a decantare la voce d’inverno che dice alla primavera:”Ci sono ancora”. Inverno primaverile e primavera invernale.


“Ricorda, sempre un cerchio. Una ruota.”

Tiro sù il grande collo del cappotto, rialzo il vecchio foulard russo di mia nonna fin sotto il naso. Le roseline rosse di panno cucite in un angolo fanno capolino dal nero.
Penso alle gemme sui rami, alla guerra dovunque. Pedalo più in fretta. La natura richiama la nostra consapevolezza. Sconvolta, sconvolge. Si ribella all’eccidio. E noi?

© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2007

t r e m o

c l i c k

I s k o n s e r t

A sami joik and sound of ice

Attenzione, attenzione !

Questo pos, scitto qualche giorno fa il 21 marzo, era sparito…L’ho trascritto ora. Chiedo scusa a Cenresig e Urubu:

i vostri commenti sono stati trscinati via insieme al post, non li ho cancellati io…Mi dispiace.

kaapi


G i r a

Un golf leggero color verde bosco lungo fino ai piedi ,come fosse una tunica, non basta. E allora, un cappotto sopra, oggi. Esco così, senza cappello e senza guanti. Ecchecavolo, è primavera!

C’è un vento che s’insinua perfino dove sosti al riparo. Soffia fra i capelli e fra le dita.
Le mani sopra il manubrio s’arrossano, irrigidite.
Ci vuole un caffè e una dolce nenia a decantare la voce d’inverno che dice alla primavera:”Ci sono ancora”. Inverno primaverile e primavera invernale.


“Ricorda, sempre un cerchio. Una ruota.”

Tiro sù il grande collo del coppotto, rialzo il vecchio foulard russo di mia nonna fin sotto il naso. Le roseline rosse di panno cucite in un angolo fanno capolino dal nero.
Penso alle gemme sui rami, alla guerra dovunque. Pedalo più in fretta. La natura richiama la nostra consapevolezza. Sconvolta, sconvolge. Si ribella all’eccidio. E noi?

© lab Harambèe – Milano & Altrove, Marzo 2007

t r e m o

c l i c k

I s k o n s e r t

A sami joik and sound of ice

Attenzione, attenzione !

Questo post, scitto qualche giorno fa il 21 marzo, era sparito…L’ho trascritto ora. Chiedo scusa a Cenresig e Urubu:

i vostri commenti sono stati trscinati via insieme al post, non li ho cancellati io…Mi dispoiace.

kaapi


S e


© lab Harambèe – c.k. barnabei

Qui & Altrove, Inverno 2006

v i e


“L’unico autentico spazio di relazione
è con noi stessi

e fra noi stessi e la vita…”

Oh,se potessimo capire…accettare


“Non c’è niente a cui aggrapparsi.
Niente che salvi dal Nulla.
Niente.”

Sul filo.
Solo.
Sola.

Ma come puù essere
dolce camminare
sul questo filo.
Attraverso.
Sopra e sotto.

Quando dici
alla solitudune… Sì!

“Sola, non sei più, solo. .”

😉