1.
C’è uno stupore che riscatta  l’incredulità, per quello che accade intorno e nel mondo, la riscatta.

E’ uno stupore bambino, s’incanta davanti ad una luce nella notte, anche se la luna non è più piena.

S’incanta semplicemente,  per la brezza del mattino d’autunno, per un suono che non si sa da dove venga, nella casa, come una vocina, un sussurro, sommesso. Si, lo sento sciogliersi pian piano nel silenzio.

Non si dimentica, non lascia perdere con indifferenza, eppure qualcosa s’arrende, ma non è nella direzione esterna,  in là, verso di lui, lei, noi, loro. E’ dentro. Impercettibile a volte, altre, come un uragano. Poi, cambia ancora…  😉

2.

3.
1.  2.  3.. – PETER FOLEY

( 1- c o n t i n u a )

© J h o n      A m a t o

 Il gigante e il mago

 Quando la messa è finita
quando si incaglia la vita
quando soffia a volte il vento

quando il lume sembra spento

si fa scuro tutto attorno

non c’è niente del gran giorno
puoi pregare di incontrare il gigante e il mago
Quando è finito il ballo
e non ci sono più parole
il telefono è staccato
quando
 il treno è già passato
quando non c’è più riscossa
quando il freddo è nelle ossa

solo alla puoi trovare il gigante e il mago
Se il cane ciuffo non ritorna
vede solo il tuo esemplare

e le caviglie non consegna
e non sai dove chiamare
e sei diventato grande in una volta in una stanza

e sei restato solo con il gigante e il mago

Quando sei un…

e la pazza giacca si è accorciata

e non ti puoi più liberare dai colpi di legno
 e di bastone
dai petardi sul groppone

se non c’è più dove andare
e non c’è più a chi ritornare
e la cicala ha già cantato

e l’inverno è già arrivato
non hai porte da bussare
solo cartoni da rifare
ti puoi consolare col gigante e il mago
e le lacrime raccolte dentro agli occhi son restate
e i nostri giorni in mezzo al cielo
fanno ricciolo lontano
e ti guardan nei cartoni
i tuoi anni
e il tuo amore

se no resti ad abbracciare il gigante e il mago

(1 – continua. . . .)

VINICIO  CAPOSSELA

dal disco di Vinicio "Da solo" che sta per uscire… ancora meraviglia…!!!!  Grazie.

 


Orizzonti e Cappelli

lab Harambeè – Milano & Altrove, qualche Inverno fa (2006)

m a s k
a n d
a n o n y m u s


Ho appena letto i commenti  di Arturo e Shola al post precedente, sono commossa.
Mi chiedo cosa so io, di loro?  Non so rispondere se non in modo alquanto relativo, so di  quando li ho o non li visti, incontri accaduti e mancati. Ricordo e ricordi.

Oddio, mi rendo conto, anche con l’aiuto di un bel bicchiere,  una misura di vetro spesso a calice, di Vermentino, che  prossimità e lontananza possano essere occasione di consapevolezza.
Una consapevolezza bambina o almeno giovane, che alza la testa e ti guarda diritto negli occhi per un momento, e poi di sbieco, come fanno i giovani, mi pare.
Così in quello spazio esile, fra dritto e obliquo, io sento una pausa….. E’ sufficiente a far arrivare una domanda:
                           “Chi sono?” 

E, finalmente ora, dopo tanti anni,  avverto nella domanda una continuità, un’ombra felice, esplosiva:

                           ”Chi sono loro, chi sono io?”  Gli altri. Noi,

Mi rendo conto di poter soltanto rispondere alla seconda, ascoltandomi. Chi sono, ora?

Mio padre ricoverato per la ribilitazione, ed io  qui, fuori, a riabilitarmi anche io.
Accidenti,  ogni mappa individuale di percorso è intrecciata a quella degli altri,? Lo sento.
Ci vuole spazio per accorgersene. E, del tempo.
Spazio e tempo necessari Sì, illusorie distanze forse,(“le distanze  non esistono” – mi hanno detto), in quell’abbraccio al quale , più o meno consapevolmente, i. questa vita tendiamo e non si saper in quante altre.

Tornando ai commenti, che dire.
Non sapere insieme e comunicarcelo nella maniera che viene. Oppure saperlo bene e crederlo.
Se non altro, sappiamo di essere in ascolto anche se non ci sentiamo fra noi secondo desideri o aspettative.
Ah,  anche quelli sono una trappola, ci dicono:  No,  no, non ha risposto, e allora… Oppure: Sì’, ha risposto e allora

Ma la nostra storia, fra noi, non è in una risposta di qualcun altro. E neanche, forse, è quello che sappiamo accadere.

L’orizzonte, non c’è. Oltre e oltre. lo sappiamo e non lo sappiamo, soprattutto, no?

Che bel cappello!”
Vedi un  cappello, Tu. Che testa potrebbe essere o non esserci, lì sotto?
Più  giù il cuore. Tum… tum… tum.   Batte come un  tamburo.  La senti, da lì, la musica?

La voce di Bobby dice, non  sono qui. E dove sei allora?
Dove sono, chi sono? Eh, già: un passo dopo l’altro, cibo da cucinare e digerire, piatti da lavare, abiti da ripiegare, spazzatura da portare giù. Appuntamenti.
Ed un giardino da coltivare, in silenzio. Che profumo.

 

La commozione è una via che non chiede e non risponde, piuttosto tace.

Grazie.


☺ kaapi carla

 


N o m a d e


© lab Harambèe – kaapi carla barnabei

Qui & Altrove, Agosto ’07

v a

Aver il viaggio dentro come un ospite che arriva e ripartirà. Un racconto vivente scorre fra arrivo e partenza indistinti,ora. Presente, quando sono qui, resto o viaggio?

E quando partirò, dove sarò rispetto a me adesso, nella partenza e nel ritorno ?
In un frattempo labile, dolce ed arso di solitudine e di compagnia. Assenza e mancanza si trasformano tra loro, forse. Ed io, capovolta. Tornare e ritornare, dove?

Dove è un luogo sempre diverso. Ed uguale, nell’essere qui e altrove. Altrove imperscrutabile se accetto, nel mio sguardo, guardare senza sapere, senza classificare cosa, quanto e perchè…

Libera solitudine, libera compagnia, indivise.


Nomade, sì.


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei

Altrove & Qui, Settembre ’07

c a p o v o l t a

S e n z a
s f o r z o


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 30 Maggio 2007

s e g n i c i e l o

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Tada oreba

Oru tote yuki no

Furi ni keri

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C’ero soltanto.

C’ero.

Intorno

mi cadeva la neve.

<font face="Courier New" color="#727972" size=2

Kobayashi Issa (1783.1828)

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A volte, bisogna stare proprio fermi, in silenzio. Non c’è proprio niente da fare.

Per non scappare via, stare qui.

Qualcosa intanto scorre, e va…

🙂

Oh…!


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 28 Maggio 2007

a m o r e

“Amore mio, dici. Invochi. Sento, invochi non me, ma l’amore, in me.
Tu. Trasmetti.

Invochi e tu sai invocare senza chiedere. E’ una Contemplazione muta in quel Canto, un Sogno va oltre sè stesso e diventa Altro.”

Ed io, con Umiltà sorpresa. Lombrico che strscia. Foglia che accolta lascerà il Ramo. Farfalla che continuamente muta, contemplo dell’Aria d’Amore il Silenzio.”



Ed è Incanto, sa. Sa della Guerra dentro e fuori e dell’essere, qui. Nè vinto nè vittoroso, semplicemente trasparente alla trasmissione dell’Esistenza… Canale.
Niente. Che Meraviglia …


Surrender… Di nuovo!


TRADITIONAL IKATA ADRAS UTZBECK

“Until recently the peoples of Uzbekistan, like other nations, attributed great meaning to the magic power of certain objects, plants and animals, aimed to use them as talisman against the agency of evil spirits. This piece is full of symbolism and sacred meaning. General ornaments are bodom-almond, comb, spiral pattern, etc.”

Oh…!


© lab Harambèe – Milano & Altrove, 28 Maggio 2007

a m o r e

“Amore mio, dici. Invochi. Sento, invochi non me, ma l’amore, in me.
Tu. Trasmetti.

Invochi e tu sai invocare senza chiedere. E’ una Contemplazione muta  quel Canto, un Sogno va oltre sè stesso e diventa Altro.”

Ed io, con Umiltà sorpresa. Lombrico che strscia. Foglia che accolta lascerà il Ramo. Farfalla che continuamente muta, contemplo dell’Aria d’Amore il Silenzio.”



Ed è Incanto, sa. Sa della Guerra dentro e fuori e dell’essere, qui. Nè vinto nè vittoroso, semplicemente trasparente alla trasmissione dell’Esistenza… Canale.
Niente. Che Meraviglia …


Surrender… Di nuovo!


TRADITIONAL IKAT ADRAS UTZBECK

“Until recently the peoples of Uzbekistan, like other nations, attributed great meaning to the magic power of certain objects, plants and animals, aimed to use them as talisman against the agency of evil spirits. This piece is full of symbolism and sacred meaning. General ornaments are bodom-almond, comb, spiral pattern, etc.”

S c o p r i r s i

* *

“Rivoltare ogni abito mentale e restare nudi…!”

Uscirne. Eppure quest’abito è colorato come un abbraccio di notte ed avvolgente come una lacrima, sola sulla guancia.

Svestirsi e andare via. Non lontano da qui, piuttosto qui sotto. Scendere là, più sotto che si può.
Al buio, quante paure. Scoprirle come altri colori, insieme come in un mazzo di fiori.

Scoprirsi, di nuovo.

Cambiare punto di vista, trovarsi dall’altra parte. Scoprire come un urlo diventi canzone, una fuga riconosciuta una luce verso una nuova strada.

Così, una foglia secca sarà barca nell’acqua o in cielo, sospinta dai venti che le diranno:

“Piccola, hai radici d’aria. Senti… ?”

Dove sarò ? Dove sarai ?

Scoprire che non c’è da scegliere di stare da una parte parte o dall’altra. Meglio di qua o di là…? Naaa…Stare qui.

Qui è adesso, non è separato da prima o dopo.

Io sto qui ora, non separata da me stessa. E neanche da te…


*

( continua)

*

* *

ADRAS IKAT ROBE FROM KHIVA KHANATE

S c o p r i r s i

* *

“Rivoltare ogni abito mentale e restare nudi…!”

Uscirne. Eppure quest’abito è colorato come un abbraccio di notte ed avvolgente come una lacrima, sola sulla guancia.

Svestirsi e andare via. Non lontano da qui, piuttosto qui sotto. Scendere là, più sotto che si può.
Al buio, quante paure. Scoprirle come altri colori, insieme come in un mazzo di fiori.

Scoprirsi, di nuovo.

Cambiare punto di vista, trovarsi dall’altra parte. Scoprire come un urlo diventi canzone, una fuga riconosciuta una luce verso una nuova strada.

Così, una foglia secca sarà barca nell’acqua o in cielo, sospinta dai venti che le diranno:

“Piccola, hai radici d’aria. Senti… ?”

Dove sarò ? Dove sarai ?

Scoprire che non c’è da scegliere di stare da una parte parte o dall’altra. Meglio di qua o di là…? Naaa…Stare qui.

Qui è adesso, non è separato da prima o dopo.

Io sto qui ora, non separata da me stessa. E neanche da te…


*

( continua)

*

* *

ADRAS IKAT ROBE FROM KHIVA KHANATE