S e n z a  C a p o

n è  C o d a

© Anne Julie Aubry

s o u v e n i r s

Aju sta viaggiando, da tanto tempo. Non sa neppure lei da quanto.

Senza accorgersene, lungo il cammino non può mai chiudere gli occhI, senza chiuderli mai, nè di giorno nè di notte. La sua vita ha ls veglia ed il Sonno indistinti tra loro. Lei vive ad occhi sempre aperti o quasi,al massimo gli occhi,da soli si socchiudono, ma solo un pochino.

Il giorno della partenza, la Nonna Blu le aveva detto: “Aju, stai attenta a quello che guardi. Ci sono immagini che ti seguono e non ti lasciano più, anche se glielo chiedi gentilmente.

Ora, durante il viaggio, Aju si sta chiedend. “Ma davvero non posso chiudere gli occhgi? E, se perdo qualche immagine o se qualcun’altra si insinua ed io non me ne accorgo?”
Questa domanda non potrebbe farla che a se stessa. Cominciando a provare ad aspettare una risposta.


Se tu pensi ad un paesaggio nel quale cielo, prato, bosco, spiaggia, deserto, città sono tutti insieme in una mosaico vivente di piccoli frammenti nel quale nessuno esclude l’altro, allora puoi intuire cosa sta guardando lei. Potrai  immaginare tra l’altro come il paesaggio, a sua volta, la guardi. Sì, lei si è già accorta di questo scambio!

Guarda che ti riguarda, poco fa dal Paesaggio è apparsa la Nonna Rossa, fiammeggiante ma anche un po’ ombrosa. Eccola qui, con voce ferma esclama: “Oh, cara! Lo senti come ti sta guardando il paesaggio? Va bene. Accoglie le tue tracce di passi e di sguardi, si lascia segnare. E tu?”

Bhe,a questa domanda Aju  risponde con un suono di stupore, soltanto.  Anche adesso continua a sentirne e non risponde.

Intanto però vede. Una foglia  assomiglia ad una goccia di pioggia e s’allunga. Un’altra si accortoccia in forma di nido. E, subito dopo la prima foglio si noltiplica,  divents uns coppia di ali e poi un’altra ed un’altra ancora. Vola via.

O almeno sembra, perchè Aju non ne è proprio sicura. Lei, quelle ali, se le sente addosso. La terra diventa cielo, il cielo diventa strada.

Chopstix Waits

E’ finita la storia?

A  volte mi sento inseguita dalle immaginI. Certe volte le incontro, altre volte mi trovano loro. Ci sono immagine invadenti, sono quelle rapite per comunicare un messaggio, in cerca di consenso, queste ci danno la caccia.

Ci sono le immagine perdute, dimenticate  vagano per aria o dappertutto. Tra loro ci sono quelle che cercano una destinazione, una qualsiasi od una precisa da cercare con cura. Ce ne sono delle altre che cercando destinazione  ad una certo momento smettono di cercarla. Ed arrivano nel Non-luogo delle visioni.

Questo non luogo, vegliato e sognato, in Sonno & in Veglia, è un bel paese sconfinato nel vedere e non vedere. Di sogno, di vuoto, d’impronte e di una moltitudine  di segni in-visibili. Basta un trattino, un punto o una virgola, e la frase di una immagine parlante può cambiare, basta un punto esclamativo a  trasformarla. In un via vai di domande e di risposte indistinte quel paese cambia. Diventa sempre più sconfinato, spostandosi qua è la.

Di una visione, comunque rimane sempre un lampo. Un piccolo lampo o una saetta che segna lo sguardo all’infinito. Smetti di credere a quello che vedi e se ti perdi, quel trattino (in-visibile) si fa strada o filo per farti continuare il viaggio.

Bhe, incontri segni sognati, visioni parlanti, apparizioni d’acquarello che si posano come brina sui fiori e svaniscono. Il fiore può sparire insieme, sta a te  ricordare, o diventare segno…Un puntino, una virgola, niente…

(dedicato ai “miei” studenti)

🙂

( 3 4 – c  o n t i n u a )

Dove va a finire il Cielo …? © lab Harambèe – kaapi carla barnabei – Val di Mello   &  Altrove, Settembre 2008

Sono domande da bambino, le tue.
Spesso hanno una risposta mancata, mi danno stupore. Non so risponderti ,come davanti ad una immagine come questa, non saprei dire dove finisca il cielo o dove cominci. Se sia il blu a ritirarsi dal bianco, o  invece, se ne sia generato. Manca un pezzettino di cielo, oppure sono nuvole?
Non c’è nessuna parola che codificata come è, non abbia una sua libertà di non dire qualcosa, combinata con altre, di alludere al suo opposto.E tu, quando domandi o dici “Che bello!” hai sempre in tasca quel pezzettino di cielo (che manca, che è scappato via, che si regala).

🙂




Orizzonti e Cappelli

lab Harambeè – Milano & Altrove, qualche Inverno fa (2006)

m a s k
a n d
a n o n y m u s


Ho appena letto i commenti  di Arturo e Shola al post precedente, sono commossa.
Mi chiedo cosa so io, di loro?  Non so rispondere se non in modo alquanto relativo, so di  quando li ho o non li visti, incontri accaduti e mancati. Ricordo e ricordi.

Oddio, mi rendo conto, anche con l’aiuto di un bel bicchiere,  una misura di vetro spesso a calice, di Vermentino, che  prossimità e lontananza possano essere occasione di consapevolezza.
Una consapevolezza bambina o almeno giovane, che alza la testa e ti guarda diritto negli occhi per un momento, e poi di sbieco, come fanno i giovani, mi pare.
Così in quello spazio esile, fra dritto e obliquo, io sento una pausa….. E’ sufficiente a far arrivare una domanda:
                           “Chi sono?” 

E, finalmente ora, dopo tanti anni,  avverto nella domanda una continuità, un’ombra felice, esplosiva:

                           ”Chi sono loro, chi sono io?”  Gli altri. Noi,

Mi rendo conto di poter soltanto rispondere alla seconda, ascoltandomi. Chi sono, ora?

Mio padre ricoverato per la ribilitazione, ed io  qui, fuori, a riabilitarmi anche io.
Accidenti,  ogni mappa individuale di percorso è intrecciata a quella degli altri,? Lo sento.
Ci vuole spazio per accorgersene. E, del tempo.
Spazio e tempo necessari Sì, illusorie distanze forse,(“le distanze  non esistono” – mi hanno detto), in quell’abbraccio al quale , più o meno consapevolmente, i. questa vita tendiamo e non si saper in quante altre.

Tornando ai commenti, che dire.
Non sapere insieme e comunicarcelo nella maniera che viene. Oppure saperlo bene e crederlo.
Se non altro, sappiamo di essere in ascolto anche se non ci sentiamo fra noi secondo desideri o aspettative.
Ah,  anche quelli sono una trappola, ci dicono:  No,  no, non ha risposto, e allora… Oppure: Sì’, ha risposto e allora

Ma la nostra storia, fra noi, non è in una risposta di qualcun altro. E neanche, forse, è quello che sappiamo accadere.

L’orizzonte, non c’è. Oltre e oltre. lo sappiamo e non lo sappiamo, soprattutto, no?

Che bel cappello!”
Vedi un  cappello, Tu. Che testa potrebbe essere o non esserci, lì sotto?
Più  giù il cuore. Tum… tum… tum.   Batte come un  tamburo.  La senti, da lì, la musica?

La voce di Bobby dice, non  sono qui. E dove sei allora?
Dove sono, chi sono? Eh, già: un passo dopo l’altro, cibo da cucinare e digerire, piatti da lavare, abiti da ripiegare, spazzatura da portare giù. Appuntamenti.
Ed un giardino da coltivare, in silenzio. Che profumo.

 

La commozione è una via che non chiede e non risponde, piuttosto tace.

Grazie.


☺ kaapi carla

 

Cuscino, Ringhiera ed Abbracci



©lab Harambèe. carla kaapi barnabei
 Milano, vicino alla Stecca & Altrove, Estate 2007

d u e

"Bambina mia, questa è ____________________________________________
   
conservala in tasca e quando ____________________________________    
  
ricordati di ______________________________________________________


Ora va, ci dobbiamo lasciare. Non mi troverai più qui, così.
Ma non ti preoccupare ci sarò.
Ti sarò vicino, forse come mai sono stata.
Non ci sarà più nessuno ostacolo, se vorrai ricordare. 
Sorridi, Amore mio.
Apri la porta adagio e non voltarti indietro.
Guarda dentro di te prima e dopo davanti ed intorno a te. Senti.
Se non vedi niente sei sulla via.
Se non senti niente metti una mano in tasca e ascolta , "




©lab Harambèe. carla kaapi barnabei
 Milano, vicino alla Stecca & Altrove, Estate 2008

d u e

 

Quanto tempo è passato  e quanto non è Passato..?  
C’era una volta e non c’era …

Il cuscino sul quale hai espirato per l’ultima volta in questa vita, la ringhiera alla quale mi sostenevo e che ho lasciato per correre da te e camminare per la prima volta da sola. Quell’abbraccio quanto è durato?
 
Un abbraccio così profondamente avvolgente da non distinguere più il confine fra te e me. Quell’abbraccio non è mancato sul cuscino, nè davanti alla bara scura,  senza fine.  Silenzio, svanite  lacrime e svaniti sorrisi.
 in un cristallo tra le tue mani ricomposte, un mazzolino di violette di un’amica. Quarzo, fiori, legno, terra  e sei andata via. Quell’abbraccio solo allora si è rivelato per quello che era: meravigliosa tana e irriconoscibile prigione. In te le mie fughe da te , nei ritorni e nelle rinnovate fughe, sempre.

Quanto tempo , per riconoscere nelle distanza e nelle prossimità che un abbraccio è vivo e cambia. Può cambiare, non trattenere, non stritolare.
Ed il vento che con gli anni di tanti abbracci trovati, perduti e mancati ora sento mi dà un respiro. Un grande soffio di gratitudine. Dalla tua mancanza profonda da svenire, da farmi inconsciamente scegliere allora se morire o con te  a te vicino, o vivere.

Quelle gocce di pioggia, ancora le vedo,  sul filo davanti alla portafinestra come gemme di primavera mi hanno fatto rispondere, sì. Era estate, allora io sono partita, senza neanche saperlo, per un viaggio interiore fra brividi ed accecante fuoco. Una febbrile ed agghiacciante sosta sul confine temuto. Vicino o lontano da te?

Ed ora, quest’abbraccio così lieve, il tuo ed il mio, cambia di nuovo.
Papà, ora forse davanti al suo confine,  non mi abbraccia ed io non riesco ad abbracciarlo.
 Ci sono momenti in cui dimentico, chiedo di essere riconosciuta, mi arrabbio. Poi,s’incrina la voce, mi commuovo della mia stessa rabbia e della sua,  Ecco, sento il nostro abbraccio e mi aiuter&agrave. Cerco in tasca e trovo un vuoto, come un nido. Sei lì.
Mi sembra di sentire quanto ti sia mancato qualcosa, di suo e di mio, che non era tuo.
Tu, lui ed io. Lui e te. Te, io
Lui ed io. Io. Te. Lui. Noi. Separati ed insieme, liberi…?

Nella Fiaba la Madre che non sei tu, dice a Vassilissa, che non sono io, "Io sono, tu sei." inoltre,le dice:"Io sono te te e tu sei me perchè noi due apparteniamo ad un disegno di vita & di morte che ci riconosce nella separazione  e nella continuità…."

C’era una volta e non c’era.  
Ci sono spazi che non possono essere riempiti.
Liberi.


Ringrazio di cuore

Clara P. – Claudia C. – Giulia c:- Giulia S. – Simone M.- Anita R- Viola D.L.(cl.5^ i) e Silvia S. – Claudia F. – Alice G. – Silvia G. (cl.5^ L)
per avermi fatto ricordare, con le loro tesine in tema
 per gli esami di maturità appena conclusi ….
E ringrazio anche tutti gli altri "miei" studenti, nessun escluso…

🙂
kc

( c o n t i n u a )


Angoli  & Spigoli

In un Angolo c’è una mappa di Mondi da decifrare. Tutto lo spazio fra Soli, Lune, Stelle, e Altro ancora.

La Luce e l’Ombra del Cielo e della Terra fra noi,lontani e vicini. nell’Angolo, in una Stanza, dietro Porte e FInestre, siamo noi.

Per Strada, nelle Piazze, oppure su Sentieri diversi che diano la Speranza o l’Illusione di una comune  e reciproca  appartenenza nell’essere stretti, isolati, selvaggi.

In un Angolo di Recinto, Casa, Stanza, Porta, Finestra, ed anche in una Stella disegnata,  nell’Occhio grande o piccolo, persino in un Sentiero, c’è uno Spigolo, almeno uno.

Quello spigolo  che tende la curva della quale è Inizio o Fine, quell’altro che invece si specchia in altri dirimpettai ortogonali. nei riquadri di Ingressi ed Uscite, stanno a ricordare,nel percorso  dentro, fuori e dovunque,un tratto o un momento in cui la Direzione dei Passi, dello stare fermi o dell’andare via o altrove,cambia direzione. A volte supera, a volte torna indietro, altre s’inabissa o vola via.

Dove stiamo andando?

Dove stiamo andando, veramente, intendendo lo Spazio ed il Tempo, oltre quel confine di Recinto, Stanza, Ingresso e Uscita, oltre  la misura del Tempo suddiviso nei Giorni.

Dove stiamo veramente andando, nel Tempo indefinito, in quel Momento che unisce e separa la nostra Vita quando comincia e quando finisce.

Dove stiamo andando, da soli ed insieme, nelle nostre Vite separate ed intrecciate. Chi comincia prima e chi dopo. E poi, quando finirà…?

E soprattutto, cosa stiamo facendo?

Cosa stiamo veramente facendo da soli ed insieme, per Noi stessi e per l’Altro vicino e lontano?

 

Anche oggi, insieme a Te che diventi sempe più sottile, silenzioso, rimpicciolisci fisicamente, e ti stai allontando da questa Vita, a poco a poco,  io mi avvicino piano piano. Vengo verso di Te. E cambio Direzione … 🙂

(Ma comincio a sentire che sto andando anche verso parti di me che non conosco proprio. o quasi …).  Grazie.

C l i c k


N o m a d e


© lab Harambèe – kaapi carla barnabei

Qui & Altrove, Agosto ’07

v a

Aver il viaggio dentro come un ospite che arriva e ripartirà. Un racconto vivente scorre fra arrivo e partenza indistinti,ora. Presente, quando sono qui, resto o viaggio?

E quando partirò, dove sarò rispetto a me adesso, nella partenza e nel ritorno ?
In un frattempo labile, dolce ed arso di solitudine e di compagnia. Assenza e mancanza si trasformano tra loro, forse. Ed io, capovolta. Tornare e ritornare, dove?

Dove è un luogo sempre diverso. Ed uguale, nell’essere qui e altrove. Altrove imperscrutabile se accetto, nel mio sguardo, guardare senza sapere, senza classificare cosa, quanto e perchè…

Libera solitudine, libera compagnia, indivise.


Nomade, sì.


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei

Altrove & Qui, Settembre ’07

c a p o v o l t a