A p  P u n t o



Riin  Pallon

clicca   q u i

Appunto, per non dimenticare.
A volte, ricordare non basta, però.

Punto a capo potrebbe essere. sarà possibile … ?

(1 – c o n t i n u a )

Ap Punto (2. )

 A quella domanda, si può fare punto a capo….
Segue chiara un’immagine: il Sogno e l’Incubo: DEntro nella storia ci insegue nel quotidiano e sottile si insinua.
E’ chiaro

Q u i
(link amico, da Urubu/Danilo)

La domanda continua, quindi.

Che si fa?

 

a sua immagine

C’è un filo che collega cuce, distrugge …

A t t e n z i o n e!

Attenzione alle parole del consenso,
allo sfogo della rabbia contro qualcuno…
Ci sono omicidi di parole.
Attenzione al furore!

Attenzione alla paura che i propri interessi
siano oltremodo superiori a quelli di qualcun altro.

Attenzione al consenso
divide, distengue, condanna, annienta
in nome del “nostro bene”
(nostro, della nostra famiglia,
di un nostro amico
ecc. )


c l i c k

bob dylan – masters of war

( 2 – c o n t i n u a )

© J h o n      A m a t o

 Il gigante e il mago

 Quando la messa è finita
quando si incaglia la vita
quando soffia a volte il vento

quando il lume sembra spento

si fa scuro tutto attorno

non c’è niente del gran giorno
puoi pregare di incontrare il gigante e il mago
Quando è finito il ballo
e non ci sono più parole
il telefono è staccato
quando
 il treno è già passato
quando non c’è più riscossa
quando il freddo è nelle ossa

solo alla puoi trovare il gigante e il mago
Se il cane ciuffo non ritorna
vede solo il tuo esemplare

e le caviglie non consegna
e non sai dove chiamare
e sei diventato grande in una volta in una stanza

e sei restato solo con il gigante e il mago

Quando sei un…

e la pazza giacca si è accorciata

e non ti puoi più liberare dai colpi di legno
 e di bastone
dai petardi sul groppone

se non c’è più dove andare
e non c’è più a chi ritornare
e la cicala ha già cantato

e l’inverno è già arrivato
non hai porte da bussare
solo cartoni da rifare
ti puoi consolare col gigante e il mago
e le lacrime raccolte dentro agli occhi son restate
e i nostri giorni in mezzo al cielo
fanno ricciolo lontano
e ti guardan nei cartoni
i tuoi anni
e il tuo amore

se no resti ad abbracciare il gigante e il mago

(1 – continua. . . .)

VINICIO  CAPOSSELA

dal disco di Vinicio "Da solo" che sta per uscire… ancora meraviglia…!!!!  Grazie.

 

Dove va a finire il Cielo …? © lab Harambèe – kaapi carla barnabei – Val di Mello   &  Altrove, Settembre 2008

Sono domande da bambino, le tue.
Spesso hanno una risposta mancata, mi danno stupore. Non so risponderti ,come davanti ad una immagine come questa, non saprei dire dove finisca il cielo o dove cominci. Se sia il blu a ritirarsi dal bianco, o  invece, se ne sia generato. Manca un pezzettino di cielo, oppure sono nuvole?
Non c’è nessuna parola che codificata come è, non abbia una sua libertà di non dire qualcosa, combinata con altre, di alludere al suo opposto.E tu, quando domandi o dici “Che bello!” hai sempre in tasca quel pezzettino di cielo (che manca, che è scappato via, che si regala).

🙂




Orizzonti e Cappelli

lab Harambeè – Milano & Altrove, qualche Inverno fa (2006)

m a s k
a n d
a n o n y m u s


Ho appena letto i commenti  di Arturo e Shola al post precedente, sono commossa.
Mi chiedo cosa so io, di loro?  Non so rispondere se non in modo alquanto relativo, so di  quando li ho o non li visti, incontri accaduti e mancati. Ricordo e ricordi.

Oddio, mi rendo conto, anche con l’aiuto di un bel bicchiere,  una misura di vetro spesso a calice, di Vermentino, che  prossimità e lontananza possano essere occasione di consapevolezza.
Una consapevolezza bambina o almeno giovane, che alza la testa e ti guarda diritto negli occhi per un momento, e poi di sbieco, come fanno i giovani, mi pare.
Così in quello spazio esile, fra dritto e obliquo, io sento una pausa….. E’ sufficiente a far arrivare una domanda:
                           “Chi sono?” 

E, finalmente ora, dopo tanti anni,  avverto nella domanda una continuità, un’ombra felice, esplosiva:

                           ”Chi sono loro, chi sono io?”  Gli altri. Noi,

Mi rendo conto di poter soltanto rispondere alla seconda, ascoltandomi. Chi sono, ora?

Mio padre ricoverato per la ribilitazione, ed io  qui, fuori, a riabilitarmi anche io.
Accidenti,  ogni mappa individuale di percorso è intrecciata a quella degli altri,? Lo sento.
Ci vuole spazio per accorgersene. E, del tempo.
Spazio e tempo necessari Sì, illusorie distanze forse,(“le distanze  non esistono” – mi hanno detto), in quell’abbraccio al quale , più o meno consapevolmente, i. questa vita tendiamo e non si saper in quante altre.

Tornando ai commenti, che dire.
Non sapere insieme e comunicarcelo nella maniera che viene. Oppure saperlo bene e crederlo.
Se non altro, sappiamo di essere in ascolto anche se non ci sentiamo fra noi secondo desideri o aspettative.
Ah,  anche quelli sono una trappola, ci dicono:  No,  no, non ha risposto, e allora… Oppure: Sì’, ha risposto e allora

Ma la nostra storia, fra noi, non è in una risposta di qualcun altro. E neanche, forse, è quello che sappiamo accadere.

L’orizzonte, non c’è. Oltre e oltre. lo sappiamo e non lo sappiamo, soprattutto, no?

Che bel cappello!”
Vedi un  cappello, Tu. Che testa potrebbe essere o non esserci, lì sotto?
Più  giù il cuore. Tum… tum… tum.   Batte come un  tamburo.  La senti, da lì, la musica?

La voce di Bobby dice, non  sono qui. E dove sei allora?
Dove sono, chi sono? Eh, già: un passo dopo l’altro, cibo da cucinare e digerire, piatti da lavare, abiti da ripiegare, spazzatura da portare giù. Appuntamenti.
Ed un giardino da coltivare, in silenzio. Che profumo.

 

La commozione è una via che non chiede e non risponde, piuttosto tace.

Grazie.


☺ kaapi carla

 

Cuscino, Ringhiera ed Abbracci



©lab Harambèe. carla kaapi barnabei
 Milano, vicino alla Stecca & Altrove, Estate 2007

d u e

"Bambina mia, questa è ____________________________________________
   
conservala in tasca e quando ____________________________________    
  
ricordati di ______________________________________________________


Ora va, ci dobbiamo lasciare. Non mi troverai più qui, così.
Ma non ti preoccupare ci sarò.
Ti sarò vicino, forse come mai sono stata.
Non ci sarà più nessuno ostacolo, se vorrai ricordare. 
Sorridi, Amore mio.
Apri la porta adagio e non voltarti indietro.
Guarda dentro di te prima e dopo davanti ed intorno a te. Senti.
Se non vedi niente sei sulla via.
Se non senti niente metti una mano in tasca e ascolta , "




©lab Harambèe. carla kaapi barnabei
 Milano, vicino alla Stecca & Altrove, Estate 2008

d u e

 

Quanto tempo è passato  e quanto non è Passato..?  
C’era una volta e non c’era …

Il cuscino sul quale hai espirato per l’ultima volta in questa vita, la ringhiera alla quale mi sostenevo e che ho lasciato per correre da te e camminare per la prima volta da sola. Quell’abbraccio quanto è durato?
 
Un abbraccio così profondamente avvolgente da non distinguere più il confine fra te e me. Quell’abbraccio non è mancato sul cuscino, nè davanti alla bara scura,  senza fine.  Silenzio, svanite  lacrime e svaniti sorrisi.
 in un cristallo tra le tue mani ricomposte, un mazzolino di violette di un’amica. Quarzo, fiori, legno, terra  e sei andata via. Quell’abbraccio solo allora si è rivelato per quello che era: meravigliosa tana e irriconoscibile prigione. In te le mie fughe da te , nei ritorni e nelle rinnovate fughe, sempre.

Quanto tempo , per riconoscere nelle distanza e nelle prossimità che un abbraccio è vivo e cambia. Può cambiare, non trattenere, non stritolare.
Ed il vento che con gli anni di tanti abbracci trovati, perduti e mancati ora sento mi dà un respiro. Un grande soffio di gratitudine. Dalla tua mancanza profonda da svenire, da farmi inconsciamente scegliere allora se morire o con te  a te vicino, o vivere.

Quelle gocce di pioggia, ancora le vedo,  sul filo davanti alla portafinestra come gemme di primavera mi hanno fatto rispondere, sì. Era estate, allora io sono partita, senza neanche saperlo, per un viaggio interiore fra brividi ed accecante fuoco. Una febbrile ed agghiacciante sosta sul confine temuto. Vicino o lontano da te?

Ed ora, quest’abbraccio così lieve, il tuo ed il mio, cambia di nuovo.
Papà, ora forse davanti al suo confine,  non mi abbraccia ed io non riesco ad abbracciarlo.
 Ci sono momenti in cui dimentico, chiedo di essere riconosciuta, mi arrabbio. Poi,s’incrina la voce, mi commuovo della mia stessa rabbia e della sua,  Ecco, sento il nostro abbraccio e mi aiuter&agrave. Cerco in tasca e trovo un vuoto, come un nido. Sei lì.
Mi sembra di sentire quanto ti sia mancato qualcosa, di suo e di mio, che non era tuo.
Tu, lui ed io. Lui e te. Te, io
Lui ed io. Io. Te. Lui. Noi. Separati ed insieme, liberi…?

Nella Fiaba la Madre che non sei tu, dice a Vassilissa, che non sono io, "Io sono, tu sei." inoltre,le dice:"Io sono te te e tu sei me perchè noi due apparteniamo ad un disegno di vita & di morte che ci riconosce nella separazione  e nella continuità…."

C’era una volta e non c’era.  
Ci sono spazi che non possono essere riempiti.
Liberi.


Ringrazio di cuore

Clara P. – Claudia C. – Giulia c:- Giulia S. – Simone M.- Anita R- Viola D.L.(cl.5^ i) e Silvia S. – Claudia F. – Alice G. – Silvia G. (cl.5^ L)
per avermi fatto ricordare, con le loro tesine in tema
 per gli esami di maturità appena conclusi ….
E ringrazio anche tutti gli altri "miei" studenti, nessun escluso…

🙂
kc

( c o n t i n u a )


Questo blog è in lutto…
per mancanza d’aria, di luce e di colori fondamentali.

Dopo questi risultati elettorali, ho bisogno
di stare lontano dalle parole.

Non mi riferisco a chi ha vinto o perso. Piuttosto, mi chiedo che paese sia questo.Non cerco etichette. Cerco  una verità dietro ai risultati.
Non quella che ci fanno crederee neanche quella alla qualòe vorrei credere
Si’, cerco, sotto all’idea che ci si possa fare i cazzi propri alla faccia degli altri Cerco sotto alla  certezza  che il proprio comodo possa cancellare il disagio,la soffrerenza , l’emigrazione ed altri antichi insopprimibili movimenti  del pianeta.
Come se la nostra vita vera possa dipendere da una scorciatoia, dalla salvezza a buon mercato…magari senza pagare le tasse,comperando l’ultimo medello di telefonino o con un viaggetto di una settimana alle maldive.
Per non sentire parlare di guerra permanente, della catastrofe in corso senza confini, basta cambiare canale?

Oddio, non è casa mia. Senza offesa, eh.
Sono io ad essere fuori posto….

Ho un tappeto
sul pavimento di legno
fiammeggia
inferno
e
paradiso


paradiso
inferno
laggiù
e
quassù

dove
siamo
al confine
di un disatro
cammuffato
straccia vesti
e
maschere

accendi il fuoco
accendilo
illumina
ed
una luce sbieca
espande
malcontento


oh, non guardare
non guardare là
guarda
l’ombra
la tua
della paura
di non esserci
e
deserti
di parole
a convincenrti
schiavo e padrone
schiavo

non acconsentire
uno slogan
di pace

non acconsentire
una guerra
d’annientamento
garantisce

degli altri nemici
difenditi
dicono
dicono

sei tu
a non esserci
di te stesso nemico

sei tu
hai paura
hai paura
nessuno ti salverà
nè nessuno
vincerà

oh amore
 come eri
fragile
e
forte
nell’ ombra lunga
di tramonto
o
d’alba

accendilo
accendilo
il
fuoco

dopo
elezioni
fantocci
ridono
gli uni
degli altri

temono
non mi hanno
riconosciuto
pensano
ma hanno votato
è quello che conta
prendere

pericolo
pericolo
per tutti
anche per loro
chi vince
chi perde

credono
credono

la barca
è la stessa
oppure
non c’è
e svanirà

certo
diluvio
prima o poi
ancora

tremenda
catastrofe
non
di vendetta
 
ma
di caotica
giustizia
come
prima


accendilo
accendilo
o spegnilo
fuoco
sacro

non dipende
da noi

piuttosto
noi

inconsapevoli
gli apparteniamo
senza

saperlo
ora


tappeto volante
rosso
color
sangue
luminoso
sarà
dopo il diluvio
come un mistero
indiviso ritorno

senza arca saremo
questa volta?
non più 
due a due

ma soli

ricomincia
 daccapo
una storia
e
non è questa
no
di casa


amore mio
fiammeggiante,
come qualcosa
che azzurro
nella fiamma
sa di mare



(canzone –  k. & K.)

Questo blog è in lutto…
per mancanza d’aria, di luce e di colori fondamentali.

Dopo questi risultati elettorali, ho bisogno
di stare lontano dalle parole.

Non mi riferisco a chi ha vinto o perso. Piuttosto, mi chiedo che paese sia questo.Non cerco etichette. Cerco  una verità dietro ai risultati.
Non quella che ci fanno crederee neanche quella alla qualòe vorrei credere
Si’, cerco, sotto all’idea che ci si possa fare i cazzi propri alla faccia degli altri Cerco sotto alla  certezza  che il proprio comodo possa cancellare il disagio,la soffrerenza , l’emigrazione ed altri antichi insopprimibili movimenti  del pianeta.
Come se la nostra vita vera possa dipendere da una scorciatoia, dalla salvezza a buon mercato…magari senza pagare le tasse,comperando l’ultimo medello di telefonino o con un viaggetto di una settimana alle maldive.
Per non sentire parlare di guerra permanente, della catastrofe in corso senza confini, basta cambiare canale?

Oddio, non è casa mia. Senza offesa, eh.
Sono io ad essere fuori posto….

Ho un tappeto
sul pavimento di legno
fiammeggia
inferno
e
paradiso


paradiso
inferno
laggiù
e
quassù

dove
siamo
al confine
di un disatro
cammuffato
straccia vesti
e
maschere

accendi il fuoco
accendilo
illumina
ed
una luce sbieca
espande
malcontento


oh, non guardare
non guardare là
guarda
l’ombra
la tua
della paura
di non esserci
e
deserti
di parole
a convincenrti
schiavo e padrone
schiavo

non acconsentire
uno slogan
di pace

non acconsentire
una guerra
d’annientamento
garantisce

degli altri nemici
difenditi
dicono
dicono

sei tu
a non esserci
di te stesso nemico

sei tu
hai paura
hai paura
nessuno ti salverà
nè nessuno
vincerà

oh amore
 come eri
fragile
e
forte
nell’ ombra lunga
di tramonto
o
d’alba

accendilo
accendilo
il
fuoco

dopo
elezioni
fantocci
ridono
gli uni
degli altri

temono
non mi hanno
riconosciuto
pensano
ma hanno votato
è quello che conta
prendere

pericolo
pericolo
per tutti
anche per loro
chi vince
chi perde

credono
credono

la barca
è la stessa
oppure
non c’è
e svanirà

certo
diluvio
prima o poi
ancora

tremenda
catastrofe
non
di vendetta
 
ma
di caotica
giustizia
come
prima


accendilo
accendilo
o spegnilo
fuoco
sacro

non dipende
da noi

piuttosto
noi

inconsapevoli
gli apparteniamo
senza

saperlo
ora


tappeto volante
rosso
color
sangue
luminoso
sarà
dopo il diluvio
come un mistero
indiviso ritorno

senza arca saremo
questa volta?
non più 
due a due

ma soli

ricomincia
 daccapo
una storia
e
non è questa
no
di casa


amore mio
fiammeggiante,
come qualcosa
che azzurro
nella fiamma
sa di mare



(canzone –  k. & K.)


A d i e u


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei

Milano & Altrove, Luglio 2007

s e i

Quando non puoi stare in una situazione ma non la vuoi negare, insomma quando non vuoi scappare, che fai?

E’ necessario inventare affinchè questa impossibilità possa esprimersi in modo non distruttivo (senza fuga). Facile, a dirsi,eh.

Attenzione attenzione, si tratta di accettazione e non di negazione!

Che fare ?

Qualcosa che asssomigli a un salto mortale, a una piroetta che ti sposti là, lasciandoti per qualche istante sospeso. Non al di sopra, non al di sotto. Sospeso, senza ganci e forse anche senza rete (radicato però):

E allora, lo vedi…? Il filo,eccolo.

Invisibile e meraviglioso filo di funambolo non professionista, teso fra due opposti (stare o fuggire). Ci si può dimenticare di lasciare andare la presa (non trattenere, non agganciare) fuggendo ?
Mmm, altrochè.

“Che fare ?”

Questa domanda, ohibò. Ti porta altrove. Così succede, lo strupore contagioso ti conduce dove un’estasi quotidiana semplice ti dice di sì, (tranquillo, ce la fai, stai qui o lì…)

Non c’è niente da perdere (nessuna conquista o subordinazione, nessuna sconfitta o vittoria).

Come ti chiami?

Io mi chiamo Nesssuno. Ed è dolce naufragare in questo mare…
Accidenti! Urca, che citazioni) 😉


© lab Harambèe – carla kaapi barnabei

Qui & Altrove, 23 Luglio 2007

s e t t e

Qui ora, a celebrar partenza (domani, ore 12)…
Arrivederci e addio (o viceversa) …!

Un abbraccio

🙂 kaapi carla